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Giù le mani dai figli

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Giorni fa un provvedimento abbastanza ambiguo è stato approvato alla Camera. Pronto per il passaggio al Senato e dunque per l’approvazione finale.

All’apparenza è tutto molto bello. Non esisterebbero più i figli illegittimi, quella cosa atroce che si trascinava da tempi assai remoti, segno di inciviltà e di una modalità punitiva che infliggeva alla madre lo stigma sociale della colpa.

Bello dunque se non fosse che questo minuscolo tratto positivo non servisse a fare da cavallo di Troia per introdurre nel diritto di famiglia cose che ci rimandano allo stesso problema di sempre.

Le mani degli adulti sui figli per avere maggiore controllo sulle madri, sulle donne.

Lo vediamo nella proposta dei padri separati sull’affido condiviso, nell’introduzione nel sistema giuridico italiano di una falsa sindrome, detta dell’alienazione genitoriale, che crocifigge le donne per sottrargli i figli quando queste osano ribellarsi ad un ex marito. Lo vediamo con l’ulteriore proposta, ispirata sempre dagli stessi contesti, che vorrebbe intrappolare le donne a prescindere dal fatto che un padre possa essere ritenuto adeguato all’affido oppure no e che introduce l’obbligo di doveri della madre nei confronti di un cosìddetto diritto di visita dei “nonni”. Così come avveniva nelle famiglie allargate in cui il pater familias, gerarchicamente alla testa del clan, era in grado di interferire con le scelte della nuora e di immobilizzarla o punirla a seconda delle conclusioni che prediligeva. Lo vediamo con la proposta di creazione di uno speciale tribunale disposto a trattare questi argomenti secondo le modalità suggerite dai padri separati. Con il loro supporto alla proposta per la responsabilità civile dei giudici, di modo che la sentenza di un giudice dei minori non sia più insindacabile ma suscettibile perfino di ripercussioni sul piano legale. Con l’altra proposta che vorrebbe smantellare i consultori familiari per sostituirvi l’obbligo dell’utilizzo della figura del “mediatore familiare” istituita ad hoc con legge 54/2006 sull’affido condiviso la cui unica scuola italiana di formazione abilitata a rilasciare la qualifica è definitivamente dalla parte dei padri separati. E poi ci sono le proposte di sostentamento economico a carico delle comunità per i padri perchè sarebbero impoveriti dalle madri (e non si capisce perchè mai non si richiedano sostegni per le madri così da renderle autonome e da sgravare questi uomini dal mantenimento di donne bisognose). Ci sono ancora proposte che vertono sul coinvolgimento diretto dei figli nei processi per affido, infliggendo ai bambini procedure traumatiche e i giudizi rancorosi e violenti dei due genitori durante il corso della procedura di affido, tutte cose dalle quali dovrebbero essere protetti.

Ma poi ci sono ancora, e provengono o sono sostenute dagli stessi ambienti che, ricordiamolo, sono eterogenei ma presentano una larga componente catto/conservatrice, proposte che insistono affinchè la madre sia considerata soltanto un contenitore vuoto, privo di responsabilità, inaffidabile, dunque non in grado di decidere sul nascituro e ci sono le proposte in varie regioni che determinano il tempo in cui il figlio deve già essere terreno di scontro tra un uomo e una donna. Fin dal tempo del concepimento, dicono i padri, perchè l’affido condiviso sia estensibile alla fase in cui una donna, per legge, può ancora scegliere se interrompere la gravidanza o meno.

Tutelare l’embrione, riconoscergli diritto di vita a partire dai provvedimenti e dalle proposte, di ambienti politicamente vicini, che destinano un embrione abortito alla sepoltura, perchè contrariamente alla legge e alla scienza sia riconosciuto quale “vita” la cui sorte riguarderebbe lo Stato che così impone alla donna una “tutela” anzi una scorta armata pro-life pronta a farle cambiare idea in ogni modo possibile.

“Il corpo è mio e lo gestisco io” dicevano le nostre sorelle. “Il corpo e tuo ma quello che porti dentro ci appartiene” ribadisce tutta la parte conservatrice che tiene in ostaggio le donne “in nome dei figli”.

Perchè il provvedimento appena approvato alla Camera è un cavallo di Troia che introduce un precedente utile per altre manovre?

Perchè tra le altre cose modifica il diritto di famiglia su questi punti:

–   il riconoscimento del vincolo di parentela del figlio naturale con tutti parenti e non solo con i genitori;

–  l’introduzione di uno specifico articolo (315-bis c.c.) sui diritti e doveri del figlio che riconosce: […] il diritto del figlio di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti; il diritto del figlio minore, che ha compiuto i 12 anni, e anche di età inferiore ove capace di discernimento, di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano;

Bastano questi punti per fare rizzare i capelli in testa. Avete una vaga idea di cosa si intenda giuridicamente per “vincolo” con tutti i parenti? Che quel “vincolo” è la via maestra per l’approvazione della proposta in cui i nonni possono segnare la vita del nipote e di sua madre. E’ anche il mezzo per stabilire doveri, in nome di quel “vincolo, nei confronti di una fascia parentale che non si capisce a che punto potrà finire.

Sulla sorte e l’educazione di mio figlio potranno interferire dunque i nonni? gli zii? i terzi cugini? E questa non è solo la ridefinizione di una famiglia di stampo patriarcale. Non solo un clan. Sembra la struttura di una monarchia, con discendenze legate al volere della stirpe.

Poi è esemplare come in tutte le proposte fatte dalla parte più reazionaria del paese tutti i privilegi regalati agli adulti, padri, nonni, e via così, vengano descritti come diritti. Decodifichiamo.

Parlare di “diritto del figlio di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti” significa quello che ho appena scritto. Significa che una donna separata cui è stato affidato un figlio non potrà più allontanarsi per motivi di lavoro dal perimetro di azione della famiglia dell’ex marito perchè deve sottostare al “vincolo” parentale che tiene in ostaggio suo figlio e dunque anche lei.  “Rapporti significativi“, poi, può significare qualunque cosa. Conoscendo i provvedimenti in discussione diciamo che “significativa” sarà l’ingerenza dell’ex marito, anche violento, nella vita di questo figlio e a questo proposito, in una legge descritta come fosse il massimo esempio della civiltà, non si capisce come mai non sia stato chiarito che qualora il figlio o sua madre abbiano ragione di allontanarsi dalla famiglia dell’ex marito, che di complicità ai “padri” violenti ne offrono tante, per motivi che vanno dalla violenza sulle madri all’abuso sugli stessi figli, quel “vincolo” di cui parlano di conseguenza non ha da esserci, decade, è finito, morto, defunto, caput.

Quello sarebbe stato un provvedimento di civiltà e non questo impasto atroce che infittisce la tela giudiziario/burocratico all’interno della quale rimarrà impiagliato ogni bambino e ogni donna che vorrà sottrarsi alla violenza. Pensatelo in termini di procedimenti: una causa in tribunale per scansare l’obbligo di visita del padre violento, con relative minacce, intimidazioni, false sindromi periziate irresponsabilmente, e via di questo passo. Se la donna sopravvive a questa via crucis e riesce a salvare se stessa e il bambino da un contesto violento si ritroverà l’attimo dopo di fronte al dovere di rispondere di tutta la sua vita al padre del suo ex marito e poi al cognato e al bisnonno, persino al cugino di quarto grado.

E qui andiamo oltre un ex marito perchè estendiamo questa serie di “doveri” e “vincoli” anche agli sconosciuti, alle famiglie degli sconosciuti, a quelli che ci sei stata a letto una volta e sei rimasta incinta e non si capisce perchè tu gli debba qualcosa, a lui, questo portatore di spermatozoo ambulante, e alla sua famiglia. Pensate al fatto che viene dato, come è negli Stati Uniti, ai presunti “padri” ovvero a uomini rifiutati che molestano le donne, che vogliono imbrigliarle in qualche modo, lo strumento per intrappolarle tra novità processuali in stile CSI, con relative procedure di riconoscimento del DNA, e rivendicazioni in nome di un presunto “diritto” di un figlio che in realtà è il diritto del “padre” a tenere le donne in ostaggio come pare a lui.

Poi c’è la parte che riguarda il presunto “diritto del figlio minore, che ha compiuto i 12 anni, e anche di età inferiore ove capace di discernimento, di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano” che significa nei fatti qualcosa di aberrante. Significa che questi padri giocheranno con la vita dei bambini, li porteranno in aula, sputando sulla loro infanzia parole piene di odio contro le madri, dicendo loro che le madri sono malate e che loro, i cari papà, sono invece esseri pieni d’amore. Significa che questi bambini non godranno più della protezione necessaria in ogni procedura legale e che saranno sovraesposti ad ogni trauma possibile.

Questo è il quadro. Questa è la direzione che sta prendendo l’Italia. Se nessuno si oppone. Se provvedimenti come questo passano con il consenso bipartisan senza emendamenti sensati che tolgano i passaggi ambigui.

Noi vi abbiamo avvertito!

Leggi anche:

Pas: creazione del consenso e inibizione del dissenso. Il contesto, la costruzione di una cultura e di una ideologia

Posted in Anticlero/Antifa, Misoginie, Omicidi sociali, Pas.


16 Responses

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  1. Paolo84 says

    Serbilla, forse la differenza fra noi è che io, oltre a ritenere che nell’analisi filmica debbano prevalere criteri diversi da quelli ideologici o morali, non vedo gli stereotipi (maschili o femminili) come il Male Assoluto, sono qualcosa che si può destrutturare, ribaltare, su cui si può ironizzare, scherzare e ci sono sit-com come The big bang theory che lo fanno molto bene o commedie leggere come Legally blonde
    Pensa a come viene riletto l’horror vampiresco in Buffy-l’ammazzavampiri.e gli esempi potrebbero continuare.ora mi fermo qua perchè siamo notevolmente fuori argomento, grazie per la chiaccherata!

  2. Serbilla says

    Paolo, “un disegno contro le madri” il mio era un esempio, come per dire “immagina che ci siano quattro ufo che ci salutano…”.
    Dico solo questo perchè siamo usciti un po’ fuori, non perchè non avrei voglia di continuare aparlare di serie televisive, nelle queli, invece io, ci vedo un sacco di stereotipi 😉

  3. Paolo84 says

    @Serbilla
    Si, sono lo stesso Paolo
    sulle serie americane e i film ti sbagli e di grosso, ma non c’è spazio per approfondire…ti basti sapere che io guardo ogni genere di serial, comico, drammatico, poliziesco e non percepisco nulla di quello di cui parli..mi sembra assurdo, ridicolo accusarli addirittura di un disegno contro le madri…assurdo sopratutto quando i mascolinisti accusano quelle stesse serie tv di denigrare e offendere la figura maschile e paterna (e pure loro sbagliano)
    Di Desperate Housewiwes ho seguito solo la prima stagione e tutta questa negatività non l’ho vista in nessuno dei personaggi neanche in Bree che alla fine amava davvero suo marito Rex e crede sinceramente di fare il meglio per la propria famiglia e per sè.
    Lynette poi è un personaggio fantastico, creo che molte donne che hanno lasciato il lavoro per la famiglia ci si riconosceranno, e poi anche Susan e Gabrielle sono ben tratteggiati (e Mike, il bell’idraulico di cui Susan s’innaoira non mi sembra un maschio fragile ed eterno giocherellone..ma che serie hai visto?)..insomma io la complessità la vedo se poi si pretende di rappresentare donne e madri senza difetti o problemi..bè non sono d’accordo, uomini e donne sono moralmente pari nel bene e nel male. La domanda è esistono o no donne simili (magari non identiche) a Bree Lynette Susan, Edie? Io penso che esistano e allora è giusto raccontarle,..esistono uomini come Mike, Rex, l’ex marito di Susan, il marito di Lynette? Certo che esistono
    Quanto poi al presunto “terrore della vagina” dell’autore di Desperate..bè t’informo che il creatore di Desperate Housewiwes, Marc Cherry è omosessuale dichiarato..non credo che provi terrore verso la vagina ma di sicuro non ne è attratto..e non credo che veda Bree in maniera tanto negativa visto che ha dichiarato che il personaggio è ispirato a sua madre, così mi pare di ricordare
    Sono felice di sapere che pure tu sei contro la censura, alla fine l’importante è quello.

  4. Paolo84 says

    oltretutto credere che qualcuno uccida solo perchè ha visto un film mi pare molto ingenuo, io ho visto tonnellate di film violenti di qualità più o meno alta: thriller, splatter, western e non ho mai ucciso nessuno

  5. Serbilla says

    Faccio un esempio, che esula poi da questo post.
    Desperate Housewives, ho seguito bene le prime serie e saltuariamente le ultime, per noia soprattutto, perchè lo schema ormai si ripete. E’ un esempio di come dietro ad un linguaggio brillante si nasconda un messaggio stantio.
    Perchè in realtà il femminile che viene raccontato da questo telefilm è terrificante, sono donne che manipolano constantemente, maniache del controllo che confabulano, mettono in atto strategie, si auto assolvono di fronte alle peggiori nefandezze, ecc. sullo sfondo uomini deboli, fragili, incapaci di imporsi, giocherelloni, eterni bambini che vorrebbero solo vivere con leggerezza ma le tramatrici, le tessitrici ombrose non glielo permettono, fanno il bello e il cattivo tempo, annodano e comprimono. Certe volte viene da pensare che a scriverlo ci sia qualcuno che ha il terrore della vagina! E non sono storie vecchie come il cucco? Dov’è la complessità a Wisteria Lane? C’è spessore in Bree o Lynette? Non c’è, la storia è sempre la stessa, un demonio vestito da angelo nella variante lavoratrice/pulitrice che esercita il proprio potere assoluto sul microcosmo che abita.
    Il telefim va guardato con un certo sarcasmo, certo, e chissà quanta altra roba c’è sotto che non ho saputo individuare perchè non ho gli stumenti, ma il messaggio alla fine è? Mostro, Gorgone.

  6. Paolo84 says

    maralibera, ragionando così si potrebbe arrivare a censurare capolavori come Arancia Meccanica di Kubrick o i film horror, no mi spiace, non accetto che si dia al cinema, alla rappresentazione artistica (che è cosa diversa dalla pubblicità o dall’informazione non confondiamo i piani) la colpa della violenza, la colpa della violenza è di chi la commette e basta. Si può criticare, ma non censurare o usare termini come “strumento di morte” riferito al mondo della letteratura, del cinema e dell’arte, non lo accetto non lo accetterò mai, questo per me è un punto fermo.
    L’arte è libera anche di urtare la nostra sensibilità, se ognuno di noi dovesse chiedere e ottenere la sparizione di un’opera che lo “offende” o secondo lui/lei “istiga alla violenza” sarebbe la fine della libertà espressiva, questo è un altro punto fermo per me.
    Avete mai sentito parlare di funzione catartica della rappresentazione drammatica?

  7. Serbilla says

    @Paolo
    Ho citato la pubblicità perchè ho dato per scontato che tu fossi lo stesso Paolo che commenta in altri luoghi in cui commento pure io e che trattano soprattutto pubblicità, non era per mettere la pubblicità sullo stesso piano della letteratura, anche se pure la pubblicità è narrazione, e pure la letteratura ha un aspetto commeriale. Comunque era per dire che tutto va analizzato, i contenuti possono essere smontati e nel caso pure rigettati. Ma la censura è un’altra cosa, voglio dire, ti dico che una cosa mi fa schifo e pure perchè, tu (chiunque) resti libero di produrtelo, leggertelo e guardartelo.
    Nel mio commento precedente avevo scritto (ma poi ho cancellato) proprio una cosa sulle serie americane che sono perfette dal punto di vista tecnico ma poi, spesso, nei contenuti, rappresentano il peggiore ricettacolo di stereotipi sessisti. Il linguaggio formale più bello può prestarsi alla diffusione del contenuto più reazionario. Io il contenuto reazionario, inteso come rtrogrado, sessista e violento, non lo accetto.
    Se 10 case di produzione producono 5 film all’anno in cui le mamme vengono rappresentate come arpie (è un esempio), non si tratta più di libertà di espressione, per me, Paolo, si tratta di progetto politico culturale.

  8. maralibera says

    @Paolo

    io immagino di capire dove vuoi arrivare ma comunque ti sottopongo questo post: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/07/07/78-vittime-di-violenza-maschile-in-italia-nel-2011/

    i contenuti di stampa, film, etc, sono da criticare ma sono anche strumento di morte, violenza, condizionamento culturale, perchè la produzione cinematografica etc è fatta dagli uomini e certe fiction italiane sono fatte apposta per fare revisionismo e per giustificare lobby maschili che fanno il bello e il cattivo tempo. c’è una propaganda alla goebbels che produce film per condizionare il giudizio della gente. c’è una comunicazione fatta apposta per creare un clima culturale di consenso attorno agli assassini e di criminalizzazione attorno alle vittime e in questo momento storico c’è una sovrapproduzione di ogni genere che propone la caccia alle streghe per tutte le donne e le descrive come meritevoli di qualunque tipo di vendetta. qui siamo oltre la cultura. quando si mercificano i corpi delle donne e li si usa per dare agli uomini una scusa in più per fare loro del male siamo all’istigazione alla violenza allo stupro, al femminicidio e censura o no, quello che scrivono certi individui non può essere classificato in quanto “provocazione” perchè delle provocazioni dei maschilisti ne abbiamo piene le scatole e perchè è il momento di prendere posizione. Io non parteggio per gli uomini violenti e tu?

    io non pubblicherò mai niente che giustificherà un uomo violento e tu?
    Io non veicolerò mai un contenuto che possa decisamente legittimare posizioni politiche come quella che viene descritta nel post sopra, e tu?

    tutto il resto sono solo chiacchiere.

    la responsabilità è una cosa importante. o te l’assumi oppure no. per me non c’è altro da dire.

  9. Paolo84 says

    ” cinema e letteratura hanno anche il diritto di urtare la nostra sensibilità, o si accetta questo oppure è finita la libertà di espressione”
    e vale pure per fumetti musica e teatro

  10. Paolo84 says

    serbilla, l’importante è fare critica e non censura. secondo me in nome della libertà d’espressione ogni contenuto è da tutelare anche quelli che non ci piacciono, si possono criticare ma hanno diritto di esistere. Per farla breve cinema e letteratura hanno anche il diritto di urtare la nostra sensibilità, o si accetta questo oppure è finita la libertà di espressione
    però criticare cinema e letteratura perchè non ci sono solo personaggi femminili positivi o perchè le mamme non vengono ritratte sempre e solo in una luce positiva al 100% mi pare sbagliato. Uomini e donne sono complessi e la complessità in tutti i suoi aspetti anche in quelli negativi va rappresentata
    olttetutto scusa tanto ma mettere cinema, letteratura e pubblicità sullo stesso piano non ha senso: la pubblicità è comunicazione commerciale, cinema e letteratura sono narrazione, sono arte e quindi hanno logiche diverse e una libertà più ampia
    Che poi se c’è un mondo dove l’immagine femminile e maschile è plurale, se c’è un mondo che sa destrutturare, giocare, ironizzare con gli stereotipi è proprio il mondo della letteratura, del cinema e delle serie tv specie quelli statunitensi comiche e drammatiche alcune delle quali sono di ottima qualità artistica e tecnica..e per me è la qualità artistica e tecnica che conta, rispetto la critica ideologica e “militante”, ma un film andrebbe valutato secondo criteri estetici, artistici e non in base al “giova o no alla causa” qualunque sia questa causa…questa è solo la mia opinione, non vorrei si tornasse all’epoca in cui se eri di sinistra non ti doveva piacere l’ispettore Callaghan

  11. Serbilla says

    @Paolo, cinema letteratura televisione, sono da tutelare come mezzi espressivi, ma i contenuti non sono tutti da tutelare, alcuni contenuti sono forumulati per far passare certe idee come semplici e normali, comuni e soprattutto naturali, su quei contenuti si fa critica. Come per la pubblicità.

  12. Paolo84 says

    io sono appassionato di cinema e anche studente di storia dello spettacolo, scusate ma sceneggiati tv e letteratura raccontano storie se da queste storie viene fuori che uomini e donne sono moralmente pari nel bene come nel male è positivo.
    I genitori quindi anche le madri non sono tutte sante e perfette, inutile negarlo, e penso che il bambino se è stato voluto da entrambi i genitori allora se ne devono occupare entrambi in maniera il più possibile paritaria..ben venga una maggior presenza dei padri fin dai primi anni di vita del bambino quindi sì a congedi parentali anche per i neopapà oltre che per le mamme.
    Quello che va criticato non è chi racconta storie ma ciò che succede nella realtà dove possono esservi padri che si ricordano di essere tali solo dopo la separazione, loro sono da criticare non il cinema o laletteratura che sono forme d’arte e di cultura da proteggere, da preservare visto i tagli subiti dalla cultura in Italia ad opera di questo governo

  13. ornella says

    sono d’accordo, una delle motivazioni alla scelta di non sposarmi è stata la non ingerenza di parenti nell’educazione di mio figlio in caso di mia impossibilità: mi riservavo di scegliere io eventuali “tutori” tra gli amici o eventuali parenti con cui ci fosse un’affinità morale, non una parentela biologica. Quando ho saputo di questa legge mi sono sentita fregata.

  14. sabrina says

    Condivido in pieno quanto appena letto in questa pagina.
    Grazie.
    Sono appena capitata qui e leggendo questo articolo ho ritrovato una serie di convinzioni che io stessa da anni ho maturato, guardandomi attorno e giudicando la direzione che media (non solo TV ma anche cinema e letteratura) stanno prendendo, nel tentativo fazioso e strumentale di togliere la maternità alla responsabilità femminile diretta e limitarla fortemente, per subordinarla piuttosto a quel presunto 2% (forse) di uomini che finalmente sembra stia dimostrando paternità responsabile.

    nell’immaginario mediatico indotto, tutti questi uomini sensibili e disposti alle rinunce paterne (fantascienza al 98%) pulllulano in sostituzione di una maternità sempre più fragile e incapace, di cui films e sceneggiati descrivono aridità e inadeguatezze presunte: apparentemente invitando così, spesso neanche tanto subliminalmente, non tanto a una comunque mistificatoria equiparazione di ruoli sociali e familiari (le donne avrebbero diritti e doveri equiparati, dunque anche insufficienze comportamentali e mancanze in tutto identiche a quelle ataviche dei loro compagni) ma piuttosto alla demolizione della figura materna, e del senso della maternità a favore di una fantomatica figura paterna sostitutoria, più efficiente e persino più sensibile e disposta al sacrificio nei confronti dell asua prole.

    guardo non con occhi di madre (e so che in certa retorica faziosa questa caratteristica ridurrebbe automaticamente il mio diritto di critica e di opinione su certi temi) ma con gli occhi di chi ha dedicato la propria vita alla comunicazione e ai media, imparando a leggere tra le righe il senso e le forme di plagio d’opinione che il sistema è capace di attuare.
    Ma guardo anche con gli occhi di chi ha lavorato con bambini e adolescenti pluridisabili, come assistente all acomunicazione, verificando quotidianamente la latitanza (nella migliore delle ipotesi) della figura maschile laddove le situazioni problematiche hanno messo a dura prova la genitorialità.

    son felicissima di conoscere anche qualche uomo che, discostandosi dal genere bipede palluto, si mostra in grado di affrontare la sua paternità attraverso meccanismi e atteggiamenti filtrati da una nuova e migliore cultura, ma credo che questa minoranza non possa e non debba divenire metro di paragone.

    che questo percorso mistificatorio, rivolto evidentemente al completamento della schiavizzazione domestica, professionale e sociale della figura femminile, ora produca addirittura questa proposta di legge, mi sembra allarmante.
    e disgustoso.

    condivido quest’articolo, come nota, citandovi come fonte naturalmente.
    non voglio che certi ragionamenti profondi passino e basta per una bacheca, ma che ci restino, per la lettura di chi nel tempo capiterà nel mio spazio fb.

    buon lavoro e grazie

  15. fasse says

    cara anna, puoi far girare queste informazioni. Puoi rivolgerti alle persone che conosci e trovare un o una parlamentare che sia interessat@ a svolgere una discussione onesta su questi temi. Che proponga di stralciare la proposta di legge solo sul punto che equipara i figli, naturali e illegittimi, e tolga via tutto il resto. Puoi cercare la rete di donne e madri che coraggiosamente in italia si occupano di questi temi. puoi iscriverti alla npostra mailing list per ragionare con noi di quello che si può fare.

    un abbraccio

  16. anna says

    grande!! come genitore, condivido e sottoscrivo tutto! Vi ringrazio che ci siete voi a scrivere queste parole, perché la disinformazione e la propaganda sui cosiddetti ‘diritti dei figli’ che sono in realtà esclusivamente ‘diritti dei padri’ è grande da coinvolgere anche molte donne di ambienti insospettabili… non ho mai letto una disamina così efficace e che spiega così bene perché questi presunti ‘diritti’ sono invece un cappio al collo delle madri, come questa scritta da voi! ma che si può fare?