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Perché non provo nulla?

 

Capita di trovarsi a leggere parole d’altr*, come queste scritte su pornoterrorismo , che esprimono quello che pensi in certi frangenti meglio di come tu stess* potresti fare. E allora è d’obbligo spremere quei neuroni impigriti che si hanno nel cervello per regalare – con la preziosa revisione della mitica cyberperra –  queste stesse parole anche alle persone che lo spagnolo non lo masticano!

Buona lettura!

Perché non provo nulla quando sento la gente parlare di rivoluzione?
Quando infestano i media alternativi parlando di “Una manifestazione per il cambiamento globale”? Da mesi tutto questo movimento mi ha causato una notevole sfiducia, confesso a volte anche disgusto (persone occidentali bianche di classe media al grido di “il popolo unito non sarà mai sconfitto” mi hanno nauseato e fatto ridere al tempo stesso).

Perché non riesco a emozionarmi? Io sono sufficientemente contro il sistema per essere in disaccordo praticamente con tutto ciò che fanno i governanti, i tagli qui in Catalogna mi toccano direttamente, quelli sulla casa, sull’assistenza sanitaria, e della violenza dello Stato e della polizia meglio lasciar perdere che tra due giorni è il compleanno della mia Patri.
E ho un leggero sospetto, che da una parte mi fa sentire male e dall’altra orgogliosa di non essere parte di tutto questo: ‘Non sono proprio tutte le persone che credevano in un modo o nell’altro nel sistema capitalista quelle che ora, deluse, vanno a protestare? Non è questa la gente che sente che il sistema le prometteva una dignità che ormai hanno perso? Non sono queste le persone che hanno creduto alla favola della “democrazia”?’ Questo è ciò che accade con tutte le chimere, alla fine evaporano, lasciando dietro di sé una scia di scontenti, defraudati, indignati. Ma io non ci ho mai creduto, il sistema mi ha deluso e mi ha sfrattato alla nascita, avvenuta in una famiglia senza reddito o proprietà, e per avere un corpo e un sistema ormonale che non era conforme alle loro aspettative.

Non ho mai creduto che questo sistema di merda potesse darmi qualcosa, mi sono dovuta sempre togliere le castagne dal fuoco da sola, e a me quella che chiamano crisi non mi ha toccato, anzi, sto meglio che mai. I miei diritti? Non ci ho mai creduto, li immagino come un giocattolino divertente per tenere la gente a guardarsi l’ombelico dicendo: Io sono umano, io merito questo e quello e quello.

Penso che una delle cose che più mi infastidiscono sia quella degli “indignati”. Non me ne fotte nulla della dignità, perché sono nata indegna e in questa indegnità ho costruito la mia forza, non ho mai creduto a quella favola, non sono mai stata complice di quello che si presuppone un essere umano debba avere per essere considerato degno (casa? lavoro? famiglia? Sembra tremendo e veramente poco appetibile).

La definizione di “dignità” mi fa sentir male: dignità.

(Dal lat. Dignitas,-ATIS).

1. f. La qualità di essere degno.

2. f. Valorizzazione dell’eccellenza.

3. f. Gravità e decoro nel modo in cui le persone si comportano.

4. f. Posizione o impiego onorifico e di autorità.

5. f. Nelle cattedrali e collegiali, privilegio che corrisponde ad una preminente compito onorario, come il decanato, l’arcidecanato, e così via.

6. f. Una persona che possiede uno di questi privilegi. U. t. c. m.

7. f. Privilegio di arcivescovo o vescovo. Il reddito di dignità.

8. f. Negli ordini militari cavallereschi, ruolo di dignitario.

E in questi ultimi giorni, quando si parla di cambiamento “globale”, quale schifosa arroganza occidentale parlare in questi termini, ci siamo sempre sentiti  l’ombelico del mondo … la terra è molto più vasta di Europa, America e tutti i luoghi dove una persona su 10 fa la “rivoluzione” dal proprio iPhone! (Ingrandire la mappa per i dettagli)

Guardando la mappa è chiaro cosa intende “l’occidentale” con “globale”: oltre la metà del mondo semplicemente non conta. E non conta perché lì, in quei punti senza punti non c’è nulla da mangiare, o non sono ancora entrati nella logica del capitalismo poiché al di sotto della soglia di povertà, o semplicemente (notate con attenzione l’assenza di punti nei paesi della “primavera araba”) sono più occupat* a fare davvero la rivoluzione.

Far cadere un dittatore dal trono è una rivoluzione, andare in strada perché non si riescono a pagare le rate del mutuo, dal mio punto di vista, non è né rivoluzione, né cazzi, ma solo una conseguenza dell’aver creduto nel capitalismo e nella”democrazia”, di essersi bevuti il “sogno americano”.

Mi fa rabbia che le amiche femministe e queer, con buonissime intenzioni, sfoggino gli striscioni di “sarà femminista o non sarà”, perché il femminismo e la politica del corpo e trans-frocia-lesbica, per la stragrande maggioranza delle persone che scendono in piazza oggi, sono e rimarranno lotte secondarie, prima devono ottenere la loro fottuta casa del cazzo, il loro fottuto lavoro a tempo pieno e la loro fottuta dignità.

Ce l’ho avuto molto chiaro l’altro giorno durante la manifestazione per la depatologizzazione delle identità trans: Quando stavamo passando da Plaza Catalunya, un’amica dell’organizzazione dell’ottobre trans si è avvicinata all’assemblea degli indignati, invitandoli a unirsi alla protesta. Le han chiaramente detto di no, che avevano cose più importanti da fare.

L’unica cosa che mi ha davvero emozionato in tutto questo tempo, e per cui veramente ho provato qualcosa, sono state le proteste degli studenti in Cile e in altre parti del Sud America. Mi paiono più autentiche rispetto a qualsiasi altra dimostrazione di ribellione. E, naturalmente, per la rivoluzione nei paesi arabi.

Dopo aver scritto questo capisco un po’ meglio perché non sento niente: trovo impossibile identificarmi con qualcosa di così estraneo a me. Magari sono una deficiente che non capisce nulla, ma questo è quello che penso e mi pesa essere l’unica in questa cazzo di città che la pensa così.

Posted in Critica femminista, fasintranslation, Fem/Activism, Memorie collettive, R-esistenze.


6 Responses

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  1. cloro says

    perfetto articolo. Lo condivido anche nelle virgole: è esattamente lo stesso sentimento che ho io…

  2. feminoska says

    @slavina: non so se riuscirò mai a perdonarti!!!! 😉
    magari posso far montare un ring da lotta nel fango al camp e ce la vediamo lì’, che ne dici????
    @jo: idem idem idem!!!
    @serena: chi si risente… 😀 finalmente!

  3. Jo says

    Oh come la capisco.

  4. slavina says

    ho scritto a Diana che l’avete tradotta peró mi sono sbagliata e ho scritto che l’aveva fatto cyberperra. perdonami Feminoska!

  5. Serena says

    GRAZIE!

Continuing the Discussion

  1. Il mio 15 ottobre – ovvero Della diserzione « Valerio Mele linked to this post on Novembre 16, 2011

    […] Qui i dubbi di una ragazza sul senso della protesta… di borghesi delusi e defraudati… che se la prendono con la finanza… che è probabilmente la sola cosa che li tiene in vita e tiene in vita un sistema purtrescente e irriformabile: ‘Non sono proprio tutte le persone che credevano in un modo o nell’altro nel sistema capitalista quelle che ora, deluse, vanno a protestare? Non è questa la gente che sente che il sistema le prometteva una dignità che ormai hanno perso? Non sono queste le persone che hanno creduto alla favola della “democrazia”?’ Questo è ciò che accade con tutte le chimere, alla fine evaporano, lasciando dietro di sé una scia di scontenti, defraudati, indignati. […]