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#15ott: mi piacerebbe una rivoluzione in cui mia madre e mio padre…

Un intervento di Rossella, dalla nostra mailing list, per la categoria delle “Memorie collettive” dove potrete trovare tutti gli interventi e i racconti che stiamo raccogliendo sul #15ott. Per inviarceli scrivete a femminismoasud[chiocciola]inventati.org. Buona lettura!

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Parlo dal punto di vista di chi non c’era ieri a Roma e ha visto un bel pò di video, letto articoli, scambiato impressioni e incazzature con altr* su facebook. Quindi, dal punto di vista di chi col corpo non ha provato tutto quello che significa lottare sulla strada. Parlo di stomaco, ansia, occhi lucidi, molto istintivamente.

Premetto che di questa manifestazione, per come la si è pensata in Italia e per come NON si è integrata – pur con le specificità di ogni contesto locale – con il resto del mondo, sapevo poco. Ma da quello che dicono altri riesco a coglierne delle peculiarità e degli entusiasmi che – sicuramente qui da noi – non sono stati messi in rete come sarebbe stato utile (e bello) che si provasse a fare.

L’ultimo intervento di Drew su questo mi è piaciuto molto perchè mi ha ricordato che cosa mi spinge ogni giorno a scrivere, a tessere relazioni, a sbattermi, in questo periodo di estrema difficoltà ed insoddisfazione. Non voglio soffermarmi sulla violenza legittima e non legittima, seppure sia una discussione che va affrontata.

Vorrei parlare del fatto che mi piacerebbe una rivoluzione in cui mia madre, casalinga, sposa a vent’anni, ci si potesse ritrovare. In cui mia madre potesse sentire che in tutto questo lei può avere un ruolo. Perchè è anche lei che mi ha insegnato cosa sia l’indipendenza per una donna, nel Sud, e ha sacrificato tutto di sè per farlo.
Vorrei parlare di una rivoluzione in cui mio padre, precario a 55 anni, con cui mi sono scazzata per una vita e che per una vita ho amato, che si è ripreso la politica con le unghie perchè lo/ci toccava nella carne, possa scendere in piazza, fare le sue manifestazioni, etc… Perchè di questa rivoluzione è parte.
Mi piacerebbe una rivoluzione in cui le mie compagne dei collettivi femministi baresi, di associazioni femministe, di collettivi studenteschi, con cui ho condiviso momenti importanti, possano sentirsi protagoniste al pari di altre mie amiche di una vita, che col tacco e il rossetto sono state per terra con me e con loro a condividere tanti momenti di diversità e non di disagio. Perchè con loro ho capito che ci si può riappropriare dell’essere ‘puttana’ ed esserne fiere perchè decidiamo noi, dettiamo noi le regole, perchè non siamo vittime e non abbiamo bisogno del counseling se non troviamo il grande amore o se lo troviamo troppo spesso.

Ecco, tutto questo io l’ho visto possibile anche grazie ai nuovi media che contaminano i contenuti e – rendendo fruibili gli stessi ad un largo pubblico – riescono anche a provocare curiosità nelle persone lontane da un attivismo specifico.

Io questo l’ho trovato nel femminismo. Perchè il femminismo mi ha divorato, mi ha dato radicalità, nel senso di rendermi consapevole che la rivoluzione non è là fuori. Non è solo là fuori e fatta ‘per gli altri’, ‘dagli altri’. Ma la rivoluzione è già qui. In questa stanza da dove sto scrivendo questa mail.

Ora, concordo anche con chi ha detto qualcosa sul mancato coordinamento di questa manifestazione. Anche abbastanza cercato, se vogliamo, da quelle formazioni più ‘assestate’. Già dalle analisi di FaS sullo spot che circolava si capiva molto. Quando l’ho postato su fb e ho aggiunto un commento dicendo che mi sembrava il programma di ‘Forza Nuova’ credo che altre persone che hanno fatto girare il post abbiano cominciato a guardare a tutti quei luoghi comuni – utilizzati a mò di collettore che si pretende universale al fine di non fare scelte/inevitabili – come qualcosa di costruito/che può essere diverso/che noi non ci siamo in quell’appello/che quella volontà di non lasciare fuori nessun* e di essere trasversali non stava rappresentando davvero moltissim*
di noi …

Quindi, sì, credo sia mancata l’elaborazione politica, decisamente. Forse ce lo aspettavamo. Forse come dice Drew era un pò un prodromo di questa fase 1.

Ora, io non so come e se ci sarà volontà fra tutti i soggetti coinvolti di costruire una piattaforma comune, ma non credo affatto che sia impossibile. Io, nel mio piccolo, lo vedo da tutte le persone che possono essere lontane dalla politica attiva, da altre che sono state vicine anche al popolo viola e similari, che leggendo molti post di Fas – per esempio – riescono ad incuriosirsi e a sentire vicine cose che hanno vissuto come lontane. E ovviamente tenendo ben presente che l’obiettivo non è alleanze con tutt* e che tutt* dobbiamo essere per forza d’accordo (giammai!).

Ecco tutto…

Rossella

Posted in Anti-Fem/Machism, Memorie collettive, Pensatoio, R-esistenze.


One Response

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  1. Acquamarina says

    Ti rubo una frase per inserirla come pensiero del giorno su FB:

    “noi, dettiamo noi le regole, perchè non siamo vittime e non abbiamo bisogno del counseling se non troviamo il grande amore o se lo troviamo troppo spesso.”

    Grazie per questa mail.
    grazie davvero.