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Quelli che si appropriano dei beni comuni

Questa cosa mi frulla in testa da un po’ e perciò ve la devo raccontare. Tra le tante tragedie di questi giorni mi capita di leggere l’ennesimo inquietante affaire che riguarda il proprietario di facebook e mi sono moderatamente indignata. L’indignazione più seria era rivolta ad altre faccende, sapete, gli studenti trattati come delinquenti, le donne vittime di violenza trascurate perfino nel giorno mondiale dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, i fascisti che ottengono la violazione della privacy di tutti gli utenti di autistici, altri fascisti che ottengono un bello spazio messo a disposizione dal comune per farci una sede, fascista pure quella, i parenti delle vittime delle stragi nere ancora coperte da segreto di stato costretti a chiedere l’elemosina per ottenere un’oncia di verità e la visione degli archivi che proprio non vogliono dissecretare. Unica nota positiva è il contest per il pene più piccolo che gira per la rete a fare iniezioni di sicurezza agli uomini che finalmente avranno un altro primato da perseguire.

Insomma, c’è quest’altra notizia e apparentemente si tratta di una faccenda senza importanza ma è invece una questione fondamentale sulla quale si battono da tempo grandi donne come Donna Haraway  o Vandana Shiva, per dire due nomi a caso.

Si tratta dei brevetti, quelle cose che un tempo servivano a registrare la proprietà di una idea, una scoperta scientifica, un progetto industriale.

Come per il brevetto sulla salsa al pomodoro di un ipotetico marchio “Pummarola ‘n coppa”. Se qualcuno ti becca a fare la stessa ricetta in casa, usando gli stessi ingredienti e ottenendo tra l’altro un sapore più buono può denunciarti per violazione del copyright.

Perchè vedete, il copyright è una gran brutta cosa che a parte assicurare i diritti a chi ha una idea, il che può anche essere una bella cosa, ha il difetto di bloccare, fermare, ibernare il presente a quello che è perchè una ricerca sulla quale non puoi mettere le mani per migliorarla non ti porterà mai ad alcun progresso.

Come se i matematici di un tempo avessero brevettato le formule e avessero impedito a chi veniva dopo di continuare a ragionare e scoprire altre verità.

Nell’informatica, per esempio, proprio per questo esistono i sistemi open source, a sorgente aperta, che se sei uno che sa di cose tecniche, ti permette di metterci le mani e di personalizzarli e migliorarli.

Perchè ogni idea altro non è che il prodotto o la somma di idee che hai appreso in precedenza e il sapere continuerà a nutrirsi di ogni frammento di conoscenza per determinare negli esseri umani un sapere ancora più grande.

Perciò esistono le licenze creative commons che ti permettono di veicolare i tuoi contenuti pur applicando le condizioni che vuoi tu per impedire che chiunque possa plagiare o rubarti qualcosa.

Insomma, il ragionamento è assai lungo e in altre occasioni l’ho già fatto. Quello su cui mi preme riflettere oggi è la vicenda del proprietario di facebook che viene riproposta da repubblica come fosse una cosa normale.

Il tizio vuole nientemeno che comprare i diritti per l’uso di una parola. La parola è “face”, faccia.

Come dire che io voglio comprare i diritti per l’uso della parola “mano”. Se l’operazione gli riesce vorrò capire quali saranno i limiti imposti per l’uso commerciale di questa parola e se tali limiti si spingeranno fino a censurare l’uso di quella parola in mille altre situazioni.

Come si chiameranno le creme per il viso? Che eufemismo sarà possibile usare per la parola “faccia”?

Pensate che qualche tempo fa qualcuno aveva provato a mettere un vincolo all’uso di un colore, una tonalità del fucsia, il magenta, che nessuno avrebbe mai più potuto usare se non fosse che questa follia è stata sovvertita sul nascere da un movimento di ribelli che ha cominciato a pubblicare dappertutto pagine e pagine con quel colore.

La storia dei brevetti, si spinge ben oltre. Sono brevettabili i prodotti della medicina, il che è criminale perchè impedire che un’altra azienda farmaceutica possa fabbricare un farmaco a minor prezzo in uno dei paesi a rischio di contagio di malattie mortali è assolutamente immorale. Come ci ha fatto sapere tempo fa Donna Haraway, sono brevettabili perfino le cavie da laboratorio, come lei stessa osservò a proposito di un particolare topo iniettato di cancro chiamato onco-mouse.

Donna Haraway anche su questo basò la sua denuncia/provocatoria a proposito dei cyborg (nel suo manifesto cyberfemminista) perchè da biologa qual è capì che l’evoluzione dei corpi, i nostri corpi, era destinata a creare tanti cyborg, un po’ carne e un po’ macchine. Corpi corretti con aggeggi tecnologici per camminare, far battere il cuore, respirare, vivere. Corpi pieni di protesi dappertutto e bisognava pur dire provocatoriamente che se un topo, esperimento medico di laboratorio, poteva essere brevettato, il rischio era che prima o poi l’uomo con una protesi poteva diventare esso stesso brevettabile e dunque di proprietà di qualcuno.

I brevetti potrebbero riguardare la scienza su ogni questione che riguarda il nostro corpo. E riguardano già, come ci dice Vandana Shiva, anche alimenti fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo.

Una delle lotte della ecofemminista si è basata sul tentativo di far retrocedere una grossa multinazionale che si era appropriata dei semi di un particolare riso. Aveva depositato il brevetto di un prodotto esistente in natura e impediva alla gente di raccogliere i semi che naturalmente venivano fuori dalla pianta per poi ripiantarli e ottenere altri raccolti. Con quel brevetto la multinazionale affamava una immensa popolazione che a partire dalla Shiva e dalle contadine che l’hanno seguita si ritrovò a dover praticare azioni di disobbedienza.

Invece che comprare i semi ogni volta dalla azienda che li aveva rubati a quel popolo, li raccoglievano e li seminavano di nuovo.

Chi si è ribellato è stato aggredito, denunciato, ci sono stati dei processi e grazie alla determinazione delle contadine e di Vandana Shiva l’azienda non ha più quel brevetto.

Il punto è che ce ne sono tanti altri ai quali bisognerebbe opporsi perchè bisogna pur porre un limite all’accumulo e alla proprietà. Perchè chi si appropria di beni comuni, come per esempio sta avvenendo con l’acqua, sta compiendo un gravissimo delitto contro l’umanità.

Perchè mai noi dovremmo pagare l’acqua da una azienda che se ne è appropriata? Perchè mai c’è chi sta permettendo la privatizzazione di tutto?

E tornando a facebook: come si possono brevettare le parole? Non basta il copyright del titolo, del marchio? Non va già bene così? Forse che la parola “faccia” l’ha inventata il padrone di facebook?

—>>>Nelle foto: Donna Haraway e Vandana Shiva

Posted in Autoproduzioni, Ecofemminismo, Omicidi sociali, Pensatoio.


2 Responses

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  1. meli says

    ‘Sta cosa del chip sottocutaneo (come i cani) mi ricorda molto anche i tatuaggi di riconoscimento nazisti agli ebrei (come i cani). Ma forse sono andate fuori argomento.

  2. meli says

    Sembra un film di fantascienza ma è realtà… qua bisogna fare moooolta attenzione…

    Avevo anche sentito (mi pare nel documentario “Il mondo secondo Monsanto” o “Corporation” o “Surplus”, non ricordo, è da tanto che non li vedo) di soia OGM prodotta dai laboratori della Monsanto Co. (multinazionale in biotecnologie) che produce semi commestibili, ma che però se piantati non crescono, così l’agricoltore deve ricomprare i semi alla multinazionale ad ogni nuova semina…

    Pensate che in America stanno già impiantando i primi microchip su esseri umani (come i cani haha)… mi pare che si chiami “VeriChip” della PositiveID Corp. (Io mi son sempre immaginata questi microchip sottocutanei con i quali apri la porta di casa, accendi la macchina, usi il cellulare, accendi il computer, paghi gli acquisti, fa da carta di identità, patente, bancomat, chiave, tessera sanitaria, ecc…. Se per un motivo o per l’altro te lo disattivano… Senza microchip non esisti, cioè non puoi fare nulla, puoi anche morire di fame perché non hai più un soldo XD Oppure ti dicono cosa pensare, quali programmi tv guardare, con chi scopare… XD Ed io che mi lamentavo delle telecamere che stanno mettendo dappertutto nel mio paese.. Alla facciaccia di George Orwell, haha… XD)

    Ok sto esagerando con le paranoie!