Skip to content


Parlando di donne e di piedi (linguaggi, demonizzazioni e negazionismi)

Ordunque. Corre l’obbligo di realizzare uno stupidario di modi attraverso i quali le voci difformi dalla moltitudine, quelle che non sono ortodosse, che trasgrediscono la norma, quelle di donne eretiche, vengono etichettate, demonizzate e finanche negate.

Cioè, capisci a mmè, se dici una cosa diversa dalla mia tu non esisti. Sei solo un fake, uno dei tanti nickname di femmina d’uso del maschilista tal dei tali.

Posso dire con certezza che essendo una che non ha cloni, voglio sperare, avendo posto nel tempo varie questioni e mille ragionamenti, avendo scritto tante cose, in una ricerca costante di significati, soluzioni collettive, in una condivisione di saperi e riflessioni e strumenti senza che si mettesse mai la parola fine intesa in quanto dogma, verbo, fede, sono stata oggetto di varie reazioni come un po’ tutte, penso.

Intanto c’è da dire che alcune donne che ho aspramente criticato, in termini politici ovviamente e mai personali, hanno scritto che:

– dietro femminismo a sud ci sono GLI uomini;

– che è brutto brutto brutto farsi la “guerra tra donne” (ché è meglio tenere sempre il colpo in canna contro il primo uomo di passaggio);

– che se parli di prostituzione senza volerle “salvare” sei complice di puttanieri e magnaccia;

– che se non vuoi mozzare la testa o i coglioni e non permetti neppure che si insultino gli uomini tutti per i crimini commessi da alcune persone già sei orientativamente maschilista senza se e senza ma;

– che se declini l’anticapitalismo dicendo che le lotte delle donne, inclusa quella contro la violenza, vengono usate per fare business (dai click di giornalacci online ai fondi per iniziative varie) sulla nostra pelle, vittimizzando a convenienza e legittimando autoritarismi a iosa, ti dicono che sei liberal (maddechè!);

– che se non santifichi la maternità e le madri (Uteri di tutto il mondo unitevi!) allora è chiarissimo: sei un maschio travestito o se proprio proprio per essere gentili ti dicono che sei sterile (sarà lieta di saperlo mi@ figli@… pfuiiii);

– che se osservi i problemi della gente con obiettività e senza demonizzare nessuno ti dicono che ti sei venduta l’anima al diavolo (giuro che me l’hanno detto… sarà sempre Soros, il pugno di Otpor che tramite i padri separati mi fanno arrivare un fondo mensile per rifarmi gli alluci che esteticamente un alluce ben fatto al giorno d’oggi conta…).

Ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare questi non sono sassolini che mi tolgo dalle scarpe (di cui la faccenda dell’alluce che comunque, vi giuro, è parecchio a posto :D) ma è una questione di sostanza politica.

Come le donne riescono a concepire le differenze tra generi se non riescono neppure a parlarsi tra di loro? Se quando io dico una cosa che non ti piace tu decidi che o sono una fiancheggiatrice di uomini a vario titolo (ahhhh… gli u-o-m-i-n-i!!!) o non esisto proprio come si fa a parlarsi?

Prima regola del parlarsi: io non nego la tua esistenza.

Seconda regola per parlarsi: non mi sogno di parlare a nome di tutte le donne perché io non sono tutte le donne e se dichiaro una cosa del genere ho un minimino di delirio di onnipotenza.

Terza regola per parlarsi: rispettare l’autorappresentatività, l’autonarrazione delle donne, fossero anche quelle che non mi somigliano.

Quarta regola per parlarsi: smetterla di decidere che esista una differenza tra vere donne, false donne, mezze donne eccetera.

Quinta regola per parlarsi: quello che va bene per te non va bene per me. Gli stereotipi no grazie. Non mi attribuire caratteristiche in base al sesso biologico. Non mi attribuire una connotazione di genere.

Sesta regola per parlarsi è ascoltare e poi parlarsi.

Settima regola per parlarsi è opporre critiche sulla base di motivazioni politiche e non personali.

Ottava regola per parlarsi: non richiamare alle logiche del branco quando parli con me e non mi dire che dobbiamo essere per forza d’accordo perché siamo donne (lo so che è un concetto già espresso ma vale la pena ripeterlo).

Nona regola per parlarsi: evitare di fagocitare, saccheggiare contenuti altrui per normalizzarli, spegnere voci contro perché non sono funzionali alla realizzazione di nicchie rappresentative di potere, evitare di mettere cappelli alle iniziative, evitare di parlare di rete e poi fottersene della rete e di chi ci sta dentro.

Decima regola per parlarsi: riconoscere dignità personale e politica e d’opinione anche a chi non la pensa come te. Può anche essere una tua nemica sul piano politico ma il fatto che te lo dico e ti mostro perché non sono d’accordo con te significa che ti riconosco come soggetto che ha pieno diritto a manifestare la propria opinione. Se però vuoi la mia morte, virtuale, politica, in quanto femminista, autodeterminata, antifascista, antirazzista, antisessista, antispecista, anti tutto quello che ti pare, allora addio.

Dunque mi pare necessario recepire gli spunti di donne che rispetto, delle quali non sempre condivido l’opinione ma che esistono e sentono perfino negata la propria esistenza. Esistono donne che sono critiche nei confronti di un certo modo di fare femminismo. Amiche, figlie, nonne, nuove compagne di uomini che risentono di una mancata riforma del welfare: sono molto critiche su un assetto sociale che le danneggia personalmente o perché danneggia comunque direttamente i propri compagni. Talvolta si approcciano, tentano di inserirsi nelle discussioni, civilmente, ovvero se alle donne, normalmente, le femministe chiedono di non essere minimamente compiacenti da parte di alcune si esige invece una forma mansueta di sudditanza. Nessun atteggiamento critico che riguardi il genere d’appartenenza. Diventa un tradimento, un’eresia. Dunque hanno il dovere di parlare con calma, mai dare di matto, sclerare, inappuntabili, perché a quelle altre è consentito sfancularle, insultarle, negare la loro esistenza e invece loro devono inserire commenti con docilità estrema, testa bassa, gentilissime e in punta di piedi come se entrassero in una chiesa.

E offrire spunti critici a chi non la pensa come te va anche bene ovviamente farlo in modi rispettosi di quelle differenze, ma come ci si inserisce nelle discussioni quando pensi che ti riguardano da vicino e vorresti dire che esisti anche tu e che il tuo punto di vista è diverso?

Per onestà intellettuale devo dire che queste donne con le quali parlo molto volentieri e con le quali scopro perfino di avere opinioni in comune non hanno imposto contenuti non condivisi in nessuno dei nostri spazi, non hanno negato la mia/nostra esistenza e differenza, non mi hanno mai mancato di rispetto e le chiacchiere, una dietro l’altra, fatte di contenuti e non di curtigghio, di gossip, scorrono piacevolmente e ci arricchiscono (spero reciprocamente!). Chi ha una idea piuttosto vaga su cosa sia il rispetto della differenza è qualcun altra che nel frattempo mi ha insultata, offesa e ha contrassegnato un confronto civile come “tradimento”.

Dunque con l’aiuto di queste demoni che al momento mi possiedono (l’esorcismo femminista ho ancora da vederlo ma tutto è possibile 😛) declino infine i modi – alcuni dei quali anch’io ho usato, e sbagliavo  – attraverso i quali alcune donne vengono accolte quando tentano di spiegare che loro sono altro:

La divisione per categoria è essenziale per capire.

Commenti della serie: “LEI E’ UN UOMO, UN TROLL, UN PERICOLOSO ANTIFEMMINISTA

Ignoratelo. E’ il solito militante antifemminista.

Siamo invasi da uomini che commentano con nick di donne.

Eccoli qui, sono arrivati. La solita invasione degli ultracorpi

Troll che infastidiscono!

Lei è un falso profilo foraggiato dalla lobby dei padri separati

Commenti della categoria: “LEI NON SA CHI SONO IO

Lei dice solo banalità.

Inutile porre una domanda capziosa.

Quando scrive lei sbaglia gli accenti. Si studi l’Italiano.

Consulti la Treccani alle voci […]

Il solo modo di distinguere le donne vere è una valutazione dei contenuti.

Categoria del: “LEI ISTIGA ALLA VIOLENZA!

Il suo tono mi impedisce di dialogare con lei.

Non tollererò altre aggressioni.

Lei è una persona misogina e antidemocratica.

Basta con questo linguaggio violento e intimidatorio.

Solo chi è pedofilo può sostenere queste tesi.

Categoria del: “LEI NON E’ DEGNA DI ESSERE CHIAMATA DONNA

Lei è solo una fiancheggiatrice di potenziali stupratori

Eccole le donne che sostengono la parte del maschio “privato” del suo potere

Avete lingue biforcute

Siete solo frustrate supporter di padri separati

Lei propaganda il maschilismo, si vergogni

Categoria del: “LEI NON E’ MADRE QUINDI NON HA DIRITTO DI PAROLA

Chi non ha figli non può capire pertanto non ha il diritto di parlare

Certe cose le si può comprendere solo se si è genitori

Le donne senza figli non sanno quello che si perdono

Le donne che non hanno figli sono donne a metà

Più o meno la stessa cosa è successa a me quando tentavo di dire, volendo ragionare all’inizio con chi – soprattutto uomini – si occupa di questione maschile e padri separati, che le mie/nostre perplessità su varie questioni erano di natura squisitamente politica e che in ogni caso su di noi pesavano una montagna di pregiudizi che erano dovuti, sono certa, al fatto che se non ci si parla quello che non si capisce e non si conosce viene visto come un unico calderone. Siamo tutte brutte sporche e cattive. Sono tutti brutti sporchi e cattivi.

Quello che è necessario dire è che il modo per sconfiggere pregiudizi e demonizzazioni è parlarsi. Chi ha paura che un pezzo di femminismo, libertario, per nulla ortodosso, incline a fare il cavolo che gli pare, che non deve nulla a nessuno, parli con altre donne, ma anche uomini, per scoprire che non c’è nulla di omogeneo e di netto e che le cose stanno un  po’ diversamente da come erano state definite, beh, chi ha paura di questo, c’è da capire per quale ragione tema questo confronto.

Si era detto che esistevano i lupi cattivi e le perfide matrigne, streghe, demoni, roba da far tremare i bimbi dagli incubi. E invece i lupi sono animali che rischiano di andare in estinzione, un po’ incazzati certo, qualcheduno che non è certo il capobranco, prende a pretesto e sfoga il suo rancore e la sua misoginia e getta ombre negative a quella stessa causa facendo martiri le femministe e rendendo un servizio a chi vuole demonizzare, ma c’è dell’altro. C’è molto di più. E non esistono neppure le matrigne perfide. Quelle sono frutto della fantasia di chi ha costruito le favole mettendo nero su bianco stereotipi e dando voce a terribili pregiudizi popolari. Così come qui da noi non ci sono terribili femministe assetate di sangue, forze armate adoperate per la distruzione dei padri e eserciti al servizio di forze oscure di nessun genere.

In generale, detto con affetto nei confronti di tutti e tutte, penso che da qualunque parte io mi giri trovo persone che hanno dei problemi e che non riescono a dirseli o che se li dicono male e che non riescono a mettere in condivisione sofferenze se non declinandole con parole che poi possono risultare inadeguate.

Mi piacerebbe tanto che le persone smettessero di farsi guerra. Mi piacerebbe che riuscissero a pronunciare rispettosamente le differenze. Mi piacerebbe che le madri, i figli, i padri, i nuovi compagni, le nuove compagne, riuscissero a pensare ad una idea di solidarietà equa e condivisa, a soluzioni sociali non lesive delle fragilità altrui, ad una idea di famiglia fatta da adulti responsabili che possano essere reale punto di riferimento per i bambini.

Mi piacerebbero tante cose. Ma non è detto che facciate quello che dico io, anzi sicuramente no. Quindi, nel frattempo, vedete di non impedire almeno a me di guardare le cose con equilibrio. Grazie.

Buon pomeriggio. 🙂

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio, Satira.


10 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. fikasicula says

    Credo di non essere stata chiara e dunque lo preciso. Non passano qui commenti lesivi di nessuno. Non passano commenti che analizzano la psicologia delle persone, le loro intenzioni, che investono energia in una “crociata” alla sconfitta del drago di fuoco a supporto della Pas.

    Dopodiché potete insultarmi, analizzare le mie linee di coerenza, ricordarmi cosa ho scritto tre anni fa (dite che non me lo ricordo? ma per fortuna si va avanti. voi no?), potete cercare ragioni per continuare a reggere in piedi le barricate ma io, lo ripeto, non sono un vostro strumento, non sono la vostra cecchina, non sono la mercenaria che colpirà al vostro servizio chiunque vi stia sui coglioni o sulle ovaie. Non lo faccio io, qui non lo fa nessuno e non passa nessuno commento che ci vuole usare per questo scopo. E’ chiaro?

    E giusto per analizzare psicologie e comportamenti: fino a che i miei toni erano differenti evviva FaS e tutte a invocare il martirio perché c’era qualcuno che criticava o che usava stratagemmi per toglierci visibilità. Ora che si scrivono cose con altri toni allora dite: devo stare zitta? volete voi fare un clone di femminismo a sud così sparisce questo punto di vista critico? ma non eravate contro la censura? e dunque perché il mobbing? perché la necessità di denigrare l’opinione altrui? di insultare? perché questa totale assenza di rispetto? perché i commenti diffamanti di cui so, per sfortuna, passati di bocca in bocca in privato?

    o con me o contro di me. questo è il senso.
    volete parlare di pas? di ddl 957? allora fatelo ma sul serio.
    parlatene senza dietrologie. analizzate i problemi, i motivi per cui ci sono in ballo quelle proposte, e appurato che i problemi ci sono trovate controproposte se non vi piacciono quelle che sono in campo. così funziona una democrazia.

    di fatto qui a leggere libri su libri (non le quattro sciocchezze che stanno su internet) a studiare le proposte di legge, a immaginare qualche soluzione alternativa, sulla base di presupposti politici e non di avversioni personali, a tentare di capire perché proprio quelle proposte e non altre, a immaginare quali soluzioni possono essere efficaci, siamo state noi, qui, con tutti i limiti che abbiamo. E personalmente devo dire che su alcune cose mi sono sbagliata. Ma so che non abbiamo mai voluto combattere nessuna guerra. Nessuna. Se voi volete farlo combattetela da soli/e.

    Quindi basta così. Ma basta davvero. Grazie!

  2. fikasicula says

    @Chiara

    ovviamente tu hai diritto alla tua opinione ma il fatto che vieni a ricordarmi da che parte stare (perché è quello che hai fatto credimi, tu come altre prima di te) risulta lesivo di quello che dicevo nel post.

    Sulla Pas io ho espresso una posizione precisa che ho più volte descritto e che si completa di dettagli che come ti dicevo definirò in un prossimo post.

    Quello che non mi va bene è il fatto che si discuta di chi sta dietro la Pas in versione complottista invece che della Pas stessa. A te interessa? Allora devo dirti che fai un po’ di confusione. Dico una cosa ovvia. La scienza è un business in generale. Lo è quando parli di pillola del giorno dopo, di ru486, di terapie a recupero dello stress post traumatico da stupro, di farmaci adoperati per curarti la febbre. Certa psichiatria a me non piace. Le soluzioni che adopera, la modalità tutta americana di inventare sindromi per tracciare comportamenti, senza casistiche, senza una sintomatologia verificabile, vale lo stesso per la sindrome della donna maltrattata, si tratta di dispositivi che si inseriscono nei contesti giudiziari e in america i consulenti fanno soldi a palate. Ma in Italia la questione è differente.

    Intanto di Pas si parla in contesti di Psicologia, adesso, e non di psichiatria. pare perfino appurato che riconoscano che non sia una malattia, dunque niente terapia della minaccia, ma ne parlano come l’effetto di pressioni psicologiche, di un abuso psicologico, di un maltrattamento, con un dibattito che prosegue in sedi accademiche dove la questione viene discussa senza le sguaiataggini, le diffamazioni e le calunnie che sono espresse altrove. E in quanto al resto se non fai parte della tifoseria allora prova a capire di che parli prima di stabilire elementi a detrazione che processano le intenzioni senza entrare nel merito della faccenda. che poi è quello che dico da sempre tentando di capirci qualcosa: volete discuterne? dunque che bisogno c’è di inserire la discussione sulla pas in un contesto in cui invece che parlare di quello, nel merito, si usa un linguaggio da tifoseria ultrà? sostenitori che a vario titolo non consentono un dibattito reale e sereno su questo e quanto ce ne sarebbe stato bisogno.

    Io ho approfondito, lo faccio ancora e quello che vedo è un bambino che viene messo in mezzo a litigi tra i genitori e che ne subisce delle conseguenze. Ho chiesto mille volte se i rifiuti per un genitore in particolare siano verificati, con che mezzi, se si può distinguere un rifiuto da un altro, se il bambino è tutelato nel caso in cui il suo rifiuto fosse giustificato, e pare di si, pare che non sia affatto così semplice che un giudice decida malamente e chi lo fa è un incompetente, puoi parlare di negligenza, di periti, psicologi, competenze varie, che poi è quello che ti stanno dicendo anche loro, ti dicono che il sistema degli affidi è una trappola e che è pieno di incompetenti, ma in tutto ciò tu hai capito di che parli?

    Non sto avallando niente. Continuo a pensare che la Pas non sia una malattia, continuo a pensare che non si possa autorizzarne l’uso per legge quando la comunità scientifica ancora ne parla e decide, penso tante cose, quelle che in democrazia mi è permesso pensare ma non sto dietro una barricata, non ho una ossessione per impedire al mondo di ragionarne in modo diverso dal mio e non considero chi la pensa diversamente da me un demone, dunque non ho difficoltà a parlarci, a confrontarmi. Illustrerò quello che so fino ad ora e continuerò a cercare ma di sicuro non mi interessa discutere di una materia togliendo credibilità a chi se ne occupa per evitare di discuterne sul serio.

    L’errore sta in questo, Chiara, chi mette in discussione la Pas non fa necessariamente parte dei buoni e chi la sostiene non fa necessariamente parte dei cattivi. Siamo tutti persone, adulte, genitori e non, che discutono a partire dai propri problemi, o dal proprio interesse e alla ricerca di soluzioni. Tutto qui.

  3. Chiara Lo Scalzo says

    Ma perché quando parlo (scrivo) pensi che lo faccia con l’intento di far cambiare idea a qualcuno? Non è che se uno esprime un parere lo fa per cercarsi dei discepoli…
    Se c’è la possibilità di esprimere un parere, io lo faccio, ma non vuol dire che lo faccio con l’intento di “intimare” a qualcuno cosa fare. E se non vi piace, beh, potete bannarlo. Il sito è vostro ed è giusto così.
    Mi dispiace che la parola “ipocrita” sia risultata offensiva, forse in effetti lo è… Ma io la penso così.
    Io pensavo (io lo penso, e tu puoi pensarla come ti pare, ora lo scriverò ogni volta così non ci sarà più il rischio di essere fraintesa) che in merito alla pas aveste preso una posizione, e ben chiara.
    Prendere una posizione non significa impedire agli altri di tenere la loro. Prendere una posizione non è antidemocratico, o fascista, o incivile: significa solo avere un’idea precisa su qualcosa.
    Semplicemente: se io tengo una posizione, e chi ho di fronte la pensa in modo opposto, beh non possiamo andare d’accordo. Possiamo prenderci un tè, mangiare una pizza insieme senza scannarci, ma non andremo mai d’accordo.
    E non è una questione di civiltà, perché io non sparo a nessuno, né obbligo nessuno, né insulto nessuno, semplicemente esercito il mio diritto ad esprimere il dissenso: non sono d’accordo con te.
    E sia chiaro: io non ho mai detto né scritto cose assurde come “tutti gli uomini sono cattivi” o “tutte le mamme sono dalla parte del giusto”, mi dispiace che abbiate interpretato così i miei interventi, perché non sono una persona tanto sciocca e superficiale. E sono sicura di aver già chiarito questo punto.
    Forse non mi sono espressa bene, ma non ho mai inteso dire banalità del genere. Voglio pensare che mi abbiate fraintesa in buona fede.
    Il fatto di partire dalla premessa “è falso che tutti gli uomini sono brutti e cattivi” (una premessa verissima e impossibile da non condividere) non può però portare alla conclusione “allora tutti sono belli e buoni”, perché non ci sono gli elementi oggettivi per stabilire una cosa del genere. E’ romantico, e poetico scrivere”c’è del buono in ogni essere umano”, ma all’atto pratico, molto poco realistico. E poi, quel buono magari c’è, ma se non viene fuori serve davvero a poco…
    La mia personale esperienza (personale, mia, il mio punto di vista che potete anche non condividere, e non voglio convincere con la forza bruta nessuno) è che pensare di poter risolvere tutto con un civile confronto, con il dialogo, con il compromesso, è impossibile: non tutti sono razionali, non tutti sono aperti al dialogo onesto né disponibili a trovare compromessi, per non parlare del fatto che io, su certe questioni, non lo prendo neanche in considerazione il compromesso, perché quando sono convinta di essere dalla parte del giusto ci rimango finché non elaboro che potrei essere nel torto, non cedo solo per amore dell’ “armonia universale”…
    In particolare, per ciò che riguarda la Pas, chi c’è dietro è invece una questione molto importante: perché dietro ci sono addetti ai lavori che hanno interessi economici nella faccenda, e tutto da guadagnare (perché sono i soldi, solo i soldi) in termini di perizie, affidi a strutture protette ecc.
    La Pas è un business, più che una questione scientifica, sociale o politica, e chi intende gestire questo affare intende farlo sulla pelle delle persone. Questo non mi piace, non mi piacerà mai, e se sembro un tifoso, beh! Mi dispiace, sono solo una persona che su certe cose tira fuori lo striscione, e grida no!, con passione…
    Non è una partita di calcio, e non mi va di essere trattata da esaltata (o da ignorante, o da ottusa, o da persona poco civile), quando solo una persona non allineata.

  4. dadtux says

    Noto che è comparso il commento di chi si dichiara spiazzata perché le donne di cui FAS prende la difesa sono “donne pro-PAS”.
    Faccio notare che la manipolazione e strumentalizzazione dei figli nel corso delle separazioni da parte di uno dei due genitori NON E’ UN PROBLEMA DI GENERE. Anche Femminsmo a Sud se ne è occupato con un articolo sulla violenza domestica per procura (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/07/03/violenza-domestica-per-procura-domestic-violence-by-proxy/)
    Che la si chiami in un modo o nell’altro, sempre di manipolazione dei figli si tratta, e che la pratichino gli uomini contro le donne o le donne contro gli uomini non fa differenza rispetto al suo essere quello che è, cioè un grave abuso psicologico sui bambini. Quindi anche l’allarme lanciato nel commento contro le “donne pro-PAS” si inserisce nella stessa strategia di demonizzazione di cui parla il post che stiamo commentando.

  5. fikasicula says

    @Chiara 🙂

    E’ bello quando una femminista ti ricorda da che parte stare. Alla faccia dell’autodeterminazione, dei femminismi, del rispetto per le differenze. Ricordo che eri spiazzata per la mia maniera di declinare l’antisessismo senza criminalizzare tutti gli uomini o per i racconti sulle mamme che non contemplavano la loro adorazione. Giusto per dire che di differenze ce ne sono tante anche tra me e te, giusto?

    Anyway: Mi spiace che tu ti senta così. Io rivendicavo una mia libertà. Non parlavo di te, di lei, di loro. Parlo di me e di quello che io ho diritto di fare. Raccontavo una cosa e ne racconterò ancora. E non ti voglio mica convincere e dunque non vedo perché tu debba convincere me del fatto che la mia onestà intellettuale per te diventa essere (nel tuo decodificatore personale) “prezzemolina” o del fatto che tu giudichi una ipocrisia un confronto che non capisci e di cui non sai molto, credo, no?
    Ti tranquillizzo.
    La Pas non è una partita di calcio e i pro pas e gli anti pas non dovrebbero essere ultrà da tifoseria o per lo meno io non lo sono, non mi pare lo siano neppure le donne di cui parlo. Con me non si sono mostrate tali. Mai. Sanno come la penso, l’ho ribadito più volte, lo rispettano e io rispetto loro e comunque sia io non mi schiero con una fazione. Ragiono, penso, cerco di capire e presto pubblicherò un post che conterrà un confronto proprio sulla Pas, con parole ben lontane dal solito schiamazzo pieno di pregiudizi e di insulti reciproci che coinvolge aree non scientifiche. Un post che parli di Pas e non faccia dietrologia su chi sta dietro, di lato, davanti, contro.
    Dopodiché io non voglio neppure stare qui a farti la difesa d’ufficio perché non mi interessa. Quello che hanno scritto loro, quello che ho scritto io (che non è da meno). Quello che pensano loro di un certo femminismo e quello che penso io, eccetera eccetera.
    Noi stiamo conversando, fino ad ora, e nel merito delle questioni discusse, non abbiamo trovato punti di distanza. Ma già parto da un punto di vista diverso dal tuo. Dicevo che ci sono tante differenze anche tra me e te e ci siamo confrontate, no? Dunque se io e te, che siamo tanto diverse, si può discutere senza insultarci, perché non posso farlo con altre?
    E ti prego di non fare come già alcune hanno fatto mostrandomi con link e prove e riprove quanto di là sono brutte sporche e cattive per indurmi a non parlarci. Non mi serve. Non mi interessa. Mi interessa invece continuare questo confronto che giudico un arricchimento. Accettalo. 🙂

    Ps: mentre conversavo civilmente con antifemministi a vario titolo, arrivava talvolta qualche irriducibile che recuperava una cosa scritta da me/noi tempo fa per far demordere gli altri dall’idea di parlarmi. O c’era chi esasperava le differenze perché se io non sono più una nemica ma sono solo una persona che la pensa diversamente su alcune cose e ne parla contro chi si può lottare? Tu, altre, mi pare stiate facendo la stessa cosa. E quello che penso di loro vale anche per voi. Vi serve un nemico per lottare. Comprensibile ma non funziona quando si impedisce a chi ne ha voglia di fare una scelta diversa.
    In quanto all’utero non è stato “cafone”. E’ proprio un partito che per me è nemico. Non condivido nulla politicamente. E non mi interessa neppure che si dichiarino Anti/Pas perché il loro essere critiche rispetto alla Pas non è il mio modo di essere critica rispetto alla Pas. A me non interessa demonizzare gli avversari politici e direi che basta così. Chi vuole si faccia la sua bella barricata. Non mi riguarda. Io non vedo demoni contro cui lottare e vedo solo persone con le quali si può parlare rispettando le reciproche opinioni. Ragiono con la mia testa, voglio tempo e strumenti e informazioni per farmi un’idea delle cose. I pregiudizi non mi servono. E l’arma della paura (di là c’è il mostro, venite tutte di qua) è il mezzo più utile per dominare e controllare gli altri. Davvero pensi che con me possa funzionare?

    Comunque mi spiace solo che tu non abbia colto il senso del post che voleva essere proprio questo: l’opinione delle altre, anche quando è diversa dalla nostra, non deve minimamente spiazzarci né dobbiamo sentirci in dovere di mettere in dubbio quelle scelte per ristabilire alcune certezze. Le tue certezze. Non le mie.

  6. fikasicula says

    @Luca

    Grazie. E’ quello che auspico anch’io. 🙂

  7. fikasicula says

    @Laura

    Ssshhhh 😀
    non posso fraternizzare col nemico!
    😛

  8. Chiara Lo Scalzo says

    Mi trovo spiazzata. Davvero. Quelle donne tanto civili di cui parlate sono comunque quelle donne pro-pas che in diversi blog parlano del femminismo come di un qualcosa di orrendo che ha devastato prima la famiglia e poi l’umanità intera (sono le stesse persone, o è un clamoroso caso di omonimie multiple)… Ora io non so di cosa abbiate civlmente parlato, ma non credo possiade condividere granché, se non l’avversione per l’altra metà (quelle definite uterocentriche…)
    “Come le donne riescono a concepire le differenze tra generi se non riescono neppure a parlarsi tra di loro?”
    Si può parlare, e anche sommessamente, ma non è obbligatorio andare d’amore e d’accordo. Insomma, ci sono delle persone (a prescindere dal loro sesso) che non mi piacciono, e non piaceranno mai, neanche se mi confronto con loro per ore, giorni o mesi consecutivi. Non è proprio possibile che mi piacciano tutti. E non è possibile che io riesca ad andare d’accordo con tutti.
    Viene da sé che a molti non piaccio, né piacerò mai. E non per questo ho voglia di cambiare a seconda dell’ambiente in cui mi trovo (quell’orrendo effetto camaleonte…)
    Non avrei un carattere, nessuna personalità, nessun principio o idea o opinione se mi trovassi bene ovunque come una prezzemolina…
    Ci sono dei rapporti semplicemente impossibili, delle differenze inconciliabili, dei caratteri incompatibili… ma il mondo è grande, basta spostarsi un po’ più in là.
    Per esempio: accetterei di girare con un burqua integrale? No, mai. Là non ci vado, non potrei starci bene, mai e poi mai.
    Io non mi sento sminuita nella mia “civiltà” se ammetto che non mi piacciono tutti, e che non riesco ad andare d’accordo con tutti: mi sento sincera, mi sento “finita”… nel senso che, nonostante il mio bisogno di migliorarmi e crescere e imparare, non sono né onnipotente né perfetta né infinitamente buona: sono umana. E ho la mia idea di bene e di male.
    E se devo scegliere un partito, mi spiace, sto con l’utero… Sarà stato cafone, ma almeno non ipocrita…

  9. Luca Bianco says

    Mi complimento per questo articolo che condivido in pieno e mi fa piacere trovare pubblicazioni di questo spessore.
    Per un confronto rispettoso che sia in grado di comprendere le posizioni altrui nulla di quanto è stato scritto deve cadere nel dimenticatoio.
    Auspico un dibattito sempre più ricco.

  10. Laura says

    Siete uno spasso ragazzi/e