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Casa Rossa Occupata: amare un centro sociale

Montignoso è un comune nella provincia di Massa Carrara, una delle province con il più alto tasso di disoccupazione e inquinamento della Toscana. Io c’ho vissuto per un sacco di anni, proprio li. Ho sempre pensato che fosse troppo urbanizzato per sembrare un paese di campagna e allo stesso tempo privo degli stimoli che rendono attrattiva una città.

Montignoso sorge incastrato tra la costa e le Alpi Apuane: vivere li per me ha significato principalmente avere l’opportunità di godere della natura, una sensazione che ovunque vada mi porto sempre dietro con un pizzico di nostalgia. La necessità economica di stimolare il turismo estivo selvaggio ha fatto scempio della costa, riducendo la vegetazione spontanea delle dune a misere isole protette, per fare posto a stabilimenti con palmette, piscinette e pratini all’inglese, mentre le cave hanno lentamente ed inesorabilmente modificato il profilo di questi monti che non posso fare a meno di divorare d’amore con gli occhi quando torno.

Sono quegli stessi monti che furono attraversati dalla Linea Gotica fino all’aprile del ’45, luoghi densi di memoria, che lentamente scompaiono dal nostro immaginario.

Per quanto lontana le mie inquietudini mi portino, il mio punto di partenza resta quello. Vengo da uno dei tanti margini di questo mondo che riconosce solo i centri, e ho avuto la possibilità di rivivere nei racconti e nei sentieri quella che è stata una resistenza antifascista che mi ha contaminata sin da bambina. Un antifascismo che per me odora di boschi di castagno, di lunghe passeggiate e di giri in bicicletta.

Tutta questa premessa nostalgica è per far capire con quanta gioia pubblico un post di Gianmaria, dove parla della Casa Rossa Occupata, un nuovo Centro Sociale liberato proprio a Montignoso, anche lui con uno sguardo al passato ma con tanta rabbia e amore per il futuro. Perché è da questo che dobbiamo ripartire, dal riprenderci gli spazi, la socialità, i nuovi progetti e farlo soprattutto da quei margini abbandonati dalla memoria e dalla propositività e saccheggiati dalle destre revisioniste e da sinistre che, come in Toscana, non hanno nulla da invidiare alle mafie di tutta Italia.

Buona lettura!

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La nostra è una generazione maledetta. Chi è nato a metà degli anni ’70 è cresciuto nella consapevolezza di un costante senso di inadeguatezza politica: gli echi della stagione della contestazione ci hanno accompagnato per tutta la vita, senza poterne cogliere l’essenza, imprigionati nel nulla politico degli anni ’80. E allorchè gli anni ’90 portano un illusorio barlume di risveglio (la Pantera soprattutto, ma non solo), la cultura della real politik lo rispedisce immediatamente in un angolo.

Pensavo a tutto questo mentre il 5 ottobre, assieme a decine di compagni entravo in un posto occupato, abbandonato, ferito, con l’idea di trasformarlo in un laboratorio politico, sociale, culturale.

Già, i Centri Sociali. Per noi poveri sfigati di provincia hanno rappresentato allo stesso tempo, modello a cui tendere e utopia irraggiungibile. Una generazione ribelle, antagonista, figlia in tutto e per tutto dell’epoca della ristrutturazione, provava a recuperare un pensiero figlio degli anni ’70, e a riproporlo con un vento di novità e un senso di conflittualità nuovo e adattato ai tempi. Noi vivevamo di riflesso quella stagione, e io più di riflesso degli altri, io che avevo ancora la testa costantemente al calcio (altra utopia irraggiungibile, ma questo è un altro discorso). Ma i ragionamenti, i discorsi, i tentativi, gli errori, le proposte arrivavano e noi le elaboravamo alla nostra maniera. Le esperienze di occupazioni tentate – dal teatrino, allo stabile dell’Aurelia -, il contatto con il livello regionale attraverso il periodico Comunicazione Antagonista, le prime feste di Rifondazione a cui partecipavi con l’idea della Rivoluzione (o più propriamente della Rivolta), non facevano altro che rimarcare la differenza fra la nostra precarietà e un livello di Antagonismo che auspicavamo e che guardavamo ammirati, con la costante tendenza a mitizzare. E gli esempi non mancavano: dalla giornata “solenne” del 10 settembre 1994 a Milano, a Amsterdam 1997, ai nostri caduti Sole, Baleno, a molti altri.

Oggi c’è una diversa consapevolezza. Il percorso politico dei Centri Sociali ha fallito in gran parte delle città italiane, mescolatosi con la politique politicienne o persi in una dimensione auto-assolutoria tendente al ghetto. Ma di quell’esperienza conservo allo stesso tempo un fascino estetico straordinario, ma anche una possibile riproducibilità, dovuta alla brillante stagione passata ed anche a un’elaborazione nuova, che attribuisce a questi luoghi un ruolo diverso, nell’epoca della crisi dirompente.

A Montignoso stiamo provando a mettere in atto qualcosa di straordinario, che rompa l’ordinarietà dei nostri stanchi luoghi di provincia. Proviamo a pensare la convivenza in una dimensione conflittuale, riempiendola di contenuti, proposte, idee. Proviamo a immaginare un diverso tipo di relazione e un’autoeducazione al fare politica. E’ faticoso e spesso il risultato non è all’altezza dell’aspettativa. Ma è un tentativo di risposta antagonista e abbiamo dalla nostra parte l’entusiasmo di generazioni diverse di ribelli che provano ad elaborare un terreno comune.

Una famosa canzone, icona delle occupazioni degli anni ’90, parlava di “amare un centro sociale”. Ho sempre pensato che fosse una sorta di licenza poetica e che quell’ “amare” non fosse da prendere alla lettera. Ebbene, in questo primo mese di vita della Casa Rossa Occupata, ho riscoperto l’intima connessione realizzata nel dar vita ad un luogo, nel determinarne il percorso, nel contribuire a farlo crescere: una sorta di amore ti lega all’esperienza che stai realizzando.

Noi ci siamo, con una storia alle spalle, ma con nuovi orizzonti davanti. L’unica cosa che non cambia mai, come abbiamo visto anche in questi giorni, è l’arroganza del potere. Ma ci faremo i conti.

Casa Rossa Occupata vive!

Il programma della settimana

Casa Rossa Occupata. “Una settimana Esplosiva!”
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Mercoledì 7 Novembre:
Bar Aperto e…

PIN-UP in concerto (Grunge da Massa)

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Giovedì 8 Novembre:

Bar Aperto & Apericena Messicana a base di nachos, tacos e cheso.

Cineforum Autogestito: Verrà proiettato
GIU’ LA TESTA di Sergio Leone

(Film ambientato nel Messico della rivoluzione, è diretto da Sergio Leone. E’ un film che riesce ad esprimere in maniera eclatante gli aspetti principali connessi a una rivoluzione che si intrecciano inevitabilmente con numerose riflessioni sociali e politiche, una fra tante la condanna al classismo. Il film inoltre può vantarsi di una colonna sonora scritta e diretta da Ennio Morricone)

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VENERDI 9 NOVEMBRE:

REDELNOIR in concerto! (musica Folk da Carrara)

DA NON PERDERE!

Il concerto inizierà per le 22.00.

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Sabato 10 Novembre:

Giornata di Piazza:
Presidio informativo durante tutto il pomeriggio in piazza alle Capanne.

Volantinaggio e Vin Brulé

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Domenica 11 Novembre:

PRANZO POPOLARE DELLA DOMENICA
” Mangi quanto vuoi, paghi quanto puoi”

Nel pomeriggio alle ore 18.00:

“IL SANGUE CHE NON SPORCA” Iniziativa sulle morti in carcere.
Relatori: Cira Antignano (Madre di Daniele Franceschi)

Cristiano Armati
(Autore di Cuori Rossi http://www.booksblog.it/post/3768/cuori-rossi-intervista-a-cristiano-armati )

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Tutti i pomeriggi: Aula Studio Aperta, Wi-Fi gratuito, Sala Cinema sempre attrezzata e Open Bar

Casa Rossa Occupata (Via Aurelia Sud Montignoso)

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