Skip to content


Se a diciassette anni incontri un obiettore

Pubblichiamo questa cosa a blog unificati. Una storia vera che è stata consegnata da una ragazza a Fem a Sud e a Loredana Lipperini.

>>>^^^<<<

Premetto che la storia non è la mia e dunque non posso e non voglio dare tutti i particolari, solo raccontare un’ingiustizia che ho vissuto da testimone e che ancora fatico a mandare giù. Ho sempre pensato tanto alla correttezza di appropriarsi di una storia non mia e di una denuncia che in teoria non dovrebbe essere mia, ma poi penso alle mille e mille storie uguali a questa e penso forse che se i protagonisti non possono raccontarla, io ho il dovere di farlo per loro.

Io ho conosciuto l’aborto prima ancora di imparare a fare l’amore. Erano le feste di Natale di sei anni fa, di anni ne avevo 17 e noi compagni di scuola si aveva deciso di farsi tre giorni di vacanza insieme. Poi la mia amica che dice: “ieri sera si è rotto il preservativo, accompagnami in ospedale devo prendere la pillola del giorno dopo”. “Certo. La pillola, non c’è problema amica”, le ho detto con l’aria sicura, “tranquilla che risolviamo”. All’ospedale ci siamo andate con l’autobus e là abbiamo chiesto del ginecologo di guardia per avere la ricetta: è un obiettore, hanno detto, niente da fare ragazzine. E noi con i nostri 17 anni e l’ingenuità, la stupida ingenuità di chi non ha mai avuto lezioni di educazione sessuale a scuola, di chi vive in un paese dove “certo, possono esistere gli obiettori di coscienza ed è un loro diritto”, abbiamo salutato e siamo tornate a casa. “Perché doveva succedere proprio a noi e proprio quella volta?”, pensavamo. Abbiamo incrociato le dita e fatto finta di niente. Ci ho ripensato molto a quel giorno, quella sera, quella stupidità. Ma immaginate voi di avere 17 anni, non avere macchine, autobus o altro per andare in chissà quale ospedale, a cercare medici che non siano obiettori, a implorarli di esistere, nella speranza che firmino una ricetta. A 17 anni non si fa, o almeno noi non lo abbiamo fatto. La mia compagna di classe quel giorno è rimasta incinta e dopo un mese era in un ospedale ad abortire di nascosto. È la storia di un’ingenuità che ho nel gozzo, la storia che ho sempre paura a denunciare, perché non è mia e forse dovrei solo starmene in silenzio.

Un giorno, mi hanno spiegato che è illegale: se non ci sono altri medici di guardia, l’obiettore deve prescrivere per forza la pillola. Me lo hanno spiegato anni dopo, quando ero grande e le spalle avrebbero avuto la forza per affrontare tutto quell’ambaradam lì. Me lo hanno spiegato troppo tardi.

Posted in Anticlero/Antifa, Corpi, Omicidi sociali, Personale/Politico.


6 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. (A)nonimo says

    L’obiezione di coscienza non può esistere in certi ambiti, è semplicemente estremismo religioso. Se volete fare gli obiettori andate a fare gli agricoltori invece di studiare medicina. Solo chi ha il cervello bacato dalla religione può arrivare a tanto.

  2. Kundo says

    A me successe anni fa di andare in ospedale per la rottura di un preservetivo accompagnando la mia fidanzatina del tempo, fortunatamente nn ci fu nessun problema…ma la questione mi sembra molto più semplice: un obbiettore se vuole lavora per una clinica privata… in un ospedale pubblico applica le leggi dello stato oppore si prende la specializzazione in chirurgia estetica…

    K

  3. Giulia says

    A me è capitato di aver bisogno della pillola qualche mese fa, per fortuna però la mia esperienza è stata positiva. Sono andata in ospedale (il mio medico non era rintracciabile) pronta a dar battaglia con le informazioni tirate giù da Internet e dopo aver letto alcuni racconti simili a questo. Invece di guardia c’era una dottoressa gentilissima che me l’ha prescritta senza problemi (dopo alcune domande per controllare che non ci fossero contrindicazioni). Uscita da lì ho tirato un grosso sospiro di sollievo e ho ringraziato di vivere in una regione tradizionalmente non troppo legata alla chiesa e piuttosto avanti su questi temi (l’Emilia). Detto questo va comunque notato che tutte le informazioni sulla pillola del giorno dopo le ho trovate su internet perchè di educazione sessuale a scuola neanche a parlarne… oltre agli obiettori a queste situazioni concorre una voluta disinformazione. Anche chi cerca di aiutare (non so quanto in buona fede francamente) può far danno: l’altro giorno su FB il gruppo “laicità dello Stato” (https://www.facebook.com/laicitadellostato) ha postato un video realizzato dai Radicali sulla situazione pillola-obiettori a Roma. Peccato che nel tentativo di dare addosso alla chiesa sempre e comunque (perchè questo poi era) siano state commesse diverse leggerezze che in un video potenzialmente anche informativo non sarebbero dovute esserci (per esempio potevano segnalare la presenza di un numero verde che a Roma e in altre città mette in contatto con medici che prescrivono la pillola dalle 9 alle 19 tutti i giorni e 24h dal venerdì alla domenica, dessero per assodata l’obiezione di coscienza-mentre non la è, come segnalato con un link da un’altro utente-, o che la pillola non deve essere per forza un ginecologo a prescrivertela).

  4. Biscia says

    La reazione ingenua che descrive non è limitata alle diciassettenni, però. Io a 33 anni suonati non mi posi tante domande davanti al cartello sulla porta della guardia medica intimando a chi cercava la pillola del giorno dopo di rivolgersi al proprio medico oppure all’ospedale: sono straniera e non ho molta dimestichezza con il sistema sanitario italiano, nonostante una permanenza più che decennale, perché per fortuna ho sempre goduto di buona salute. Non pensai nemmeno all’obiezione di coscienza: per me poteva essere una semplice questione burocratica. Lì per lì, la mia unica preoccupazione era di arrivare al pronto soccorso il prima possibile.
    Mi sono sentita proprio idiota quando neanche un mese dopo quel cartello era in prima pagina sui giornali locali perché delle ragazze molto più giovani e molto più sveglie di me avevano sporto denuncia. Ci vorrebbe davvero una campagna nazionale per sensibilizzare tutte sui loro diritti al riguardo.

  5. Azzurra Pensiero says

    A me è successa la stessa cosa…
    Ma avevo 21 anni e ho trovato una soluzione alternativa: un amico specializzando in medicina mi ha spiegato come fare prendendo un alto dosaggio di pillola normale, che per fortuna avevo perché avevo smesso di prendere la pillola qualche mese prima!

Continuing the Discussion

  1. Kataweb.it - Blog - Lipperatura di Loredana Lipperini » Blog Archive » IL DIRITTO ALL’INGENUITA’: TESTIMONIANZA linked to this post on Dicembre 30, 2011

    […] una ragazza dice che ha una storia da raccontare, sull’aborto in Italia negli anni Zero. Femminismo a Sud e Lipperatura la pubblicano nella stessa giornata.  Con la premessa che se ci sono altre […]