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#OccupyMedia: se l’informazione è solo maschile!

Non è proprio così, o meglio, le cifre ce le danno alcune donne in rete oggi per dire che il quarto potere è in mano agli uomini, e il dato è interessante da valutare pur sottraendosi alla logica che vorrebbe le donne tutte come giuste o condivisibili se nelle posizioni di potere o di gestione di qualunque cosa. Le donne ministro, per esempio, non sono diverse dagli uomini ministro e gli uomini che fanno determinati mestieri non è detto siano tutti perfidi e idioti. Però che nei media si parli una lingua perennemente a esaltazione e giustificazione del genere maschile, o meglio, di una parte del genere maschile, ché in realtà non rappresentano neppure tutti gli uomini, anzi, questo comunque è un fatto. Tutti i giorni si parla solo di uomini e se ne parla giustificandone i crimini, avallandone i sessismi, istigando all’odio contro le donne e rappresentando una figura femminile che intrattiene ed eccita i pruriti di segaioli ben distesi sui divani ma ammicca anche alle donne per educarle ad assumere determinati ruoli e funzioni. Un po’ santa e un po’ puttana, madre chioccia ma non troppo, dedita ai ruoli di cura ma sorvegliata speciale attraverso telecamere che le infliggono l’obbligo alla cura senza spazientirsi mai e se chiede una equiparazione delle mansioni non c’è verso: la donna è donna e l’uomo è uomo, la donna c’avrebbe l’inclinazione al vittimismo perenne, a chiedere tutele e l’uomo sarebbe il sorvegliante, l’aguzzino, il tutore, l’eterno padre e padrone che si autopromuove attraverso ogni editoriale patriottico, ogni servizio televisivo misogino, ogni conduzione, scrittura autoriale, articolo, sceneggiatura che da anni (uffa!) propone sempre e solo il padre, il nonno, il prete, il commissario, finanche il ladro, il criminale, il mafioso, lo stronzo, il terrorista, ma sempre e comunque tutti descritti in forma poetica a dire che qualunque cosa un uomo faccia o dica è vangelo e che le donne, invece, possono solo fare le sguattere e mostrare la coscia, Gabanelli a parte, ovviamente.

Non è proprio così, dicevo, perché di giornaliste donne, un po’ fasciste e un po’ sessiste, ce ne sono a iosa, e che lo facciano per la pagnotta o perché davvero sono inclini a credere nelle cose che scrivono non importa. Comunque il fatto di essere donne non me le fa vedere amiche e sorelle e in ogni caso non è una rappresentanza del branco che vado cercando ma un differente modo di vedere le cose quando si parla anche di noi. Lo vediamo analizzando tutti i giorni gli articoli che parlano di violenza sulle donne e molti, credetemi, sono scritti da donne, e  quando noi lavoriamo alla realizzazione di una guida per i/le giornalist* che vogliono parlare di violenza sulle donne ci rivolgiamo a tutt* e non pensiamo minimamente che le donne siano in qualche modo migliori.

Di donne complici della violenza commessa da uomini ce ne sono tante e poi ci sono quelle che la violenza la agiscono, ci sono scribacchine che agitano penne e tastiere come cecchine pronte a mutilare la reputazione di donne, scrittrici, artiste, opinioniste, avvocate, giudicesse, eccetera, solo perché a loro stanno sulle ovaie e poi ci sono quelle che fanno da coro, come nelle peggio commedie greche, in quei contesti fatti da innocentisti e colpevolisti che discutono di uno stupro come fosse l’oscillazione del prezzo della zucchina o del cavolo nero. Le donne sono madri, figlie, parenti strette di stupratori e assassini e quando nei processi per mafia i loro uomini erano alla sbarra stavano tutte in fila a urlare ai testimoni improperi di ogni genere e alle donne, le giudici e le avvocate, se ce n’erano, toccava un “troia” o un “puttana” o un “ti scasso la famiglia”. Le donne sono anche quelle che tacciono talvolta se le figlie confessano di aver subito un abuso da parte del padre, sono quelle che minacciano una donna che denuncia uno stupratore perché in nome di irragionevoli e incestuosi sentimenti immaginano che quel figlio non debba mai stare lontano da loro. Le donne sono anche belle, splendide, meravigliose, ma lo sono anche gli uomini e se si trattasse solo di una questione di sesso non staremmo qui a parlare di cosa va bene e cosa no. Avremmo già raggiunto almeno un livello di confronto civile tra di noi.

Intendiamoci: che debba essere garantita pari opportunità di ingresso a tutt*, donne incluse, nei media è cosa ottima. La rivendicazione delle amiche che scrivono il post sullo sbilanciamento di presenze femminili in Rai e nelle testate giornalistiche, si pone le nostre stesse questioni. Il problema c’è ed è enorme, qualunque sia la soluzione pensata per risolverlo non c’è da lamentarsene, purché se ne parli.  In fondo il punto è che non dovrebbe esserci nessuna discriminazione, mai, nei confronti di nessuno, sulla base del sesso. Per sistemare la faccenda e riequilibrare quanto viene detto a proposito di donne però personalmente non mi affiderei ad una modalità tutelare, una richiesta di percentuali fisse. Io agisco, penso, sono, mi ribello. Non mi serve che mi facciano il favore di crearmi vie preferenziali: quello spazio è mio e lo occupo. Vado a presidiare le redazioni dei giornali, vado a occuparle e poi mi faccio media, io, in questa epoca in cui parlare di carta stampata e tv è così anacronistico giacché abbiamo il web che se la banda fosse distribuita in modo eguale anche le donne di ottantanni potrebbero accedervi.

I media siamo noi, in rete, quelli che arrivano dal basso perché tra qualche anno quegli altri neppure esisteranno più e già non esistono perché prendono spunto e fonti perennemente da noi che stiamo qui in presidio attivo e come si diceva al Feminist Blog Camp bisogna occuparlo questo media ed esserci ed essere consapevoli della responsabilità che abbiamo, per noi, per quelle altre e altri che verranno, per chi fino ad ora non ha avuto voce e se l’è presa quella voce e l’ha perfino imposta.

Da noi non troverete mai scritte sciocchezze come quella che leggo oggi QUI e QUI, perché si tratta di fandonie e si tratta di divulgazione di mentalità anacronistiche, pessime, terribili, medioevali. Allora, noi, facciamo altro, diciamoci altre cose, e ancora se vogliamo prepariamoci tutte, al prossimo Feminist Blog Camp. Sarà fantastico. Saremo noi. Sarà la quota viola, azzurro/rosa, che parlerà a chiunque, donne e uomini, e per di più ci divertiremo un sacco.

Posted in Corpi/Poteri, Critica femminista, Pensatoio, R-esistenze, Scritti critici.