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Riflessioni sull’articolo dedicato a Morgane Merteuil e il suo libro “Libérez le féminisme!”

Qualche giorno fa lessi un articolo sulla 27esimaora su Morgane Merteuil ed il suo libro “Libérez le féminisme!” e ne rimasi molto colpita. Nell’articolo si ha la sensazione che Morgane, segretario generale di Strass, il sindacato francese del lavoro del sesso, si contrapponesse a tutto il femminismo. Presa dall’emotività che mi caratterizza ho subito pensato di scriverle una lettera per farle capire che il femminismo non era tutto bacchettone e moralista e che quindi poteva contare sulla solidarietà di molt@ di noi. Fortunatamente un amico (grazie Crescenzo) mi ha segnalato l’articolo francese a cui fa riferimento quello italiano e una meravigliosa donna (grazie Libera Voler) non solo lo ha tradotto ma mi ha anche aiutato a capire alcune cose della realtà francese. Dal confronto tra i due testi sono nate delle riflessioni che spero possano esservi utili e che saranno inserite, in corsivo, all’interno della traduzione. Buona Lettura!

Il femminismo “prosex, proporno, pro puttane” di Morgane Merteuil

Di Quentin Girard

Escort e portavoce del Sindacato del Lavoro Sessuale, in un pamphlet denuncia le associazioni femministe anti-prostituzione.

(Già nel titolo notiamo una differenza sostanziale. La 27esimaora intitola “Morgane, la prostituta che si scaglia contro le femministe” facendo passare il messaggio che Morgane si contrapponesse a tutto il femminismo, cosa che invece nel titolo francese non si evince e anzi, non solo si definisce quello di Morgane un femminismo prosex-proporno e pro puttane, ma nel sottotitolo si precisa che la portavoce dello Strass critica solo le associazioni femministe anti prostituzione. Una bella differenza, non credete? )

“Nel mio lavoro di hostess di bar Americano, ho capito prestissimo che se volevo guadagnare più di 20 euro a sera era il caso che mi mettessi a fare i pompini. Assodato questo, non ci ho visto niente di male, preferendo questo per pagarmi gli studi, piuttosto che un sacco di altri lavori pietosi.” Così inizia Morgane Merteuil, nella suo Libérez le féminisme! (Liberate il femminismo!) , che esce questa settimana per le edizioni l’Editeur.

A dicembre, abbiamo incontrato questa giovane donna di 25 anni, che ha messo i suoi studi tra parentesi. Ormai militante e escort a domicilio, è diventata nel 2011 la segretaria generale di Strass, il Sindacato del lavoro sessuale. Il giorno stesso della pubblicazione del ritratto su Libération, un editore la contattò. Il risultato nove mesi più tardi, è un pamphlet contro delle associazioni femministe abolizioniste come Ni Pute Ni Soumises (Né puttane Nè sottomesse) o Osez le féminisme (Osate il femminismo).

(Anche qui la 27esimaora decide di generalizzare parlando di “un pamphlet contro le femministe”. La domanda sorge spontanea: perché si tende a parlare di femminismo come se fosse un blocco unico? L’esistenza di diversi femminismi e quindi di diverse posizioni su svariati argomenti è sconosciuta o volutamente celata? )

Le accusa d’imporre un’immagine “mainstream” e “borghese” della donna. Per lei, “la loro propaganda costruita essenzialmente intorno al principio di dignità della donna erige ad ideale un solo ed unico modello di emancipazione verso il quale noi siamo tutte destinate ad essere irreversibilmente attratte”. Queste associazioni sarebbero inoltre responsabili da una quindicina di anni di una supposta degenerazione della reputazione delle femministe e non sono né “emancipatrici”, né “creatrici di nuove possibilità, salvo che per quelle che, come Fadela Amara e Caroline de Haas (1), hanno saputo utilizzare le loro associazioni come un trampolino per un bel posto al caldo al governo”.

(Le accuse di Morgane nei confronti di queste associazioni non si riducono a ciò che la 27esimaora riporta: “accusa le femministe di imporre un’immagine della donna borghese e bacchettona” ma va bene oltre e parla di come certe realtà strumentalizzino le questioni di genere per far carriera. Questa è un’accusa che dovrebbe far pensare anche a noi italian@.)

A volte convincente, a volte un pò confusa nelle sue argomentazioni, Morgane Merteuil difende al contrario l’idea di un femminismo plurale che considera che tutte le donne non aspirano alle stesse cose. Considerando che “le femministe, quelle, non si sono mai disturbate di conoscere la prostituzione, perchè una puttana non potrebbe parlare delle femministe?” , si domanda con falsa ingenuità. Poiché

l’oggetto principale delle sue lamentele contro queste associazioni – che senza dubbio non ne meritano così tante- è che sono abolizioniste, per un divieto totale della prostituzione, una misura difesa da Najat Vallaud-Belkacem, ministro dei Diritti delle donne.

(Liberation ribadisce ancora una volta che Morgane non è contro il femminismo ma contro quello abolizionista e anzi lotta per un femminismo plurale. Però anche il giornale francese sembra un po’ di parte, dato che si lascia a considerazioni personali come quelle sulle lamentele contro le due associazioni abolizioniste che, secondo il giornalista, sarebbero ingiuste. Libera ci ricorda che queste due associazioni da anni sono molto criticate non solo per questa scelta abolizionista, ma per molte altre posizioni che appaiono di destra e razziste, come ad esempio quella contro l’uso del velo.)

Rifiuto di una società binaria.

Se lei passa velocemente sulle Chiennes de Garde*, il suo vero obiettivo principale è Ni pute ni soumises. Le critica per “aver più che contribuito alla stigmatizzazione delle donne col velo, contrapponendole a quelle con la gonna”.

*(Libera ci informa che le Chiennes de Garde, letteralmente le Cagne di guardia, collettivo nato nel 1999 con l’obiettivo di rispondere alla violenza sessista del linguaggio nello spazio pubblico, sono accusate dalle femministe pro sex di essere tra le prime a cristallizzare il “femminismo giusto”)

“Considerato il simbolo più importante della sottomissione delle donne mussulmane, proprio per questo è invece considerato da alcune come un segno di affermazione” , vuole relativizzare. Secondo lei, una donna che non assomiglia al “modello emancipato della nostra società occidentale” non è per forza una vittima della dominazione degli uomini. Fadela Amara, per piacere troppo allo stato francese, difenderebbe un “pensiero postcoloniale, tornando a considerare che chi è diverso è solo in ritardo nel suo processo di civilizzazione e non chiederebbe invece chi è da educare”.

(Anche qui il giornalista francese si lascia a considerazioni personali del tutto opinabili. Dal mio punto di vista ciò che dice Morgane è giusto e per nulla relativo. Il velo per molte donne e femministe arabe non è considerato come un elemento di oppressione ma di rivendicazione della propria identità. Con questo non si sta dicendo che il velo deve dunque essere imposto, ma che semplicemente bisogna permettere, a chi lo vuole, di indossarlo. Alcune femministe francesi, come d’altronde alcune italiane, hanno spesso un atteggiamento colonialista: hanno la presunzione di sapere ciò che è meglio per le altr@ donne, soprattutto quelle provenienti dai paesi considerati meno civilizzati. L’elemento che stabilisce il grado di civilizzazione di un paese è ovviamente la cultura occidentale, che si erge come baluardo di una democrazia che, lasciatemelo dire, puzza di fascismo e di razzismo e non se ne rendono conto, oppure sì.  Anche su questo punto la 27esimaora decide di censurare forse perché è un argomento troppo attuale nel nostro paese? )

Anche per quanto riguarda Osez le féminisme, dal bollettino  d’adesione alla richiesta di mandare in pensione la parola  “mademoiselle” (“signorina”) nei documenti amministrativi, nulla va a genio a  Morgane Merteuil. Se la prende particolarmente con l’appello Osez le clito! (Osate la clitoride) datato giugno 2011. Soprannominato anche Osez la démago (Osate la demagogia) dalla giornalista e autrice Gaelle -Marie Zimmermann, “ questa campagna rimarrà probabilmente negli annali delle campagne più irritanti del femminismo francese”, scherza la segretaria generale dello Strass. “ Questi corsi di piacere non sono né più e né meno che un invito a normalizzare la propria sessualità che un incoraggiamento a praticare un determinato sesso (donne che non sono interessante al sesso e che non vogliono più sentirsi anormali con questa campagna?)”. “promuovere I benefici della clitoride, va bene, ma ordinare alla gente di interessarsene, no! E ridurre il piacere femminile alla clitoride, ancora meno!”, aggiunge.

(Credo che questo punto sia molto importante e qualcosa su cui effettivamente bisognerebbe iniziare a discutere. Da quando si pensava che la donna non avesse una sua sessualità alla scoperta del clitoride, del piacere femminile, dell’orgasmo ne è passato di tempo, eppure un vizio sembra ripetersi. La normatizzazione della sessualità. Se è vero che il femminismo si è sempre interessato del piacere femminile è vero anche che alcune correnti non si sono mai spinte oltre un certo limite, esplorando così solo una parte di quel piacere ricercato, presentandolo però come l’unico possibile. Anche qui in Italia dovremmo iniziare ad interrogarci su questi temi e credo che il porno femminismo possa darci molti interessanti spunti.) 

“Si le donne possono amare il culo”

(Tutta questa parte su una sessualità femminile non normata è completamente censurata nell’articolo della 27esimaora e ci sorge il dubbio che di bacchettoni ce ne siano parecchi in giro, e non solo in alcune associazioni femministe.)

Interpellando gli scritti di Virginie Despentes o dell’autrice svizzera Grisélidis Réal, Morgane Merteuil rifiuta l’idea “di una società binaria, che contrappone uomini e donne” e se ritiene che effettivamente viviamo in una società patriarcale che bisogna combattere, “i rapporti di dominazione sono molto più complessi di così, poichè si sovrappongono molteplici oppressioni”.

(Questa considerazione la trovo molto interessante e condivisibile. Mentre la 27esimaora la riduce a “rifiuto dell’idea imposta da certi movimenti rosa fatta di opposizione donne contro uomini” facendo passare il messaggio che Morgane rifiutasse di per sé tale opposizione, nell’articolo francese l’affermazione ci appare più complessa. Ovvero non si nega l’esistenza dell’oppressione dell’uomo sulla donna, ma la si rifiuta come unica oppressione dato che ne esistono di molteplici e di diverse forme. In poche parole si parla dell’intersezionalità che molti femminismi usano già come strumento di analisi e che nel piccolo anche noi cerchiamo di tenere sempre presente.)

Nella seconda metà del suo lavoro, difende la scelta libera della prostituzione, le “puttane” e i clienti: “Sì, gli uomini possono essere teneri e premurosi. Sì, le donne possono amare il culo. E sì, prostituirsi può essere una maniera di riappropriarsi del proprio corpo e della propria sessualità.”

In un paragrafo in forma di manifesto, dichiara inoltre: “noi siamo prosex, proporno, proputtane, e per la libertà di portare il velo, o quanto meno per una presa di coscienza sul fatto che non esiste la prostituzione ma le prostituzioni, che non esiste il velo (…). Sarà solo allora che potremo definire il femminismo lotta per la dignità delle donne, intesa come lotta perchè ciascuna donna possa essere considerate come degna qualunque siano le sue scelte”.

(Anche per questa affermazione la 27esimaora non si contraddice e continua imperterrita a trasformare il significato delle parole. Infatti secondo la testata italiana Morgane affermerebbe che “solo quando saremo libere nelle nostre scelte, il femminismo di lotta potrà essere considerato degno, indipendentemente dal tipo di decisioni prese” che in altre parole significherebbe che il femminismo non rispettando le scelte altrui non è una lotta “degna”. Ma leggendo la frase riportata da Liberation capiamo che Morgane voleva dire ben altra cosa, ovvero che il femminismo, facendo riferimento a quello abolizionista e “colonialista”, non può definirsi lotta per la dignità delle donne se non considera degna la scelta di ciascuna. Un posizione, che almeno per me, è più che giusta e che per giunta noi abbiamo sempre sostenuto. )

Morgane Merteuil, tutta per i suoi attacchi e le sue difese in questo testo da combattimento, nasconde o tratta rapidamente gli aspetti negativi della prostituzione e del velo. Per questo, come scrive lei stessa alla fine dell’opera, l’obiettivo dello Strass è quello di battersi contro “il degrado morale” ma anche di lottare contro “lo sfruttamento, la schiavitù, il traffico di essere umani, e lo sfruttamento sessuale dei bambini, essendo un luogo di riflessione e elaborazione di un lavoro sessuale scelto e autogestito”. Peccato che non sviluppi neanche un poco questi argomenti – e aveva lo spazio per farlo. Critica le associazioni femministe di perdere del tempo con lotte inutili – come ritirare il “madmoiselle” dai documenti amministrativi – ma può essere che rischi di fare altrettanto se si limita alla sola denuncia dei sui capri espiatori*.

(Anche nella conclusione il giornalista di Liberation non ci dispensa dalle sue opinioni e mette in rilievo dei dubbi leciti, ma in una forma che, almeno per me, è antipatica. E’ come se le riflessioni di Morgane fossero trattate con sufficienza quando invece dice delle cose molto interessanti. Non ho ancora letto il libro di Morgane e quindi non posso entrare nel merito della questione, ma posso portare il dibattito fuori da questo articolo e sviluppare il discorso altrove. Credo sia importante parlare della prostituzione come libera scelta, dei diritti delle/dei sex-worker anche affrontandone le criticità, che sono lecite e servono a farci capire la complessità del tema. Personalmente credo che i movimenti per i diritti delle sex-workers facciano un lavoro importante e che nel farlo siano ben consapevoli dell’esistenza della tratta e che lottino anche per debellarla. Non è facile e nessun@ pensa che lo possa essere, ma credo che l’esistenza stessa di tali difficoltà non possa impedire a dei/lle lavoratori/trici di avere dei diritti. E’ come dire che dato che esistono donne a cui è imposto il velo bisogna toglierlo a tutte. E’ un sopruso, sia l’uno che l’altro. La risposta come sempre è nel lavoro a più livelli, che sì non è facile, ma neanche impossibile. L’impossibilità, a mio avviso, è la morte di ogni cambiamento, perché ne uccide anche solo la possibilità di pensarlo.)

*(Libera ci fa notare che nel testo è utilizzata l’espressione têtes de turc. L’equivalente più diffuso dell’espressione italiana è bouc émissaire. Lo dico perchè trovo interessante la scelta linguistica. Quest’espressione, così poco diffusa, fa allusione ai turchi, alla resistenza delle loro teste per il turbante, sottilmente al velo delle arabe, più in generale ha un discreto sapore postcoloniale.)

Note

1 Fadela Amara è stata presidentessa de l’Associazione Ni pute ni soumise, ministro della politica della città dal 2007 al 2010 e Caroline de Haas è stata portavoce di Osez le féminisme collaboratrice di Benoit Hamon (segretario del partito socialista, attualmente ministro dell’economia. Ndt.) ed è attualmente in carica come consigliera incaricata delle relazioni con le associazioni e la lotta contro la violenza sulle donne per Najat Vallaud-Belkacem, ministro dei diritti delle donne.

In conclusione possiamo dire che se la 27esimaora fa passare il messaggio che Morgane e la Strass si contrapponino al femminismo nella sua totalità, in una spezie di guerra tra puttane e femministe, l’articolo su Liberation sminuisce e un po’ sbeffeggia le opinioni di Morgane, dileguandole come contraddittorie e incomplete. Da entrambe le testate capiamo che il pensiero altro, differente, non-normato non è ben accetto e quindi o lo si trasforma in altro o lo si sminuisce.  Noi invece pensiamo che l’argomento e le riflessioni sulla prostituzione e sulla sessualità femminile siano molto stimolanti e quindi, non solo continueremmo a parlarne, ma li affronteremo anche durante il Feminist Blog Camp dove insieme parleremo di Slutwalk, di autocostruzione di sex-toys, delle migranti  “fra cura di letto e cura a letto”, di postpornografia e tanto altro dato che, ne siamo convint@, tutto questo riguarda tutt@. 

 

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Critica femminista, Sex work.


One Response

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  1. Madame Anais says

    Sul Culo. “Si le donne possono amare il culo” dall’articolo originale «Oui, les femmes peuvent aimer le cul». In francese, in quel caso “cul” sta per “scopare” o “sesso”, andrebbe tradotto: “sì alle donne può piacer scopare (o fare sesso)”

    Molto ci sarebbe da dire su Sex Workers\Prostitute e Femminismo*, la storia dei Collettivi si scontra ovunque nel mondo con la sponda moralista del Femminismo*. (vedi POWER)

    Il giornale Liberation è parte integrante di quel Femminismo*, è il motivo per cui è presente una vena di sufficienza verso quello che dice Morgane.

    Ovviamente POWER è stato censurato – come successo in molti blog sedicenti femministi* – quando messo a commento dell’articolo della 27ora a dimostrazione di quanto siano aperti a conoscere cose che non conoscono prima di sentenziare. Donne e uomini che nulla sanno, continuano a spiegare ovunque alle donne prostitute e a chi ne è coinvolto, cos’è la prostituzione. I risultati sono sotto gli occhi di tutte.
    http://www.micropunta.it/powertothesisters/

    * qualcuno lo chiama veterofemminismo.