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Via le donne dalle pubblicità! (Chi decide l’agenda politica delle donne?)

Da Abbatto i Muri:

Io nutro una estrema simpatia per alcune delle rappresentanti di SeL che, per esempio, hanno fatto ottimi interventi quando si è trattato di discutere di violenza sulle donne alla Camera. Grandi nel ruolo che hanno avuto di porre come centrale la questione degli obiettori di coscienza. Ma la #Boldrini non la capisco. Do una valutazione dal punto di vista politico e secondo quello che la stampa riporta delle sue affermazioni, ovviamente.

Non so se quello che i giornali riportano sia vero oppure no ma il fatto che lei pronunci frasi, ché manco un oracolo saprebbe metterci altrettanta enfasi condita di retorica del dolore, in cui a momenti ti dice che bisogna mettere i picchetti sul web, ora bisognaporre dei limiti all’uso del corpo della donna nella comunicazione“, anche se poi dice che “Per arrivare a proteggere le donne dalla violenza va rilanciata l’occupazione femminile” il che mi trova d’accordo, salvo poi dover tornare a ricordarle che “porre dei limiti” potrebbe suonare un pochino intimidatorio, non può essere un caso.

Non lo è se nel frattempo in giro c’è chi presenta un ddl per “porre dei limiti” così come Boldrini evoca, e se poi c’è tutto un chiacchiericcio altrove, come se l’agenda politica fosse già bell’e decisa, di quelle che addirittura dicono che ne va della nostra pelle perché vi sarebbero delle connessioni oscure tra immagini e violenza.

Ebbene: potrei dirvene tante e ve le sintetizzo. Trent’anni fa, in sparuti luoghi siciliani, dove i cartelli pubblicitari non arrivavano neppure se li pagavi, quando non c’era la televisione berlusconiana, udite-udite, le donne le ammazzavano lo stesso. Identica dinamica, identica mentalità di partenza, identica cultura, identici problemi di dipendenza e subordinazione economica. Perciò il terreno sul quale muoversi è – certamente – culturale e preventivo, se vuoi lavorare su stereotipi che rafforzano l’idea di subordinazione di un genere rispetto all’altro, ma non fino al punto da assumere ruolo repressivo con divieti, falò di manifesti o video che qualcuna, secondo il proprio sentire e la propria morale, ritiene sbagliati.

Quando si parla di stereotipi, oltretutto, bisogna analizzare la questione a partire dal fatto che i ruoli di genere vengono attribuiti a tutti, nessun@ escluso, e che se anche butti via le donne dalle pubblicità e fai diventare i palcoscenici una fotocopia dei teatri in cui i ruoli di donne erano interpretati dagli eunuchi, se lasci gli uomini, qualcuno, insomma, che regga un dannato dentifricio mentre una voce in sottofondo invita a fare quell’acquisto, io davvero non capisco cosa cambi.

Dunque la teoria di chi vuole salvare le donne (nel rispetto della nostra dignità of course) per l’esposizione dei corpi sui media è: siccome il corpo di una donna è oggettivato allora rimuoviamo il corpo? Tra un po’ si vorrà rimuovere pure la donna, con tutte le sue istanze autodeterminate, dappertutto?

Voglio dire, a parte tutte le opposizioni del caso a leggi eventuali e liberticide che traducono la critica antisessista, sacrosanta, in divieti e perfino sanzioni e pene detentive, com’è nei piani del ddl delle donne del Pd, dell’uso del corpo delle donne nei mille lavori precari che facciamo ogni giorno e nelle funzioni che per questioni di ruolo di genere siamo tenute a interpretare, di madre, moglie, badante, possibile che non interessi a nessuno? Dell’uso del corpo delle donne migranti che vengono scaraventate dentro un Cie non vi interessa? Dell’uso del corpo delle donne (in difesa del quale…) per farcisi campagna elettorale non si parla? Le candidate varie che vanno a ballare in piazza in nome delle donne in piena campagna elettorale non usano il corpo delle donne per “comunicare” quel che vogliono comunicare? C’è un uso lecito e uno illecito del corpo delle donne? E’ questo il punto infine? Che ‘ste donne le puoi usare ma solo per propagandare i prodotti ideologici di certe categorie e non altre? Per imporre o proporre una morale invece che un’altra?

E se ci sono donne che vogliono farsi “usare” nella comunicazione perché quello è il lavoro che hanno scelto, a questa eventualità qualcun@ si è interessat@? Non risponde ad una logica paternalista quella di andare a ricoprire i corpi di donne che per scelta fanno quel mestiere? Qualcun@ le ha consultate per chiedere se esiste un sindacato di donne “usate nelle pubblicità” che sta rivendicando sanzioni varie? O, se non è una loro urgenza, vi viene in mente che bisognerebbe almeno parlarci prima di decidere sulla loro pelle?

Vi posso dire con franchezza che il punto chiave della faccenda è che voi state bene economicamente, quanto meno sicuramente state meglio di altre, e che queste faccende sulla difesa della nostra dignità e dei nostri corpi ignudi stanno diventando degli utili anestetici sociali per distrarre quelle come noi dalla precarietà?

Quante sono le signore stipendiate che hanno intruppato precarie in piazza per portare avanti rivendicazioni secondo una urgenza che non si capisce neppure quanto ci appartenga? Quante sono le precarie distratte da altro genere di lotte, ragazze disoccupate, che fanno tre lavori per campare, che studiano e non hanno prospettive, che sono obbligate a vite incasinatissime, che quelle di Se Non Ora Quando hanno portato a fare trullallero e trullallà in piazza indicando loro un nemico mentre poi i partiti di riferimento di queste signore, in parlamento, votavano provvedimenti in cui si tagliava lo stato sociale, si privatizzava la nostra stessa vita, si toglieva a tutte noi l’opportunità di esistere ed avere un reddito autonomo?

Chi decide le priorità delle lotte delle donne in Italia? Dove sono le ragazze che hanno il diritto di autorappresentare le proprie posizioni senza dover essere distratte da signore che hanno raggiunto una realizzazione personale ed una posizione economica stabile e che non fanno altro che normalizzare rivendicazioni radicali per farle diventare campagne funzionali ai loro partiti di riferimento?

Chi decide l’agenda politica delle femministe? Sicuramente non le precarie. Le priorità non le decidiamo di certo noi. Le decidono altre. E dunque: posso dire che di “porre limiti all’uso delle donne nella comunicazione” (che non si capisce poi che vuol dire…) mi interessa nulla e che invece mi interesserebbe davvero altro?

NB: dicesi Moralismo di chi impone la propria morale a tutte le altre.

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Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Precarietà, R-esistenze.