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L’indechoosyone dei giovani d’oggi

Da Just Lauré, per le nostre Storie Precarie:

Stasera la birra ha fatto poco effetto. In genere, io e i miei coinquilini affoghiamo le intemperie della giornata in bicchieri traboccanti perchè quando rimangono vuoti abbiamo quasi la sensazione di essere più leggeri. Stasera no, effetto mancato. e allora mi trovo qua, a scrivere la mia lettera al ministro Fornero.

A volte vivere in questo ammaccato paese fa male.

Fa male sentire un ministro della repubblica dire che i giovani devono buttarsi nel mondo del lavoro, evitando di essere “choosy”, cioè schizzinosi nella scelta dell’occupazione. Ma la domanda è: esiste ancora il mondo del lavoro? Di cosa stiamo parlando? Dei miei amici laureati che rispondono a centinaia di telefonate in call center che sembrano città, tanta la gente e il caos che vi regna? Di cosa stiamo parlando? Dei miei colleghi che hanno lasciato questo paese perchè hanno giustamente ritenuto indegno fare del volontariato universitario? Di cosa stiamo parlando? Di chi si è suicidato perchè questo “mondo del lavoro” non l’ha neppure mai intravisto e s’è sentito privato di ogni respiro che potesse muovere i suoi giorni? Di cosa devo parlare? Di me? Che non sono nemmeno la più brillante delle menti a cui questo fottutissimo paese abbia dato i natali, ma che come migliaia di altri “choosy” ho una laurea e finanche un dottorato. Di che vogliamo parlare? Dei miei mesi di esilio all’estero (sì, di ESILIO, perchè non è detto che tutti noi giovani e meno giovani sentiamo questo fortissimo bisogno di lasciare la nostra terra, nonostante sia la culla del sudiciume politico e culturale). Cosa devo dire alla Fornero? Che di mestiere faccio la sociologa/operatrice sociale/venditrice ambulante/direttrice amministrativa/libraia/tuttologa e che tutto questo avviene generalmente nello stesso giorno, tanto che a fine giornata mi rivolgo ai miei inquilini cercando di vendergli un pigiama appartenuto a Sartre, dopo aver stilato l’elenco degli obiettivi di un tirocinio formativo che ha come azienda ospitante la cucina della signora di sotto?

Voglio dire alla Fornero che non mi vergogno neppure un poco a svegliarmi presto la mattina e andare a fare il mercato coi miei amici accolti in una cooperativa sociale che brilla per capacità di resistenza in un buco di mondo dove l’unico lavoro certo è la malavita e dove le politiche sociali sono più rare della capacità del mare di dissalarsi autonomamente. Ma davvero devo dire questo a un ministro della fottuta repubblica italiana?

Davvero devo dirle che le sue parole mi hanno ferito, che ha generato in me una rabbia tale da sentire – nel mio animo da “choosy” avvezza alla precarietà – di non voler niente da lei e da chi come lei governa questo paese secondo le leggi dell’individualismo, del neoliberismo e dell’autoritarismo fine a se stesso.

Ministro Fornero vorrei che lei sapesse che ci offende sostare sulle sua bocca. Non si  occupi di noi. Nè lei nè altri prima di lei l’ha mai fatto e quando ci avete provato, ci avete falciato le gambe e pure le speranze. Perciò, non parlate di noi. Ipotizzate pure la nostra esistenza, se credete che questo possa dare una sferzata di giovanilismo ai vostri inutili discorsi, ma non parlate di noi. Non ci conoscete. Ci offende sostare sulle vostre bocche.

Se avessi avuto la possibilità reale di scegliere i miei governanti, di essere… come dire…. selettiva nell’attribuzione di un voto democratico, forse stasera la birra avrebbe avuto il solito effetto.

Posted in Pensatoio, Precarietà, R-esistenze, Storie Precarie.