Via mailing list circola un invito a partecipare ad una iniziativa in piazza, a Roma, per opporre critiche e dissenso rispetto al vademecum che Alemanno e la sua giunta hanno diffuso “contro la violenza sulle donne”. Un Vademecum che parla di ogni pericolo che le donne corrono fuori casa, contrassegnando il nemico come altro da noi (straniero?) e dimenticando strumentalmente di rivolgere ogni possibile raccomandazione/consiglio sui pericoli che le donne corrono dentro casa, in famiglia, a partire da mariti, padri, nonni, parenti violenti.
Una riunione preliminare all’iniziativa del 27 luglio si svolge domani (anche se nella mail si parla del 26 che è una data sbagliata) presso la sede di SeL (Sinistra e Libertà).
Prima di lasciarvi alla mail che potrete leggere ed eventualmente condividere con altre persone, vorremmo però chiedere a Sinistra e Libertà Roma se è a conoscenza del fatto che in aprile i consiglieri provinciali di SeL De Paolis Gino e Peciola Gianluca, assieme ad alcuni esponenti di Idv, Pd, lista zingaretti, unione centro e varie di destra e centro destra (i cui nomi renderemo pubblici giacchè quello che fanno dovrebbe essere divulgato in modo trasparente), hanno votato a favore di una mozione che istituisce nella provincia romana una giornata di celebrazioni (il 25 aprile) a favore della Pas, una malattia inventata da un signore che non è stato accreditato in nessun contesto scientifico, che si è pubblicato i libri da solo, che è morto suicida dopo aver scritto varie cose a giustificazione della pedofilia, una malattia non riconosciuta dalle comunità scientifiche e giuridiche a livello internazionale e che ora perfino L’Onu giudica pericolosa per la salute fisica e psichica di donne e bambini.
Perchè a noi piacerebbe partecipare e divulgare le iniziative di SeL avendo chiaro che SeL ha a cuore l’interesse di donne e bambini vittime di violenza maschile e vittime anche di ex mariti che utilizzano qualunque strumento per togliere credibilità alle donne che li denunciano per violenza, stalking, abusi. Chi ha votato (e per carità, anche chi l’ha promossa) a favore di quella mozione, argomentata senza approfondimenti, se non con la citazione di frasi che leggiamo solo sui siti che promuovono questo dogma al quale sembra impossibile opporsi, sicuramente non aveva tutte le informazioni al riguardo. Immaginiamo che assolutamente in buona fede abbiano ritenuto di fare una buona scelta. Ma, se non in quella occasione, almeno dopo: hanno letto qualcosa sulla materia? Hanno letto quello che scrivono i bambini che sono stati affidati ai loro abusatori grazie all’uso della Pas (vent’anni fa, non oggi che viene rimesso in discussione) in qualche angolo conservatore degli Stati Uniti? Hanno una vaga idea del progetto di “riforma” del diritto di famiglia (e del welfare) che portano avanti in vari paesi europei i sostenitori della Pas?
Gradiremmo avere una risposta a tutto ciò altrimenti, almeno per ciò che ci riguarda, sebbene siamo d’accordo nella sostanza e nei contenuti con l’iniziativa di cui si sta parlando, non riteniamo di voler partecipare a nulla che SeL propone fintanto che non avremo chiare le ragioni per cui tali consiglieri hanno espresso un voto (è loro opinione personale o è espressione del partito?) e dunque una opinione sulla materia. Disponibili ovviamente a fornire tutta la documentazione e le informazioni che siamo in grado di reperire. Contattateci e vi risponderemo.
In ogni caso, buona lettura:
Come sapete la giunta Alemanno ha preso negli ultimi tempi diverse iniziative che strumentalizzano la violenza maschile contro le donne per alimentare politiche di militarizzazione della città e spinte xenofobe.
Tra le ultime la pubblicazione di un “vademecum per la sicurezza delle donne” che ripropone l’immagine di donne deboli e da proteggere, a cui si consiglia di non vestire in modo vistoso, di dotarsi di un dispositivo di allarme, (con annessa promozione commerciale)di non girare da sole di sera…. (a questo indirizzo una descrizione dopo che il testo è stato rimosso: http://www.unita.it/polopoly_fs/1.312822.1310465832!/menu/standard/file/Vademecum1.pdf ).
Questi suggerimenti non valgono anche per la violenza omofoba che ha segnato la nostra città e rimuovono la violenza che si verifica ad opera di mariti, fidanzati, datori di lavoro, colleghi, insegnanti…
Vi proponiamo di costruire una iniziativa in piazza per mercoledì 27 alle 19.30 per contrastare queste iniziative e per riaffermare una diversa cultura della città e delle relazioni tra i sessi.
Di seguito vi inviamo una bozza del testo per promuoverla.
Proponiamo a chi è disponibile di vederci lunedì 26 dalle 18 alle 20 presso la sede SEL di via Goito 39 (4°piano) (M Termini) per discutere e preparare insieme gli aspetti organizzativi e di contenuto.
Vorremmo la vostra partecipazione come gruppi, associazioni, collettivi, singole e singoli. Per costruirla, promuoverla, farla vivere. Pensiamo non ad semplice volantinaggio ne’ ad un’assemblea: vorremmo “portare in piazza” fisicamente una diversa rappresentazione della violenza maschile contro le donne: un divano con accanto una lampada una lampada e con “un uomo per bene che picchia solo la sua donne” e “una donna al sicuro perché resta in casa e non si fa notare”. Vorremmo circondarli da un muro o un velo da abbattere o lacerare. Chiediamo a tutte e tutti di contribuire costruendo il muro, portando vostri testi e storie…ma ne parleremo meglio quando avremo avuto la vostra disponibilità.
Intanto vi mandiamo una semplice bozza di testo e immagini che stiamo modificando su cui aspettiamo pareri e proposte.
Vi preghiamo di segnalarci la vostra disponibilità a partecipare e l’eventuale partecipazione come gruppi o associazioni.
Caro Sindaco, la violenza maschile contro le donne non è una questione di ordine pubblico, non si combatte alimentando politiche securitarie e insicurezza e militarizzando le strade.
La retorica dell’emergenza e della diffidenza verso lo straniero nasconde la “normalità” della violenza degli uomini contro le donne in famiglia: l’aggressore ha le chiavi di casa.
Le donne non sono soggetti deboli da scortare, da proteggere e a cui propinare fantomatici “braccialetti” elettronici dotati di un localizzatore gps con cui chiedere soccorso.
Noi abbiamo un’altra idea di sicurezza e libertà: vogliamo una cultura rispettosa della differenze, non una cultura della paura e dell’odio.