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A Matrix lo stalker può perfino parlare di “correttivi alla legge sulla violenza”!

Su #BollettinodiGuerra continuiamo a tenere il conto delle donne uccise da uomini e abbiamo contato #129 vittime, ad oggi, per il 2011, comprensive anche di bambini e nuovi partner (una decina in tutto) il che significa che esiste una cifra enorme di delitti compiuti da parenti, zii, mariti, padri, fidanzati, figli, ex conviventi, compagni, e poi qualche rarissimo caso di delitto ad opera di un conoscente o ancora più raro di uno sconosciuto.

Tante sono le iniziative che saranno realizzate in ogni città. Ovviamente in televisione o nei media si moltiplica anche il messaggio di “sensibilizzazione” sull’argomento perché se ne parla sostanzialmente attorno al 25 novembre, data internazionale contro la violenza maschile sulle donne, e poi quasi mai, ché anzi per il resto dell’anno è tutto un fiorire di programmi e articoli che giustificano i violenti e gli concedono microfoni e interviste, a quelle persone lì, condannati, processati, indagati, rei confessi, presunti assassini, un sacco di bella gente insomma.

C’è però chi proprio non ce la fa a illustrare la questione dalla parte delle vittime, neppure in questi giorni, che anzi vengono usati perché l’attenzione è più alta e allora far galleggiare un po’ di sano negazionismo tra le righe non guasta mai.

Abbiamo visto, nostro malgrado, su canale cinque, la puntata di Matrix di ieri sera, tutta dedicata al video realizzato dall’associazione della Hunziker e la Bongiorno, Doppia Difesa, accompagnati per l’occasione da Roul Bova.

Il presentatore del programma all’apparenza, ma solo all’apparenza, non sembra propriamente una cima e già in altre occasioni si destreggiava tra maschilisti che giustificavano delitti e quegli altri che parlavano di minori e di separazioni imputando alle madri le cose peggiori.

Noi lo sappiamo che tenta di fare del suo meglio. E’ il programma che fa schifo, in generale.  Comunque vi facciamo un riassunto della puntata a partire da commenti intercettati qui e là per il web.

Comincia la proiezione del video, poi una testimonianza di una donna che dichiara di aver subito violenza ma di aver scelto di restare con il marito. Il messaggio arriva chiaro e suona pressappoco così: le donne dovrebbero restare con i mariti per non farsi ammazzare!

La Bongiorno dice che la capisce e aggiunge che oggi come oggi il consiglio non può più essere “vai” perchè servono soldi per allontanarsi, serve un luogo presso cui andare, e allora bisognerebbe suggerire – secondo lei – che prima è necessario sistemare un po’ di cose e poi potrà allontanarsi.

La domanda che le viene rivolta in una discussione su facebook è la seguente: una referente di una associazione contro la violenza sulle donne non dovrebbe dire che le donne devono SUBITO andarsene per salvarsi la vita? non dovrebbe parlare dei centri antiviolenza e dire che poi, i centri o i gruppi come il suo sono tenuti ad aiutare le donne a trovare lavoro, casa, quello che serve? altrimenti in cosa consiste esattamente l’attività dell’associazione? assistenza psicologica e legale? e se nel frattempo, mentre la donna tenta di trovare disperatamente soldi e alternative per scappare, lui la uccide?

Il presentatore a quel punto insiste e sottolinea la scelta della donna “ha reagito rimanendo” – dice – e ci sfugge di quale genere di reazione si parli quando una donna che subisce violenza si ritiene costretta a subire un ricatto, a non allontanarsi, a restare acquattata a non respirare, a fingere di essere niente, schiava della paura, invece che andarsene ed esigere libertà. Oltretutto ci sfugge come questo possa costituire davvero qualcosa da definire quale fosse un atto di eroismo, una scelta coraggiosa, quasi che le altre, quelle che invece se ne vanno e vogliono liberarsi, siano delle debosciate, delle irresponsabili, quasi che cercassero e fossero responsabili della loro morte, quasi che fosse giudicato normale cedere al ricatto di un sequestratore, di un aguzzino, di qualcuno che ti tiene in ostaggio.

Segue lo psichiatra, tale Morelli, che parla della fragilità degli uomini. Il tono è pietoso. Se ne deduce che la vittima è lui, il violento, e non la donna che subisce violenza.

Interviene di nuovo la Bongiorno che dice, più o meno, che la legge sullo stalking non garantisce nulla giacchè gli uomini presi, finanche condannati, comunque sono liberi di fare ciò che vogliono. Poi parla della violenza come conseguenza della concezione della donna come essere inferiore, come oggetto di possesso e su questo siamo d’accordo. Non comprendiamo quale proposta sia in ballo sulla questione dello stalking perché lei non fa che parlare di certezza della pena e ricorre l’invito alla denuncia.

Viene concessa la parola, per par condicio (?!?!), a quello che viene definito uno “stalker pentito”. Già dalle prime parole si capisce che si autodefinisce in quanto vittima.

Nella descrizione piuttosto confusa del perché e del percome egli fu arrestato e condannato parla di coltelli (il presentatore, sveglissimo, chiede cosa mai avrebbe voluto farci!), del desiderio di vedere morire la sua ex, di tutta una serie di cose molto gentili e carine e in tutto ciò si permette anche di pontificare sulla soluzione a questi fenomeni. Lui era incerto, confuso, non accettava la separazione e dunque avrebbe avuto bisogno, egli dice, di punti di appoggio, adatti a “mediare” la fine della storia, di modo che lui fosse preparato gradualmente al distacco.

Questo ritornello lo sentiamo dai padri separati e dagli avvocati che spesso li rappresentano, tant’è che nella proposta di legge, che è pericolosissima perché legittima contesti in cui si realizza la violenza sulle donne e sui bambini, parliamo del ddl n.957 sull’affido condiviso, si parla espressamente di obbligo di assegnazione dei casi di separazione ai mediatori familiari attribuendo alla mediazione familiare un ruolo di gestione della violenza che viene declassata a semplice “conflitto” ove la violenza dovrebbe essere digerita dalla moglie per lasciare a lui, poverino, il violento, il tempo di adeguarsi (tempo che non avverrà mai, perché ad un violento non puoi lasciare in mano un ostaggio) alla separazione.

L’ospite stalker (pentito) comunque insiste e dice che avrebbe perseguitato la ex moglie perché posseduto dalla parte cattiva che risiedeva in lui.

Il presentatore lo aiuta in questa patologizzazione del fenomeno e qui entriamo nel campo dell’occulto perché si prefigura uno scenario in cui il delirio si compone di uno stalker, di alcune voci, e dello sguardo mistico del conduttore televisivo che chiede “lei sentiva una voce dentro… che diceva morta lei io starò meglio…”. Poi la “voce dentro” diventa un “campanello”. In definitiva siamo passati a descrivere l’istigazione all’omicidio in stereofonia. Tutto fuorché acquisire un dato fondamentale ovvero che gli uomini violenti non sono “malati” ma sono semplicemente violenti e a furia di accordare loro ipotesi tipo “raptus” e varie giustificazioni che in tribunale diventano “incapacità di intendere e volere” con conseguente diminuizione della pena, questi tirano fuori la faccetta delle vittime del sistema ogni volta che vengono scoperti a fare danno alle donne.

In generale parrebbe che lo stalker sia un uomo sensibile che subisce uno sdoppiamento di personalità a causa di donne cattive che non l’hanno capito, e lui, da eroe, riesce a resistere all’impulso di uccidere la donna in questione a costo di soffrirne. Bisognerebbe fargli una statua, non c’è che dire!

La frase che compone la spiegazione di tutto: “è l’amore che fa questo” – chiude il quadro di mistificazioni, almeno per la prima parte. Segue la Hunziker che invece che arrabbiarsi perché a lui sia stato dato tanto spazio per dire tutte quelle sciocchezze, pericolose perché arrivano nelle case delle persone e le educano a ritenere che in fondo quelli come lui sono vittime, lo ringrazia per il “coraggio” e qui ci sentiamo davvero di ringraziarla questa show girl che quando ha subito violenza aveva comunque la possibilità di essere protetta dai bodyguard, cosa che alle donne comuni non è concessa.

Vanno oltre: lo stalker viene legittimato perfino a parlare di “correttivi alla legge sulla violenza”. Cioè, come noi abbiamo scritto mille volte, si permette ad un carnefice di parlare di una legge che dovrebbe tutelare le vittime, vittime di uomini come e peggio di lui.

Specifica che “non si può bloccare una persona senza dargli la possibilità di chiarire le cose”.  Vale a dire che quando lo bloccarono con un coltello mentre esibiva il chiaro intento di ammazzare la ex moglie non avrebbero dovuto fermarlo ma avrebbero dovuto lasciargli il tempo di spiegarsi? E come ci si spiega con un coltello in mano, di grazia? E se lei non vuole parlarti, perché mai sarebbe doveroso da parte sua lasciare che ti spieghi? Spiegare cosa?

Interessante la quasi conclusione di questo passaggio in cui tutti concordano sul fatto che una nuova legge dovrebbe contenere l’obbligo di una specie di Tso, quindi una terapia psicologica obbligatoria per lo stalker in sostituzione alla pena detentiva. Deciso dunque che si tratterebbe di una malattia mentale e non di un male sociale e culturale che riguarda individui e chiunque li legittimi e offra loro appigli, omertà e giustificazioni.

Parla infine Francesca Baleani, la donna sopravvissuta all’ex marito, che dopo averla quasi uccisa l’ha chiusa in un sacco e l’ha mollata nell’immondizia dalla quale è stata salvata da un ragazzo che ha sentito il suo flebile lamento.

Le concedono uno spazio brevissimo dopo aver lasciato un tempo infinito allo stalker. Fare parlare una sopravvissuta evidentemente non è così fondamentale come fare parlare uno stalker. Immediatamente passano la parola allo psichiatra che inizia l’intervento definendo come si sente lei. Troviamo curioso che si parli di Francesca in terza persona come se non fosse in grado di definire il suo sentire dato che lei è lì. Comunque lo psichiatra continua a parlare dell’assassino come di una povera vittima. Sostiene che un assassino non diventa mai tale all’improvviso, il che è possibile, ma poi aggiunge che bisognerebbe cogliere i segnali e prevenire. Dunque, chiediamo, la colpa sarebbe della donna che non ha il dono della preveggenza?

Poi aggiunge che non esistono uomini che rivelano sinceramente la propria fragilità in televisione e non crede ai violenti pentiti. E almeno su questo, per quanto tale affermazione sia contraddittoria rispetto alle altre, siamo d’accordo.

Si apre un altro capitolo “testimonianza” e intervistano una donna che parla di uno stupro mai denunciato. Lei è ovviamente di spalle, non mostra il viso, ha un cappuccio in testa, totalmente infagottata, come se si vergognasse, a dare la sensazione che le donne che combattono non abbiano la forza di stare a schiena dritta ad affrontare il proprio carnefice. Una brutta modalità comunicativa che non restituisce alle donne nulla a proposito del coraggio e della forza che invece manifestano ogni giorno nelle loro lotte contro la violenza subita.

La donna stuprata parla male dei centri antiviolenza e fa uno spot all’associazione Doppia Difesa in parecchi passaggi in cui la conclusione era che se ti rivolgi al centro antiviolenza non ti prendono in considerazione e invece Doppia Difesa si fa in quattro. Acqua al proprio mulino a costo di delegittimare una importante rete di sostegno territoriale sulla quale le donne devono poter contare.

Infine intervistano una donna che parla dell’assassinio della figlia per mano di un uomo che quest’ultima aveva rifiutato. Il tono è sempre abbastanza morboso e la chiacchiera prosegue più o meno sullo stesso schema. Tutti molto sensibili al problema e impegnati a combatterlo. Tutti degnamente rappresentativi di questa lotta e noi a guardare quello scempio di comunicazione da media mainstream con una grande sensazione di impotenza e la certezza che tutto ciò sia profondamente sbagliato.

Saluti e la puntata finisce. Per fortuna.

Giro rapido di comunicazione interna: abbiamo resistito fino alla fine e non abbiamo ceduto ai conati di vomito.

Buona giornata contro la violenza sulle donne anche a voi!

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio.


6 Responses

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  1. Giulia says

    noi donne ormai stiamo perdendo quei pochi diritti che eravamo riuscite a conquistare, ho paura per il futuro e non riesco a capire tutte quelle donne (e sono tante) che si schierano sempre dalla parte dell’uomo. bisogna dire basta. dobbiamo farci sentire!!!!!!!! se in qualunque sito provi a difendere i diritti delle donne, tutti ti danno contro. in televisione su certe cose (vedi i problemi dei padri separati) non c’è mai un contraddittorio. queste cose mi fanno veramente stare male, sembra che a nessuno interessi, nemmeno alle donne stesse. comunque voglio farvi i complimenti per il sito, condivido le vostre battaglie. per fortuna che ci siete voi che raccontate certe cose.

  2. natasa says

    Grazie per la telecronaca del programma, io non ho la tele e , in questo caso, evito di farmi venire il sangue amaro.
    Purtroppo questa mentalità non fa parte solo di un programma televisivo ma è il nuovo sentire, tutto Italiano. Non c’è giudice, assistente sociale e psicologo che di fronte ad una violenza conclamata di una donna, prenda le sue difese.

  3. Gilda says

    che squallore

  4. marzia schenetti says

    NO. COMMENT! SEMPLICEMENTE VERGOGNA.

  5. Mary says

    Non ho parole! La televisione anno dopo anno dienta sempre più misogina. Dalle donne rappresentate come oggetti sessuali siamo passati ANCHE alla criminalizzazione delle donne che subiscono violenza e alla giustificazione dei loro carnefici e ADDIRITTURA all’incitazione della violenza sulle donne.
    Questi sulla Mediaset dove le donne sono o oggetti sessuali o sante o puttane, dove la rappresentazione femminile è limitata alla carnefice, alla vittima che un pò se l’è cercata e alla velina e sulla Rai dove si mistifica la maternità come dovere della donna e unica aspirazione nella società criminalizzando tutte quelle che hanno rinunciato ad un figlio per la carriera. Sulla Rai è in atto una campagna anti-abortista e sulla bigenitorialità e i modelli per le giovani donne sono le veline perchè sono modelli rassicuranti che non fanno paura e quelle che non sono comeloro vengono criminalizzate da tutte le reti televisive. Non si può fare qualcosa contro questo schifo? perchè se l’Italia è il paese con il più alto tasso di violenza contro le donne è dovuto al fatto che i mass-media continuano a veicolare disprezzo per le donne.

  6. Hailey says

    Che disgusto… resto ogni giorno più sconcertata a sentire e vedere cose del genere. 🙁 Come l’aveva citato non ricordo più chi su Un Alto Genere di Comunicazione, mi sento anch’io di citare la frase “un vero malato di mente il male lo fa a se stesso”. è davvero triste che ci sia un odio talmente grande verso le donne, qui, da far arrivare i programmi televisivi e i suoi ospiti a dire tutte queste stronzate senza neanche capirne la gravità. :'(

    Complimenti per l’articolo, vi seguo sempre, anche se commento poche volte. *_* Siete grandi. 😀