Pubblichiamo un report, a cura di alcune organizzazioni che si occupano dei diritti e dell’assistenza ai migranti nella provincia di Pisa, sul clima e sulla situazione che si sta vivendo a Coltano, frazione alle porte della città, dove il Governo vuole aprire una tendopoli in una base militare dismessa per i migranti provenienti da Lampedusa. Una situazione difficile, dove non si muovono solo coloro che hanno a cuore i diritti delle persone che lì vogliono stipare, ma anche fermenti razzisti di chi non vuole “altri clandestini a casa propria”, e scellerati amministratori di marca Democratica che sperano di cavalcare i malumori di pancia.
Coltano, resoconto dal presidio
Tra i siti individuati dal Governo per la collocazione delle tendopoli destinate ai profughi del Nord Africa, c’è anche l’area di Coltano, a pochi chilometri da Pisa. Qui, la decisione di allestire la “tendopoli” ha sorpreso un po’ tutti: il Sindaco, gli enti locali, persino la Regione che aveva proposto un piano alternativo di accoglienza. La decisione è arrivata da Roma, dal Ministero degli Interni: e per stamattina è previsto l’inizio dei lavori.
Davanti ai cancelli della struttura si è radunato, sin dalla nottata di ieri, un presidio permanente, che attorno alle otto di stamattina contava almeno un centinaio di persone. Al presidio prendono parte un gruppo di abitanti di Coltano, ma soprattutto gli esponenti del Partito Democratico e le autorità istituzionali della città, che si oppongono al piano del governo: così, accanto ai trattori che i residenti hanno messo in mezzo alla strada per non far passare le ruspe, si nota un folto gruppo di Sindaci della zona con tanto di fascia tricolore al petto; l’assessore alle Politiche Sociali di Pisa, Maria Paola Ciccone, è incatenata ad un trattore assieme ad una giovane donna incinta; e il Sindaco Marco Filippeschi, espressione di una giunta a guida PD, arringa la folla con un megafono.
Il messaggio che il “comitato dei residenti di Coltano” e le autorità istituzionali cittadine vogliono mandare al Governo è ben visibile dagli striscioni attaccati al recinto della struttura: “Pisa è satura”, “Italia agli italiani”, e poi “Coltano ha già dato ora basta” che ribadisce la posizione già espressa dal Sindaco (Coltano è sede di un campo nomadi, ha detto il primo cittadino, e non può farsi carico anche dei profughi). L’opposizione alla tendopoli, qui, sembra avere il segno del “no alla presenza di immigrati”: del resto il Sindaco Filippeschi è protagonista da alcuni anni di iniziative come l’ordinanza anti-borsoni (contro i venditori ambulanti senegalesi) e gli sgomberi dei campi rom.
Ma in città si esprimono anche altre posizioni. Così, per esempio, alcune storiche associazioni cittadine raccolte nel cartello “Progetto Rebeldia” – Africa Insieme, il gruppo locale di Emergency, l’associazione Mezclar che si occupa di medicina delle migrazioni, la scuola di italiano dell’associazione “Comedor” – si sono dichiarate “fermamente contrarie” all’allestimento della tendopoli, ma per motivi diversi e opposti rispetto a quelli espressi dal presidio di Coltano. “Si tratta”, dicono le associazioni in un comunicato, “di un luogo chiuso, isolato da due recinti di filo spinato, lontanissimo da ogni centro abitato, ma abbastanza vicino all’aeroporto. E’ evidente che una struttura simile non servirà ad accogliere i profughi, ma ad allontanarli: ad effettuare espulsioni e respingimenti. Si vuole aprire un CIE, un centro di detenzione ed espulsione, spacciandolo per campo profughi”.
Le associazioni hanno chiesto un incontro al Prefetto, affinché – scrivono – “nel caso in cui la scelta di Coltano venisse confermata vi siano garanzie precise e preventive che medici, legali, esponenti delle associazioni e giornalisti possano entrare liberamente nella struttura, assistere i migranti e garantire loro il pieno accesso a tutti i diritti, in primo luogo il diritto di asilo”.
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