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RePubica: la gogna e l’inquisizione sessista per un video hard!

Da Abbatto i Muri:

Me la segnala Gabriella, l’intervista fatta da un inviato di RePubica. Gabriella dice: “vi prego di leggere questa intervista. L’ho trovata di una violenza incredibile.” Ed è vero. Ne avevo già parlato QUI ma la storia continua ad essere riproposta e mi chiedo davvero come si possa pensare che tutto ciò sia plausibile, giusto. Come sia possibile perseguitare una donna con domande morbose, allusive, offensive neanche fossimo a fare le campagne elettorali americane, a colpi di bacchettonaggine e moralismo.

La non-notizia, questo gossip morboso, continua ad essere quella di una candidata del Pdl che nel corso della sua carriera di attrice avrebbe girato un video hard con Tinto Brass. Da lì si insiste con l’unico argomento usato per opporsi a Berlusconi: candiderebbe in lista le mignotte. Ma lei è una attrice e l’intervista si svolge con il giornalista che pressa la candidata all’angolo obbligandola a giustificarsi. Giustificarsi di che non si capisce.

Se anche ci fosse una pornostar candidata non si capisce dove sia il problema. Dopodiché  il tipo insiste nel voler definire il video un “porno” e quelle domande un “tema”. Bisogna che qualcuno mi spieghi che tema è. Bisogna che si stabilisca che questo non è argomento politico ma è pregiudizio e moralismo puro. Dopodiché insiste, il giornalista, è chiede come lei sia arrivata in parlamento. Lo chiede a lei, non a tutti, solo a lei. E la sola domanda è offensiva. Sarebbe una prova il fatto che lei è deputata da sette anni ed è di nuovo in lista e mi chiedo come mai non faccia le stesse domande a tutti i parlamentari che fanno sette legislature in fila e sono ancora lì a proporsi come fossero il “nuovo”. E ancora l’interrogatorio punta sull’imbarazzo. Lei cita la Sandrelli per dire che ha girato anche lei un film con Tinto Brass e lui specifica che però le altre attrici interpreti di quei film non stanno in parlamento.

Dunque vorrei capire: per Repubblica la Sandrelli non avrebbe titolo di stare in parlamento? Una attrice che ha girato un film con Brass non lo può fare? E da quando abbiamo deciso dove sta il limite della morale? Da quando abbiamo trasformato il luogo assembleare dei rappresentanti istituzionali in un posto in cui passa la ronda pro-decoro che verifica la santità dei costumi delle donne? Da quando abbiamo assoldato tutori e sorveglianti inquisitori che sono lì a tentare di far confessare una donna per le sue colpe esponendola alla gogna, in pubblica piazza?

Cosa non ha liberato il mostro della difesa della dignità delle donne è difficile riassumerlo. Perché questi sono mostri di regresso. Gente che in nome di una generica difesa delle donne si permette di processare tramite intervista una donna perché ha una vita pubblica. E’ l’atteggiamento forcaiolo di chi per gli uomini esige la fedina penale pulita e per le donne un atteggiamento morigerato nei costumi sessuali. Diversamente bisogna attaccarle una bella lettera scarlatta sul petto e additarla come la sconcia, impudica, zoccola di turno che deve ricoprirsi e chiudersi in casa.

E’ ancora chiede, il tizio: “Lei entrò a Montecitorio perché bella?” e dunque il pregiudizio va anche oltre. Se sei “bella” non sei candidabile. Perché bella sarebbe uguale a oca, stupida, secondo gli stereotipi più sessisti che possano esserci. E ancora l’accenno a Berlusconi e l’altra, per difendersi, dice che non si è occupata di prostituzione ma di tutela dei lavoratori dello spettacolo. Diverso quello che fece la Carfagna, quasi che la proposta di legge contro la prostituzione fosse un prezzo necessario da pagare, una sorta di espiazione per pagare l’indulgenza. Questioni di donne che acquisiscono libertà di poter contrastare dicerie, moralismi, calunnie e sessismi sulla pelle di altre donne che quel mestiere dovrebbero vederselo regolarizzato e non represso.

L’intervistatore allude e insiste: “come arrivò a Montecitorio?” e lei glielo dice. E lui, dall’alto della sua morigerata reputazione stabilisce che quel video non dovrebbe stare nel curriculum di una parlamentare. Immagino perciò che non abbia mai votato Cicciolina e che in realtà sia un inviato del Vaticano e non un laico giornalista.

Così stanno le cose in Italia. E questa sarebbe la cultura a difesa delle donne? Paternalismo, cultura patriarcale, inquisizione sessista, moralismo? Direi no grazie. Lasciatela stare. Contestatele argomenti politici, criticatela per le scelte politiche e non per il modo in cui ha deciso di esporre il proprio corpo. Però non può, il tizio di repubblica, perché criticare le scelte politiche della deputata significherebbe criticare anche quelle del Pd che praticamente sono le stesse. NoTav, Cie, colonialismo culturale per le immigrate, moralismo, economia gestita dalle banche, precarietà, la gente al macero, il welfare inesistente e tutto sulla pelle di persone che di stato sociale avrebbero bisogno. Non può, lui, perché tra la deputata e una ministra o una deputata del pd con girocollo in perle in quanto a scelte politiche e a progetti di governo supportati, forse, non c’è differenza. Perciò si continua la selezione tra donne perbene e donne permale. Perciò insistono con questo devastante moralismo.

Posted in Comunicazione, Corpi, Critica femminista, Sessismo.

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