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Milano da bere

Milano

Ve la ricordate quella Milano degli yuppies e dei paninari? Dove c'erano i sopravvissuti degli anni settanta che a furia di mazzate e di eroina per un po' non riuscirono a dire che pure c'era qualcosa che non andava? Poi venne tangentopoli a svelare che era tutto un bluff e nel frattempo qualcun'altro diceva che era tutta colpa di Roma ladrona e degli immigrati perchè altrimenti quella Milano lì sarebbe stata ricchissima e gioiosa come disneyland.

Milano da un po' è ridiventata protagonista delle prime pagine dei giornali. Non solo perchè ospita l'ex presidente del consiglio e perchè pare abbia una linea diretta con la mafia siciliana, ma perchè lì, in quella terra di Formigoni, dei ciellini, della lega lumbarda e dei forzitalioti, lo scontro che in modo diluito e diversificato si realizza in tutta la penisola è perfettamente visibile. Un concentrato di repressione, scontro di ideologie, di razze e culture e religioni. Una pappa densa di fondamentalismi, fanatismi vecchi e nuovi, attitudini estreme da crociati di ogni parte.

Fascisti e l'ossessione del terrorismo rosso

A Milano – ma questo purtroppo non accade solo lì – è morto qualcuno per mano di fascisti. Non trenta anni fa. Adesso. L'altro ieri. Di nuovo. Proprio di recente. I neofascisti, vecchie volpi della destra eversiva e oggi anche titolari di Forza Nuova, si fanno forti di essere sfuggiti (chissà come) all'arresto per le stragi nere che per la giustizia ufficiale restano senza colpevoli.  Da quella Milano viene invece forte la richiesta di  continuare la persecuzione dei combattenti di sinistra latitanti, ma neanche poi tanto, in altri paesi. Perchè il conto si deve chiudere con la vittoria totale di chi in quegli anni seminava morte e terrore. Di chi non si rassegnava di aver perso la guerra e, aiutato dalla mafia e dai servizi segreti americani, lanciava bombe su aerei, stazioni e piazze e poi urlava allo scandalo perchè dall'altra parte spuntava qualche studente con la molotov e la P38.

Poi tutti zitti. La destra armata latitante si arricchiva per mano di "governi amici" e la sinistra disorganizzata sfuggiva alla persecuzione, si sfiniva di eroina e pagava caro ogni omicidio commesso. Messa la sinistra al tappeto la destra ha potuto continuare a proliferare, a realizzare il "Piano di Rinascita Democratica". Quell'operazione Gladio della P2 di quel tempo scandito dai ritmi e dallo scempio della guerra fredda. Deliri di onnipotenza di certi uomini dell'ultimo trentennio.

Lavoratori flessibili, cinesi e infortuni sul lavoro

A Milano ogni anno i precari sfilano nella Mayday. Proprio in quella città e' nato un nuovo santo. Quel San Precario il cui anagramma è anche diventato il marchio Serpica Naro: un metabrand o per dirla in maniera comprensibile "una azione di protesta del precariato contro i meccanismi del mondo della moda". Dalle industrie di quella città arriva la richiesta di "personale più flessibile" e forza lavoro a basso costo. Perchè lì – ma non solo, se si pensa al nord-est – gli industriali hanno da tempo sperimentato la "delocalizzazione". Gruppi dirigenti e aree creative e amministrative in territorio italiano e tutta la parte produttiva in Cina, in Romania, in Thajlandia. In quei posti, cioè, dove la mano d'opera, comprensiva di bambini e bambine, costa niente e non esistono sindacati dei lavoratori. Dove non ci sono norme per il rispetto dell'ambiente da rispettare e perfino la materia prima costa nulla.

Sempre a Milano si fa finta di indignarsi perchè quei cinesi che dovrebbero restare a fare la fame nella loro terra invece osano spostarsi e comprare negozi, mettere in piedi imprese. Fanno cioè quello che hanno fatto da tempo per arricchire gli stranieri in Cina ma senza più essere schiavi degli altri. Su di loro si sono fatte montagne di illazioni. Ci avrebbero rubato i mestieri, come se mentre glieli facevamo fare loro non fossero in grado di imparare. Come se fosse scritto che dovevano restare sempre al nostro servizio. Come se non dovessero  mai e poi mai permettersi di venire da noi a vendere quello che producono.

E' una brutta storia quella dei cinesi. La storia del cane che si morde la coda perchè loro sono un popolo disciplinato, con un obiettivo preciso e un attaccamento alla propria cultura che non si lascia condizionare da tutti i balletti disorientanti che qui industriali e politici mettono in scena. Sono un popolo serio, mi verrebbe da dire. Di quello che dice il presidente della confindustria non gliene può fregare di meno. Loro qui portano ricchezza e fanno il loro mestiere. Non rubano. Pagano in contanti. E se loro pagano, evidentemente, c'e' anche chi vende.

Dicono che i cinesi vadano in giro con mazzette da centomila euro come acconto per convincere gli imprenditori in difficoltà a vendere. Dicono che stanno saccheggiando i centri storici di ogni città. Dicono che la loro presenza cambi l'identità dell'Italia che, provinciale e medioevale com'e' non riesce a fare altro che rifugiarsi dietro muri  di fortezze che vorrebbero mai violate. Dicono che i cinesi sono chiusi, una razza strana, sfruttano le donne e i bambini. Sono cattivi. Invece noi siamo proprio tanto ma tanto buoni. Dicono che c'e' la mafia cinese e non si sa se a dirlo sono i cittadini italiani incazzati per quest'eccesso di mafie sul proprio territorio o la mafia nostrana che non sa come gestire questa spietata concorrenza. Vaglielo a dire a un siciliano simil-provenzano che deve imparare le arti marziali. Dicono anche che la camorra con i soldi dei cinesi, per quella storia del traffico dei morti ma non solo per quella, sta facendo grandi affari. Ma anche a Palermo pare che il racket delle estorsioni si sia ringalluzzito perchè quei negozianti gialli con gli occhi a mandorla i soldi ce li hanno, mica come quegli straccioni degli italiani che oramai non sanno più come campare, e pagano.

Dicono tante cose e intanto, per passare il tempo, tra una leggenda e l'altra ci ritroviamo ad avere a che fare con persone di cui non comprendiamo la lingua. Gente che non si fa assimilare come gli arabi. Che non si può criminalizzare così semplicemente. Civiltà temibile perchè troppo numerosa e perchè ci serve. I loro soldi servono a chi fa soldi e tutto il problema si riduce a ricattarli di modo che paghino tangenti più cospicue per entrare nel giro d'affari, quel Monopoli nostrano.

A Milano vogliono risolvere il problema facendo crescere l'odio verso quella gente. In una penisola dove "tutti" gli imprenditori e gli industriali italiani evidentemente rispettano la legge, dove non è mai successo che Berlusconi si sia fatto leggi per aggiustare i suoi affari, dove tutto va a meraviglia, si mandano frotte di vigili urbani a controllare che nelle faccende cinesi tutto si faccia per bene. Così due vigilesse nel capoluogo lombardo si sono prese parolacce per una faccenda di carrellino portapacchi e con il terrore negli occhi hanno chiesto l'intervento della polizia che solerte è intervenuta a dare una lezione a quei "comunisti di merda".

Come si chiama la repressione contro gli immigrati in questo paese? La chiamano democrazia. La chiamano richiesta di maggiore sicurezza. Ah già, dimenticavo che in generale gli immigrati per la città berlusconiana sono tutti spacciatori, stupratori e schiavi da importare attraverso quel bel decreto flussi che regola l'ingresso della manodopera a seconda del loro stato di salute e della loro propensione a farsi sfruttare dalle nostre belle imprese.

Sempre a Milano i caporali dell'edilizia assumono in nero immigrati e poveri cristi che per pochi euro rischiano la vita. Che per ogni infortunio sul lavoro sanno di non potere mai percepire alcun risarcimento. A Milano esistono anche i lavoratori cassintegrati della Arese AlfaRomeo che durante uno sciopero, pochi gioni fa, sono stati picchiati selvaggiamente dalla polizia. Proprio come succedeva trent'anni fa.

Il terrorismo cristiano, clero e sepolture obbligate

A Milano accade che lo scontro tra clero, cattolici e laici è diventato una lotta impari. In Lombardia l'embrione è vita, se lo abortisci lo devi seppellire con tutti gli onori e vengono negati finanziamenti per le case di donne maltrattate.  Schiave, felici, battute come tappeti e soprattutto zitte. Così dobbiamo stare. Da lì viene la fortissima spinta a modificare la legge 194. Assieme al Vaticano progettano allegramente uno spostamento delle lancette dell'orologio della storia a qualche decennio o forse secolo prima. C'e' proprio da stare allegri.

A Milano i fascisti – braccio lungo del Vaticano – hanno scritto frasi minacciose, con tanto di svastica accanto, sulla libreria Babele che si occupa di cultura Gay. Esercitazioni omofobe di cui si ha memoria sempre circa trent'anni fa. Nulla però è tanto creativo quanto quel Fronte Cristiano Combattente – di cui nessuno parla – che passa il tempo a lanciare bottiglie incendiarie ai luoghi di culto islamico. E' successo all'Islamic Relief Italia che nella rivendicazione dice:  "siamo il Fronte cristiano combattente, abbiamo distrutto la sede dell'Islamic Relief a Milano. Un nucleo armato combattente ha agito questa mattina in via Amadeo. Paolo Gonzaga (direttore del Relief) é stato condannato a morte da un tribunale cristiano". Rassicurante no?

Questo è parte di quanto accade in Italia in questo momento. Questo è quello che possiamo vedere tutt'assieme in quella Milano che fu di Craxi e che poi passò di mano a Berlusconi. Milano da bere? No, Milano che se la stanno bevendo…

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Scritto su Sorelle d'Italia 

Immagine: "Il soldato ubriaco" di Marc Chagall 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, Precarietà.


2 Responses

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  1. trankino says

    vattaccucca una buona idea per questa sera!

  2. cassintegrato says

    La Fiat comunica il licenziamento
    di 124 cassintegrati dell’Alfa Romeo

    La Fiat ha inviato una lettera ai 324 cassintegrati della carrozzeria dell’Alfa Romeo di Arese nella quale comunica che
    1. tutti i 324 sono in Cassa Integrazione fino al 30 settembre 2007;
    2. dal 1° ottobre 2007 la Cigs riguarderà soltanto 200 lavoratori;
    3. i lavoratori (124) che hanno i requisiti per andare in mobilità (lunga o corta) saranno licenziati dal 1° ottobre 2007 anche se non faranno domanda di mobilità!

    Questa lettera di licenziamento fa seguito agli accordi fra Fiat e Fim-Fiom-Uilm siglati a Torino il 18 dicembre scorso e a Roma da Prodi il 19 febbraio 2007, accordi siglati senza le RSU di Arese e senza lo Slai Cobas, che rappresenta l’80% dei cassintegrati.
    Dopo questi accordi, il 12 aprile l’ Agenzia Regionale per il Lavoro della Lombardia ha convocato la Fiat, lo Slai Cobas e la CUB e, per conoscenza, Fim-Fiom-Uilm. In quella riunione lo Slai Cobas ha chiesto (inutilmente) alla Regione di dichiarare nulla la procedura in quanto veniva solo informato, a cose fatte, il sindacato maggioritario dell’Alfa Romeo.

    Dopo tre accordi (2003-2004 e 2005) firmati da tutti i sindacati con Formigoni, Penati, sindaci della zona e proprietari dell’area dell’Alfa Romeo per rioccupare i lavoratori ad Arese,
    Con la Fiat che fa profitti a palate e vuol produrre l’Alfa Romeo in Cina,
    TUTTI LORSIGNORI CERCANO IN OGNI MODO DI SBARAZZARSI DEI CASSINTEGRATI PER POTERE SPECULARE IN MODO INDISTURBATO SUI 2MILIONI E 300MILA MQ DELL’AREA DELL’ALFA DI ARESE.

    Lo Slai Cobas fa appello a tutti i lavoratori di Milano, ai compagni, ai delegati, alle forze politiche e sindacali disponibili per contrastare con la mobilitazione e la lotta il tentativo padronale di farci tornare indietro di 40 anni.

    Arese, 21-4 2007
    Slai Cobas Alfa Romeo