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Buon anno r-esistente a tutt*!

Ancora un anno di vittime di violenza maschile, di donne massacrate da uomini violenti, di diritti violati in nome di una supposta superiorità degli uomini sulle donne.

Un anno di vittime della precarietà in cui donne senza garanzie si ritroveranno in uno scantinato buio a rischiare la vita per pochi euro all’ora.

Un anno in cui le donne in piazza dovranno urlare più forte e marciare e andare avanti senza farsi intimidire da nessuno. Un anno in cui passo passo, mano nella mano, saremo sorelle per sfidare la sorte e il destino che ci viene imposto, e rifiuteremmo di allungare le gonne, di lasciarci intrappolare dentro una cintura di castità, di ipotecare l’utero e il presente al cospetto di “autorità” che non riconosciamo in quanto tali.

Un anno di opposizione critica che non ci vedrà indietreggiare mai, noi, ferme a sostenere striscioni reali e virtuali, con le nostre vite in mano, i nostri sorrisi, la nostra intelligenza e le mille abilità per reinventarci e sostenerci, per non essere mai sole, ché andremo in piazza danzando, saltellando, calci in alto, gomiti appuntiti, bocche mai cucite, occhi ben aperti, avremo amore e lotta, per amarci meglio, per amare chi vogliamo.

L’anno in cui continueremo a chiamare le cose con il proprio nome. In cui il fascismo si chiamerà fascismo, il razzismo non potrà essere che razzismo, lo specismo non sarà che quel che è, il sessismo lo descriveremo come quella forma di autoritarismo che è.

Abbiamo battito che dà il ritmo al nostro svelto incedere, uno e uno, due e due, non ci fermeremo mai. Siamo tante, siamo di più, siamo quelle che non si fanno prendere per il culo da nessuno, che non guardano alle altre con timore, che vedono le altre donne senza volerle moderare e contenere, che vogliono libertà per tutt* e che vogliono fare festa con tutte le persone che ogni giorno perdono diritti e poi combattono per riconquistarli.

Abbiamo colori e maschere e porteremo abiti e scarpe comode, pront* alla r-esistenza, in difesa di quelle che gli uomini le picchiano per divertimento e crudeltà, quelle che non hanno alternativa al lavoro sporco e precario, quelle che scelgono di migrare e vengono rinchiuse in galera, quelle che sputano sulle fasciste che fingono di togliere burqa e poi ingabbiano le migranti dietro muraglie di cemento, quelle che non sono sante e neppure puttane, che fanno pompini dichiarati, reali e metaforici, per guadagnarsi il pane, quelle che non vogliono più essere chiamate “troie”, che non vogliono più leggere consigli per essere più femminili, che non vogliono essere dimenticate quando scelgono di vendere corpi a fettine, un po’ alle fabbriche, un po’ alla cura, un po’ all’eccitazione, un po’ alla produzione di qualunque cosa.

Non c’è un augurio per quelle che reiterano stereotipi, che veicolano misoginia e violenza maschile, che sono serve di maschi di potere, che sono esse stesse crudele veicolo di fascismo, razzismo, sessismo, che sono strafatte di borghese senso del pudore.

Non ci interessano le ammucchiate in nome della “dignità”. Non ci interessa il rosa. Non ce ne frega niente di essere “italiane”. Non abbiamo una passione feticista per la bandiera. Non cantiamo inni e non riconosciamo patrie.

Non ci interessa fare lotta comune con le borghesi, le ricche, le fasciste, le complici delle fasciste, le razziste, con quelle che “più sicurezza” “più carceri” e “più Cie”.

Non ci interessa parlare di cazzate perché abbiamo lotte concrete da fare. Non ci interessa sprecare energia in direzioni sbagliate. Non metteremo l’intelligenza a servizio di chi vuole controllarla e dirigerla verso zone moderate. Non ci interessa difendere ministre in quanto donna. Non ci interessa fare alleanze in quanto “proprietarie” di figa. Non ci interessa guardare al dito perché noi vogliamo la luna.

Non vogliamo rinunciare ai sogni, non vogliamo sfinirci di chiacchiere idiote, non vogliamo rinunciare a combattere con i nostri compagni di percorso, non vogliamo piazze in cui le nostre lotte siano separate.

Non possiamo essere antisessiste e poi sputare sui migranti. Non possiamo essere contro la violenza sulle donne e poi essere fasciste e coltivare un progetto di welfare in cui le donne restano dipendenti economicamente dagli uomini, schiave di un modello di famiglia patriarcale in cui lui tiene il coltello e il posto capotavola e lei viene accoltellata quando dice di No.

Non si può transigere su questo. Le lotte non possono essere parziali e non possono mancare di coraggio per opportunismo e malafede o per ingenuità e qualunquismo. Le lotte non possono essere fatte seguendo la schiavitù di partito perché le donne sono sono più importanti del volere di quel tal segretario. Le donne non sono un mezzo per raccattare voti.

Le donne non possono essere manipolate, usate, strumentalizzate e quest’anno vedremo ancora diversi tentativi in cui si sposterà l’asse della discussione, in cui saremo messe a tacere se non siamo funzionali a lobby e logiche di potere.

Per un nuovo anno all’insegna del piacere, per una sessualità non controllata, pronte a toccarci e contaminarci, senza paura di contagio, ché la sorellanza è un virus ed è quel virus che ci serve per salvare tutte.

Un anno nuovo e  vecchio, facciamolo più rosso e fragoroso, più urlato e gioioso. Facciamolo più nostro.

Ci hanno rubato i giorni. Riprendiamoli, da ora!

Buon anno resistente a tutt*!

Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Precarietà, R-esistenze.


2 Responses

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  1. Riccardo Venturi says

    Credo che sia il più bel post d’augurio che abbia mai letto su un blog. Non mi stupisco che provenga da qui. Auguri anche a voi, compagne, sorelle. Che la lotta continui, e senza sosta.

  2. antonella says

    Mi associo urlando a questi meravigliosi auguri per un anno resistente. R-ESISTENZA!!!!