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Dell’obbligo di fare sesso nel matrimonio (la moglie è una puttana!)

Da Abbatto i Muri:

Dividerò la riflessione per paragrafi perché è lunghina. Sorry e grazie a chi arriverà fino in fondo. Buona lettura!

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Ascoltavo un qualunque tg che riportava le motivazioni del Gup a proposito del delitto di Melania Rea. “Personalità dominante”, lei, che non gliel’avrebbe data per un tot di tempo a causa di un’ernia e neppure in quel preciso momento mentre stava lì a pisciare e dunque quel rifiuto avrebbe determinato una reazione nel Parolisi, il linguaggio di questura è d’obbligo, il quale non poteva tollerare una “ennesima umiliazione”.

Chissà se è vero o no che il Gup intendesse questo o se piuttosto i media non abbiano tirato fuori un po’ di morbosa pornomostruosità per suscitare prurigginosa pornoindignazione e con quella il caso, la notizia, e il conseguente giro di commenti e l’audience alta sul tema che sarà protagonista della scena per puntatone di crime show televisivi.

Amore, vuoi un pompino di sopravvivenza preventiva?

Quando l’ho ascoltato ho comunque pensato al meccanismo induttivo/educativo che quel messaggio costituisce per normare le relazioni etero. La mia prima normalissima reazione è stata quella di chiedere al mio compagno se gradisse una azione di sopravvivenza preventiva “amore, caro, non è che ti manca niente? una seghetta? un pompino? una sveltina?“. Mi ha guardato strano a dirmi “sempre a scherzare tu…” e gli ho strappato una risata. Perché lui coglie il paradosso, altre persone non so mica se capiscono quanto sia atroce il messaggio che passa attraverso titoli e notizie del genere.

La negazione del sesso come motivazione di un femminicidio, che pure dalle cronache era stato motivato in mille modi [1] [2] [3] [4] [5] [6] al di là delle conflittuali posizioni ideologiche tra innocentisti e colpevolisti. Lui umano, poi mostro, poi un po’ umano e un po’ mostro, e ora mostro ma non troppo, un pochino umano perché questa faccenda cattura l’empatia dei tanti che stanno ad aspettare che una qualunque lei si conceda, e nello stesso tempo però è un autogoal di genere perché questa cosa suscita sconcerto e indignazione, ho visto, soprattutto presso gli uomini, un po’ paternalisti, e le donne che chissà quante ne diranno circa la donna/madre che in quanto madre, con la bambina piccola chiusa in macchina, faceva il suo porco dovere di mamma.

Una madre è asessuata e l’omo è un vastasazzo incontinente!

Lui un mostro che voleva nientemeno che scopare in un angolo di un parco con la figlia che restava in là ad attendere il ritorno dei genitori e lei una santa, tipo maria goretti, che rifiutava per impedimenti fisici e senso del dovere materno.

Codesta cosa, ovvero il fatto che la santità nella essenza di questa donna costituisse un fattore “dominante” rispetto agli istinti bassi e carnali di questo “povero” uomo, realizza sull’umano “l’ennesima umiliazione”. Come un bambino colto a farsi una sega durante le celebrazioni natalizie dietro l’albero. Come chiunque a strusciarsi e toccarsi durante una messa. La santità di ella che opprimeva lui e lo obbligava a cercare sesso altrove e poi a richiederlo a lei. Così lui la puniva e si liberava.

C’è da scriverci un copione intero per una fiction che dura almeno sette stagioni in questa trama. Non so se è vera, ché le verità mediatiche e quelle processuali sono sempre sintesi dicotomiche ottenute a forzare narrazioni tanto più complesse. Con grande dispiacere per questo delitto, per una donna morta ammazzata, per la bimba, per lui che chissà quanto dalla vita abbia capito e quanto no.

Nel matrimonio non puoi rifiutarti di fare sesso.

Ma a parte questo la faccenda e le battute mi hanno evocato una lunga discussione avuta qualche giorno fa a partire da un cartello la cui frase mi è stata suggerita per la Campagna Dicono di Noi.

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Per me si tratta di una cosa orrenda. Qualunque cosa sancisca l’obbligo di una persona a fare sesso contro il suo volere, per questione di dovere, perché rientrerebbe tra i compiti di “cura”, per me è sbagliata, anacronistica, incomprensibile. C’è il sesso che fai perché ti piace, lo scegli, poi c’è quello obbligatorio ma che neppure lo è così tanto perché nella prostituzione può anche essere che tu possa scegliere i clienti, poi c’è lo stupro, ovvero il momento in cui ottieni da me sesso con un ricatto, una violenza, un abuso, una prevaricazione che mette la tua esigenza al di sopra della mia e che di me e dei miei desideri non tiene affatto conto. Non parlo di stupro con la stessa retorica sulla morale, intesa come violazione non concepibile dalla stessa cultura patriarcale, ma come negazione del mio piacere.

E se quel mio piacere viene negato a partire da un dovere che viene inscritto tra le regole del matrimonio, così come mi comunicano, e non so se ci sono differenti interpretazioni, di che parliamo allora?

A mia nonna il sesso non piaceva!

Vediamo se riesco a farvi una sintesi della discussione. So che può non essere comprensibile tra chi va oltre e parla di poliamore e non monogamia etero ma è una faccenda che esiste e di cui culturalmente bisogna tenere conto. Per alcuni il matrimonio è sacro, ed è loro diritto pensarla così. Motivo di rottura di un matrimonio può essere il mancato consumo di atti sessuali che vengono intesi come piacevole e spero soddisfacente modalità riproduttiva per generare prole.

Anche alla maniera un po’ più laica il sesso anni e anni fa veniva concepito per legge (art. 143 del cc) e sue successive interpretazioni (Qui, Qui, Qui), come un “dovere” di “assistenza morale” all’interno del matrimonio e tale dovere immagino veniva sancito perché il sesso non era una cosa vissuta così bene da ambo le parti. Se bisogna stabilire un obbligo è segno che qualcun@ altrimenti si sottrarrebbe a qualcosa che viene ridotto alla stregua di un dovere invece che una scelta ed un piacere. In passato, dunque, non c’era scambio.

E mia nonna me ne parlava davvero come un dovere da rifuggire così come nella mia famiglia alcune anziane chiedevano com’è che a “noi giovani” il sesso potesse piacere perché per loro era allargare le gambe e consentire una eiaculazione senza cura e attenzione rispetto ai loro desideri.

In tutto ciò a rimettere in discussione le modalità del fare sesso, il diritto al piacere reciproco e non solo inteso in senso androcentrico, sono state le donne e con il passare del tempo le relazioni sono diventate altro. Meglio: ci sono due tendenze. La prima è quella di ripristino di categorie patriarcali per cui il mio godimento diventa sempre funzionale alla gratificazione delle azioni virili del mio partner. Tanto più urlo di piacere e tanto più lui è un macho. La seconda è quella in cui entrambi giovano della reciproca attenzione e se non funziona e non funziona per tutti e due e se c’è una attenzione è finalizzata all’altr@ oltreché a se stessi/e e non alla gratificazione dell’ego di qualcun@ in particolare.

Il “Dovere di Assistenza Morale” nel Matrimonio. (La moglie è una puttana!)

Il “dovere di assistenza morale” (l’art. 143 del cc), giacché oggi raramente si arriva al matrimonio senza aver fatto sesso e dunque si presume che il sesso sia una scelta e non un obbligo celebrato in matrimoni forzati con persone sconosciute, non è una cosa della quale i coniugi si ricordano. E’ una notizia della quale ti informano semmai gli avvocati quando in corso di separazione ti spiegano che puoi addebitarla a lui o a lei per ottenere più mantenimento o per scansarlo.

Sentenze dicono che se lei non lo ha soddisfatto sessualmente lui può non essere obbligato a pagare il mantenimento e che diversamente se è lui che non soddisfa lei la ex moglie con un buon avvocato può esigere una specie di risarcimento. E a parte il fatto che la storia del mantenimento è anacronistica a prescindere e che sancisce di fatto una liquidazione di fine contratto dove tu, donna, ti sei venduta a lui firmando con il tuo si l’art. 143 del codice civile in cui giuri “fedeltà” e “dovere di assistenza morale“, ovvero anche sesso, al tuo coniuge, c’è che se questa cosa fosse chiara a tutti/e sarebbe anche chiaro che non esiste differenza tra una puttana e una moglie.

Fuorché una, un dettaglio, e non di poco conto. La puttana autodeterminata, contro la quale femministe autoritarie alleate a rinnovati e paternalisti patriarchi hanno dichiarato guerra, a partire dalla divisione tra donne perbene e donne per male da noi nota per la brutta retorica delle Snoq, non ha il dovere di scopare con te fino alla fine della durata del matrimonio e non deve riprodursi e assolvere al ruolo di cura nei confronti di coniuge, figli, parenti sparsi. La moglie, invece, si. E nella logica di quel contratto e delle vecchie categorie patriarcali la moglie è una puttana che si subordina e si mette a tutto servizio in esclusiva ad un unico protettore che tutelerà lei, le figlie (fintanto che queste non passeranno sotto tutela di qualcun altro) lottando intrepido per sottrarle a stupratori di ogni sorta.

La puttana in esclusiva e sotto tutela.

La moglie dunque è una puttana in esclusiva, con buona pace dei benpensanti che le assegnano sacralità soltanto perché più spesso, appunto, non sceglie i suoi clienti, non stabilisce la cifra, ma se le va di culo si becca forse una baby sitter di supporto o altrimenti niente. La moglie intesa in quella cultura è la negazione stessa di ogni principio di autodeterminazione. Non è lei che difende se stessa, che decide. Non è una lei che sta “al fianco” di qualcun@.

Semplicemente si subordina e si mette sotto tutela perenne, con attribuzione di ruolo e relativa colpevolizzazione dell’uomo che si farà sfuggire l’occasione di proteggerla dal bruto di passaggio e con evidente rimozione dell’analisi del fenomeno della violenza domestica che rivela, da un lato, che lui è un soggetto fragile tanto quanto e che a sua volta è un tutore che, se violento (concepito come in fase di abuso di potere e controllo invece che violento e basta), è sorvegliato da un altro tutore che è sorvegliato a sua volta da un altro tutore e così via (così è fatta la nostra società, sorveglianti o sorvegliantesse di sorveglianti di sorveglianti e non gente autodeterminata che può agire in autonomia).

Rivela dall’altro anche una rimozione: lui, a volte, ha bisogno di essere tutelato e il suo bisogno di auto/tutela non viene neppure considerato, perché vedere lui come persona umana, egualmente vittima piuttosto che sanzionabile, fa crollare tutta l’impalcatura sulla quale si regge il welfare fatto di “famiglie” ammortizzatrici sociali.

Le relazioni attuali in cui il sesso si fa per piacere e i doveri sono condivisi.

Quando racconto questo modello familiare in cui i “doveri” costituiscono una prigione parlo ovviamente di rapporti in cui non c’è collaborazione con il partner che oggi, per quel che ne so, è naturale non consideri la propria compagna una prostituta, non esige che lei assolva ad alcun “dovere” sessuato, ché tra l’altro se a lei non piace non gradisce neppure lui, e poi la aiuta e assolve ai ruoli di cura, pensa alla casa, ai figli, a lei, tanto e magari meglio di come farebbe la moglie.

Ma il quadro in cui si inseriscono le motivazioni della sentenza citate è quello anacronistico di cui vi parlo, che forse non ci corrisponde nemmeno più.

E’ una faccenda che vale per l’avvocatura e i giudici, in sede divorzile e oggi vediamo anche in sede di motivazione di un delitto la cui soluzione preventiva secondo il gup, dunque, quale avrebbe dovuto essere? Che lei scopasse anche se non voleva? E’ essere “dominanti” non voler fare sesso se non ci va? E’ essere “moralmente superiori” se si sceglie quando, dove, come fare sesso? Dunque il messaggio è “scopate con i vostri fragili e istintivi uomini altrimenti vi ammazzano”?

Il desiderio sessuale delle donne non esiste.

Dovere di assistenza morale nei confronti di qualcuno da tirar su con una medicina sessuata, mettendo a disposizione il corpo anche se non ti va, è fare lo psicofarmaco sociale per tenere in piedi qualcun@ stabilendo che egli abbia più bisogno di sesso di quanto non ne abbia io e stabilendo anche che questo bisogno si traduce in una dipendenza che io dovrò soddisfare.

La carne è debole, la donna tentatrice, tutti concetti che vengono fuori da una cultura cristiana, per quel che so. Carne di un uomo che è considerato come un mostro in se’, un violento dai bassi istinti da non tentare, sicché le donne dovrebbero andare in giro con un burqa, e in quanto ai propri piaceri sessuali non possono, non devono, esigere alcunché.

Qualunque desiderio manifesti, in rapporto al sesso, la donna viene percepita in posizione dominante, perché viene vissuta come “dominante” a partire dal fatto che lui viene descritto come un sesso-dipendente e lei come una specie di angelo beatificato che non si tocca mai e che avrebbe il controllo delle umane debolezze e delle persone che ne sono vittime.

Così, secondo quella cultura, una donna dovrebbe scopare anche se non vuole, grazie a cavilli morali/retorici/romantici normativi della sessualità di ciascun@. La prova d’amore, la chiamavano un tempo. Con la pretesa che il dovere corrisponda al piacere. Scadendo nella retorica moralista del martirio che nega il mio piacere e pretende che io tragga giovamento dal sacrificio e dalla privazione. Fai sesso per amore, se ci tieni, non perché ti piace e lo scegli, ma perché lui ne ha “bisogno, con carico di senso di colpa se ti rifiuti, e il senso di colpa è una costante nelle relazioni sessuate.

Se il sesso per i bisognosi lo passasse l’Asl?

Lui ha le palle che gli fanno male, glielo comunica, lei dovrebbe curarlo, guarirlo, e tutto ciò si chiama “dovere di assistenza morale”. E in definitiva, dunque, secondo i media il Gup avrebbe scritto che Melania sarebbe morta perché non ha permesso al marito di svuotarsi le palle.

Mi chiedo, io che non penso gli uomini siano violenti e sesso/dipendenti per natura, così come non penso che le donne siano angeli/ascete/vergini senza voglie sessuali per natura, inclini solo a sgravare figli, a soccorrere palle e a curare ferite altrui: se c’è chi ancora ritiene che il sesso sia un “dovere di assistenza morale” invece che un piacere reciproco, perché non ci pensa l’Asl e ancora, poi, mi chiedo, perché mai c’è chi si ostina a puntare all’ottenimento di qualcosa di così vetusto come l’Istituto del matrimonio quando è sorretto da regole così sessiste e stereotipate che più di così davvero non si può.

In tutto ciò, voi che vi siete sposati/e, sapevate che le cose stanno così? Qualcun@ prima di sposarsi ha letto il codice civile o no?

—>>>Sta circolando sui media copia integrale del documento/sentenza su Parolisi/Rea con tutti i dati sensibili di chiunque sia nominat@. Ma la tutela della privacy? Quel documento non dovrebbe circolare senza aver quantomeno oscurato i dati sensibili delle persone coinvolte. Non c’è davvero più limite alla spettacolarizzazione al punto che si consegna un documento del genere a chiunque, al pubblico, perchè sia sazio e ne discuta. Della serie siamo tutti/e criminologi/ghe. 🙁

Posted in AntiAutoritarismi, Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio.

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One Response

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  1. sabina says

    Segnalo una lettura interessante, sebbene immagini che vi sia già nota
    “la grande beffa. Sessualità delle donne e scambio sessuo-economico” dell’antropologa Paola Tabet
    Il saggio affronta , in chiave antropologica, l’idea di matrimonio come contratto sessuale e di come le categorie “puttana” “moglie” siano, in realtà, assai piu’ complesse e meno scontate di quanto immaginiamo. In certi casi , una buona moglie per essere tale deve essere puttana e cedere il proprio corpo a terzi , in altri casi no , ma il punto è che i contesti in cui cio’ avviene non vengono mai decisi/negoziati dalle donne se non nei casi delle sex worker che parcellizzano e tariffano le loro prestazioni “a monte” .