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Genesi di un appello (sul femminicidio): come usare le donne (vive e morte)!

Parlo dell’appello di Snoq al quale NON abbiamo aderito (come singole e singoli e neppure come entità collettiva) e del quale è bello narrare i retroscena. Per trasparenza. Perché i metodi determinano la sostanza delle azioni politiche e perché usare le donne (morte) per ottenere visibilità (in tempo di elezioni) salvo poi scordarsi di quelle donne tra una settimana, è una cosa che mi fa senso.

Già lo abbiamo visto con Stefania Noce, altrettanto esteticamente usabile (belle le sue foto, come per Vanessa), con la settimana dell’indignazione, le fiaccolate, i proclami, tante belle intenzioni, ma oggi a seguire il processo sul suo assassino sono solo i suoi genitori e tutti quanti, Snoq in testa, si sono volatilizzat*.

L’appello è stato proposto (per chiederne l’adesione e non affinché fosse condiviso e discusso) anche nella lista dei Blog Femministi, quella che usiamo e useremo per costruire, dal basso, in modo partecipato e trasparente, il Feminist Blog Camp. Chi l’ha proposto, sappiamo, è in assoluta buona fede. Lo stesso non si può dire per Snoq che dall’alto della sua situazione gerarchica che poggia sul radicamento territoriale di militanti che c’erano da sempre e che non vengono degnate di una sola risposta quando rivolgono critiche al comitato centrale Comencini&Co approfitta della vicenda di Vanessa e dell’onda emozionale che questo suscita per infilare qualche rigo sul 13 febbraio (tutto oramai viene diviso in Avanti13feb e Dopo13Feb), giusto per attribuirsi la nascita delle lotte contro la violenza sulle donne, per le donne, la nascita di un messia e del mondo stesso, poi qualche rigo per affrontare dal loro punto di vista la “questione maschile” ovvero quello che per loro è un “problema maschile” che risolvono mettendo tutti gli uomini al muro ed esigendo atti di prostrazione (pentitevi!) e invitandoli a capo chino al seguito dei loro diktat salvo poi dire loro che sono pezzi di merda e che vanno sostituiti in blocco perché le donne, si sa, al governo fanno di meglio. Poi qualche rigo per dire che la fortezza europa, quella cosa oscena che manda a morire gli immigrati nel mar mediterraneo, che costruisce frontiere di filo spinato e lager nelle nostre belle città, sarebbe un grande modello di civiltà.

Nella mailing list c’è un gran dibattito e come siamo abituat* a fare ci aspettiamo che una cosa condivisa debba essere modificabile dato che pare debba rappresentare tutt*. Ma così non è perché quando Snoq fa una cosa ti chiede solo di unirti al seguito, si pone un problema di tempi, quelle righe non si cancellano, il resto rimane fumoso e l’appello diventa una cosa assolutamente inutile che regala visibilità a questo fenomeno inesistente e mediatico chiamato Snoq che ad oggi sta aggregando firme che vanno da Homer Simpson alla Polverini appassionatamente tutti a chiedere soluzioni che da qui a dopodomani determinano la solita onda di indignazione teleguidata da Repubblica&Co, solita richiesta di impiccagioni in pubblica piazza, autoritarismo a iosa che si realizza sulla pelle delle donne uccise, solita inutile richiesta di tutela, violazione della privacy, più controllo, più deleghe consegnate ai bersani di turno e alle fasciste che usano la violenza sulle donne per imporre altri modelli securitari, e via di questo passo andante.

Noi un punto di vista, uno dei tanti dato che non siamo un’entità che appiattisce e omologa le differenze con l’interesse a usare la violenza sulle donne per far sentire tanto vicine le ricche alle precarie, le anarchiche alle fasciste, le donne intelligenti a certe stronze che manco ve le dico, l’abbiamo messo in circolo. Del punto di vista che una di noi ha condiviso è passato solo il numero – #54 – tra l’altro interpretato male, perché se queste genie seguissero il blog Bollettino di Guerra e seguissero le questioni di violenza sulle donne saprebbero che quella cifra tiene conto anche dei bambini e dei nuovi partner, o nonni, o padri, o uomini che restano uccisi per mano di chi mira ad una donna e stermina anche chi le sta vicino. Sono #54 vittime di ogni sesso e non 54 donne.

Riporto qui un pezzo tratto dal pessimo libro di Marina Terragni, una che con gli uomini non ci parla, salvo citarli quando le fa comodo, e che descrive perfettamente tutte le motivazioni addotte da certo separatismo opportunista, e così lei stessa ammette:

In rete il capo è meno capo e il potere si depotenzia. (…) Non stai facendo rete se pretendi di conservare un vertice su cui startene appollaiato. La rete non ha vertici, è la piramide gerarchica che si affloscia e si appiattisce. Piatta ma viva, mossa da onde come la superficie del mare. (…) La rete è sempre prontissima a togliere tutto quello che ha dato. (…) A meno che non riconoscano e non pratichino *una gestione del sapere e del potere orizzontale, plurale, decentrata, priva di addensamenti verticali, e che indubbiamente contribuisce a indebolire lo sguardo ipnotico del centro*. In cambio del consenso e del sostegno la rete pretende trasparenza e costante condivisione delle scelte: se l’energia che rende viva la rete non continua a *partecipare* al moto ondoso, convergendo nel punto in cui l’onda è emersa, la cresta rifluirà. In rete il potere rischia, è provvisorio, si vede bene l’artificio che è. (…) La democrazia partecipativa, i blog, i siti web, facebook, twitter, impongono che le scelte siano passate al vaglio di ampie discussioni, in rete e non solo lì non si sopporta più che le scelte non siano condivise, disputate, a volte anche duramente, esposte in bella vista.

Dopodiché Terragni attribuisce tutto questo po’ po’ di bellezza alle donne perché dice che la rete è femmina e vabbè. La sorprenderà molto sapere che tutta la tiritera sulla condivisione, certamente da me praticata a più livelli, io l’ho appresa in termini politici proprio da un gruppazzo di uomini magnifici che da hackmeeting a indymedia ad autistici hanno condiviso con chiunque, senza sessismi di sorta, ogni sapere. Ma per mettere fine ai pregiudizi c’è sempre tempo. Forse un giorno anche Terragni si accorgerà che gli uomini non sono una appendice ma sono partecipi nella lotta per un modello sociale che è spesso ostacolato – non solo da uomini – ma pari merito anche da certe donne che non sono minimamente interpreti di un modello maschile. Sono stronze di suo, di loro, e tanto basta.

Ma tornando a bomba il punto è che se di queste cose siamo consapevoli allora bisogna anche smetterla di usare la rete, le donne in rete, per moltiplicare il segnale di chi un segnale (non condivisibile) già lo propaga con tutto ciò che ne consegue. La rete è bella perché ci consente di autorappresentarci e autorappresentarsi significa non essere omologate e omologanti. Se riproduciamo in rete il modello dei comunicati a reti unificate che appiattiscono e annullano differenze per arrivare alla versione bipartisan formato Snoq stiamo solo facendo copia e incolla di un modello politico partitico che fa schifo fatto di imposizioni, centralismi, gerarchie, verticismi, autoritarismi, che con noi non c’entra nulla.

Oltretutto, siamo sicuri che questa modalità abbia una qualche riuscita?

Cito un’amica:

Tanto per annullare la denuncia sociale che dice con chiarezza che la violenza sulle donne avviene quasi sempre per mano di una persona conosciuta – come dice una nostra amica – 
“sui nostri media stanno anticipando la “settimana dello stupro”, quella settimana lì in cui milioni di italioti vorrebbero ammazzare qualche straniero accusato di stupro, scordandosi solo in quel caso il garantismo, mentre di buona parte delle violenze (che come sappiamo avvengono in famiglia) non si parla mai.
Di solito ‘sta benedetta settimana capita a giugno o luglio e a seguito di tutto ciò partono pogrom ai campi nomadi, tentativi di linciaggi, poi arrivano gli eserciti, le ronde e la famosa “sicurezza” e bla bla bla. Cosettine amene insomma per cui vale la pena vivere.
Evidentemente questo vento di scirocco ha messo in subbuglio le redazioni “Massì, visto che fa caldo, perchè non anticipare la settimana dello stupro etnico? Daje!” Suppongo che ci saranno seconde e terze puntate di questo avvenimento imperdibile che dureranno buona parte dell’estate, ci toccherà confidare nell’arrivo di temperature più miti.
Il Fatto titola “Altri tre episodi di molestie sessuali, donne reagiscono, arrestati due stranieri”
La RePubica furbescamente “Violenza sessuale a Milano terza donna stuprata in tre giorni L’appello “Il parlamento ponga fine al femminicidio” legando l’appello al quale aderiscono da omer simpson alla polverini alla settimana dello stupro (che geni). Molto interessante anche il posizionamento dell’appello, circa una decina di notizie sotto l’immagine di Nicole Minetti e frasi tipo “Silvio: “Approfitterò delle tue labbra” Ruby: “Ero minorenne, pagava il mio silenzio” più il solito colonnino infame sulla destra con varie vips semivestite e l’ex pornostar Selen che si cresima. Veramente interessante.
Sul Corriere: “Milano, cinque donne aggredite in tre giorni, il caso più grave: violentata una donna che aveva appena portato i figli a scuola”. No comment sul Corriere che stila anche una classifica sulla gravità degli stupri mentre subito sotto a porre rimedio (sono ironica) c’è ovviamente la 27esima e Lea Melandri con l’articolo “Il femminicidio si può fermare”. Geni al quadrato, menomale che mi sono persa l’articolo precedente sulle corna.
Diciamo che mi fermo qui. Non ho voglia di annoiarvi con un’ulteriore analisi del resto della stampa mainstream.”

Vedete un po’ voi.

E no, non dite che questo non è il momento di parlarne perché è proprio questo il momento di farlo. A noi, a me, di Stefania, di Vanessa, importa davvero. Non ci ricavo nulla a ragionarne salvo comprendere perfettamente i contesti in cui quelle vicende si sono svolte. Non mi piace che le donne siano usate. Mai. Non mi piace neppure essere usata – io – né da viva né da morta.

Buona giornata!

Ps: Aggiornamenti sul post “La lotta contro la violenza sulle donne al tempo di facebook: like&condividi l’appello pre-elettorale!

Posted in Comunicazione, Corpi, Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Scritti critici.


15 Responses

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  1. Cinzia Abramo says

    Mi sono un po’ stufata di donne che firmano appelli, le stesse donne che noi elettrici mandiamo in parlamento o negli enti locali, le stesse donne che poi permettono che vengano votati a maggioranza (parlo di giunte di centrosinistra ovviamente) i funerali dei feti, o lo smantellamento dei consultori pubblici, o la chiusura dei centri antiviolenza. Le stesse donne presidenti di regione (l’Umbria) …che fanno fallire progetti di educazione alla sessualità in collaborazione con i consultori perchè i forum per le famiglie protestano. O quelle che permettono al movimento per la vita di entrare nei consultori. Quelle che votano l’affido condiviso senza pensare che molto spesso i padri violenti usano i figli per perpetrare violenza alle ex. Quelle che si riempiono la bocca con la conciliazione dei tempi vita lavoro e poi in parlamento votano misure drastiche che vanno a colpire scuola, tempo pieno, asili nido, fondo per la non autosufficienza. Le donne in Italia non possono conciliare nulla, sono costrette, visto lo smantellamento dei servizi pubblici a scegliere la famiglia e i lavori di cura, diventano cioè gli unici ammortizzatori sociali per la famiglia e per l’intera società. Diciamolo a gran voce: le donne in Italia vivono male per i più alti tassi di disoccupazione e precarietà, per minori guadagni a parità di compiti, per maggiori discriminazioni (mobbing e dimissioni in bianco), per il maggior carico familiare, per le conseguenze economiche di divorzi e separazioni, nonchè per la violenza domestica. La prima violenza contro le donne la fanno le istituzioni di destra e di centrosinistra ed è la precarietà e la dipendenza economica. Il rapporto Ombra ci da l’immagine di un’Italia che non è affatto un paese per donne, poco, anzi niente è stato fatto in termini di azioni positive (azioni di mainstreaming di genere) in tutti gli ambiti della vita sociale, nel mondo del lavoro, nella scuola, nell’Università, nelle relazioni familiari per contrastare la discriminazione di genere e per l’abbattimento di stereotipi sessisti. Nulla è stato fatto per contrastare quello che è il maggior problema strutturale della nostra società, cioè l’ineguale distribuzioni nelle relazioni di potere tra i sessi. Firmare appelli può essere utile se poi voti le leggi giuste e soprattutto le finanzi adeguatamente…sennò è tempo perso e carta scritta che non serve a nulla.

  2. cloro says

    Interessante la risposta della Terragni. “Se manco il femminicidio, che è un nemico eclatante , riesce ad unire le donne, figurati se si possono trovare altre aree d’intesa comune”
    Non ha tutti i torti, anche se le accuse di “femminismo a sud” se fondate (e cioè che alla fine snoq è un’appendice del PD) disegnano un quadro micidiale: ad essere concordi sulla condanna del femminicidio ci si potrebbe trovare catalogat* come simpatizzanti del PD e, peggio, propugnatori del suo verbo. Se è così è inquietante di come i meccanismi di comunicazione di massa siano totalitari, per cui un appello come il vostro diventa “un affossamento” dell’iniziativa sulla scorta del non essere, da parte vostra, non comprensive delle comunanze, nel quadro di un problema di genere che peraltro la terragni descrive correttamente (fine del patriarcato come esigenza di dominio riconosciuto)
    Ben vengano 2 o piu’ appelli, dunque. Sottrarsi anche al rischio di un totalitarismo comunicativo (del resto scrive su “lei” voglio dire) è sempre giusto. Per il resto, mi pare che anche sul modello “patinato” la terragni vi abbia risposto.
    Non so. Non mi piace snoq e di sicuro è terreno di strumentalizzazione, ma la terragni, a parte l’essere codarda sul problema palestinese non mi sembra in palese malafede….

  3. fikasicula says

    Terragni (sic!): sono confusa. 😀
    devo essere felice per lei o solidale per la sua pena? tento con la seconda. mi dispiace davvero che lei si dispiaccia del fatto che si senta esclusa e che snoq non coopti singole.
    ma se ha questo rapporto, diciamo così, conflittuale, di odio/amore, come si spiega che sulla sua bacheca facebook una del suo pubblico (dico bene?) scrive “(…) l’appello promosso dalla rete di donne on line Snoq, Marina Terragni, etc. E allora firmare tutti e subito”?
    Oltretutto nel suo libro è tutto un tripudio dell’orgoglio del 13 febbraio, “avvolte nel tricolore” e quanto sono belle e trullallero trullallà :P. devo dire che no, decisamente lei manda segnali molto confusi.
    anyway, la “fissa” del decostruire (ha presente quella strana materia che si chiama teorie e tecniche di comunicazione di massa?) va di pari passo all’analizzare, riflettere, capire, sviscerare, e sono d’accordo con lei che più spesso c’è ben poco da sviscerare e capire e analizzare perché è tutto così palesemente banale ma talvolta i passaggi di decostruzione sono essenziali – capita quando alcuni contenuti sono sopravvalutati, per esempio – ed è essenziale farlo in pubblico per offrire ad altri e altre (so che questo concetto le risulterà difficile da capire nella sua logica del “costruire” mani avanti e occhi bendati) un metodo di comprensione e gli strumenti critici per analizzare tutto ciò che viene loro “comunicato”. decostruire non è un passatempo che si pratica quando non hai niente da fare. decostruire testi, realtà, vicende, immagini, fatti storici, accadimenti politici, eccetera eccetera, è una delle cose che tutt* dovrebbero fare perché i media (e lei è una attrice del media mainstream e questo lo sa) educano, formano, praticano revisionismi, inversioni semantiche, distorsioni e mistificazioni, indottrinano ed è bello sapere che non ci si lascia indottrinare. da nessun@.
    In quanto al costruire: si informi. noi costruiamo assai (alla palermitana). poi arriva Snoq che invisibilizza e strumentalizza o arriva qualche blogger professionista che ci denigra e ci scredita dandoci quasi delle terroriste a reti unificate e vanifica in un solo attimo quello che facciamo. una faticaccia, creda.
    E buona notte anche a lei!

  4. marina.terragni says

    Fikasicula (sic!): io vicina a Snoq?
    Dillo a quelle di Snoq Milano, esigua conventicola a cui io -insieme a una marea di altre- non ho accesso. Lì si va per cooptazione, e loro non cooptano singole: devi essere garantita da un partito, da un sindacato, almeno da un’associazione. No no, proprio non ci si capisce, care amiche…
    E non capisco nemmeno questa fissa del “decostruire”: ma da dove vi viene? Oggi è il momento di costruire, io credo. Dà anche più soddisfazione. Buona serata a tutt*

  5. retedellereti says

    dici cose giuste e vere, il che non toglie che anche l’appello lanciato da Snoq sia importante e utile! così come è utile e necessaria una petizione che riesca ad avere una risposta veramente di massa: ce ne sono state altre, ultimamente, ma chi se n’è accorto?? nessuno. Purtroppo la potenza mediatica non si ottiene in modo direttamente proporzionale al valore del messaggio. Bollettino di guerra sono anni che si prende la briga di monitorare la violenza sulle donne, come voce che grida nel deserto.. fa senso che di colpo un tema venga portato all’attenzione dei media quando si è restati inascoltati per anni.. ma anche questo va visto come un risultato di tutti questi sforzi. E certamente ci sono dei politici che danno adesioni a puro scopo elettorale, ma anche qui la cosa significativa è che si sentano finalmente costretti a farlo.

  6. fikasicula says

    Rispondo a tutte, quelle che sono d’accordo e quelle che no, con le parole di una di noi, luminal (alcune parole le dico io: non vedo la positività dell’ottenere la firma di gomez, di saviano che si metterà a fare sermoni pure sulla mia pelle, di polverini, di bersani che sulle donne ci si fa sempre la campagna elettorale… che pena, le donne morte usate per far campagna elettorale. davvero, che pena.):

    “l’appello avrebbe ottenuto risultati sostanziosi? Per risultati sostanziosi cosa si intende? Che finalmente usino una parola senza fare alcuna critica o autocritica? Che questo appello sia stato firmato da gente (politiche e giornalisti) che di peggio non ce n’è? Che li abbiamo di nuovo legittimati a paladini delle lotte contro la violenza contro le donne, quando sono i primi complici di essa? Che abbiamo di nuovo permesso a movimenti come SNOQ di ritornare a farsi pubblicità sulla pelle delle donne? In effetti lo trovo ottimo. Io non capisco perchè dopo milioni di post che si scrivono contro la strumentalizzazione delle donne e dei loro corpi, poi si finisce per farsi strumentalizzare da un movimento che palesemente se ne sbatte di tutte noi e che come obiettivo ha solo quello di cavalcare un’onda per dimostrare di essere ancora in vita? Questa attenzione alle donne quanto durerà per voi? un mesetto, il tempo di creare qualche altra giornatina a comando dove ci possiamo permettere di scendere in piazza tutte? Per poi scomparire e non fare un cazzo per mesi? ma invece di dare aria a questo movimento perchè non gli si chiude il tubo dell’ossigeno? Siamo noi che gli permettiamo di potersi definire la rete delle donne, quando invece a me e molte altre, fortunatamente, non rappresentano nè rappresenteranno mai. A me non interessa avere l’attenzione dei media per qualche giorno o qualche mese a comando, perchè la loro attenzione è viziata e palesemente al servizio di altri giochi, non di certo delle donne e della loro lotta contro la violenza. “

  7. fikasicula says

    terragni, dove ha letto che lei avrebbe scritto l’appello? viene citata perchè giusto lei, che mi pare assai vicina a snoq, scrive nel suo libro – che come è mio diritto magari recensirò e decostruirò (o vorrebbe inibirci in todo la possibilità di parlare di lei in questo blog?) – una cosa (solo una) che condivido. uso le sue parole per spiegare alle sue amiche di snoq che quello che fanno è opinabile. e se lei ha scritto ciò che ha scritto dovrebbe perfino essere d’accordo. non trova? ma no. lei si limita a dedicare un post a noi per schedarci come brutte sporche e cattive di fronte al suo vasto pubblico se siamo troppo antifasciste per i suoi gusti ma poi prende un appello che non ha neppure scritto e in modo acritico lo copia e incolla e vai col vento. questo si che è femminismo responsabile. potremmo dirlo il femminismo al tempo dei “like & condividi” di facebook. yeah! 😀 comunque ciao.

  8. Rossella says

    Questo post mi sembra importante perchè prende spunto dal comunicato SNOQ per allargare, ancora una volta, l’ottica di analisi della questione ‘violenza sulle donne’ e di ciò che facciamo in rete. Innanzitutto anche io penso che il nodo centrale sia il metodo. Sono abbastanza stufa di litri di parole sul web sulla condivisione che è femmina nella rete che è liquida e il potere decentrato etc. etc. etc. Personalmente ho sempre creduto che una pluralità di iniziative e di prese di coscienza fosse un fatto positivo, che non ci sia una sorta di necessità vitale nelle adunate ‘perchè se non adesso quando’. Quindi, non mi ‘dispiace’ l’esistenza di una iniziativa che porta UN punto di vista sulla violenza sulle donne cogliendone gli aspetti che si ritiene siano quelli centrali nella questione. Il punto è che parallelamente non si è capaci da parte di alcune donne e realtà di riconoscere e accettare che ci siano dei movimenti che praticano condivisione dal basso tenendo presente le dimensioni di potere in cui siamo tutt* calat*. E che lo facciano esplicitamente. Soprattutto trovo ormai fuorviante e veramente fastidioso questo atteggiamento per cui chi cerca di proporre o decostruire differenze venga appellat* come non incline alla condivisione tipica della rete e similari. Il rapporto fra ‘istituzioni’ e ‘territorio’ è da sempre complesso e personalmente penso che sia giusto mantenere una costante tensione fra i due livelli se si mira a stravolgerne la verticalità. Così come un’orizzontalità omologante. Credo che si stia anche pericolosamente banalizzando il concetto di ‘alterità’ attraverso una omologazione che, anche grazie alla rete, corre veloce. Credo che in pochi spazi quali ‘Femminismo a Sud’, per quello che mi riguarda, abbia vissuto un esercizio di tessitura di differenze senza ricercare l’organicismo e per questo mi sembra davvero insopportabile il tentativo di recintare spazi simili come quelli nel ‘no’ e della chiusura. Non è mai stato così, neppure di recente e neppure con le realtà di SNOQ in particolare. Si è parlato a lungo, anni or sono e non certo dal 13 febbraio 2011, del fatto che la rete non è neutra. E non è una rivendicazione di ‘authorship’ per FaS la mia, ma una attestazione di diversità di metodi che sono diversità culturali e di attitudine politica. Le differenze sono una cosa seria. Anche questo creare punti focali di convergenza che poi finiscono con il ricalcare, seguire, gli itinerari elettorali e dei media mainstream, non mi sembra molto nuovo e soprattutto non mi sembra molto utile per chi ogni giorno nelle trame della violenza sulle donne ci vive a più livelli. Sicuramente è stato fatto qualcosa di importante, con un certo impatto e da diverse realtà. Ed è importante dircelo. Ma cosa ha smosso anche solo fra chi fa comunicazione a livelli più visibili? Mi è capitato di vedere in questi giorni qualcosa del Festival del giornalismo e sinceramente non credevo di dover ancora ascoltare la diatriba ‘femminile-femminista’ da parte di alcune giornaliste, la reverenza verso uomini in quanto si dimostrano ‘femminili’ e il femminismo che non si può pronunciare perché ‘non fa rilasciare commenti’. Potremmo dire non fa auditel come su altri media ben più noti? Quale differenza si sta creando? Il magma che viene dalla rete (vero!) è davvero esaustivo di per sé per non farci chiedere in quale direzione stiamo andando? Per quello che so l’elaborazione femminista in molte discipline sta penetrando anche a livelli prima impensabili e molt* studios* ne stanno apportando notevoli spunti. Anche all’estero. Davvero sono stupita che a livello di comunicazione mediatica non ci sia nemmeno una decostruzione semiotica del ‘femminismo’, se fa tanto schifo, perché almeno permetterebbe di capire che posizionamento nella società intendono per la questione di genere le detrattrici del termine. Davvero non capisco a quale universo di senso e di azione culturale alluda questo ‘femminile’. Mi pare una genitalizzazione delle lotte, allargata a quelli che quasi di dimostrano ‘invidiosi della vagina’, laddove la riappropriazione del termine ‘fika’ implicava un’analisi della sessualità e del piacere quale rapporto di potere, quasi primigenio. Non riesco proprio a capire cosa altro intendere con ‘femminile’ soprattutto se si mira a trattarlo in termini culturali e con un qualche obiettivo di azione organizzata. Alludere alla civiltà e all’Europa in maniera così acritica, seppure a fine comunicato, mi sembra svelare la mancanza di una riflessione su ciò che la violenza sulle donne rappresenta. Mi sembra mancare proprio quella riflessione sugli spazi di vicinanza e di costruzione dell’intimità che necessitano di un ripensamento delle nostre categorie di similarità e differenza rispetto alla violenza. La protezione di una dimensione di supposto ‘progresso’ è uno dei viatici per la grande stampa che del facile titolo per indurre la sensibilità pubblica ai soliti vecchi recinti non fa altro che cibarsi. Lasciando stare il gozzoviglio sessista da terza media di svariati giornalisti che ora sfoggiano libertarismi ‘tanto Berlusconi non c’è più e lo possiamo dire’: possiamo tornare al sessismo della porta accanto e al ‘tutti pazzi per la fregna’ che non hanno mai fatto male a nessun*. I cambiamenti sociali non sono mai lineari e composti, lo credo anche io, e credo anche che ci troviamo in uno dei tornanti più delicati proprio perché non serviamo più a rompere le stasi che interessavano a molt*. Penso anche però che il nostro potenziale sia tutt’ altro che esaurito ma necessita di incontri, di scambi, di creazione di nuovi spazi di azione pubblica. Spero tanto di parteciparvi prima di lasciare l’Italia …:)

  9. marina.terragni says

    Grazie per l’attenzione, ma io a quel testo non ho collaborato nemmeno per una virgola. L’ho semplicemente assunto e ripostato, come peraltro ha fatto mezzo web. Quindi le vostre attenzioni decostruzioniste stavolta dovreste rivolgerle altrove

  10. ButtoGiùMuri says

    peccato che a parte tutto quello che voi avete espresso con cui pienamente mi accordo, ci si dimentica sempre che femminismo non si separa mai da: antifascismo, antisessismo, antiautoritarismo, anticapitalismo. Il femminismo borghese non ci interessa, le lotte borghesi non ci interessano, le quote rose non ci interessano, la rappresentanza politica non ci interessa. Chiaramente non ci si vuole svegliare……però quando ti svegli mandi tutto a cagare……….quando vi svegliate non è mai troppo tardi !

  11. maria esposito says

    cari e care, io scrivo da napoli e il mio nome è qui. la comunicazione, se posso avanzare una valutazione, è degna d’attenzione, molto argomentata. penso questo: io mi sento una donna cosiddetta dei territori, snoq ha evocato il mio bisogno di partecipazione, ho incontrato donne interessantissime, tessiamo la tela ogni giorno e non ci schieriamo con ingenuità. perchè devo sentirmi un fenomeno inesistente e mediatico? mi si dà il tempo per verificare se c’è un piano di confronto con il CP o devo rassegnarmi ad essere come sempre collocata, tirata di quà e di là quale oggetto di qualche gioco di cui non conosco le regole? intanto l’appello genera attenzione, mette al centro delle cronache e delle riflessioni “popolari” il tema della violenza. e poi non ho saputo IO fare di meglio. per favore, confrontiamoci su cosa fare. mi pare immensamente più difficile parlare delle strade che portano alle leggi, alle scuole, ai centri antiviolenza, o a tutto ciò che dovremmo sapere sia utile. e infine. certo che non ci sentiamo tutte uguali, che scoperta. voglio capire però come si fa a convergere, se possibile ( e sulla violenza dovrebbe essere così) e cosa fare e come farlo.
    non ho mai creduto di potere fare a meno degli uomini e la rete in fondo nessuno sa ancora bene cosa sia. a volte è tutto. a volte è niente. apprezzo le certezze, ma necessariamente dovreste confrontarle con”le donne di niente”, come si dice a napoli, ovviamente nel migliore dei sensi possibili. di niente e di nessuno, neanche che delle certezze. con cui o però ho tutta la voglia di confrontarmi. il mondo è complicato.
    vi seguo con rispetto.

  12. Claudio says

    Debbo dire che mi è piaciuto molto questo tuo post, sia nella tua critica alla Terragni, che è assolutamente insopportabile, sia quando dici che nel computo delle 54 vittime non ci sono solo donne (e c’è stato chi ha subito strumentalizzato questo numero partendo lancia in resta).
    La cosa più interessante è che appena muoiono le donne se ne fa subito un caso, se invece si susseguono rapine nelle case, e che si trasformano in tragedia, nessuno ne parla, altrimenti “si presta il fianco alla destra”, e se fai notare che sono sempre più spesso coinvolti albanesi e romeni allora non solo non ne devi parlare, ma se lo fai sei pure “razzista” e “xenofobo”, ce n’è abbastanza per definirmi schifato.
    Molto interessante poi questo tuo passaggio:

    ovvero quello che per loro è un “problema maschile” che risolvono mettendo tutti gli uomini al muro ed esigendo atti di prostrazione (pentitevi!) e invitandoli a capo chino al seguito dei loro diktat salvo poi dire loro che sono pezzi di merda e che vanno sostituiti in blocco perché le donne, si sa, al governo fanno di meglio

    Tutte cose che, quando le diciamo noi, veniamo subito bollati come “troll”, come “maschilisti”, come “misogini” e chi più ne ha più ne metta, si dice che giustifichiamo gli omicidi, che vogliamo spostare l’argomento, etc. speriamo che ora non lo dicano pure a te e che non ti censurino.

  13. cloe says

    neanche io ho aderito per le stesse motivazioni anche s epe run momento nesono stata tentata, SNOQ ha molta visibilità e per un attimo ho pensato che si poteva “marciare separate per colpire insieme” ma sono lontana anni luce dal loro opportunismo snob, dal loro moralismo forcaiolo.

  14. elisabetta says

    scusate non ho capito! il problema con lo snoq qual’è? io leggo la maggior parte degli articoli che voi e altri gruppi di donne rilasciate, ma sta volta non ho capito. me lo potete spiegare in parole povere per favore.

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