Skip to content


Andiamo tutte/i a Portici?

Tre giorni fa avevamo detto che erano state uccise quattro donne in due giorni. Quattro vittime della violenza maschile, a Poggioreale, Salerno, Genova, Rimini, che sono diventate di più con il passare delle ore.

E’ stata ammazzata Teresa Buonocore, a Portici, secondo gli investigatori sarebbe stata una vendetta giacchè lei aveva fatto condannare l’uomo che aveva stuprato la sua bambina di otto anni e una sua piccola amica. Ammazzata come Matilde Sorrentino per aver difeso i bambini dagli orchi di Torre Annunziata.

E’ stata ammazzata una bambina di tre anni da un padre assassino che irresponsabili stanno santificando sui media e che andava certamente tenuto lontano da lei.

Ha rischiato di morire ammazzata un’altra bambina di tre anni prima che il padre che aveva minacciato di toglierle la vita fosse stato fermato.

E’ con il delitto di Teresa Buonocore che si esplicita con forza il senso di tante cose che noi abbiamo sempre scritto. Le donne, i bambini, vittime di violenza o che lottano contro la violenza maschile vanno protette/e. I carnefici vanno allontanati.

Perchè la violenza maschile è come la camorra, come la mafia, non perdona. E’ legittimata politicamente e socialmente, si serve di un insieme di elementi per sopravvivere, terrorizzare, intimidire, minacciare, perseguitare, quelle persone che tentano di difendersi e che lottano contro di essa.

La violenza maschile si serve di una rete di complicità, fuori e dentro la famiglia, fatta di persone che fanno branco e che agiscono in “associazione a delinquere” per santificare, proteggere chi compie quella violenza e per giustiziare, vendicarsi, terrorizzare le persone che lottano contro di essa.

La violenza maschile è fatta di uomini che si vendicano delle donne che li hanno lasciati, ammazzando le loro figlie e i loro figli, perseguitandole, stuprandole, minacciandole, uccidendole.

La violenza maschile è fatta da uomini che non tollerano che qualcuno possa denunciarli, dire la verità, difendere altre donne e bambini da una crudeltà infinita che colpisce troppe vittime nei confronti delle quali non si fa niente o si fa troppo poco.

La violenza maschile tratta così una madre che difende i figli e che va incontro a tutto questo e anche di peggio, perchè c’è di peggio. Come essere imputata in processi per calunnia, con minaccia di finire in galera, di vedersi sottratti i figli e venire schedata come pazza. Sono metodi più raffinati ma sono omicidi in ogni caso. Vendette attuate con freddezza e calcolo. Sono omicidi perchè ti ammazzano socialmente, economicamente e tu muori perchè finisci per non esistere più. Chi ha ordinato l’omicidio di Teresa non ha questa raffinatezza perchè evidentemente conosce solo la vecchia scuola, quella che faceva botti e sangue. Ma i delitti esistono anche dove il sangue non si vede. E si tratta comunque di assassini.

Le donne vittime di violenza, le loro figlie e i loro figli, le persone che lottano contro la violenza maschile e che subiscono quotidianamente ritorsioni, vendette, minacce, intimidazioni di ogni tipo, persecuzioni, terrorismo psicologico, danni fisici e morali, DEVONO essere protette e non parliamo di una tutela armata ma di una rete di protezione che deve andare oltre le donne e gli uomini che fanno cordone tentando inutilmente di parare i colpi senza riuscire comunque ad impedire quanto è avvenuto a Teresa.

Bisogna immaginare una rete di protezione culturale, sociale, che manifesti apertamente, così come fa contro la mafia e la camorra, e dica che non ci può essere nessuna complicità e nessuna omertà a protezione di un uomo che compie violenza contro donne e bambini.

E’ necessario un ribaltamento culturale in cui bisogna smetterla di banalizzare la violenza maschile e di ritenerla un fatto abituale, cose di famiglia, cose che capitano solo in contesti degradati e tutti i pregiudizi sciocchi che questi ragionamenti si portano dietro.

Teresa Buonocore ha fatto condannare un uomo di buona famiglia, candidato con il pdl, marito di una professionista ora accusata assieme al fratello di lui di essere i mandanti del suo omicidio.

Dice Elena Coccia, avvocato di Teresa, in una nota che lei titola “La banalità del male” e con la quale lancia un appello:

Teresa Buonocore era una donna di lotta. Lottava per vivere, lottava per far vivere dignitosamente la sua famiglia: non dovevi conoscerla per non volerle bene. E’ stata uccisa per aver denunciato lo stupratore di sua figlia. E’ stata uccisa perchè l’aguzzino di sua figlia  era un uomo “protetto” sicuramente dalla moglie medico, poi da altri, non so chi…

Era un “casalingo” che amava denirsi imprenditore, oppure geometra, ma anche perito balistico, come giustificare altrimenti l’arsenale che gli avevano trovato in casa e l’esplosivo che gli veniva per posta, da san Marino? A proposito le figlie dicevano che lavorava alle poste..

Teresa era una donna che al contrario di Matilde aveva attorno a sè le istituzioni della città, il Sindaco, il commissario di PS, le psicologhe del consultorio, la scuola.. Allora perchè è stata uccisa Teresa? Viene da dire la banalità del male come Hannah Arent. Ma è veramente questo, o dobbiamo interrogarci ancora, e vedere se quel male non è poi tanto banale, ma efferato, radicato nello spirito padronale di una famiglia “bene”, in quella classe professionale (la moglie del Perillo che è stata fermata come mandante è medico) in quella borghesia oscurantista, nella quale si è trasormata la camorra?

C’è speranza ancora, oppure questi ceti professionali che operano da burocrati del malaffare ci hanno già soppiantato del tutto? C’è ancora speranza per napoli?

Il sindaco Cuomo di Portici mi fa sperare, lui ha protetto in queste ore le bambine e la memoria di teresa, ha assegnato borse di studio, mi ha chiesto di organizzare una grande manifestazione per Teresa… Facciamolo per non finire, facciamolo per non morire del tutto. Amici miei, datemi e dareci speranza, per non morire del tutto.

Dice, tra le altre cose, l’Udi di Napoli nel suo comunicato durissimo e pieno di grandi verità che vi invitiamo comunque a leggere per intero:

Teresa Buonocore è l’ultima donna vittima di una lunga teoria di uccisioni, nella quale la straordinaria coincidenza tra un evidente fare camorristico dei carnefici, il mutismo dei testimoni occasionali e l’autodifesa in solitudine delinea la qualità del patto sociale.

Come in molta parte della difesa dei diritti delle cittadine, sul femminicidio lo Stato Italiano è flebilmente presente, e lo è per lo più solo dal punto di vista comunicativo. Si tratta di una comunicazione alla quale si sono piegati anche alcuni media, sottolineando sempre ed ossessivamente “la necessità del coraggio da parte delle vittime”.

Teresa ha avuto coraggio. Di più ha elargito dignità, pagando nei tribunali e fuori, fino ad essere soppressa.

[…]

Teresa ha avuto coraggio ed ha investito su una risposta che dallo Stato non è venuta.

Non si tratta di fatalità, come non lo è stata per Matilde Sorrentino, nemmeno a dirlo, uccisa con modalità camorristiche, per aver difeso i figli di tutte dagli orchi di Torre Annunziata.

[…]

Se i cittadini spettatori non parlano, se le vittime sono sole, se alle donne viene chiesto il coraggio di morire, se lo Stato protesta come un comune cittadino e come quello si rifugia nella retorica, vuol dire che manca qualcosa. Nella difesa di molti diritti  manca qualcosa, ma quel qualcosa che manca nel caso delle uccisioni sistematiche delle donne è la presenza simbolica dello Stato, che altrove si esprime se pure  in modo inefficiente.

Contro altri reati, lo Stato tiene a difendersi dalle accuse dei cittadini per i suoi insuccessi. Questo perché il danno provocato dei reati camorristici, comunemente detti,  e corruttivi, comunemente detti, con leggi e provvedimenti, è riconosciuto formalmente come danno allo stato ed alla comunità tutta.

Contro le violenze sulle donne e la loro uccisione, non è avvenuto nulla di più che l’introduzione di una parola, che sembra uno sport (stalking che, come dice Maraini, andrebbe sostituita con persecuzione), e la diffusione di uno spot che reclamizza un prodotto che non si vende e non è a disposizione dello Stato : il coraggio delle donne.

Il dolore che di nuovo proviamo è pieno di rabbia.

Voi che ne dite? Vale la pena di rispondere a questi appelli?

Posted in Corpi, Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, R-esistenze.


4 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Rosa says

    Già come la mafia e la camorra..il paragone è azzeccatissimo..bravissima!!!

  2. Anonimo says

    Pienamente daccordo con Lady Losca, il nord è in preda ai leghisti.

  3. Lady Losca says

    Allora io credo che la manifestazione vada fatta a Milano a causa del significato che ultimamente si porta appresso, e penso che ora come non mai il nord abbia bisogno dell’energia del sud, del movimento che c’è, perché lassù l’unico movimento che c’è è quello leghista.

    Che ne pensate, invece, voi?

Continuing the Discussion

  1. Donnole in relazione linked to this post on Settembre 22, 2010

    […] sono appelli per una man­i­fes­tazione a Por­tici, dal sin­daco, dall’avvocatessa di Teresa. Qui sotto riporto il comu­ni­cato dell’UDI di […]