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#11Settembre: 40 anni fa, in Cile, si svolgeva la Shock Economy!

da Abbatto i Muri:

L’11 settembre del 1973 il generale Pinochet e il suo esercito realizzano un golpe in Cile. Da quel momento, per tantissimi anni, terrorizzarono, torturarono, ammazzarono, tantissime persone. Il generale Pinochet godeva dell’appoggio incondizionato dei più grandi leader del mondo occidentale. Tra questi gli Stati Uniti che in generale avrebbero appoggiato chiunque in funzione anticomunista. Pinochet attuò una politica economica fortemente liberista, con l’assistenza di un gruppo di giovani economisti cileni, guidati da José Piñera, detti Chicago boys, poiché formati a Chicago da Milton Friedman. Vi racconta perfettamente questa cosa il video che vedete sopra e anche il libro, Shock Economy, di Naomi Klein.

La Shock Economy si realizza nel momento in cui la gente è sufficientemente terrorizzata da accettare qualunque soluzione. A terrorizzare la gente può contribuire la tortura, il colpo di Stato, la permanente diffusione di notizie su un tot di argomenti. Un esempio di shock economy italiano fu quello del terremoto abruzzese. Tragico evento sfruttato mediaticamente per legittimare il governo a dare il via a ulteriori liberalizzazioni, privatizzazioni, svendite. L’altro esempio è quello della crisi ventilata come disastro cui l’Italia va comunque incontro. Tanto basta a farci accettare un governo non eletto prima e un governo inciucio dopo e da parte di entrambi una serie di decreti e provvedimenti motivati da presunte urgenze che ovviamente saranno “risolte” trovando ancora spazio per darci in pasto la solita ricetta neoliberista.

La ricetta neoliberista è buona di per se’. La comunicazione attuata dai dittatori, incluso quello cileno, racconta come sia semplice indurre la gente a prenderla per buona. Basta privare le persone di tutto, precarizzarle, ridurle in povertà, togliergli territorio, potere decisionale, autorevolezza, curandosi di definire un ipotetico “nemico pubblico” che autorizza la repressione di tutti quei pezzi di società, vedi #NoTav o #OccupyGezi, che non ci stanno, e poi “rasserenare” il popolo intervenendo a “sanare” le ferite, garantendo “ordine” e “disciplina” mentre le imprese continuano a costruire grandi opere, le industrie massacrano i contratti pubblici dei lavoratori, lo stato sociale viene smantellato, la sanità privatizzata, l’istruzione idem, le pensioni che quasi non esistono più, il lavoro reso più che precario, nessun diritto alla casa, partiti che fanno finta di essere dalla parte del popolo (di centro/destra e centro/sinistra) impongono la deregulation per consentire migliori affari alle imprese, grandi finanziamenti alle banche chiamate a fare da regolatori sociali del nostro collasso economico.

Ed è quella una condizione che ci trascina inevitabilmente verso un conflitto di classe ovviamente criminalizzato, che viene represso nelle piazze, nelle discussioni, dei dibattiti, perché il liberismo va a braccetto con le dittature e quanto viviamo adesso, momento in cui la dittatura primaria è il capitalismo, a prescindere da quale gruppo politico stia al potere, se destra o sinistra pari sono, va a braccetto con identitarismi in nome dei quali si giustificherebbe qualunque cosa.

Ecco: oggi, 11 settembre, mi andava di ricordare queste cose. Perché esistono molti modi per infliggere il capitalismo ovunque. Per esempio: basta dire che in un paese straniero commettono atroci ingiustizie. L’economia interna va male. I fabbricanti d’armi pressano. I mercenari indipendenti hanno bisogno di ingaggi. Le imprese addette alla ricostruzione attendono che qualcosa sia utilmente bombardato. Dopodiché si dà il via agli appalti, colonizzazioni, governi fantoccio che sono autorizzati a vietare alle donne perfino di andare a scuola purché non impediscano che il capitalismo attecchisca su quei territori, salvo rispolverare la questione dei diritti civili a favore delle donne quando il dittatore o il governo fantoccio di turno non ha adempiuto perfettamente alle disposizioni e non ha obbedito alle leggi (non scritte) di mercato.

Oggi mi ricordo che siamo tutti colonie, che il nostro contesto è provinciale e se domani capiterà che il governo italiano non obbedirà alle leggi di mercato arriverà di nuovo la Bce e lo spodesterà in nome del rispetto dei diritti delle donne, dei gay, di chissà chi. E cosa vuoi che importi al mondo di quello che fanno i nostri dittatoruncoli di provincia, di condominio e di quartiere, in questa condizione di libertà fasulla e democrazia mai realizzata?

tempodianarchia

Posted in AntiAutoritarismi, Omicidi sociali, otro mundo, R-esistenze.