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Donne che subiscono violenza e il ricatto: ti credo e ti appoggio solo se mi sei utile!

Irene a commento di un nostro post scrive: “Di bene in meglio…a chi, leggendo questo, non verrebbe voglia di adottare un cucciolo di Strauss-Kahn? Sta buono, non sporca e addirittura sorride.

I toni sono gli stessi di precedenti note a commento già segnalate. Ovviamente Repubblica non è la sola a diffondere queste note a sostegno di Dsk, così come è stato ribattezzato dai giornali l’ex direttore dell’Fmi al momento accusato di stupro e impegnato in una difesa che dovrebbe evitargli un po’ di anni di carcere. C’è anche il Corriere con la vedova Moravia che sembra riprendere il mantra di tutte le donne che hanno a suo tempo difeso il premier per dire che “Embe’, gli piacciono le donne… e allora?“.

Ma da convintissime persone di sinistra che però non si sono mai lasciate strumentalizzare dalle speculazioni di gruppi editoriali e vari che hanno fondato sull’antiberlusconismo tutta la loro vuota opposizione politica, ci interessa analizzare con obiettività questa vicenda perchè è davvero esemplificativa di un modus operandi che ammette il sessismo a seconda della persona o del colore politico che lo pratica.

Innanzitutto c’è il fatto che si tratta degli stessi soggetti editoriali che hanno crocifisso Berlusconi non per stupro, ma per altre vicende, riconoscendo a Dsk la presunzione di innocenza e decidendo invece che il premier sarebbe colpevole fino a prova contraria.

Del sessismo delle sue battute e della sua maniera di fare politica possiamo discutere finchè vi pare ma del modo in cui vengono trattate le sue vicende nessuno ha voglia di discutere perchè apre una contraddizione enorme sulla maniera di speculare sui corpi delle donne a seconda di chi ne fa uso.

Non stiamo discutendo qui di harem dei potenti, di compravendita di corpi, di un uso spregiudicato del potere che agisce in una pur viziata forma di consensualità, ma di una accusa di stupro che se dimostrata lascia immaginare che ci sia stato un signore molto potente che abbia preteso prestazioni sessuali da una donna che voleva semplicemente fare il proprio lavoro all’interno di un albergo.

Per una volta, dopo tanto tempo, in Italia tutte, o quasi tutte, le fonti di informazione sono d’accordo. Agiscono come un branco e mostrano in televisione (rai e mediaset) la fotografia della vittima, descrivono il posto in cui vive, indagano per sapere come si chiama (ed è un dettaglio quasi superfluo oramai) e continuano in una insistente violazione della privacy mentre mostrano immagini patetiche dell’accusato e si leva un coro in sua difesa che se è prevedibile nel caso delle fonti di “informazione” della destra diventa paradossale per quelle fonti di informazione come Repubblica che evidentemente adottano due pesi e due misure.

L’ulteriore pezzo di Repubblica è in questo una meraviglia di allineamento dei pianeti in direzione dell’accusato: nessuna parola in solidarietà con la presunta vittima ma tante descrizioni che sfiorano il misticismo a spalleggiare Dsk.

Lui senza le temute catene ai piedi, senza neppure manette”  e “la donna in trincea per difenderlo e l’uomo inchiodato dalla giustizia, che le ha appena dedicato la sua lettera di dimissioni: “Penso a te che amo più di ogni cosa, penso ai figli, alla nostra famiglia”“.

E ancoraè l’attimo di tregua in un film dell’orrore“. “Dsk non è più lo zombie ammanettato, umiliato e sperduto nell’orrido carcere di Rikers Island. Ha perfino ritrovato l’abbronzatura di sempre“. – sai che gioia il processato abbronzato.

Abbronzato ma che “si fa piccolo piccolo sulla sua sedia“, povero cucciolo e “fa sì con la testa docile e obbediente“. Non suscita tenerezza anche a voi?

Però l’articolo ammette che lo “sguardo è obliquo, quasi torvo” e poi la citazione evocativa “Come in un film di Polanski, sanno che questo può essere solo l’inizio di un lungo calvario” dedicata ad un fratello di manette dell’accusato, accusato varie volte di stupro e protetto da un branco di “colleghi” che hanno urlato allo scandalo perchè registi e potenti da che mondo e mondo hanno sempre fatto delle donne, in nome dell’ascendente che hanno, quello che hanno voluto.

Noi riproponiamo il test: scopri il falsabusista e il negazionista che è in te. Perchè pensiamo che sia un male diffuso e pensiamo che le donne ne abbiano abbastanza si essere usate solo come arma per abbattere un nemico (berlusconi) o più nemici (gli stranieri).

Le donne ne hanno abbastanza di essere “credute” e supportate nelle loro denunce solo quando possono essere usate a sostegno di ideologie o di battaglie di opposizione politica.

La violenza sulle donne è un fatto troppo più serio e troppo più grave di queste miserabili strumentalizzazioni e le donne vanno difese, sostenute e credute sempre. Non solo quando sono funzionali a poteri di stampo patriarcale e autoritario che si alternano ad altri. Anzi comprendiamo il perchè sia così osteggiata la lotta autonoma delle donne in difesa dei propri diritti perchè riconoscere alle donne un’autonomia – che sfugge a qualunque strumentalizzazione – su questi temi significherebbe perdere un alternativo e ulteriore strumento di controllo sulle nostre vite.

Le donne sono stanche di essere corpi di servizio in una fallocrazia che continua a “usarle” per leggi contro gli stranieri. Per occupare paesi e aggredire altri popoli. Per manifestazioni di generica indignazione contro il potente, salvo che quel potente non sia un amico, un conoscente, uno della stessa parte politica. La credibilità delle donne non è la concessione di contesti patriarcali ma è un diritto che rivendichiamo. Le donne sono stanche di dover barattare il “favore” di un supporto alla propria battaglia contro abusi e violenze in contesti in cui la tua denuncia diventa meno che niente se non sei funzionale a qualcuno. Le donne sono stanche di contesti in cui ci si fa scudo delle loro rivendicazioni a garanzia di diritti civili tenuti in ostaggio da speculatori di ogni tipo.

Contro ogni uso e abuso nei confronti delle donne noi sosteniamo sempre le vittime di violenza maschile. Tutto il resto, davvero, ci ha stancato.

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Scritti critici.


2 Responses

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  1. Bibi says

    Premesso che se il tizio ha commesso un reato deve essere punito, a me ha sorpreso l’atteggiamento della stampa in generale ed americana in special modo.
    Normalmente nei tribunali americani non è possibile effettuare riprese mentre invece in questo caso le televisioni non sono entrate nella toilette del carcere..perchè occupata..ma solo per questo.
    A margine vorrei ricordare che il riferimento a Polansky…fatto dal giornalista..non mi pare proprio adeguato visto cosa ha combinato il regista.
    a.y.s. Bibi

  2. Imma says

    Carmen Llera di fatto ha già condannato la donna: bugiarda, ricattatrice, corrotta.
    Lei non sa cosa sia successo però sa cosa non è successo? E come fa? Superpoteri? O supermisoginia?
    Nessuna vuole mai credere che un uomo che si conosce – e col quale magari si hanno avuti rapporti – sia realmente colpevole di un crimine simile, eppure tutte queste donne sanno benissimo che questo tipo di crimini vengono commessi anche da uomini potenti e di prestigio, anzi soprattutto da questi. Però a loro non importa nulla, non le tocca. Anche quando queste aggressioni riguardano da vicino la loro classe sociale di donne privilegiate fanno finta di nulla, tanto non è successo direttamente a loro, quindi…
    Ad ogni modo il titolo è perfetto e dice già tutto.