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Piccole modelle e l’incitamento alla pedofilia (aggiornamenti)!


A proposito della vicenda sulle piccole modelle in pose soft porno/ammiccanti e l’incitazione alla pedofilia. Giulia, dopo aver segnalato nella nostra mailing list la faccenda, si è anche impegnata a capire quali e quanti – oltre Coin – sono i venditori Boobs & Bloomers in Italia e ha trovato una lista alla quale sta destinando altrettante mail:

http://www.coin.it/jsp/en/branddetail/sezione_intimo_brandid_856_brandscatid_10.jsp

Ha anche saputo che i manifesti che pubblicizzano l’azienda di lingerie per bambine stanno esposti all’Aquafan di Riccione ha scritto una mail per chiedere lumi sulla vicenda:

Gentile Sig. xxxxxxx,

Lei ritiene normale che negli spogliatoi dell’Aquafan compaiano pubblicità di una casa di lingerie che produce “completini sexy” per bambine dai 12 anni giù? Bambine truccatissime, con reggiseni imbottiti, in pose ammiccanti, come quelle che può vedere nel catalogo che le linko? Io ci vedo solo della pornografia infantile legalizzata.

http://www.boobs-bloomers.com/bb/italiaans/collectie1.html

Stia attento nello scaricare le immagini, dovessero trovarle sul suo pc, qualcuno potrebbe anche farle delle accuse sgradevoli.

Attendo chiarimenti (da Lei, o da chi di competenza).

Cordialmente,

Giulia xxxxxxx

La risposta, che non siamo autorizzate a pubblicare, sottolineava il fatto che non c’è nulla di illegale nelle foto sui manifesti, e che il responsabile del marketing dell’Aquafan, trovandosi attualmente in ferie, non poteva occuparsi della questione e avrebbe rimandato tutto dopo la chiusura del parco (tra due settimane).

A questo Giulia aggiunge che:

“la marca incriminata contiene la parola “boobs”, che vuol dire semplicemente “tette”, ed è una delle principali chiavi di ricerca per siti porno. Come si fa a dire che una casa di lingerie sexy per bambine, che contiene la parola “tette”, sia una cosa normale e legale?

Posted in Corpi, Fem/Activism, Iniziative, R-esistenze.


2 Responses

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  1. maralibera says

    Ciao Titti. Noi intanto denunciamo quello che succede. Lo facciamo in modo nudo e crudo, senza nessun tipo di edulcorazione. Le pratiche femministe in questo senso sono tante. C’è chi scrive allo Iap, chi alle aziende interessate, chi alle amministrazioni comunali, chi fa subvertising, chi fa antifascismo viola, chi fa battaglie prettamente di tipo culturale senza interessare nessun tipo di organismo e senza delegare niente, chi va in giro a scarabocchiare manifesti per le strade, chi li strappa…
    Ciascuna di queste pratiche ha un senso e noi abbiamo più volte detto che a prescindere dal fatto che concordiamo o meno con la delega d alcuni istituti è bene agire insieme, all’unisono, ciascun@ a proprio modo, nel rispetto delle differenze, posto che l’obiettivo è lo stesso.
    in generale qui abbiamo condiviso alcune riflessioni tra cui questa: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/01/27/antifascismo-viola-contro-le-immagini-sessiste-servono-nuove-strategie-culturali-e-forme-di-autodifesa/

    per opporsi a tutto quello di cui parli credo bisogni ideare una campagna di comunicazione precisa. possiamo parlarne al fem blog camp, perchè mi sembra necessario.

  2. titti says

    Ciao,
    una questione su cui mi sto interrogando in questi giorni è: Come opporsi alla mercificazione del corpo delle bambine e alla pedofilia legalizzata in maniera autodeterminata?
    Io ho sempre pensato che lo IAP (istituto per l’autodisciplina della pubblicità) così come L’osservatorio sui diritti dei minori fossero soggetti da non interpellare in questi casi. Parlo da un punto di vista femminista che non crede nella delega. Delega che tra l’altro, in questo caso, verrebbe fatta a due soggetti (IAP e osservatorio) che di solito si esprimono su questi temi condannandoli, ma per motivi completamente diversi da quelli per cui li condannerei io. Insomma, pensate che rivolgersi a questi due soggetti possa entrare tra le strategie di lotta? Non è una delega che consegna questi temi nelle mani di moralisti che si fanno scudo della “dignità della donna” per veicolare comunque modelli femminili subordinati ma solo più casti? So che qui non si fa cenno nè a IAP nè all’Osservatorio, infatti è una domanda che faccio solo perché mi interesserebbe il vostro parere.