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Libere tutte: iniziative a Catania, Firenze, Roma, Bergamo, Milano, Vicenza

Oggi è d'obbligo celebrare un rito. Certi uomini si lavano la coscienza con il mazzolin di mimose e i fiorai improvvisati si fanno un paio di euri in più. Certi altri sono curiosi di sapere come mai giusto l'8 marzo. Così alle donne è dato di lasciare in eredità storie e di appropriarsi di questa data in modo utile, intelligente. La settimana attorno all'8 marzo è ricchissima di avvenimenti [scorrete in basso e ne trovate un po' da Catania, Milano a Roma, da Bergamo a Firenze e a Vicenza]. Le lotte per le donne (ma non solo per noi e comunque non solo donne che possiedono la fika con numeretto in serie e marchio biologico), per ottenere mantenere o non perdere diritti, per esistere, per vivere, per …. continuano tutto l'anno. Non vi scordate di noi. Le mimose dopo l'8 marzo si seccano, ma noi continuiamo a vivere.

Un grazie a boink che con una foto è riuscit* a comunicare molte cose: l'umiltà, la discrezione, la parzialità, la miopia, la codardia, la superficialità, il timore, la difficoltà di vedere le donne intere.

Provo a fare da specchio ad alcune iniziative alle quali è possibile partecipare in questi giorni (se ne conoscete altre postate tra i commenti che poi metto in evidenza qui :)))*:

8 Marzo

Catania —>>> Presentazione del libro "Le ribelli" di Nando Dalla Chiesa dedicato a storie di donne che hanno sfidato la mafia. Alle ore 10, presso la Biblioteca Ursino Recupero. Guarda la locandina [file pdf]

Firenze —>>>  "Libere Tutte" / Manifestazione dalle 17.30 – Piazza Annigoni (Mercato Sant'Ambrogio)  [Portate qualcosa di giallo] 

Roma —>>> Manifestazione dalle 19.00 – Campo de Fiori

Milano —>>> Corteo funebre dell'ovulo non fecondato dalle  ore 18 con partenza da Corso Italia 19 (sede centrale dell'Asl) [portate assorbenti e preservativi usati]

Vicenza —>>> Le donne del Presidio Dal Molin e il loro 8 Marzo per la pace. Guarda la Locandina [file pdf] 

10 Marzo

Roma —>>> Festa nello Spazio Autogestito "La Luna e le Altre" a conclusione delle otto giornate di Circo di femministe e lesbiche Tent'a Bulles 

Roma —>>> Manifestazione per le Unioni Civili ore 15,00 Piazza Farnese

Roma —>>> "Così le han tutte" – dalle 18:30 Libreria-Caffè Lo Yeti, via Perugia 4 Pigneto

11 Marzo

Roma —>>> dalle ore 10.00 "Casa Internazionale delle Donne" –  Via della Lungara 19 – "Fuori dal lavoro e dalla famiglia/Reddito per l'autodeterminazione – contro le politiche familiste" giornata per discutere di pratiche e azioni politiche a cura delle Amatrix [in basso il documento che promuove la giornata]

Bergamo —>>> 1° Torneo Tacchetti a Spillo – di calcio maschile e femminile – contro la violenza sulle donne

[sulla questione della violenza sulle donne segnalo anche il materiale indicato dalle compagne di VengoPrima]

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Ricopio sotto il documento prodotto da Libere Tutte per promuovere l'iniziativa di oggi a Firenze:

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Le donne sono fra noi! 

Le donne ci sono.
In questo momento come mai prima d’ora c’è bisogno della ricchezza che i movimenti delle donne portano alla vita politica, sociale, civile e culturale, perché in questo altro modo di pensare il mondo e di viverlo risiede l’alternativa possibile allo stato confessionale, alle guerre, alla globalizzazione neoliberista, a tutti gli integralismi.

Le donne ci sono: con la loro cultura di liberazione, di democrazia, di affermazione dei diritti individuali, da sempre cardini dei movimenti femministi. Ma la loro voce sembra diventata davvero aliena in una società che altri vogliono ridotta e costretta nei tradizionali imperativi Dio, Patria, Famiglia.  

 

Si tratta, purtroppo, di una deriva bipartisan: il centro-sinistra ha prodotto una tiepidissima proposta di legge sulle coppie di fatto, DICO, che tuttavia la Chiesa accoglie come frutto di ispirazione diabolica. La Chiesa, la politica, i media tornano ad affermare un modello unico di famiglia, tradizionale e patriarcale; la precarietà imperante risospinge molte donne nel chiuso del nucleo domestico, imposto come esclusiva via d’uscita per la propria sussistenza economica e solo luogo per realizzare l’aspirazione alla maternità, una volta perduti diritti fondamentali e smantellato lo stato sociale. Rifiutiamo il principio che divide le donne in base a categorie morali: sposate o stabilmente conviventi da una parte, single, divorziate e lesbiche dall’altra, attribuendo alle prime maggiori diritti.. 
In questo arretramento politico e sociale, preoccupante e pericoloso per il nostro Paese, le donne pagano il prezzo più duro in termini di: perdita di diritti, libertà, dignità di cittadine, precarietà della vita e del lavoro, aumento della disparità nei salari e nelle pensioni, mentre cresce l’emarginazione. Ne è tragica testimonianza la violenza agita sul corpo delle donne, nella loro affettività, nella loro dignità di persone, portata a volte all’estremo limite di nuove forme di schiavitù.
Le prostitute schiave che popolano le nostre strade, le ‘badanti’ schiave che servono nelle case sono le donne che specchiano la violenza di una parte del mondo contro l’altra, violenza che sempre più spesso prende la forma della guerra. La guerra globale permanente, vitale per alimentare il neoliberismo e il neocolonialismo, mascherata sotto il nome di esportazione di civiltà e democrazia, esporta invece integralismo, morte e devastazione per interi popoli e nazioni. Le testimonianze che giungono da questi paesi ci raccontano come sotto le bombe dell’Occidente e sotto la violenza religiosa sono le donne, ancora, a subire le conseguenze più disastrose.
La violenza contro le donne aumenta quando i loro diritti arretrano.



  • per l’autodeterminazione delle donne: libertà di scelta su sessualità, maternità, aborto.
  • per la laicità dello Stato, garanzia dei diritti di donne e uomini nelle scelte sessuali e affettive.
  • per la presenza delle donne in tutti i luoghi decisionali.
  • contro ogni fondamentalismo e contro ogni forma di violenza sulle donne.

 LIBERE TUTTE

 

 

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doc 11/03/07 => fuori dal lavoro e dalla famiglia – reddito per l'autodeterminazione 

Nonostante i cambiamenti intervenuti nella famiglia e la moltiplicazione delle forme familiari, rimangono inalterati i rapporti di potere tra i sessi. Malgrado si proclami l'eguaglianza tra uomini e donne, l'appropriazione del corpo delle donne resta il paradigma delle relazioni familiari.
La violenza rappresenta ancora una caratteristica diffusa della struttura familiare: la violenza sessista da parte di compagni, mariti, padri, fratelli è infatti la principale causa di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni in Europa.

E' strumentale, quindi, denunciare solamente la violenza compiuta da uomini di cultura non occidentale e tacere sulle violenze degli uomini italiani contro le donne, italiane e straniere. Se c'è qualcosa che unisce gli uomini di ogni cultura è infatti proprio la violenza contro le donne che è funzionale al mantenimento di rapporti di potere tra i sessi.

Eppure la famiglia diventa sempre più oggetto di promozione e tutela da parte dei pubblici poteri. La stessa disciplina sulle convivenze di fatto, in discussione al parlamento (Di.co), finisce per riproporre il modello unico della famiglia tradizionale, invece di consentire a tutt@ il libero esercizio dei propri diritti e responsabilità.

Della volontà di difendere la famiglia resta emblematica la legge 40 che, contro ogni forma di autonomia delle donne, impone di essere in coppia eterosessuale per poter accedere alla Procreazione Medicalmente Assistita PMA). Questa legge ripropone, poi, la scissione tra gestante ed embrione, mettendo in  contrapposizione i diritti delle donne con il bene del concepito. Creando lo statuto giuridico dell'embrione si vuole ristabilire il controllo sul corpo delle donne e sulla riproduzione che sono tuttora il cuore del potere patriarcale.

La gestione della riproduzione è, infatti, parte essenziale della divisione sessuale del lavoro. Le relazioni tra i sessi sono ancora fortemente segnate da una divisione del lavoro del tutto sbilanciata a sfavore delle donne in quanto mogli, compagne, amanti, sorelle, figlie, nonne.
Già trent'anni fa le donne di Lotta Femminista rivendicavano, in attesa della sua socializzazione, il salario per il lavoro domestico. Da allora, se si è prodotta la cosiddetta "femminilizzazione" del lavoro, non si è verificata però una "maschilizzazione" del lavoro di cura e di ri-produzione.

Nonostante le caratteristiche del lavoro cosiddetto femminile – capacità relazionali, disponibilità e reperibilità assolute – siano diventate paradigma generale delle nuove forme della precarietà, il lavoro di cura e ri-produzione continua a non trovare riconoscimento e ad essere compiuto esclusivamente dalle donne. Se nel discorso politico corrente al lavoro "produttivo" vengono riconosciute le caratteristiche di quello "riproduttivo", non avviene il contrario, ossia non si riconosce al lavoro riproduttivo il suo carattere, appunto, di lavoro. Crediamo che l'esternalizzazione di quest'ultimo alle donne migranti e la sua conseguente monetarizzazione non abbiano modificato, infatti, la divisione sessuale del lavoro. Negli anni 70, quella parte di movimento femminista che ha chiesto un salario contro il lavoro domestico aveva colto la centralità di una lotta per il riconoscimento, come lavoro, delle attività di cura che le donne, non retribuite, svolgono nelle famiglie.

Questa forma del lavoro è l'unica che non sia strutturalmente cambiata. Oggi che strumento abbiamo per cambiare le cose?
Noi oggi non chiediamo il salario solo per – e quindi contro – il lavoro domestico, ma un reddito per l'autodeterminazione per tutt@ come strumento per sovvertire la divisione sessuale del lavoro e per scardinare l'impianto familista, lavorista e nazionalista dello stato sociale. Per poter uscire dalla famiglia e dal lavoro è necessario pretendere un reddito sin dal momento della nascita, slegato da ogni stato civile e condizione produttiva. Solo il riconoscimento del reddito anche ai minorenni libererebbe le donne del peso che ancora sopportano della cura dei figli.

Un reddito permetterebbe inoltre di non trovarsi costretti ad accettare condizioni di lavoro poco dignitose, spesso in grado di spegnere anche la passione più sfrenata per la propria attività. Non c'è sciopero che tenga di fronte alla possibilità stessa di sottrarsi al lavoro! Il reddito è lo strumento più robusto di cui i lavoratori possono servirsi per ridisegnare le regole del lavoro stesso.
La possibilità di liberarsi dal lavoro percependo un reddito, infine, potrebbe favorire il diffondere di stili di vita improntati alla decrescita e liberi dal consumismo compulsivo al quale spinge un lavoro poco gratificante che risucchia tutta l'esistenza.
Il reddito è una pretesa legittima, almeno finché si aspira  all'autodeterminazione.
La rivendicazione di un reddito, di per sé economica e materiale, ha secondo noi anche un valore simbolico e deve essere accompagnata da una battaglia politica. Il reddito che chiediamo è contrapposto agli assegni familiari e a tutte quelle politiche che legano l'assistenza al "ruolo nella società": nel caso delle donne quello di "riproduttrici della specie" o di "dolce metà" di un uomo.
In questo senso intendiamo il reddito, individuale e incondizionato, anche come strumento simbolico di liberazione dal dispotismo emotivo della coppia che viene proposta come destino sociale e del privato opposto al resto del mondo.

Fuori dal lavoro, fuori dalla famiglia, reddito per l'autodeterminazione.

Se i governi vanno sotto, noi vogliamo toccare il fondo e raschiarlo. Perchè sotto ai tentativi di normare corpi, desideri e soggettività a colpi di legge, dalla numero 40 (regista dell'horror Il funerale dei feti appena uscito nelle sale), ai Di.co (succedanei del modello unico di famiglia), riposa ancora l'ordine materiale e simbolico della famiglia patriarcale.
Ci pare sia arrivata l'ora di dargli un brusco risveglio.
Da lungo tempo i movimenti delle donne e i movimenti glbtq(z) lottano contro quell'ordine tradizionale e violento, ripetendo che non rappresenta affatto la reale complessità e ricchezza delle relazioni sociali e affettive che quotidianamente viviamo in moltissime e moltissimi.
Per tutt@ noi, è quindi arrivata l'ora di trasformare la nostra esperienza in relazione politica per aprire nuovi scenari e nuovi conflitti.
Sabato 10 marzo partecipiamo alla manifestazione sulle unioni civili e il giorno dopo, domenica 11, incontriamoci per discutere di pratiche e
prospettive comuni.
Per la cancellazione della legge 40.
Per un reddito garantito, universale e incondizionato, slegato sia dal lavoro che dallo stato civile.
Contro tutte le culture e le politiche familiste.

Domenica 11 marzo dalle ore 10.00
@ Casa Internazionale delle donne
via della Lungara 19, Roma

per info, critiche e proposte: amatrix@inventati.org
 

Posted in Corpi, Fem/Activism, Omicidi sociali, Precarietà.


3 Responses

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  1. pippi* says

    http://www.donneinnero.it/pdf/vicenza8marzo2007.pdf

    ps: *:) grazie buon otto marzo anche a te!

  2. FikaSicula says

    Fatto
    Ciao Pippi, buona giornata! ;)*

  3. pippi* says

    “Le ribelli”. Questo il titolo del libro di Nando Dalla Chiesa dedicato a storie di donne che hanno sfidato la mafia. A Catania, l’8 marzo, alle ore 10, presso la Biblioteca Ursino Recupero sarà presentato il volume da Marisa Acagnino, Rita Borsellino, Marinella Fiume, Grazia Giurato. A coordinare l’incontro sarà la giornalista Pinella Leocata. L’iniziativa è promossa dall’Udi, Unione donne d’Italia di Catania.
    http://www1.autistici.org/openmind//locandinaudi.pdf

    ps: baci *:)