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La 27esima ora criminalizza i femminismi

La 27esimaora è in guerra contro il femminismo. Vuole annacquare le discussioni e racconta balle quando non è neppure in grado di tradurre per bene un pezzo che parla di UN ALTRO femminismo che discute di diritti per le persone prostitute, di postporno, di cose così, e poi racconta balle quando addebita tutto il male possibile AL femminismo come se ne esistesse solo uno.

E invece il punto è che tenta di spostare verso un più generico donnismo laddove non riesce più a dare appeal al femminismo della differenza e ai senonoraquandismi. Perché quando parlano di “femminismo” che è oramai fuori tempo parlano di quello. Non di noi.

Noi appoggiamo apertamente le rivendicazioni delle prostitute, parliamo di postpornografia, non siamo moraliste, non censuriamo, siamo libertarie, non abbiamo mai chiesto quote rosa e non facciamo rivendicazioni generiche che comunque non tengano conto del conflitto di classe. Noi non facciamo comunella con le istanze fasciste e riconosciamo i fascismi ovunque essi siano anche se si chiamano in altro modo.

Ci provano da un po’ queste donne che si ispirano non so a quale cultura a spostare il piano della discussione per riportarlo a casa e normalizzare ancora, per l’ennesima volta, le argomentazioni ribelli, rivoluzionarie che nulla hanno a che fare con il percorso accademico di chi intraprende studi di genere che comunque un suo perché ce l’hanno. E sarebbe bene non parlare comunque di una cosa che in Italia non esiste perché laddove esiste infatti, non a caso, ha favorito un multiculturalismo femminista che in Italia, con la cappa egemonica delle femministe della differenza, è stato impedito e viene impedito tuttora.

Ci hanno provato con le campagne sulla violenza sulle donne attraverso le quali hanno già promosso un donnismo privo di specificità, riproponendo il femminismo della differenza senza chiamarlo per nome, perché siamo tutte donne, degli altri generi chissenefrega, ed è stato tutto un anno di esibizioni chiacchiericcie sul fatto che siamo sante, brave, e grandi, empatiche, migliori, se governiamo siamo il meglio e se diamo mazzate lo facciamo con più grazia, e avendoci un identico organo sessuale, accomunate da un utero, bisognava solidarizzare con chiunque, tutte uguali.

Inserendoci in quei dibattiti disastrosi abbiamo segnato qualche punto dicendo che il passato deve restare lì dov’è e che non sentiamo sorellanza con donne che ci procurano danno. E già in qualche assemblea qualcuna delle Snoq aveva detto che il problema sono le femministe, le femministe come noi, quelle che non permettono loro di continuare con propositi elettorali, attraverso i quali trascinano tutte le portatrici di fica alle urne a votare il Pd, e dunque per eliminare alla radice il problema, dato che non sono riuscite ad appropriarsi del termine femminismo che contiene mille teorie e pratiche e che di certo non ci facciamo scippare da chi lo reinterpreta riportando l’orologio indietro all’800, allora cominciano a fare campagna per renderlo impopolare.

Via le femministe e avanti le donne. Perché si sa che donne e femministe non sono la stessa cosa. No? Quel donne che per loro tutto comprende, incluse lesbiche ed escluse le trans, che poi diventa donne italiane e donne madri e “vere donne”, in un discorso discriminatorio dove “donna” rappresenta l’unico così come “uomo” comprendeva tutto e tutti. Impedendo a tutti i soggetti di nominarsi e spingendoci sempre più all’estremo, ed estremiste ci chiamano, noi che siamo quelle antiautoritarie che guardiamo al futuro e diciamo bye bye a queste mamme/nonne che continuano a mortificarci e a egemonizzare culturalmente l’Italia intera.

Il donnismo alla 27esimaora o alla Snoq è escludente, ci vuole fuori dal dibattito pubblico, non ci hanno fatte fuori, noi femministe, e dunque ci classificano quasi come illegali. E vorremmo capire se il gioco vale la candela e se dopo aver fatto questa opera di marginalizzazione dei femminismi che non vogliono fare campagna elettorale alle Snoq o che non vogliono seguire il flusso reazionario di ritorno delle femministe della differenza, dopo che hanno buttato tutto in qualunquismi bipartisan dove vorranno portare le altre donne loro malgrado.

Sarebbe il caso di dire con grande convinzione che è questo il momento di smettere di usare le donne. Perché, se non ora quando?

Posted in Comunicazione, Critica femminista, Pensatoio.


5 Responses

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  1. Alessandra says

    Io non ne posso più della retorica alla Cristina Comencini et similia: siamo empatiche, generose, accoglienti, sensibili…ma per favore, io ho conosciuto delle stronze da competizione, appiccicare alle donne un’aureola di santità come nei peggiori film di Almodovar è la cosa più maschilista del mondo e queste non se ne accorgono. La prossima volta che sento “noi donne siamo multitasking” metto mano alla pistola.

  2. eli says

    vorrei ricordare che il femminismo della differenza non era proprio una roba alla snoqueecc.. e che l’uso del termine che se ne fa ai giorni nostri forse è un po’ semplicistico e abbastanza distante dalle teorie degli anni settanta. non voglio fare la maestrina ehhh 😀 è una cosa che ho notato varie volte quello di usarlo in un’accezione solo negativa e in relazione al concetto “se sei femmina va bene!” (questo non vuol dire che il femm della diff non abbia avuto lati negativi pecche lacune ecc… non sto prendendo posizioni! solo una constatazione!) ma insomma sicuramente banalizza anni di riflessione delusioni e cambiamenti che nel bene e nel male hanno segnato tutte le femministe, nel senso che ci hanno dovuto fare i conti. insomma tutto per dire che il femm della diff tutto era fuorché quote rose!
    baciiii

    ps: se questa discussione era già stata affrontata mi scuso per la ridondanza!

  3. fasse says

    Commenti da fb:

    Stefania Prandi:

    C’è un mondo fatto di femminismi: dipartimenti nelle università, pubblicazioni accademiche e non, associazioni, attiviste e attivisti, etc ma quelle della 27esima ora non ne sanno nulla. Per loro il mondo si riduce alla loro esperienza personale. A quello che dice la vicina di scrivania, la mamma, la nonna, i colleghi maschi. Non studiano, non si informano, non sanno l’inglese, scrivono cazzate. Una massa di cazzate da far paura.

    Rossella Traversa:

    Sono anch’io molto d’accordo con te, Stefania. In Italia sembra davvero continuamente di dover dire cose scontate. Anche secondo il mio punto di vista, come dice il post di FaS, il femminismo e i femminismi siano da intendersi come distinti
    in merito a ciò che comportano in termini di svolte storiche ed epistemologiche. Per esempio, io credo che declinata al singolare e al plurale la parola ‘femminismo’ implichi processi di conoscenza-azione che sono tutt’ora in corso di dibattito. E di un dibattito interdisciplinare che si intreccia con la discussione politica in maniera intrinseca perchè questo è da sempre stato l’aspetto fondante di una prospettiva femminista. Poi, davvero, sarebbe lungo parlare di come e cosa il femminismo della differenza abbia coltivato e lasciato in eredità in Italia. Però, insomma, leggendo qualche articolo della 27esima ora, mi sento di dire che è uno schiaffo alla complessità e forza del pensiero di Carla Lonzi e delle donne di Rivolta femminile definire le posizioni di queste scrittrici da ‘femminismo della differenza’ (tra l’altro parlano altrettanto vagamente di ‘gender studies’ e ‘cultural studies’ che significano tutto e niente). Infine, mi faceva sorridere anche il riferimento al ‘Journal of Personality and Social Psychology’ preso come vangelo …

    Stefania Prandi:

    Per non parlare del binarismo eterosessista che permea ogni loro frase (non solo in questo articolo). Sembra che non abbiamo mai sentito la parola queer, ad esempio. O forse, se l’hanno sentita, hanno cercato sul vocabolario traducendola con “eccentrico”. E si sono chieste: e che c’entra con le donne?

    Shannon V Durden:

    Io sinceramente nn condivido affatto ciò ke pensa tale Morgane, e trovo abbastanza in contrasto nn solo col femminismo, ma in generale cn ogni principio base d dignità umana, il concetto di “prostituzione come diritto”… X me, questa signora potrebbe andare a braccetto cn Costanza Miriano ed E.L. James. Detto ciò, nn è ke io stigmatizzi le prostitute o le consideri i + abominevoli esseri al mondo, come fa la maggior parte dei benpensanti ke poi sn i primi a usufruire dei loro servigi (o le benpensanti ke vengono “tradite” cn esse). Presa singolarmente, 1 prostituta può essere 1 ottima persona e nn la identifikerei e giudikerei certo in base al lavoro ke fa. Appunto, x il resto può essere anke la persona migliore del mondo, ma sinceramente fa proprio 1 scelta lavorativa ke nn riesco a concepire. Ecco, diciamo ke troverei interessante discutere cn 1 prostituta femminista, peccato ke nn ne conosco XD

    Rossella Traversa:
    ‎’ “eccentrico”. E si sono chieste: e che c’entra con le donne?’ Stefania Prandi mi fai murì:)))) Hai proprio colto il format di certi meccanismi:))))

  4. Camilla Gaiaschi says

    Snoq e 27Ora non possono essere associate in un unico calderone, producono e diffondono “frames” diversi. Snoq ha molte anime al suo interno ed è in continua tensione – in un’ottica altalenante di superamento e adesione, certo – con il second wave feminism e questo perché al suo interno convivono generazioni e formazioni diverse. La 27Ora è invece molto meno ambigua nei confronti del pensiero della differenza, che sposa in maniera più decisa. Non sono moralista, sono libertaria, considero il pensiero della differenza filosoficamente naif e politicamente pericoloso (e soprattutto: passato) – approvo però le quote perché si iscrivono in un’ottica anti-discriminatoria e in un deficit di democrazia sostanziale (approvo molto meno la retorica differenzialista sul 50/50, pericolosa e a-critica) e credo che la pluralità politica sia da perseguire. Penso che molti femminismi italiani purtroppo non abbiano mai compiuto il passaggio verso la third wave e che questo sia il nostro più gran male, ma non confondiamo le sfumature tra i diversi attori sociali. Faccio parte di Snoq e apprezzo molto il vostro blog, la vostra voce è importante.

  5. simona says

    d’accordo con tutto, ma non capisco cosa ci si può aspettare di diverso da un giornale borghese e reazionario.