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Il genere secondo D di Repubblica

Di stereotipi sessisti e di cosa possono fare i genitori per combattere questa guerra che tende a incasellare i bambini in ruoli ben distinti si parlava anche qui e qui. Un pessimo articolo su D di Repubblica è diventato occasione di dibattito e quello che leggete sotto è il contributo, molto apprezzato, di Cinzia e a seguire altri commenti che vi sono stati.

di Cinzia Gi

Su D di Repubblica c’è un’illuminante riflessione sul genere. Una donna, una spiaggia, un bambino e una bambina di circa cinque anni che parlano tra di loro e la “rivelazione”: in barba a tutto quello che da tanti anni si cerca di mettere criticamente in discussione, maschi e femmine si NASCE.

L’autrice prima credeva “che gli stereotipi di genere fossero in gran parte un fatto di educazione e di cultura”, ed era convinta che “alla linea di partenza, in quel terreno fertile e rigoglioso che è l’infanzia, ognuno potesse essere quello che vuole e tutti fossero uguali”. Poi ha avuto tre figli maschi, ha ascoltato “una conversazione qualsiasi, in spiaggia” e ha capito che si sbagliava, e parecchio.

In realtà il dialogo tra i bambini, ammesso che sia vero e forse lo è, è la prova di quanto pervasiva e forte sia la divisione di genere nella società in cui viviamo. La prima cosa che si sa dei bambini è il loro “sesso”, prima di venire al mondo si è “già” maschietto o femminuccia. E la prima identità che ti “incollano” in famiglia, al nido, per strada… Nel primo anno e mezzo di vita si incamerano le informazioni basilari sul genere cui apparteniamo e soprattutto sul fatto che apparteniamo per forza ad un genere. Il problema, dopo, è dimenticare, per sempre, o per qualche ora, che sei uomo o donna, che devi fare così e cosa per essere virile o femminile.

L’infanzia sarebbe un terreno fertile e rigoglioso per educare i bambini a essere se stessi. Ma quanto è scorretto un articolo che nega l’influenza degli adulti spacciando per innati comportamenti che i bambini hanno appreso?

E’ un modo infimo e strisciante per naturalizzare la differenza e l’oppressione, e per oscurare il lavoro di chi smonta la presunta ovvietà dell’essere maschi e femmine. Mi chiedo perché fa così tanta paura un mondo senza genere.

Nota Bene: Su facebook, a commento di questo stesso articolo, c’è stata una discussione ricca e piena di spunti che proviamo a tracciare qui per voi.

Fulvia:

A mia figlia piacciono sia i fiori che i “bacherozzi”, giocare nella sabbia quanto Lady GaGa: oddio, come la classifico?!
Che articolo ignobile.

Carla:

tra l’altro parte dal presupposto che i comportamenti di bambine e bambini a 5 anni siano un campo di osservazione neutro, libero da influenze e stereotipi della cultura dominante… io non credo

Claudia:

ha ascoltato una conversazione in spiaggia …e il suo modo di vedere le cose è cambiato…fulminata sulla via di Damasco dallo stereotipo incarnato. Ma non mi voglio soffermare su questo, preferisco ricordare tutti i poveri alberi che sacrificano la loro vita per permettere la stampa di D di Repubblichina, invece di diventare più utilmente carta igienica.

Valeria:

ho visto proprio oggi che Internazionale parla proprio di questo nel numero che esce oggi... bisogna rendere obbligatoria la lettura di “Dalla parte delle bambine”?

Badji:

Seguo il suo blog e non me lo aspettavo proprio un post del genere! Ma davvero non vede che una bambina di 5/6 anni col costume rosa coi volants e i braccioli di hello kitty E’ connotata culturalmente? Si inizia ad essere influenzati prima di nascere e davvero dovrebbe essere obbligatoria la lettura di “Dalla parte delle bambine”. Secondo lei il costume rosa se l’è comprato da sola senza nessunissima influenza sociale? I suoi figli maschi non vanno a scuola, non guardano la tv? E per rispondere a Francesca, vorrei capire se giocare con le macchinine secondo lei è innato, scritto nel codice genetico così come, evidentemente, la preferenza per il rosa o l’azzurro.
Mi spiace ma in questo post e nei commenti c’è grande ignoranza e autocompiacimento (come sono maschi i miei figli!!) e basterebbe capire che 5 anni sono l’età che più mostra le influenze culturali!

Valentina:

mio commento: ah ma quindi stiamo anche rimettendo in discussione l’acquisito?? no per capire se dobbiamo ripartire da capo, ricominciare con x e y e credere che la femmina è connaturata ai brillantini e fiori e i discorsi vacui. il tenore del raccontino sarà sicuramente simpatico ma non è innocuo dire queste cosine di questi tempi elasti, non trovi?

Claudia:

basta entrare in un qualsiasi negozio di giocattoli per rendersi conto di quanto ancora i bambini, e soprattuto le bambine, siano fortemente condizionati sin dalla più tenera età. date un’occhiata al reparto maschietti: oltre alle solite macchinine e personaggi c’è un sacco di roba creativa, costruzioni di tutti i tipi; nel reparto femmine invece domina il rosa, e ci stanno un sacco di attrezzi per pulire casa, per cucinare e per truccarsi

Claudia:

per dire una sciocchezza: mio figlio da quando va all’asilo ha acquisito questo concetto malsano dei colori: i colori da femmina e i colori da maschio. questa cosa mi manda ai matti. per fortuna a casa i modelli sono invertiti perchè non sono io quella che cucina, che fa le pulizie e che stira. però è dura staccargli di dosso questi stereotipi

Posted in Critica femminista, Pensatoio, Sessismo.


3 Responses

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  1. Lidia says

    Mi permetto di segnalare un interessante articolo di Cinzia Sciuto che chiarisce un poco le idee e, in modo indiretto, dà una degna e lodevole risposta al pessimo articolo di Elasti. E grazie a Cinzia Gi per le sue parole a commento dello stesso.

    Lidia

    http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/14/il_mondo_in_rosa_e_celeste.html

  2. Fede says

    Lotta impari. Banalissimo esempio: porto in giro mia figlia vestita di colori NON rosa e passa immediatamente per maschio. Non e’ un problema per me, e non pretendo che la teoria del genere come performance della Butler sia conosciuta da tutti – peraltro la sto rimuginando, che la Butler e’ bella complessa – ma sarebbe ora che il livello del dibattito su questi temi si elevi un po’. Difficile crescere una creatura in modo almeno gender neutral.

  3. Elena says

    Osservando la nipotina del mio compagno ho capito che gli stereotipi sessuali vengono acquisiti perchè imposti dalla famiglia. Se la bimba si rotola per terra o salta con la gonna le dicono “Comportati da signorina”, e quando aveva pochi mesi già le mettevano gonne e calzamaglie. Io invece sono cresciuta tra i Lego dei miei fratelli maggiori…e infatti credo di non essere ancora riuscita a diventare una signorina. E mi sa che non lo diventerò più.