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My choosy employments (o anche: 50 sfumature di choosy)

da Psikosomatica, per le nostre Storie Precarie:

Per la gioia della sig.ra Elsa Fornero, e per appoggiarla nella sua campagna di classe contro la genìa di fancazzisti, mangiatori di spaghetti al pomodoro a ufo e per di più terribilmente esigenti e schizzinosi, ecco una breve disamina della mia tendenza ad essere terribilmente choosy nella scelta del ventaglio di occasioni lavorative della mia vita:

– Promotrice di materiali didattici presso le scuole per conto di casa editrice: 10 euro al giorno, poi scese a 8 euro (ore di lavoro conteggiate: 2, quindi diciamo 4 euro l’ora. In realtà era fuori città e stavo in giro dalle sei di mattina alle quattro del pomeriggio. Un paio di volte ho pure dovuto pagare la benzina al mio capo, quindi ho devoluto l’intera giornata lavorativa a lui per poter almeno tornare a casa con le tasche vuote così come ne ero uscita).

– Lavapiatti, sguattera e aiuto-cuoca quando serviva (con annesso cuoco che mi chiedeva ossessivamente se indossavo o no gli slip): 25 euro a turno, dalle 18 alle 1:30. (ehi, è stato il lavoro meglio pagato della mia vita e bevevo anche gratis!)

– Call-center: niente fisso mensile e nemmeno quotidiano – come era stato ventilato all’inizio – , solo 0,15 centesimi al minuto di conversazione. La retribuzione saliva a 0,34 centesimi se la telefonata superava un certo minutaggio. Bonus di 15 euro (da corrsipondersi a fine mese) se totalizzavo più di 180 minuti di conversazione per turno, cosa impossibile se non si aveva la loquela di un venditore di aspirapolveri o delle corde vocali a prova di aria condizionata a 18°C fissi.

– Sbobinatrice di interviste per conto di prestigiosa fondazione medica: gratis, era una cosa altamente formativa e lo facevo, appunto, per il prestigio, e ringraziavo pure perché il datore di lavoro era un padreterno.

– Idem con patate per quanto riguardava gli stages universitari, più volte ho fatto tre giorni di riprese con camera a mano diurne e notturne, gratis. Oppure somministrazione di questionari e rilevamento/trattamento dati. Sempre gratis. D’altronde quelli che “lucravo” erano crediti fondamentali per la laurea, e quindi.

– Lezioni e ripetizioni private: 10-13 euro all’ora, con picchi di 25 nei periodi fortunati in cui l’allievo/a era particolarmente problematico e necessitava di un metodo non standard (e la famiglia poteva permetterseli ampiamente, ça va sans dire).

Baby-sitter: mezza giornata per sei giorni a settimana, 8 euro l’ora. 10 euro se ero richiesta per il sabato sera. Al che io me ne sbattevo dignitosamente dei due euri in più che mi avrebbero resa ricca ricchissima e andavo a sfonnarmi di canne e tortini all’hashish.

Tutte quelle che ho elencato sono state tutte occupazioni rigorosamente in nero. Finanza delle mie brame vieni a prendermi, ché ti faccio i nomi e i cognomi di tutte queste anime pie che si sono avvalse delle mie mansioni senza permettermi di avere, a 32 anni, uno straccio di contributo versato.

Fornero, capisco dalla tua aria pensosa mentre avvolgi intorno alle dita il filo di perle che questi dati non ti tornano ed incrinano le tue ben pasciute certezze di signora bene, che non ha certo dovuto ricorrere a mezzucci squalificanti come matrimoni di convenienza per arrivare dove è adesso. Vedo l’ombra nel tuo sguardo di disadattata umana che non ha mai dovuto preoccuparsi di lottare contro la schizzinosità di sua figlia, quando si è trattato di sistemarla all’università e poi nella fondazione di famiglia. Scorgo la lacrima che ti scorre sulla gota quando pensi a quante magnifiche opportunità diciamo addio per giovanilistico egoismo e voglia di zompettare fino all’alba, protraendo la convivenza con genitori e fuorisede e tenendoci stretti i nostri anni fuori corso. Mi dispiace che noi si debba procurarti tutti questi crucci e queste amarezze, mentre tutto quello che tu sognavi per noi – il mercato del lavoro selvaggio, contratti-merda, lavoro gratuito – ti scivola via fra le dita come un flacone di Chanel n.5 lasciato cadere distrattamente nel lavandino e devi prendere atto della nostra plebea e mediterranea inclinazione al non voler fare nulla. Davvero, non ho parole. Mi dispiace, so che soffri tanto, forse più di quanto soffrissi io ad inalare ammoniaca nel retrocucina di una pizzeria e a sentirmi fare battutacce sul culo, più di quando mi sono venuti i geloni alle mani per la raccolta delle olive, più di quando mi sono beccata vomito e diarrea di neonato sui vestiti, o a farmi mantenere da un convivente. Ma mi fai anche tanta pena, perché soffri di una forma di scollamento dalla realtà che dev’essere davvero prepotente e totalizzante ed imbarazzante, se davvero senti la necessità di ricorrere all’ipocrisia di un anglicismo da rivista patinata per esprimere il tuo disprezzo di casta verso i tre quarti dell’umanità che ti circonda e probabilmente ti lava i piatti, ti rifà i letti e ti stira i tailleurs che indossi con tanta marziale nonchalance mentre spari siffatte cazzate a tutta randa.

 

Posted in Pensatoio, Precarietà, R-esistenze, Storie Precarie.


7 Responses

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  1. Sabrina Miso says

    Ti stimo davvero per questo post! Bellissimo, soprattutto l’ultimo paragrafo: “Ma mi fai anche tanta pena, perché soffri di una forma di scollamento dalla realtà che dev’essere davvero prepotente e totalizzante ed imbarazzante, se davvero senti la necessità di ricorrere all’ipocrisia di un anglicismo da rivista patinata per esprimere il tuo disprezzo di casta verso i tre quarti dell’umanità che ti circonda e probabilmente ti lava i piatti, ti rifà i letti e ti stira i tailleurs che indossi con tanta marziale nonchalance mentre spari siffatte cazzate a tutta randa.”
    Applausi!!!

    p.s.: lavoro in un ufficio full time senza contratto a 300 al mese. Come sono choosy!

  2. Psikosomatica says

    grazie a tutte 🙂

    qui un post (di pancia) che è scaturito da un commento di Olga (Diario di un porco al lavoro):

    http://psikosomatica.wordpress.com/2012/10/24/ad-olga-una-risposta/

  3. kate says

    a quanto pare non sono l’unica, ho un curriculum simile al tuo, solo che molte volte non mi hanno pagata per un motivo o per un altro, ed ora mi permetto di essere choosy infatti quando mi chiedono di lavorare gratis scelgo di non rimetterci i soldi della benzina , non è essere schizzinose è essere economiste nel quotidiano, se ho poco denaro non lo butto per arricchire datori di lavoro senza scrupoli. Se anche la ministro fosse economa come tutte noi anche solo a parole forse questa nazione andrebbe meglio

  4. lisa says

    ieri pensavo che volevo rispondere alla fornero… poi stamattina vedo che qualcuno l’ha fatto esattamente scrivendo ciò che avrei scritto io! sembra la mia storia… e quella di chissà quante altre donne! brava autrice!

  5. antonellaf says

    Ah, no, l’autrice era psikosomatica. Doppia standing ovation, allora! 🙂

  6. antonellaf says

    Già che stiamo in vena di anglicismi: Standing ovation for fasst.
    clapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclapclap

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