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Quello scandalo dell’aborto terapeutico

Negli Usa non si può più fare. Superati i tre mesi di gestazione (tra i 3 e i 6 mesi come prima era permesso) non è più possibile praticare l'aborto per motivi terapeutici. Lo ha deciso la Corte suprema per cinque voti a quattro.  Una posizione di questo genere non prevaleva dal 1973, data in cui l'aborto fu legalizzato.

Sulla questione dell'aborto terapeutico c'e' un regresso di posizioni anche in Italia (ma in generale in Europa non si respira aria di autodeterminazione a iosa). Sono recenti due fatti che hanno particolarmente acceso la discussione tra antiabortisti e difensori dei diritti civili in fatto di interruzione di gravidanza. Il primo è avvenuto a Firenze. Per una diagnosi sbagliata i medici sono intervenuti per interrompere una gravidanza a scopo terapeutico. Quando si sono accorti che il feto non presentava le anomalie diagnosticate e che dava segni di vita hanno tentato di salvarlo senza riuscirci.

Il secondo è avvenuto a Bari (contemporaneamente ad una terribile campagna contro la pillola del giorno dopo) con simile tentativo di recupero e uguale pretestuoso avanzare di opinioni di integralisti cattolici. Nel capoluogo pugliese hanno poi realizzato un provvedimento che di fatto diminuisce le settimane disponibili entro le quali si può effettuare l'aborto terapeutico.
Il fine è chiaro: dopo la Legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita (in cui l'embrione viene dichiarato una vita), dopo l'obbligo di sepoltura del feto abortito decisa dalla regione lombardia, vogliono modificare o peggio cancellare la legge 194. Ci preoccupiamo?

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Posted in Corpi, Fem/Activism, Precarietà.