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Pubblicità sessiste: quando ci scappa l’indignazione disinformata!

Ragazze, quando vi parte l’indignazione chi vi ferma? Nessuno. Da giorni viene spammato ovunque questo marchio (la ditta ringrazia!), questa foto, con allegati inviti all’indignazione, al mail bombing, al boicottaggio, all’esilio sul pianeta marte, al linciaggio virtuale, a tutta una serie di reazioni più o meno giustificate e più o meno consone che diventano un fiume in piena inarrestabile. Talmente tanto inarrestabile che chi veicola (facebook: mi piace, condividi) in maniera acritica tutto ciò neppure si prende la briga di informarsi per capirne di più. Non è tutto: per quanto alcune di noi abbiano tentato di dire che è roba morta, defunta, andata, finita, non c’è stato verso. L’oggetto della mailbombing o del condividi-bombing siamo in realtà tutte noi, disinformate e felici, felici e disinformate, alienate e totalmente schiave di un meccanismo meccanico che si articola in tre mosse, guardi, esprimi con un ohhhhhhh l’indignazione, condividi. Fine del pensiero intelligente di cotanta umanità sparsa che spreca tempo ed energie virtuali che sommano il pensiero indignato per lo spot defunto al pensiero indignato per l’ufficiale poco virile al pensiero indignato per la cacca che travasa nella piazza tal dei tali, eccetera eccetera, riproducendo lo stesso automatismo che poi – sorpresa, sorpresa – vi fa scoprire iscritte ad una pagina facebook gestita da maschilisti solo perché non avete letto il contenuto che veicola.

Non parlo a quelle che si fanno un culo così per monitorare il sessismo che ci massacra tutti i giorni, a quelli che tentano di articolare riflessioni per modificare l’immaginario collettivo, alle persone che usano ogni strumento pratico, reale, virtuale, per manifestare contro questo genere di cose. Mi rivolgo a chi vanifica questo lavoro, a chi cavalca l’onda dell’indignazione delle donne e delle persone intelligenti per insinuarvi superficialità e autoritarismi, poca analisi e molta facebook dipendenza, poche reazioni alternative, subvertising, produzione altra, proposte di un’altro genere di comunicazione, e molta, troppa, pratica che trascina le persone come pecore belanti che non sono neppure in grado di informarsi. E’ davvero questo che vogliamo? Non è forse necessario ripensare a quali meccanismi mettiamo in atto nelle nostre lotte? Non è necessario verificare che si tratti di vera e propria opposizione ai sessismi invece che di reazioni meccaniche che non includono una presa di coscienza, una riflessione, qualcosa che permea le nostre vite e le contamina, che le cambia e che ci cambia per davvero?

Un click automatico è una cosa semplice se scaturisce da un meccanismo superficiale e se diventa un modo per scaricarsi la coscienza, per evitare di fare cose differenti, un “condividi” al giorno e poi è comodo restare nelle proprie vite a coltivare sessismi e misoginie, a favorire l’ingresso nelle riviste di donne di maschilisti che ti sputano addosso, a dare la parola a perfetti reazionari che le donne le inserirebbero volentieri in un bell’impasta e cuoci per rifarsele come vogliono loro.

In ogni caso, credo, bisogna riflettere. Gli automatismi producono deresponsabilizzazione e in realtà più che scrivere alla ditta in questione a questo punto credo bisogna parlarci un po’ tra noi per chiederci: che stiamo facendo? Davvero il nostro è un antisessismo vero o è di facciata? Vogliamo indagare i contenuti che condividiamo? E’ solo roba di forma o non dovremmo preoccuparci della sostanza? O quello che ci opprime è solo la nudità esposta e mercificata femminile accanto a inviti più o meno espliciti a considerare le donne come pezzi di carne?

Allora parliamone. Questa atroce pubblicità è stata già accantonata (cosa che si evince dalla prima schermata del sito dell’azienda) ed è stata oggetto dell’ingiunzione dell’Iap con provvedimento n. 92/2010 del 2/8/2010 il cui testo riporto sotto:

“Il Presidente del Comitato di Controllo, visto il messaggio pubblicitario “Degustala! Passera delle Vigne Lepore”, rilevato su affissioni nella città di Pescara nel mese di luglio 2010, ritiene lo stesso manifestamente contrario agli artt. 1, 9, 10 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Il messaggio mostra sulla destra del cartellone una bottiglia del vino pubblicizzato “Passera delle vigne” Lepore, al centro l’headline “Degustala!” e sulla sinistra una sagoma di un corpo femminile, con un calice del vino pubblicizzato posizionato a realizzare un’immagine che, senza bisogno di molta inventiva, ripropone un pube femminile.
Ad avviso del Comitato, il gioco di parole che si instaura tra il nome del prodotto, l’immagine ed il voluto richiamo ad un termine volgare per definire l’organo sessuale femminile, lasciano poco spazio all’immaginazione riguardo al significato scurrile della comunicazione.
Inoltre, il messaggio risulta fortemente offensivo della dignità della persona, in quanto la figura femminile viene rappresentata in modo del tutto svilente, assimilata al prodotto pubblicizzato, diventando essa stessa un bene da consumare, come chiaramente esprime l’headline, che invece del consueto sostantivo maschile del vino gioca sulla declinazione femminile “degustala!”.
L’assoluta gratuità della scelta comunicazionale si pone come unicamente finalizzata a suscitare sconcerto e disorientamento nel pubblico per imprimere nella mente il marchio, strumentalizzando la sensibilità del pubblico e gettando discredito sulla comunicazione pubblicitaria, in violazione dell’art. 1 del Codice.”

Basta inserire un paio di parole su un qualunque canale di ricerca e questo dato risulta come primo in classifica. Siamo genie noi o c’è un problema che bisogna seriamente porsi?

Posted in Comunicazione, FaceAss, Fem/Activism, Pensatoio.


10 Responses

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  1. fikasicula says

    @Ico,
    io condivido tutto meno che la disinformazione. se parte una mailbombing contro una azienda affinchè ritiri una pubblicità e tutte si appassionano ai click facili senza curarsi che A) la pubblicità è già stata oggetto di un provvedimento di ingiunzione e che B) continuare a fare circolare quella immagine è fare pubblicità gratuita io mi pongo due ordini di problemi:

    1) le donne che si indignano lo fanno per forma o sostanza?
    2) riproducendo automatismi quanta responsabilità si perde per strada?

    parlo di mezzi e pratiche e non del fatto in se’. che la pubblicità sia orrenda non c’è dubbio, poi lascio a te giudicare l’azienda e parlare di sessismi diffusi in ogni modo è utile ma disinformare e meccanizzare le reazioni non aiuta la riflessione. è solo un meccanismo che ti coinvolge in una corsa al linciaggio di qualcheduno tralasciando poi il fatto che il metodo, indignazione=demoliamocoluiilqualevieneintesoinquantodiavolo è una pratica che in Italia sta diventando prassi culturale e presunta “azione (in)civile”. e questa, personalmente, dato che rivela autoritarismi (linciaggi contro il rom, il musulmano, il premier, il sessista, la strega, la maestra cattiva, la perfida badante eccetera eccetera) non da poco mi spaventa molto di più che tutto il resto (medioevo?).

    l’invito alla riflessione è rivolto a tutt*. bisogna essere coscienti del fatto che da alcune pratiche che mettiamo in atto possono scaturire meccanismi dei quali siamo responsabili.

  2. ico gasparri says

    non riuscirei a seguire con la necessaria assiduità lo sviluppo eventuale di questa discussione che mi appassiona, ma ne dico comunque una. Condivido l’invito alla riflessione iniziale di fare più attenzione a cosa condividiamo, ma credo che la “registrazione” di aziende che usino questi mezzi criminali per fare pubblicità sia sempre e comunque necessarie. Intervenendo in questa specifica situazione io ho scritto, per esempio, “non comprerò mai più questo vino”. Credo che le tracce debbano restare, ma tutte le tracce, non solo queste più violente. A questo proposito ho scritto addirittura un libro di ben 240 pagine che sta cominciando a girare autoprodotto e spero che possa essere un momento ulteriore di riflessione. Credo che indignarsi vada bene sempre e comunque, puntando direttamente al cuore del problema: l’azienda. Io personalmente lascio perdere tutte le altre attività e punto sul consumo critico rigoroso e condiviso… CONDIVIDI?

  3. luziferszorn says

    Non so se il corriere abbia finalità occulto-pubblicitarie nei riguardi della “passera lepore”; di certo riparlandone (loro in part) si rilancia la pubblicità indiretta che non può essere evitata quando “l’oggetto pubblicità” (la foto in questo caso) riprende a girare. Insomma è un evidente circolo vizioso dove a vincere è sempre l’immagine stessa che ha prodotto il primo livello della cosiddetta “indignazione”. Inoltre sul sito vinilepore.it campeggia la pagina con “la passera delle vigne censurata”. Come a dire “censurateci anche questa se ci riuscite”. Ergo credo sia il caso di ripensare al tutto, al metodo, alle tecniche di battaglia per così dire, ovvero al “cosa fare per” e al “cosa non fare se o quando”. Un’altro approccio a queste problematiche è possibile. E se mi permettete più di una volta il sottoscritto ha fatto proposte di discussione in merito (blog zanardo e cosenza in part.); tutto cio appunto per ovviare alla pubblicità indiretta, al ritorno indiretto della pubblicità già censurata, fino a risalire alla necessità stessa del “far censurare tramite segnalazione agli organi competenti” come unica linea di fuga o emancipazione dal sessismo in pubblicità.

  4. fikasicula says

    lo sappiamo. è un grandissimo. ultimamente ha anche aderito al boicottaggio omsa http://www.dongiorgio.it/scelta.php?id=1803 🙂

  5. anna says

    ma daiii ho scoperto che sul sito del big don giorgio c’è un vostro banner!
    grandissimo don

  6. fikasicula says

    marcella, ferocia? cioè, io ti invito alla riflessione e tu la chiami ferocia? 😀
    se non ti piace il mio modo di esprimermi pazienza ma i metri di comunicazione sono diversi e io ti sto dicendo, mica a te, lo dico a tutte perchè non avevo neppure visto chi o cosa aveva cominciato a fare girare questa cosa, che questo sistema di clicca e condividi è superficiale e mette in moto automatismi che mi spingono a dire che bisogna ripensare tutto. e non vale il fatto che tu o altre siate state più o meno impegnate a fare questo o quello perché la nostra militanza, condita di vita, interessi e passioni, è sovraffollata tanto quanto la tua eppure troviamo sempre il TEMPO di andare a leggere e approfondire le cose che ci interessano e soprattutto ci assumiamo la responsabilità di quello che andiamo a veicolare. perchè se tu condividi qualcosa ti accerti del fatto che sia una battaglia che condividi, che ti riguardi, che apprezzi e che valga la pena, no? è di questo automatismo che parlo e mi pare che non vada bene. dopodichè riflettiamo anche su altro, se vuoi: quanta gente è venuta in piazza? e quanta gente invece clicca “condividi”? perciò ho ragione a dire che si tratta di una passione per il click dalla quale non traspare sostanza? pensaci e quando avrai finito di indignarti per il mio modo di dirti le cose poi magari poniti il problema. e no, l’invocazione all’unità mentre rivolgo critiche ad un metodo che fagocita e trascina le donne senza invitarle a pensare, non la accolgo. unita nei contenuti e non in virtù del fatto che apparteniamo allo stesso genere.

  7. Carmen says

    giusto per mettere altra carne sul fuoco. Vedete un po’ questo manifesto, secondo me ancora più grave perchè viene da gente che si fregia di essere “l’alternatiiva politica” https://www.facebook.com/photo.php?fbid=3120737938861&set=a.1288770100810.44262.1276937804&type=1&theater

  8. Marcella Raiola says

    OK! Grazie per la comunicazione e per le informazioni… A volte uno si fida di chi invia le informazioni e non controlla perché ha del lavoro urgente da fare, o magari ha da partecipare ad una protesta di piazza contro violenza, sperequazione e quant’altro la patria ci riserva… Del resto, il fatto che manifesto sia stato rimosso non risolve il problema dell’abuso del corpo femminile nei messaggi pubblicitari, perché la cosa grave è che SI POSSA PENSARE DI ALLESTIRLI, MESSAGGI SIMILI, CIOE’ CHE SI DIA PER SCONTATO CHE CI SIA UNA HUMUS DI ACCOGLIENZA FERTILE!
    Alla fiaccolata in memoria di Stefania Noce e di Enza, a Napoli, giovedì scorso, molte donne parlavano di questo cartello e si sono ripromesse di vigilare maggiormente, ovvero di denunciare altri cartelli che avevano visto… Ecco… la “Passera”, anche se ci siamo sbagliate sulla sua “vigenza” attuale, ha riaperto un fronte di lotta… Mai sentito parlare di eterogenesi dei fini?
    Inoltre… Ognuno è quel che è ed elegge quel che vuole essere, cioè, in sostanza, la cifra comunicativa che più gli si attaglia (e ci mancherebbe!!); tuttavia credo che abbiamo bisogno tutte le une delle altre, per cui bacchettare e offendere le “ingenue” come la sottoscritta in modo così violento non mi pare contribuisca alla costruzione della “sorellanza”…
    Questa ferocia finisce con l’assimilarvi ai maschilisti e ai violenti. Qua non si può sbagliare o non si può fiatare che si viene SBRANATE!!!!
    Va bene destrutturare lo stereotipo della donna “remissiva e dolce”, però… MAMMA MIA!!!!
    Grazie ancora e SCUSATEMI TANTO SE MI SONO PERMESSA DI ESSERE MALACCORTA E CREDULA!

  9. cybergrrlz says

    ma allora indigniamoci con il corriere della sera :))) no? se ha scelto di riveicolarla nonostante tutto. come fanno tutt* i quotidiani online guardoni che si nutrono di soft porno per aumentare i click alle pagine…

  10. Eliana says

    Oggetto di ingiunzione o meno, il motivo per cui girava ancora è che il corriere della sera on line un paio di giorni fa l’aveva inserita insieme ad altre meraviglie del genere in una gallery titolata “la pubblicità e il sesso”, con didascalie acritiche, e ovviamente nessun commento. Così, ad uso di guardone; la dose quotidiana fornita anche da Repubblica al navigatore medio maschio. Personalmente, invece di far girare su fb, ho inviato un tweet cumulativo ad alcune osservatrici abbastanza attive ma SOPRATTUTTO alla fonte, a Ferruccio De Bortoli. Dopo un paio d’ore la gallery era stata rimossa. il mio parere è che in questi casi si debba convogliare ogni protesta verso chi può davvero incidere, cioè andare SEMPRE alla fonte.