[immagine dal Tumblr di grrlvirus]
Vorremmo sapere dalla volenterosa signora che sembra uscita fuori dalla scuola della Santanchè se si è mai posta il problema che bisognerebbe strappare via di dosso ai migranti il burqa di cemento che gli hanno costruito addosso.
Si chiamano Cie e dentro vi accade di tutto. Pensate che ci finiscono dentro anche donne vittime di tratta o donne alle quali è stato imposto di togliere il velo integrale e che poi sono integralmente incarcerate per la loro provenienza geografica. Carino, no?
Poi vi lascio con una frase che Pia Covre ha scritto a commento di un link che rimandava alla notizia dell’assalto della donna occidentale contro la donna mediorientale:
“c’è sempre qualche donna che pensa e agisce con violenza contro altre donne che lei presume siano NON LIBERE”
Noi siamo d’accordo!
Infine un quesito per la signora e quelli che la pensano come lei: bisognerà pure che vi decidiate, insomma, perché se davvero pensate che le donne devono essere libere di spogliarsi quanto vogliono allora perché cercate in tutti i modi di rivestirci e se siamo scoperte ci dite che meritiamo lo stupro e ci chiamate puttane?
Vado al link della notizia e trovo pure questa: http://www.uaar.it/news/2008/12/20/formigine-mo-tunisina-picchiata-perche-non-mette-velo/
e mi chiedo se davvero le cose elencate da Paolo possano bastare per farci fare qualche passo in avanti.
La signora ha sbagliato nel metodo quanto nel merito (a parte che la legge anti-burqa non è ancora in vigore).. “mi fate paura” ha detto, non è stata la volontà di “liberare” le donne ma solo la paura del diverso a spingerla e ciò che si basa sulla paura della diversità non è mai buono..a me fa paura il velo delle suore, lo trovo un simbolo di oppressione e sessuofobia, ma non lo strappo via alle donne perchè rispetto la loro scelta di vita..odio il burqa, per i motivi che ho spiegato nel topic dell’islampunk, anche più del velo delle suore, ma questo si combatte con integrazione,laicità, cultura della libertà, insegnando che la rispettabilità, l’onestà di una donna non si misura da quanta pelle scopre, e non col proibizionismo