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#SNOQ e il nazionalismo delle donne

Da Sopravvivere non mi basta: Quando il nazionalismo si tinge di rosa

Buona lettura!

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Leggo questa notizia e penso che non se ne può proprio più. Se il femminismo/i avesse davvero lo scopo di sovvertire solo i capi e non il potere stesso, io non mi ci sarei mai avvicinata e credo che non avrebbe neanche generato quel fiume immenso di idee e pratiche che ci/si arricchisce ogni giorno.

Ve lo scrivo in modo chiaro, per me SNOQ è l’antitesi di ciò che è il femminismo/i. E’ un movimento gerarchico, dove l’unica cosa che sembra valere è possedere una fika e non usare il proprio corpo per lavorare. Quindi autoritarismo e moralismo a go go.

I loro spot, come i loro comunicato, presentano un elemento persistente e deprimente: il nazionalismo. NOI ITALIANE, NOI DONNE ITALIANE sono gli unici soggetti a cui questo movimento parla.

Mi sono sempre chiesta che cavolo significa essere italiana. Me lo spiegate per favore? Vuol dire nascere in Italia (quindi le straniere sono escluse)? Vuol dire appartenere ad un popolo, una cultura? E che popolo saremmo? Io non mi sento italiana e non me ne importa niente dei confini, degli stati e delle appartenenze. Io sono una cittadina del mondo e come tale appartengo solo a me stessa.

Ma oltre al nazionalismo c’è anche l’elemento di genere: donna*, un termine che mi fa paura e che non so cosa significhi. Donna che significa? Donna è colei che ha la fika? Quindi le trans non sono donne? Donna è colei che partorisce? E se sono sterile non sono donna? Donna è colei che è portata al lavoro di cura? Io quindi ne sono esclusa? Ma soprattutto chi e cosa stabile cosa è donna e cosa non lo è?

A questa espressione, donna italiana, che mi ricorda i marchi di derivazione controllata che si usano per gli alimentari, e che per questo mi fa venire l’orticaria solo a leggerla, aggiungeteci il motivo dello spot che da donna, femminista e anarchica non posso che rinnegare in toto.

In tempo di elezioni cosa mai si può chiedere alle donne? Il voto. Sempre e solo il voto. Da quando ne ho memoria ricordo queste chiamate alle urne che, da come si può vedere anche in questo post, vengono presentate come chissà quale strumento di lotta, di sovversione del potere.

Mi chiedo se dopo la Fornero, cito lei perché quando pianse venne descritta da molte come un esempio positivo di politica, davvero si può credere che la fika faccia una differenza. Quale differenza c’è tra un capo donna e uno uomo? La fika ci rende immuni dal potere e dalle tecniche di dominio? Ma davvero credete in queste idee stupide?

Io vorrei provare a capire con voi il motivo di queste richieste, perchè davvero penso che siano dannose. Spot come quelli di SNOQ ti dicono che innanzitutto devi andare a votare. Quindi partono dal presupposto che il non voto sia sbagliato. Perché? Chi lo ha deciso? Perché votare sarebbe corretto? Da come la vedo io è il voto ad essere una beffa, una farsa che ci fa sentire capaci di decidere un destino che è già scritto. Il voto sancisce già che schiav@ siamo e schiav@ rimarremo, che di un capo, sia esso donna o uomo, noi ne abbiamo bisogno, che siamo dei minorat@ che non saprebbero autogovernarsi da sol@. Peccato che la storia dimostri ben altro.

In secondo luogo, nello spot, si dice che oltre ad andare a votare bisogna scegliersi una candidata femmina, perché senza di esse non si governa. Quindi, si sottolinea ciò che vi ho detto sopra, ovvero che si ha intenzione di preservare il governo, quindi il potere, quindi la struttura gerarchica che ci rende schiv@, ma che si vuole cambiarne il sesso, perché così si diventerebbe un “paese moderno” (leggeteci dittatura moderna). Il concetto di moderno mi puzza tantissimo, in suo nome abbiamo dato origini a sistemi autoritari e dittatoriali che ci hanno portato indietro rispetto a quello che per me è il vero progresso dell’umanità (l’autogoverno). La schiavitù non può essere considerata una vittoria e men che meno qualcosa di moderno.

Ora, l’essere dotata di fika, renderebbe la donna un capo migliore? Questa è una di quelle sciocche convinzioni che ogni tanto mi sento dire quando si parla di voto alle donne o quote rosa. Sciocca non solo perché si pensa che il cambio di sesso del capo, del potente, renderebbe più sopportabile la schiavitù, ma anche perché è un concetto che incatena la donna a quella dannata biologia che ci è costata davvero troppo dolore.

La donna, secondo costoro, sarebbe un capo migliore perché più comprensiva, empatica, gentile per “natura”. Tutte caratteristiche che non possono valere solo quando ci fa comodo, ma sempre. Se la biologia ha ragione in questi casi allora l’aveva anche quando in suo nome ci definivano mestruate, isteriche, lunatiche, fragili ed ect. Non capite che queste due visioni sono generate dalla stessa mentalità? Non capite che state alimentando ciò che ci incatena? Questo concetti sono maschilisti non solo quando ci definiscono isteriche ma anche quando ci definiscono propense alla comprensione.

Per di più, in questo spot, non si fanno distinzioni politiche. Come ho detto basta avere la fika. Che tu sia una fascista o una comunista è uguale, basta che hai la fika. Un discorso simile a quello di chi ti viene a dire che la destra e la sinistra sono uguali, prestando così i fianchi a movimenti populisti e a fasci come Casapound che nel qualunquismo ci sguazzano, perchè gli permette di ripulirsi la faccia.

Da anarchica non credo nel voto, nei partiti e nelle rappresentanze, ma quando votavo sapevo che c’era una bella differenza tra sinistra e destra. Lo so, mi direte, ma perché il PD è sinistra? Avete ragione, non lo è, anzi a me sembrano tutti partiti di destra e centrodestra, di sinistra non vedo neanche l’ombra. Ma proprio per questo, credo che per chi crede ancora nel voto, sia importante sottolineare la necessità di fare delle distinzioni, di segnare confini invalicabili e su cui c’è poco da discutere. L’antifascismo è fondamentale, come l’antirazzismo e l’antisessismo, per non parlare della questione di classe. Non si può pensare di poterli sottovalutare in nome della fika.

Quindi, tirando le somme, in questo spot non solo troviamo una serie di concetti che legano la donna alla nazione (quindi proprietà privata di un intero stato) e alla biologia, andando ad alimentare la cultura maschilista che si dice di voler “sovvertire”, ma si stabilisce che non vi è altra strada che l’autoritarismo e che l’importante è la fika e non le idee politiche.

Insomma il peggio del peggio, che dimostra come le chiamate qualunquiste, i calderoni e un pensiero critico inesistente possano danneggiarci tutt@.

Note

* L’uso del termine donna mette in scena anche una dicotomia, per me, è inaccettabile. I generi non sono due e non si può continuare a fare discorsi partendo da tale convinzione. Noi, che per prime abbiamo conosciuto l’esclusione e la censura, non possiamo cancellare gli altri generi. L’uso del termine donna può essere valido solo se lo si decostruisce e gli si dà un significato nuovo, aperto e sempre in evoluzione. Sono le categorie, che io definisco a compartimento stagno, che creano e alimentano le discriminazioni e la violenza.

Posted in Critica femminista, Scritti critici.

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