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Vi racconto il mondo delle colf e delle badanti

Dalla nostra mailing list, con l’autorizzazione dell’autrice, una mail che ci sembra necessario condividere:

Non so bene perché scrivo: alla fine non farò una riflessione, ma soltanto un resoconto di quanto ho avuto modo di vedere durante il mio servizio civile. Attualmente sono alle XXXX (non voglio discutere del perché e percome ci sono arrivata: 400 maledetti euro, a volte, fanno ingoiare anche l’ipocrisia di xxxxxxxxxxxx) e ho avuto modo di vedere da vicino il mondo delle colf e badanti.

Ho conosciuto donne di tutti i tipi. Educate e non. Aggressive e dolcissime. Disperate o furbe o…e mille aggettivi che le rendono una diversa dall’altra, ma accomunate dalla ricerca di un lavoro che io, lo confesso, non farei mai: assistere una persona anziana, magari malata, di quelle che, a volte, le devi pulire il culo. Una persona che non conosci, a cui non sei legata, ma che devi imparare a trattare anche negli aspetti più intimi.

E ho conosciuto i famigliari di quegli anziani: per la maggior parte donne, stanche da morire di doversi sobbarcare l’impegno di badare anche a qualcuno che, a fine vita, sembra succhiare la tua, di esistenza. Stanche di lavorare tutto il giorno e poi ritrovarsi a dover assistere alla sera o durante le pause pranzo alle lamentele di un malato che magari non è neppure parente loro, ma del marito… E anche con tutto l’amore del mondo, è un’esistenza che devasta.

Ho conosciuto una donna che dorme in macchina, ma che si presenta ogni giorno, dignitosamente vestita, pulita a cercare lavoro. Nessuno la vuole perché è nera.

Ho conosciuto una donna che lavora a ore per una famiglia: assiste un anziano che, ogni tanto, dato che è donna, pensa bene che sia il caso di tentare di farsi una sega in sua presenza, mentre lei gli lava il deretano.

Ho conosciuto una famiglia che “Non siamo razzisti, ma, capisce, ci sentiremmo a disagio in presenza di una persona di colore…Ma non è razzismo: mio padre è stato partigiano e se fosse il caso, anche io non esiterei ad imbracciare le armi”. Erano gli stessi che non volevano persone obese a lavorare perché “psicologicamente portate alla maleducazione” o qualcosa di simile (ormai non ascoltavo più la voce di quell’uomo così calma e pacata, che vomitava merda con una grazia invidiabile e senza una piega…).

Ho conosciuto un signore che cerca un’assistente per la moglie malata, ma che fa e disfa contratti non si sa per quale motivo e due signore sono venute a lamentarsi con me perché sembrava stesse facendo loro delle proposte strane… La terza che l’ho vista parlare con lui l’ho chiamata in disparte, una volta che lui se n’era andato e l’ho avvertita di quanto mi era stato riferito…

Ho conosciuto una donna che, “ospite” di una casa per donne maltrattate, faticava a trovare lavoro. Ho insistito tanto affinché una famiglia che “Preferiremmo italiane. Per la lingua, sa…” la prendesse. Ora non lavora più lì, ma l’ho incontrata stamattina nell’ufficio dove fanno i contratti: forse ha trovato un buon posto da 40 ore settimanali. Spero bene per lei: non so perché, ma al suo viso sorridente io mi sono affezionata…

Firmata

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, Precarietà, Scritti critici.