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Identificazioni preventive

Qualcuno di voi ha visto il tg3 notte? Io purtroppo si. Tutta convinta delle mie ragioni, perché il g8 di genova me lo ricordo bene così come mi ricordo di altre piazze e non ho bisogno che qualcuno mi dica che i media mentono.

E’ confermato che non c’erano infiltrati. Che la polizia ha picchiato in modo selvaggio quelli che si trovava per le mani. Così come è confermato che avendo chiari i dettagli della violenza sulle donne, so distinguere da che parte sta la violenza e da quale la legittima difesa. Proprio perché cosciente di una lotta nella quale le donne mettono in gioco cuore, sangue, pelle per un’oncia di libertà, per una prospettiva diversa. Proprio perché so che tante donne, tante ragazze, avranno una vita complicatissima perché sono senza futuro, senza lavoro, precarie a vita, mai serene, mai con una certezza che può garantire loro una vita indipendente. Non solo dai partner con i quali vorranno costruire un pezzo della loro storia ma dalle loro famiglie di provenienza. E se queste famiglie di provenienza sono fatte di quarantenni ancora precari e a loro volta dipendenti economicamente ancora dai genitori è presto detto che si va senza dubbio verso il nulla. Proprio perché so tutto questo capisco la rabbia per quanto trovi di strumentalizzabile impatto comunicativo i metodi testosteronici.

Tutto comprensibile. Tutto oltremodo prevedibile e mi riferisco ai giochetti di palazzo, alla prostituzione politica come metodo di governo, ai commenti pieni di disappunto in favore di quei poliziotti che – come hanno dichiarato – per pochi euri difendevano la svendita dei diritti dei loro figli. Che sono certa, dato che i loro padri sbirri guadagnano così poco, avranno avuto buoni motivi per stare in piazza pure loro a manifestare contro una università che alza il prezzo delle tasse e che chiude le porte a chi non ce la fa.

Che poi, come dice Kzm nella nostra mailing list, c’è da capire perché il pd insiste con la storia degli infiltrati arrivando a schedare un sedicenne che paga per l’incapacità politica di quella specie di partito “d’opposizione”.

Secondo Kzm al Pd, e non solo, fa comodo questa tesi. Perchè così da un lato scaricano tutte le responsabilità sul governo senza assumersene di proprie per l’incapacità mostrata in questi anni di rappresentare giusto quelli che vanno in piazza.
E dall’altro si cancella volutamente e si svuota di significato la radicalità della protesta di chi partecipa agli scontri più violenti additandoli come “infiltrati” e nemici del popolo.

Come se quando c’era il Pd al governo la gestione della piazza fosse stata diversa.

Nel mondo della fantasia di Kzm, invece, il Pd dovrebbe far sue le istanze più radicali ed, eventualmente, fornire loro una rappresentanza politica. Ma così non può essere perchè altrimenti il Pd potrebbe dirsi un partito rivoluzionario.

E come dice Gilda, sembra proprio la solita storia che si ripresenta ogni volta: da destra si dice che sono stati gli autonomi, gli anarcoinsurrezionalisti, i violenti, i provocatori, i black bloc, insomma la “canaglia” (le persone che si ribellano diventano sempre canaglia, Bonanni quando sono entrati a contestarlo l’altro giorno ha detto: “quelli non erano studenti e lavoratori”, già, perchè i lavoratori son solo quelli obbedienti che piacciono a lui…). Da “sinistra” si parla di infiltrati.  Ma il risultato che si vuole ottenere è lo stesso: dividere tra buoni e cattivi, dire che alcuni metodi sono giusti e altri no. Il risultato è isolare e dividere.  E Gilda lo racconta per esperienza personale e di generazione: isolare chi rivendica giustizia non può che far bene ai nemici (e ci sono i nemici, eccome se ci sono) e ridurre all’angolo chi si ribella. Ci sono tanti metodi per fare le cose e distruggere oggetti e simboli, indicando i problemi e i responsabili, è una forma di comunicazione tra le altre. Può piacere o non piacere, ma quella è. Dopo genova, quella del g8, il giochino ha funzionato, però questa volta a Gilda sembra proprio che  non funzionerà perchè secondo lei gli inflitrati insomma ci possono anche essere, ci son sempre stati, poliziotti in borghese, fascisti, ma parlare di questo è solo spostare il problema, fare il gioco di chi urla al black bloc.

Roma brucia per assenza di rappresentanze politiche degne di questo nome. Perché tutti quanti si sono fatti gli affaracci propri. Perché il Pd sognava il bipartitismo e ha voluto assieme al centro destra una legge elettorale con uno sbarramento che ha fatto fuori la democrazia partecipata in un colpo solo. Perché le rappresentanze più radicali in parlamento sono diventate extraparlamentari. Perché anche certi partiti più a sinistra parlano il linguaggio di Bertinotti con i pullover in cachemire. Perché alla favola della democrazia, in cui in realtà tutti muovono i propri interessi per favorirsi a vicenda, come avviene in ogni piccola dittatura periferica in cui regna la corruzione, non ci crede più nessuno.

E allora certo che è comprensibile che ragazzi e ragazze scendano in piazza arrabbiati e pronti a riprendersi il futuro rischiando tutto perché non hanno più niente.

Comprensibile che le lotte finiscano per avere un unico denominatore comune e che tutti abbiano una gran paura che le piazze italiane diventino teatro di richieste pressanti, rivendicazioni che nessuno vuole ascoltare, perché ci sono i corrotti che puntano l’indice paternalistico per dire che no, questi ragazzi devono chiedere le cose in modo garbato e gentile. E se anche lo chiedessero, come hanno già fatto, in modo garbato e gentile, qualcuno li ascolterebbe?

Ed è vomitevole il tentativo di immaginare queste lotte come se fossero riferite a piccoli gruppi perché sminuirne il numero significa anche continuare a sminuire la portata sociale disastrosa, l’effetto devastante di una politica criminale che ruba ai poveri per riempire le tasche ai ricchi.

Ricchi dei quali conosciamo tutto perché sappiamo che sono talmente criminali e spregiudicati da diventare registi di un terremoto annunciato, perché fare crescere i morti significa mettere in moto la macchina della commozione e quella macchina procura grandi risate tra i professioni delle ricostruzioni che gioiscono per ogni cadavere innocente.

Dicevo del tg3 che mi ha fatto incazzare più di quello che in questo momento sarei in grado di tollerare. In un altro canale l’attimo prima avevo sentito che qualcuno annunciava per i prossimi giorni rastrellamenti “preventivi” nei centri sociali. Tutto ciò dopo aver insistito sulla appartenenza politica degli arrestati che può essere smentita dalla semplice constatazione della loro età e provenienza scolastica. Quasi tutti appartenenti ai licei, inclusi i licei “bene” della capitale, e giovanissimi. Fossero stati davvero politicamente organizzati sarebbero stati arrestati con ben altre accuse. Sulla terza rete c’era poi tale Paolo Liguori, direttore di tgcom, ex lotta continua, della stessa famigliola di cervelli avariati di tutti gli ex lotta continua diventati sostenitori del governo di centro destra, guerrafondai, misogini, e tutto quello che sapete.

Il conduttore Mannoni annuncia che domani ci sarà un presidio all’esterno del tribunale in solidarietà agli arrestati e Liguori, nella sua ubriaca idea di democrazia in cui l’unico a poter esprimere liberamente opinioni sarebbe lui, ha detto una decina di volte che chi va a solidarizzare deve essere identificato. Una identificazione “preventiva”. Una schedatura sulla base dei pensieri e delle azioni. Meglio se seguita da arresto “preventivo” semmai ci fosse resistenza all’identificazione.

Identificati per solidarietà a chi ha manifestato, in modi più o meno condivisibili, in uno stato governato da chi ristabilisce i contorni della legalità secondo quello che gli fa più comodo.

La violenza razzista, le persecuzioni, le violazioni di innumerevoli diritti di ogni tipo verso mille categorie di persone legalizzate da decreti e leggi una peggio dell’altra e l’opposizione critica, il dissenso, finanche la solidarietà diventerebbero reati.

Mi sembra veramente troppo.
Sapete che c’è? Che a prescindere dal fatto che io abbia più o meno condiviso le pratiche di lotta usate a roma gli arrestati hanno tutta la mia solidarietà.

E ora identificate anche me che c’ho il codice a barre apposta. Tanto siamo tutti merce, no?

Posted in Anti-Fem/Machism, Anticlero/Antifa, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze.


4 Responses

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  1. Viviana says

    Bellissimo post, finalmente qualcosa di sensato.
    Per quanto riguarda gli infiltrati, posso dirvi che ci credo, che credo che ci fossero e che ci siano sempre stati, come credo che lì non fossero soli. Gli infiltrati sono tali perché possono inserirsi/mimetizzarsi in un ambiente già presente, penso sia chiaro a tutt*. Proprio per questo è importante ribadire, almeno per me, che non si può fare una distinzione tra manifestanti buoni e cattivi, come fanno quelli del PD. Non ha senso, è come dare dei limiti al dissenso, alla sovversione, alla ribellione. Non si può, mie non amati pidiellini, non si può contenere la rabbia e la frustrazione di un’intera generazione a cui hanno tolto tutto.
    Cosa ne sapete voi di quello che proviamo? Cosa ne sapete dell’angoscia che si prova ad essere una laureanda in lettere e sentire i tuoi genitori speranzosi che, come se fossero fuori dal mondo, ti chiedono ti laurearti in fretta così potrai finalmente realizzarti, mentre tu sai che dopo non c’è lavoro? Cosa ne sapete della certezza di non avere un futuro, di sapere già da prima che un posto come si deve, ben retribuito, con speranza di avanzamento, che ti porti a credere in te stessa e nelle tue capacità non ce l’avrai mai? Che l’ansia dei contratti a scadenza di sei mesi in sei mesi è un incubo già solo per chi sa che dovrà averci a che fare, mentre c’è chi, nonostante tutto, spera che quel contratto gli venga riconfermato perché è l’unico sostegno che ha? Che ne sapete della frustrazione che si prova quando ci si iscrive all’università, piene di speranze, aspettative, desideri, e poi ci si ritrova in un ambiente a compartimento stagno, in cui i corsi sono monotematici, privi di dibattiti, di imput, dove i laboratori sono inesistenti, perché i fondi non ci sono, dove lo studio è un dovere a scadenza e non un piacere? Cosa ne sapete cosa si prova ad essere una studentessa universitaria meridionale che vuole solo poter insegnare, che ha come sogno quello di poter semplicemente diffondere cultura ai/lle ragazz* della sua città per potergli/le dare le armi per affrontare il mondo e che sa che invece, per sopravvivere, dovrà migrare al Nord?
    E vi parlo di cose che possono far ridere, possono sembrare superflue in confronto a chi vive situazioni molto, ma molto più drammatiche, ma anche solo questo, l’ambiente che io vivo, ormai è insopportabile. Ci hanno tolto tutto e si aspettano che ce ne stiamo zitt* e buon*? Che facciamo i/le manifestant* diligenti? Con quale faccia si permettono di darci lezioni di comportamento? Proprio loro che sono dei venduti, che sono dei voltabandiera di prim’ordine e che fanno e faranno sempre i propri interessi? Con questo non voglio dire che accetto alcune pratiche, ma le comprendo e non mi sento in grado di prendere le distanze da loro.
    Per quanto riguarda Liguori e le sue assurde affermazioni, mi viene in mente un parallelismo con Orwell e lo psicoreato. Infondo lo psicoreato era proprio quello che dice Liguori, ovvero consiste nel pensare alla ribellione, al dissenso, in poche parole nell’avere un pensiero altro dalla maggioranza della comunità, il cui pensiero è forgiato dai media pilotati dal potere di turno. Si vuole arrivare a criminalizzare il pensiero libero, indipendente, critico e Liguori non è il primo a volerlo fare. Già solo la repressione delle manifestazioni può essere considerata come l’espressione di una tale volontà, a cui potremmo aggiungere il controllo dei media e quella di internet. Ma oltre a questa visione da “Grande Fratello” queste affermazioni servono anche per dividerci, per metterci gli uni contro le altre, per intimarci di non mischiarci con chi è “violent*” perché lui/lei è un nemico, che dovrebbe essere isolato e anzi denunciato, ed anche di questo parla Orwell. Nel suo libro infatti i figli denunciano i genitori, i vicini, gli amici, denunciano tutt* quell* che commettono psicoreato. A questo punto non esisterebbe più il concetto di fratellanza e sorellanza (che non vanno confusi con l’omertà o la logica di branco, che a mio avviso sono l’antitesi di tali concetti), saremmo tutt* contro tutt* in un mondo retto dalla diffidenza e dal sospetto. Personalmente credo che si stia lavorando già da molti anni per raggiungere un mondo così, e che alcuni obiettivi siano stati più o meno raggiunti… ma nonostante tutto resiste e spira forte un vento di ribellione, sia in Italia che ad Atene, e penso che ci faccia bene, perché ci fa sentire/credere/pensare che l’umano è ancora presente e che continua a rivendicare il suo diritto di r-esistere, così come le donne fanno tutti i sacrosanti giorni. Per questo sono solidale con tutte le ribellioni che stanno avvenendo.

    Scusate il papiello ma sentivo il bisogno di scrivere.
    baci

  2. Rossella says

    Sto piangendo. E’ davvero triste e quello che mi fa più male e far capire ai miei genitori che i miei compagni di studio non erano lì a protestare e rischiare la vita tanto per divertirsi e mettere scuse per non studiare.
    Non ce la faccio più

  3. Monica says

    Sembra il “marchio della bestia” che schifo, tg notte e sul sito stasera mi vedo la puntata grazies.

  4. anarcofem says

    E dalla mailing list balzo qui. Bellissimo post, ancora una volta, anche se io alla teoria degli infiltrati ci credo ancora, trovo che siano quasi fisiologici in una manifestazione italica, rientrano nella normalità. Ma mentiremmo a noi stess* se dovessimo credere che i protagonisti degli scontri siano tutti infiltrati. A centinaia? Bah, prospettiva ridicola e irreale.
    Per il resto piena solidarietà ai manifestanti, pacifici e non.