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Chi vuole fare sentire al sicuro gli stupratori?

Barbara e Nicolò, a commento di post precedenti, mi hanno chiarito qualche punto. Va bene, non è una sentenza ma una misura cautelare. Si tratta di decidere se dare il carcere preventivo a stupratori in branco o di mandarli ai domiciliari o a fare lavori socialmente utili, come per gli stupratori di Montalto di Castro ai quali il sindaco decise di pagare le spese.

La legge del 2009 aveva detto che gli stupratori avrebbero fatto il carcere prima della sentenza e questo provvedimento della cassazione annulla quella scelta perché considera lo stupro di gruppo uguale allo stupro commesso da un singolo e lo considera comunque una cosa di scarsa pericolosità sociale.

Di che parliamo? Nel 2009 quella modalità fu scelta e riferita soprattutto all’emergenza stupri dell’orda di barbari stranieri che secondo lega e pdl stavano mettendo a ferro e fuoco le città. (Era la legislatura in cui gli stessi deputati comunque presentavano una proposta di depenalizzazione per il reato di stupro su minori di lieve entità.)

Ovvio che comunque mai per gli italiani questa cosa avrebbe valso un solo pensiero e ovvio che non mi interessano quei provvedimenti securitari per cui più pena dovrebbe dare più garanzie alle donne violentate a fronte di una intera società culturalmente abituata a trattare male le donne e a legittimare ogni tipo di violenza.

Allora che c’è? C’è che sarebbe il caso di ragionare tra tutt*, inclusi i/le libertari*, quale io sono, il fatto che una donna stuprata resta sola a subire un processo dai media, dal paese o dalla città in cui vive, dai vicini, dai genitori degli stupratori, con ammiccamenti, ghigni feroci, battutine, mobbing, aggressioni verbali e intimidazioni di ogni genere.

L’avete mai vista la famiglia di uno stupratore? E quelle madri dei carnefici? Parliamone. Cosa non sono in grado di dire alle vittime di stupro. Ché è lei la puttana, quella che ci stava, che vuole rovinare quei figli di mamma, quei bei ragazzi cresciuti e coccolati per essere delle merde senza soluzione e degli stronzi convinti di poter fare il cazzo che gli pare dove il garantismo viene sempre confuso con l’impunità.

Ma certo che il carcere non è una soluzione giacché non cambia la mentalità corrente e non risolve se tutta la società non provvede a mutare in maniera definitiva il modo di vedere le donne e la sessualità. E dunque come si mette al riparo una ragazza che deve subire stupro e conseguenze? Rinchiudiamo lei per allontanarla dal suo carnefice in attesa che qualcuno si pronunci? La trattiamo come un testimone di massima sicurezza?

Se si è arrivati – in Italia – a commettere delle esecuzioni per punire chi ha denunciato stupratori e pedofili – vedi il caso di Teresa Buonocore – e se assistiamo tutti i giorni sui media alla lapidazione delle vittime a vantaggio dei carnefici, di che futuro per le vittime stiamo parlando? Quando potranno rialzare la testa e ottenere un riconoscimento sociale? Quando potranno attraversare le loro strade a testa alta orgogliose di aver resistito e denunciato ed essersi difese mentre subivano un abuso? Quando potranno tornare a vivere?

O dovranno piuttosto, come troppo spesso avviene, essere loro a scappare, andarsene, mollare tutto e cambiare vita, città, perfino nome giacchè come sappiamo, per averlo verificato di persona, gli stupratori e i loro amici e familiari ora usano internet, attivano pagine facebook per diffamare le vittime, cospargono di schifezze tutto il web per dare della puttana alla persona stuprata, è il tempo dei social network, perdio, una vera merda, e per le donne non è cambiato un cazzo. Anzi. E’ aumentato a dismisura lo spazio in cui l’azione dell’infamia che le copre può agire e dunque non possono scappare da nessuna parte, neppure da se stesse, giacché sono costrette, loro, a restare incarcerate a vita per aver subito uno stupro e per aver scelto di denunciarlo.

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un Decalogo per le donne stuprate, abbiamo anche ricostruito la storia della legge sullo stupro, fin dai tempi in cui si riparava con un matrimonio, poi la legge sul reato contro la morale e infine contro la persona. Ma la costante resta: le vittime non hanno mai tutela e i carnefici, ai domiciliari o a raccogliere cartacce per espiare, sono sempre lì, arroganti, abusatori e impuniti, dove la verità non premia mai le vittime, non fornisce mai l’orgoglio, quella dignità di cui si parla tanto, quella dimensione di serenità per aver fatto la giusta scelta di denunciare, parlare, non stare in silenzio, reagire.

Ci vogliono così: passive e mute, mute e passive. Che sia prima o dopo la sentenza, il meccanismo di assoluzione sociale per gli stupratori che genera questo provvedimento è comunque orribile. Allora chi sta compiendo un lavoro per far sentire al sicuro gli stupratori? I giudici o i media? Entrambi?

NB: scrive Ale su un commento – “se stupri in gruppo non c’è l’obbligo di custodia cautelare. Se sei notav e manifesti, invece ti prelevano da casa e ti portano in prigione. Scrivi su un muro una scritta contro il governo e ti si scatena la Digos alle calcagna. Il crimine contro la proprietà delle banche, dello stato e dei suoi servitori è severamente perseguitato. Il crimine contro l’individuo, soprattutto se donna, e ancora di più se straniera, non viene considerato.” In generale la preventiva fa schifo. Dunque? Se una donna denuncia un ex marito che la vuole ammazzare e lui conta sulla presunzione di innocenza e completa il suo lavoro, che si fa? In caso di pericolo grave e di grave violenza, che si fa? Si allontana lui? Si rinchiude lei? Dite, grazie.

—>>>Bollettino di Guerra

Posted in Critica femminista, Omicidi sociali, Pensatoio.


5 Responses

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  1. Giovanni says

    Sono d’accordo con quanto scritto e ve lo immaginate coloro che hanno fatto parte del branco girare liberamente magari incrociando la loro vittima?
    Come si deve sentire questa?
    Potrebbe essere intimorita o perdere la fiducia nella giustizia ed andare a ritirare la denuncia, rischiando di passare pure per diffamatrice acuendo ancor di più le malelingue su di lei che sopra avete descritto, già, la domanda è legittima, chi vuole tutto questo?

  2. anarcofem says

    Ciao Mocho, permettimi di dirti che non sei affatto fuori luogo. Pensavo le stesse cose oggi e ho cercato di tirare dentro il discorso altri libertari ma forse, per pigrizia o per il vizio di proiettare sempre la società in un progetto utopistico, l’argomento resta sempre fermo e finito al “no carcere” che va anche benissimo, per carità, le ragioni di tale dissenso sono evidenti ma è limitato e limitante.
    C’è sicuramente un problema culturale a monte come ben sappiamo, un problema ovviamente maschile ed è inutile star lì a dire che la violenza sessuale se la devono sbrogliare le donne, è proprio tutto il contrario.
    Oltre a questo un altro argomento che ci si dimentica sempre di affrontare è la protezione delle vittime, e l’obbligo di carcerazione preventiva, secca dirlo, suppliva a questa enorme mancanza di cui tutti inspiegabilmente si scordano. Mi stupisco sempre davanti a tanti libertari e libertarie garantisti con i presunti colpevoli ma non con le presunte vittime..c’è questo ostacolo di “cosa ne facciamo di chi ha subito” che lascia tanta indifferenza. Non mi piace, non mi è mai piaciuto. Perciò ben venga chi ha voglia di confrontarsi con questi temi e di aprire un po’ la mente 🙂

  3. Mocho says

    ciao sono uomo(non mi ci sento per niente ma lo scrivo solo per dire che comunque ho la barba) e anarchico.
    Trovo molto interessante che finalmente si inizi a parlare di cose vere e non di fuffa attorno al carcere e in generale al reato e al concetto di pena.

    Chiedere più sicurezza è pericoloso, è sulle spalle di uno stupro(mi riferisco alla reggiani) che hanno lanciato il pacchetto sicurezza a furor di popolo.

    Chiedere più carcere è pericoloso, perchè gli stupratori o i pedofili (anche se sono sempre troppissimi ) sono un infinitesimo rispetto alla popolazione carceraria che per lo più comprende 25% reati di droga e il restante diviso tra reati contro il patrimonio e reati di immigrazione.

    Da anarchico aborro lo stato le leggi e la polizia che le governa.

    Per quanto riguarda una donna che denuncia il proprio aguzzino però non ho proprio nulla da dirle se non che ha fatto bene.
    Purtroppo il clima di omertà e solitudine che gira intorno a molti argomenti (tra cui gli stupri) non permette nessun’altra scelta..
    Credo che lo stupro di una donna sia un problema sociale (anche e soprattutto dei maschi [si fa sempre per dire…maschio de chè?!Solo perchè ho il pisello?]) e credo che la società dovrebbe stringersi intorno alle vittime e proteggerle, ma ancora di più proteggere le altre persone perchè non diventino vittime. Credo che debba essere la donna stessa a decidere cosa fare allo stupratore, ma in generale credo che gli stupratori vadano in generale esibiti nella pubblica piazza tutti devono sapere se un uomo ha commesso questa violenza, il silenzio è a mio avviso il miglior alleato di questi soggetti.

    Adesso non esiste niente di tutto questo una donna quasi mai riesce a contare su altre persone per avere aiuto in una situazione di violenza subita. E allora compagn* come fare a dire a una donna di non chiamare le stesse guardie che in un’altra occasione ti arresterebbero e che non gliene frega niente di te e della tua violenza e se potessero(ed è successo perchè poi per la legge ci sono stupri di serie a e di serie b vedi Reggiani vs Joy) farebbero benissimo finta di niente?
    Non si può se una donna non può contare su una comunità di persone che la proteggano dopo una violenza e se una donna non ha la libertà di non subire uno stupro che è sociale(perchè di stupri sociali si parla o crediamo veramente che la responsabilità sia solo di chi commette l’atto?) secondo me fa bene a denunciare anche alle guardie.

    Non credo che ci porti da nessuna parte chiedere più carcere!D’altro canto se non costruiamo pratiche di autodifesa, autogestione e autogoverno non resta che prenderci la merda e mangiarla con tutto il suo corredo di stupri e carcere che sono una faccia della stessa medaglia. Non dimentichiamoci che se c’è un potere c’è chi lo difende e questo vale per gli stupratori(difesi dalle istituzioni sociali: famiglia, genere etc.) sia per lo stato(il carcere che fanno gli stupratori è lo stesso che fanno tutti gli altri detenut*, anche se veramente se entri in galera con reati di stupro non sei tarttato dagli altri detenuti come un carcerato qualsiasi, ma questo fa parte comunque di un codice d’onore carcerario che non è da difendere per niente..l’argomento è difficile)!

    Ad ogni modo scusate se sono prolisso, fuoriluogo e poco interessante un dibattito va aperto presto per risolvere questa situazione perchè intanto che facciamo la rivoluzione o che costruiamo spazi di autodeterminazione, liberazione autogestione complicati, ci scontriamo con lo stato italiano che si nutre delle nostre paure e che usa anche il corpo delle donne per fare i suoi porci comodi.
    E penso che un dibattito vada aperto anche e soprattutto tra i maschi, perchè gli stupri non nascono dal nulla se non dai comportamenti mediani della vita di tutti i giorni.

    “sai Alì cominciare una rivoluzione è difficile, ancora di più è continuarla e difficilissimo è vincerla, ma sarà solo allora quando avremo vinto che inizierà ad essere difficile, quindi Alì la strada è ancora lunga non sarai già stanco?No”

    Scusate la confusion
    sono stato confusionario, ma è perchè non c’è un dibattito su un tema così importante..E anche mettere in ordine le idee è difficile..e, confrontiamoci.n

  4. Barbara says

    regalino per voi ragazze, guardate che razza di roba:
    http://www.retronaut.co/2011/06/vintage-ad-sexism/

  5. Mammamsterdam says

    Un lavoro socialmente utile? A spalare la centrale di Fukushima, viaggio e spese a proprio carico.

    Scusate, ma mi fa incazzare troppo questa cosa. D’ altronde di che stupirci, la stessa Cassazione anni fa aveva detto che se indossi i jeans stretti devi per forza essere consenziente. di che stiamo a parlare?