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Se le donne devono sempre essere dipendenti dagli uomini

Repubblica parla della azienda MaVib di Inzago la quale dichiara quella che è già una pratica diffusa in gran parte delle aziende italiane. Ne abbiamo discusso per ben due giornate nell’iniziativa “Perfettamente inconciliabili”, inserita tra i workshop dell’hackmeeting a Firenze dove di precarietà si è parlato tanto.

Le donne sono precarie anche perchè pagano una discriminazione che nasce da un pregiudizio o meglio da una convinzione che è diffusa sin dai piani alti delle amministrazioni pubbliche, il ministero del lavoro, per arrivare ai luoghi in cui alle donne si chiede solo di “conciliare” tra lavoro e famiglia o meglio di mettersi da parte perchè le donne “così stanno a casa a curare figli”.

Le tante donne che sono state licenziate (vedi la Omsa) hanno ricevuto da ministri e autorità varie sberle in faccia, indifferenza, inviti a reimpiegarsi nei lavori di cura, fuori e dentro la famiglia. Perchè per le donne non si immagina una vita autonoma. Si immaginano sempre e solo dipendenti dagli uomini e come tali si ritiene che possano essere messe da parte quando sono di troppo.

La cosa che della notizia che leggo mi lascia di stucco è il fatto che gli uomini dell’azienda hanno lasciato sole le donne e sono entrati a lavorare, come qualunque categoria privilegiata, complici e conniventi con quella decisione. Le donne, ne sono certa, non avrebbero fatto altrettanto ma sarebbero rimaste fuori a sostenere la lotta comune che è di tutti, perchè ogni diritto violato è un pezzo in meno che viene rubato a tutti i lavoratori senza distinzione di sesso, etnia, religione.

Vorrei anche sapere cosa ne pensano i conservatori che in questo periodo chiedono a gran voce alle donne di non essere di peso agli uomini dopo una eventuale separazione. Perchè se si appoggia una posizione che rende le donne dipendenti dagli uomini non si capisce come queste possano diventare di colpo autonome da un padre o un ex marito. E anche lì ci sarebbe tanto da dire, non ultimo il fatto che per esempio questi uomini stipendiati ai quali i giudici delegano il mantenimento della ex moglie, non autonoma, non indipendente, chiedono e talvolta ottengono dalle amministrazioni di centro destra un contributo economico/abitativo per se’ e non per le ex mogli bisognose (parliamo delle case e dei contributi in denaro ottenuti dai cosiddetti padri separati).

L’amministrazione pubblica che sostenta gli uomini affinchè essi possano passare un mantenimento alle donne. Ed è follia pura, anzi un disegno stracolmo di ideologia quello che impedisce a queste amministrazioni di approntare un piano di sostegno per le donne, così da renderle autonome ed eventualmente da sgravare gli ex del peso economico che comportano.

Dare sostegni alle donne invece che ai loro ex mariti. Questa sarebbe la scelta di buon senso se chi inoltra questa richiesta fosse in buona fede e non ritenesse ancora che le donne in ogni caso debbano restare sempre dipendenti, subordinate, ricattabili o come volgarmente le etichettano come “mantenute”.

Ad ogni modo quello che fa la MaVib è pratica diffusa, le donne che nel corso di questi anni risultano essere disoccupate al 50% (una su due secondo i dati Istat) lo sanno bene. Solo che MaVib lo dichiara e gli altri invece no.

Ad ogni modo questa posizione pubblica non piace a tante ed è così che da Donne Pensanti in tam tam con Vita da Streghe viene l’invito a realizzare una mail bombing diretta a chi gestisce l’azienda per ricordargli che c’è un preciso articolo della costituzione che recita così:

Articolo 37
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Ma c’è anche l’art.3 che dice:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale… e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“.

Info e testo della lettera da inviare potete trovarle QUI. Sisterhood rulezzzz!!!!

E’ vero che serve un Blog Feminist Camp per lottare insieme?

Iscrivetevi alla mailing list di coordinamento tra le blogger femministe e i disertori blogger che non vogliono più saperne di questi modelli di vita, di lavoro, di discriminazione.

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/files/2011/06/blogfeministcamp.jpg

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Precarietà, R-esistenze.


7 Responses

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  1. XYZ says

    Avete frainteso, infatti ho specificato per come viene considerato solitamente (dispregiativo in riferimento alla donna identificabile nella natura secondo anche alcune idee del passato).
    Comunque, secondo me, non è giusto parlare di biologia sempre e comunque riferendosi all’essere umano. Esistono persone a cui non importa occuparsi dei bambini o che non ne sentono proprio il bisogno. E donne che non hanno alcun legame profondo con i figli.

  2. feminoska says

    Ecco, cerchiamo di non parlare di animalesco in termini dispregiativi per cortesia, questo è anche un blog antispecista 😀 (Gli esseri umani SONO parte del regno animale comunque, uomini e donne). Io sottolineerei semplicemente che il legame viscerale madre-figli* dura – e a volte nemmeno sempre – il tempo dell’allattamento. Dal momento in cui i bambini possono venire nutriti con pappe e pappette varie, uomini e donne hanno la medesima responsabilità di cura dei vari figli*. Legare il lavoro di cura al sesso femminile non corrisponde perciò ad animalizzare la donna, è solo, semplicemente, sessista.

  3. Paolo84 says

    ’”associazione donna-figlio/a mi sa tanto di animalesco (per come viene di solito inteso culturalmente, il termine). ” XYZ

    Ci sono donne (non tutte, certo) che vogliono avere un figlio, essere madri non c’è nulla di “animalesco” semmai anche gli uomini dovrebbero occuparsi dei loro figli il più possibile alla pari con le compagne.

  4. Serbilla says

    Non so se vi piace, comunque: http://3.bp.blogspot.com/-dDAvy5E75cc/Tgx45EvauuI/AAAAAAAABDQ/6Cyx1KeOT1A/s1600/inzago-dove+sono+gli+uomini.jpg

    In mailinglist parlavamo di stupiderie e gentiluomini, ecco, meno gentiluomini e più solidarietà!

  5. XYZ says

    L’associazione donna-figlio/a mi sa tanto di animalesco (per come viene di solito inteso culturalmente, il termine). Siamo al solito “istinto materno” che esiste soltanto laddove vi sia un interesse personale. La crisi la pagano sempre coloro che sono in-deboliti dal sistema. E più il sistema, con il trucchetto sadico del “lasciar stare” – che tanto la vita è bella anche se ti occupi degli altri pulendogli il sedere – sprona a rimanere al proprio posto, più indebolisce lo spirito e quindi ne ricava maggiore forza. Si tratta di un vampiro che trasforma un bel fiore in un contenitore vuoto, anemico, spegnendone ogni desiderio e generando soltanto paura e disperazione, con la conseguente sindrome di Stoccolma (non credo che tutte le madri siano così tanto felici di starsene a casa a pulire, stirare, cucinare e stop! bah).

  6. Imma says

    ” Perchè per le donne non si immagina una vita autonoma. Si immaginano sempre e solo dipendenti dagli uomini e come tali si ritiene che possano essere messe da parte quando sono di troppo.”

    Proprio così. E non rimango nemmeno di stucco che gli operai se ne siano fregati delle colleghe, purtroppo il pensiero “è un problema loro” è diffusissimo per qualunque questione riguardi più da vicino le donne.
    E comunque ho mandato l’email.

  7. Anon says

    Storie di ordinaria discriminazione… e intanto il Patriarcato resiste imperterrito.