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#15ott: Io non sono un “culo caldo”!

Un intervento di Drew, dalla discussione nella nostra mailing list, per la categoria delle “Memorie collettive” dove potrete trovare tutti gli interventi e i racconti che stiamo raccogliendo sul #15ott. Buona lettura!

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16 ottobre 2011

Io non amo la polizia. Non mi piacciono quelli che per me sono fascisti anche quando non pensano di esserlo, altrimenti non diventano poliziotti. Ci saranno eccezioni, ma per ora non mi interessano. Non mi piace polizia. Ecco, così abbiamo chiarito un punto importante.

Il secondo punto importante e’ che non sono un non-violento. Considero la violenza una risorsa temibile, drammatica, potente se usata al momento giusto per scardinare qualcosa in una forma di autodifesa che diventa rottura di uno schema oppressivo consolidato. Per questo motivo in alcuni contesti la capisco, per questo motivo in alcuni contesti l’ho messa in pratica e la mettero’ ancora in pratica.

Ora non sta a me decidere _in assoluto_ se ieri fosse il momento giusto o meno, o se fosse il contesto giusto o meno. Ma sarei un ipocrita se fingessi di non avere idee personali al riguardo.

E penso che non fosse il momento giusto, penso che non ci fossero i presupposti. Penso che ormai si usa la parola “rabbia” con una facilita’ sconcertante, e ci si aspetta che giustifichi tutto, che renda tutto un po’ più bello e un po’ piu’ compagno. Si parla di “culi caldi”, e chi ieri attaccava le camionette gridava a chi non lo faceva che doveva vergognarsi di fronte a chi stava li’ a lottare anche per il loro “culo caldo” e per la loro “manifestazione pacifica de sto cazzo”. Io penso che la definizione di “culo caldo” sia un’altra furbata (piu’ o meno consapevole) di chi vuole porre la propria “rabbia” al centro di ogni paradigma possibile. Non sostengono queste persone di essere le uniche arrabbiate, sostengono pero’ che il punto di rottura cominci da loro in poi, che il fatto che loro abbiano raggiunto il culmine significhi quindi che il culmine e’ stato assolutamente superato, sostengono nella maniera piu’ auto referenziale possibile che se decidono che il loro culo non e’ piu’ caldo, allora lo e’ invece certamente quello di chiunque non stia con loro, e per questo motivo se rimane ferito nello scontro la colpa e’ sua per non essersi preparat* a dovere.

Io, che ho guardato molti e molte di quell* che ieri si scagliavano contro le camionette, e che ho guardato quelli che bruciavano le auto, ho visto vari segni di quello che in nordafrica chiamerebbero “benessere” sui corpi di molti di loro (non tutti, ma molti), vari segni di quello stesso “culo caldo” (non mi piace proprio questa definizione, ma e’ quella che usano queste persone) che viene pero’ dimenticato e lasciato a casa, magari un po’ nascosto, per non rischiare di perdere i pretesti per la RABBIA. Quella stabilita da loro, perche’ le altre non contano, e sono considerate ossequio ai potenti.

Qui, pero’, a scanso di equivoci, ribadisco: Non mi piace la Polizia! Guardie, camionette, scudi e manganelli, idranti e tutti i trucchetti della provocazione. Fichetti (molti di loro, non tutti) che provano un nefasto piacere nella copertura che il potere offre loro per qualsiasi infamità possano compiere. Vedi manganellate gratis su gente a mani alzate, vedi Genova, scuola Diaz, eccetera. Chiaro ‘sto fatto? Vogliamo veramente parlare di che cos’è la polizia? Vogliamo veramente usarla a pretesto per aver peggiorato le cose? Io non mi aspetto NULLA dalla polizia, al di fuori di violenze e infamita’. Mi aspetto di meglio da compagni e compagne, e non intendo dire che mi aspetto non-violenza. Mi aspetto intelligenza, perche’ la
stupidita’ e’ cibo per loro e lividi per noi.

E allora per favore ditemi, ho bisogno di saperlo, che hai risolto ieri? Cos’è cambiato per la polizia? Il loro lavoro e’ provocare. Il loro lavoro era rovinare il corteo. Ma non avrebbero potuto farlo senza la collaborazione di chi ha “perso la testa”, e di chi aveva scelto che uno scontro tipo partita di rugby fosse una buona strategia politica. E’ chiaro? Gli scontri di ieri erano NECESSARI allo stato, erano necessari a tutte quelle situazioni che chi lanciava i propri corpi contro le pareti della celere avrebbe in verita’ voluto distruggere. Possibile non ci si renda conto di quali servizi si siano prestati ai nemici ieri? E possibile non ci si renda conto di come non una, NON UNA delle azioni di ieri abbia in realta’ protetto compagni e compagne? Al contrario, ogni singola azione, dal fuoco ai cassonetti, alle cariche ai blindati, ha prodotto:

– danno al nemico: zero
– danno a compagni e compagne: assai

Possibile sia cosi’ difficile ammettere che la rabbia non basta, che la rabbia va incanalata perche’ altrimenti fa male a cio’ che avevi detto di amare, ciò che avevi detto di voler tutelare? Perche’ non organizzate azioni al di fuori dalle manifestazioni? Perche’ si pensa di poter vincere in piazza, circondati da persone indifese e inconsapevoli, e non progettate invece un’azione senza ostaggi? Penso che la risposta non risieda neanche nella rabbia, quanto, ancora, in una cieca stupidita’ di cui questo potere si nutre. Se non in altro, che preferisco non nominare.

Chi paragona quello che è successo ieri agli scontri greci, tunisini, egiziani e libici mi fa RIDERE. Ci vuole coraggio per paragonare quelle lotte, e quelle situazioni di oppressione che noi ce le sogniamo, con la situazione italiana. Tutte scuse per giustificare “lo sbrocco (fisico)”, caratteristica 99% maschile (nel senso che viene iniettata da questa societa’ nei maschi alla
nascita e rafforzata lungo tutta l’esistenza) che e’ alla base per esempio degli stupri e della violenza domestica (dove c’e’ sempre un “buon motivo”, no?). Chi non si sa controllare invece, chi non sa capire il momento, chi non sa guardarsi intorno e pensare prima a come non mettere in pericolo la propria gente, chi usa (senza il consenso) i corpi degli altri e delle altre come scudi
umani per poter fare guerriglia come se le altre persone fossero alberi di una giungla, e mette in gioco tutte queste cose solo per scagliarsi contro un muro di metallo che anche quando dato alle fiamme brucia di un fuoco che non ferisce, e cerca scuse risibili per la propria aggressivita’, mi fa invece un po’ cacare.

Come dico spesso, tenetevi la rabbia e l’aggressivita’ per quando serviranno davvero. Tenetele per quando dovremo salire in cima al palazzo e buttare di sotto dittatori e le loro guardie. Tenetele per quando dovremo andare a liberare i compagni e le compagne in carcere per reati d’opinione, tenetele per quando dovremo andare a prendere per i capelli il ministro degli interni che
ordina purghe e torture, o tenetele per quando PROVERANNO a mettere in piedi queste cose, e dovremo fermarli prima che lo facciano. Altro che idranti gli ci vorranno quel giorno. Saro’ in prima fila, pur col mio odio per le armi. Ma fino ad allora, per favore risparmiatemi la retorica dello scontro dal basso. Qui non si applica, anche se so bene perche’ certe persone non lo ammetteranno mai.

Ho notato che la divisione buoni/cattivi e’ veramente malvista in questa storia, tanto che non c’e’ articolo o blog o resoconto che non cerchi di disinnescare a priori le critiche a chi ieri si e’ pres* la responsabilità degli scontri e di perdere la piazza. A quanto pare qui c’avete ancora tanta voglia di pigliarvela con le guardie, come se a forza di carichine come quella di ieri prima o poi smetteranno di sparare lacrimogeni in mezzo alla folla. Io che le odio da sempre e non ho mai smesso di avercela con loro a sto giochetto non ci sto, perche’ non ho mai smesso di prendermela con loro e che cercheranno di ferirci lo do per scontato. Cosi’ me la prendo con chi di noi non ci arriva, con chi di noi non sa distinguere i momenti buoni da quelli sbagliati, e che se ne fotte di chiunque non sia in quel momento al suo fianco nello sterile scontro che diverte la celere.

Allora, alla larga da buon* e cattiv*, in via eccezionale questa volta dividero’ I/le manifestant* di ieri in normodotat* e deficienti. Ok?

Drew

P.S: Io ieri c’ero. Metro per metro, ero a un metro dalle prime macchine incendiate, a un metro dai cassonetti in fiamme, a un metro dall’edificio bruciato e a un metro da tutta la sceneggiata di Piazza San Giovanni. Per una volta mi viene voglia di dire a chi non c’era di farmi il piacere di evitare di dire stronzate “sentite dire”. Perche’ si’, i compagni e le compagne qualche volta mentono. Il piu’ delle volte perche’ idealizzano quello che vedono e ci credono, qualche volta semplicemente perche’ je rode avere torto.

P.P.S: Un’ultima cosa. Dato che i neofascisti c’erano, e lo sanno tutt*, ditemi: com’e’ combattere al loro fianco?

 

Posted in Anti-Fem/Machism, Disertori, Memorie collettive, Pensatoio, R-esistenze.