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Il senso dei colori e dei numeri

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/54/Lange-MigrantMother02.jpg/461px-Lange-MigrantMother02.jpgIn città si incontrano strane persone con cartelli in mano. E’ l’ora che tutti dovrebbero tornare dal lavoro. Risulta complicato pensare che invece ad aspettare l’autobus ci siano cassintegrati, immigrati e potenziali disoccupati. E’ il turno delle maestre e poi di chissà chi altro. Presto i mezzi di trasporto cittadini saranno vuoti perché per presunto diritto di territorialità – degna invenzione di nazisti leghisti – nessuno più avrà un posto in cui andare a lavorare e agli immigrati non sarà più permesso occupare spazi vuoti tra le sedie dei veicoli cittadini.

Già è successo a Trapani che una compagnia di trasporti ha deciso di fare due corse separate, una per i bianchi e l’altra per quelli colorati. Come si fa per i lavaggi in lavatrice. Perché c’e’ sempre il timore che un po’ del colore altrui possa restarti appiccicato addosso. Poi c’e’ la storia che è accaduta ieri a Varese. Una ragazzina presa di mira dalle compagnette che diventano le sue invidiose, gelose, bulle a fare da spalla ai nazistelli che l’hanno voluta punire perché ha osato sedersi dove solo i culi bianchi secondo loro dovrebbero sedere.

Un culo è sempre un culo. Scorreggia uguale senza distinzione di razza e colore, caga dallo stesso medesimo buco e ha più o meno le stesse forme e proporzioni a seconda della stazza, del livello di cellulite, della quantità di grasso che si piazza ai bordi.

Cosa può avere di bello il culo di un fascista? Forse che la sua cagata è bianco rosso e verde e che la sua pereta intona l’inno patriottico? Forse che tira fuori spruzzi di chanel invece che puzza di cavoli rancidi? Forse che i culi stranieri non stanno ugualmente attaccati a centimetri di carne dalle quali scivola sangue mestruale o feti in stato di cottura avanzata che anche loro continuano ingenuamente a chiamare figli? Forse che non vi si trovano nei dintorni palle sgualcite o turgide che contengono quel seme tanto caro al papa e quei cosi lunghi o meno lunghi, pelosi o glabri che si spostano in alto, a sinistra o a destra a prescindere dalla tessera di partito? Perché un pene non lo puoi addomesticare. Cade dove cade.

Ma dicevamo di quella ragazzina di Varese che sono certa avrà ben capito quanto possono essere tremendamente cattive le sue coetanee, come tutte le donne che approfittano delle rivincite sulle sconfitte dalla storia per attaccare cartelli di spregio o per rasare capelli e cancellare quella bellezza che le ha offese così tanto, giusto perché era difficile averla ed imitarla. Donne che da secoli e secoli, dalla preistoria all’inquisizione, dall’inquisizione al fascismo, dal fascismo al post-fascismo fino a questo nuovo rigurgito totalitarista/nazista, hanno denunciato quelle che consideravano nemiche e hanno sposato cause indifendibili pur di vedere martoriare carni delle loro rivali.

E tutto ciò accade senza nulla togliere alla crudeltà efferata degli uomini che sono attanagliati da disagi e dal terrore di vivere eppure trovano il tempo di sterminare i popoli e di attribuire ad altri la colpa di tutte le loro sciagure. Basta che qualcuno, uno qualsiasi, indichi loro un nemico e quelli tirano fuori cumuli di diffidenza e intolleranza perché tutto è pericoloso fuori dalla propria casa. Così ci insegna la chiesa e ultimamente anche una tale mara carfagna che dice di fare il ministro delle pari opportunità e che è la regina del riscatto della carne che tanti punti ha fatto guadagnare alla cultura berlusconiana.

Regalare culi bianchi a cena e colazione, invece che annoiare le famiglie con notizie sulla recessione economica è sempre stato considerato un grande atto di generosità. Tutti gli uomini di questa terra possono così avere la grande opportunità di farsi splendide seghe mentre l’ufficiale giudiziario gli porta via la macchina e la casa, il frigorifero e persino la moglie. Tutto fuorché la televisione che oramai è considerato un bene di prima necessità.

Una mia amica è tornata dalla manifestazione fatta per chiedere al presidente della repubblica di non firmare il decreto gelmini. Ha indossato un pigiama di flanella e dopo aver messo a letto il proprio bambino in affido post causa di separazione, ha deciso di fare una incursione in una delle tante chat dove trovi sempre qualcuno disponibile a conversare.

Trova uno che le chiede la misura delle tette e lei dichiara di non essere ancora morta sicchè un becchino che prende le misure non le serve. Quello insiste e lei allora gli chiede di rimando la misura del suo pene. L’altro resta interdetto e dice che non è una domanda giusta e lei si mette in ascolto sperando in un chiarimento. Perché qualcuno dovrà pur dirle qualcosa di certo in una serata di merda che segue ad una giornata di merda e che segue ancora ad un periodo di merda nel quale non sa più se avrà un lavoro o meno e se quindi potrà permettersi il lusso di tenersi quel figlio in affido o dovrà tornare sotto il tetto coniugale a prendere improperi e umiliazioni per non morire di fame.

Il becchino chattaiolo allora insiste nel porle altre domande in centimetri e lei sciorina numeri del diametro dell’ombelico e della lunghezza dell’intestino e poi inventa persino una profondità vaginale e una distanza tra l’orecchio e le cavità nasali calcolate in numeri primi con tanto di equazione e di radici quadrate.

Alla fine la chattata termina con un tonfo. Al mondo c’e’ chi cerca misure per far crescere le proprie e chi vive una vita fatta di sottrazioni numeriche che nessuno compenserà mai.

Non c’e’ nulla di male in una sessione di sesso virtuale. Il becchino troverà un altro cadavere da avvolgere con il metro. La mia amica alza il telefono e mette insieme gli unici numeri che vuole ricordare. Così mi racconta la sua giornata e respira e ride e poi vuole sapere se ho una stanza per lei nel caso dovesse accadere che si trovasse in difficoltà. Perché è di queste proporzioni che si ha bisogno in questi tempi bui: la misura di un’amicizia, la certezza di qualcun* sul quale contare.

Siamo qui, l’una per l’altra e bisogna inventarsi qualcosa perché presto le stanze delle amiche finiranno e non resterà che la strada, per tante, troppe di noi.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


One Response

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  1. Concetta Melchiorre says

    Peggio che nell’america della segregazione razziale e del sud africa dell’hapertheid.Ma presto ci saranno anche i bus dei poveri e quelli dei ricchi,dei sani e dei malati,dei normali e degli anormali.Del resto già tanti anni fa al Bnord c’erano i terroni del Sud,sporchi e cattivi.Adesso pure il profondo sud copia il profondo nord ed è la barbarie,nulla di più,nulla di meno.