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C’è vita al di la del mondo normalizzato. E si sta meglio!

[Immagine via riotclishave.com]

Leggi un articolo su qualche studio ridicolo sulla lunghezza del pene la prima volta, sorridi e pensi “vabbè, è sempre la solita sciocchezza”.

Il giorno dopo ne leggi uno su quanto deve durare un atto sessuale perché sia perfetto. Lo scorri saltando qualche paragrafo tanto per vedere che consigliano e ti infastidisci: “ma non hanno proprio niente di meglio a cui pensare? Comunque io ci passerei il pomeriggio, altro che 10 minuti”.

I giorni passano, gli articoli aumentano e con loro le bestialità vendute per ricerche scientifiche o informazione. Un bombardamento  costante. Studi scientifici  di dubbia serietà, che non tengono conto della realtà della vita delle persone, come nel caso dei consigli sull’età riproduttiva delle donne, o basati su stereotipi culturali sessisti, razzisti e omofobi spacciati per leggi naturali.
Ogni giorno, tutti i giorni.

Sembra proprio che si voglia inculcare nelle persone tutte le linee di confine che
non è concesso superare. Attraverso storielle di scimmie, o di esperimenti su campioni di esseri umani tutti occidentali e tutti eterosessuali (per rappresentare al meglio il genere umano nella sua molteplicità), provano a convincerci su cosa è “normale”, “giusto”, “sano”.

Sono sapientemente
illustrate con graziose metafore o toni minacciosi e rappresentano le caselle, i corridoi, i binari in cui siamo chiamat* a ricoprire il nostro ruolo.


Ogni articolo che ci dice, ad esempio, chi dobbiamo amare e per quanto tempo, come dobbiamo fare sesso, o quanto dobbiamo riprodurci, è una pagina di una sorta di manuale in versione semplificata, stile sussidiario, che ci “educa” secondo quelle che sono le necessità politiche, economiche, culturali del nostro tempo.

La versione reale di questo manuale immaginario ha invece un nome, ed è DSM: il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

Il DSM realizzato
dall’American Psychiatric Association (APA) è considerato la “bibbia della psichiatria” dall’ anno della stesura delle prima versione nel 1952. In pratica è una consistente lista di tutti quei comportamenti o atteggiamenti considerati deviati, malati, non normali.

Ovviamente
è in continuo aggiornamento, ad esempio nel 1972 è stata eliminata
l’omosessualità come malattia a seguito della crescita del movimento gay e lesbico.

Nel 2012 verrà pubblicata la nuova versione, il DSM-V, e tra le new entry ci sono proposte che fanno drizzare i capelli.
Avevamo già fatto riferimento al manuale citando la sezione “Disordini sessuali e della identità di genere” per parlare della campagna STOP Trans Pathologization.

Bene, in questa stessa sezione vengono aggiunte cinque nuove presunte malattie. Ossia cinque nuovi comportamenti che, molto probabilmente, verranno considerate malattie mentali, condizioni in cui noi non saremo considerati capaci di intendere e di volere e saremo curati, con psicofarmaci o elettroshock, anche contro la vostra volontà se ritenuto necessario.

Le prime sono l’ Hypersexual Disorder e il Sexual Interest/Arousal Disorder in Women/ Men ossia rispettivamente la malattia dell’eccessivo e la malattia del non sufficiente desiderio e attività sessuale. Insomma una pesante normatizzazione sulla “giusta” quantità di voglia di scopare! Chissà che questa regolazione dei tempi e le quantità di desiderio non tenga conto come parametro dei famosi 3-13 minuti. Orologio alla mano prima che ci psichiatrizzino.

E questa storia
del’Ipersessualità ci puzza tanto di ritorno al concetto di ninfomania!

Le altre due malattie
“nuove” che compaiono in questa proposta sono la
Paraphilic Coercive Disorder
e la Genito-Pelvic Pain/Penetration Disorder.

Se la misurazione e quantificazione della nostra vita sessuale può sembrare assurda e basata su parametri tutti culturali quest’ultime sono ancora più incredibili.

La prima ve la sintetizziamo dicendo che fornisce la giustificazione della malattia mentale a tutti gli stupratori, soprattutto a chi ha commesso più abusi su differenti persone. Dal momento che le domande da rivolgere al presunto “malato” stupratore sono tutte rivolte a quantificare le violenze commesse, l’eccitazione provata nel compierla o il desiderio di farlo ancora, forse per valutare quanto è grave la
sua “patologia”, immaginiamo che sia dato per scontato che chi stupra lo fa perchè “malato”, deresponsabilizzandolo totalmente dei suoi crimini.

Con questi presupposti anche i soldati degli eserciti militari che hanno violentato migliaia di donne algerine, bosniache, vietnamite, sudanesi e in ogni paese in cui si sono consumati conflitti armati, erano tutti “malati”!
Pasticchina e pacca sulla spalla.

La seconda crea una patologia da curare con la
psichiatria nel caso le donne rifiutino o non si trovino a proprio agio
durante l’atto sessuale penetrativo per dolore o ansia e paura.

Nessun
accenno
al fatto che questa situazione possa essere successiva ad un
trauma, a una scarsa conoscenza del proprio corpo o semplicemente che
possa essere una pratica sessuale che non piace e non è desiderata. Tra
le domande suggerite al medico da rivolgere alla donna c’è inoltre un
preciso riferimento al fatto che l’atto sessuale si svolga con un
partner maschile, infatti si parla di marito o un partner.

Dita, pugni, dildi, zucchine, vibratori, spazzole, ecc ecc non sono
contemplati.


Il problema
sembra essere che in certe vagine si rifiuta il pene.

Sembra proprio
che queste nuove proposte abbiano l’obiettivo di colpire sempre più la
nostra sessualità: la sentiamo recintata, giudicata, ostacolata con ogni mezzo possibile.

La psichiatria sta
cercando di porre rimedio al “pericolo rivoluzionario” di una
sessualità fantasiosa, ludica, liberata, e soprattutto non produttiva e
riproduttiva, quindi economicamente inutile.

Non possiamo ignorare che i criteri utilizzati hanno una
particolare propensione a centrarsi sulle donne, che devono comunque
piegare il proprio desiderio all’uso e all’abuso dell’uomo. Dobbiamo essere comunque disponibili e pudicamente vogliose
indipendentemente dal fatto che raramente troveremo un briciolo di
soddisfazione all’interno del recinto in cui rinchiudono le nostre fantasie.

Se rifiutiamo
di piegarci alla sessualità imposta, i cui tempi e le
cui modalità evidentemente non sono le nostre, allora siamo sbagliate e
malate. Veniamo curate per essere controllate e riprogrammate. Pronte
per essere servite su un piatto d’argento.

Contemporaneamente
si continua a patologizzare la transessualità, colpevole di dinamitare il binarismo di genere, e si ignorano
volutamente i soggetti non eterosessuali, delineando lo spazio della sessualità solo
dentro i limiti della coppia maschio-femmina.

La “cura”
al disagio e alla insoddisfazione di tutte quelle persone che subiscono
e/o non si riconoscono nelle regole, nei pregiudizi e nelle violenze di
una sessualità normatizzata non si ottiene arricchendo ancora una volta
le case farmaceutiche per piegare le persone ad accettare l’unico
modello prospettato ma creando e realizzando ognuno e ognuna il proprio
immaginario.

C’è vita al di là del mondo normalizzato!

(Citazione: “Hay vida más allá del mundo normalizado”, Beatriz Preciado, intervista su El Pais.com “La sexualidad es como las lenguas. Todos podemos aprender varias“, 13/06/2010).

Posted in Anti-Fem/Machism, Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, Personale/Politico, Sensi.


2 Responses

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  1. Anna says

    Grazie per l’articolo!In effetti sapevo del DSM e sinceramente lo trovo terrificante!Voglio dire che è pazzesco pensare che un gruppo di psichiatri -spesso allineati alle esigenze delle case farmaceutiche- debbano decidere cosa quale comportamento è sintomo di disturbo mentale e quindi di malattia e cosa non lo è, segnando in modo indlebile i destini delle persone.Quante persone in Italia, soprattutto nelle famiglie più disagiate e meno istruite, sono state considerate pazze e trattate come malate magari solo per i loro comportamenti anticonformisti o comunque fuori dalla norma (di fatto potrebbe bastare un disturbo relazionale dovuto a traumi).Queste persone poi proprio perchè trattate da pazzi finiscono per diventarlo davvero passando la vita tra ospedali, violenze mediche e quant’altro…

  2. Federica says

    Potrà sembrare eccessivamente aggressivo come commento, ma io un bel TSO lo farei a chi vorrebbe inserire nel DSM malattie che esistono solo nelle menti di chi le ha concepite: persone malate e represse, che cercano di rendere infelice chi si accetta così per com’è e non ha bisogno di stupide regole.
    Invece di andare avanti, stiamo regredendo sempre di più…