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Nella nostra società la lotta per la libertà delle donne non è un valore

[foto da riotclitshave]

Tra le tante splendide novità che leggo sul Bollettino di Guerra ce n’è una che mi ha evocato dei ricordi che possono essere utili per analogie da condividere con voi.

Da queste parti abbiamo sempre detto che la violenza maschile è come la mafia. Non è di sicuro una affermazione priva di fondamento. Lo sanno a Napoli dove, secondo gli inquirenti, Teresa Buonocore sarebbe morta giustiziata per avere protetto sua figlia da un uomo condannato in primo grado per pedofilia. Lo sanno tutte le donne che vengono quotidianamente minacciate con i mezzi di pressione più subdoli che sono assolutamente identici a quelli che usa la mafia.

L’unica differenza è che la mafia è un tantino più razionale. Ho detto “un tantino” perchè poi pure i mafiosi sono uomini di panza e se si sentono offesi agiscono d’impulso, per punire chi li ha sfidati, come è stato per Peppino Impastato, per zittire chi ha denunciato, come è avvenuto in molti casi, per schiacciare chi sensibilizza l’opinione pubblica in senso opposto.

Io posso spiegarvi mafiology, perchè per un bel pezzo della mia vita l’ho subita, come l’hanno subita tante altre persone che come me vi si opponevano.

La mafia è un potere che tritura i corpi. Non ammette ribellioni. Non accetta nessuna forma di autonomia dai subordinati. La struttura è patriarcale, non per niente è suddivisa in “famiglie”, e non lasciatevi ingannare dall’immagine stereotipata perchè la coppola e la lupara non c’entrano proprio niente. Pensate ad una loggia massonica in cui un gruppo di prestigiose o meno prestigiose persone sottoscrivono un patto per sovvertire il governo, per creare strutture parallele, per scalare le vette dello stato, per organizzare l’economia tutelando gli interessi degli speculatori e massacrando la povera gente e avrete ottenuto l’esatta copia di una struttura mafiosa.

Le donne che subiscono violenza quella mafia ce l’hanno in casa e dove esiste un territorio governato da poteri le donne sono costrette a lottare due volte di più, contro la mafia in casa e contro le mafie fuori casa.

Una donna che subisce violenza innanzitutto è incastrata in un ruolo subordinato alla persona che la picchia, la usa, la stupra, la massacra. Se questa donna si ribella viene minacciata, intimidita, picchiata. L’umiliazione più grande che la mafia infligge alle donne, per punirle o per punire i loro uomini, è lo stupro. La stessa cosa fa un ex fidanzato o un ex marito.

Se la donna ribelle denuncia viene intimidita e minacciata fino a che non si concretizza un processo, una condanna, una limitazione oggettiva per il carnefice.

Le minacce sono di vario genere. Ci sono quelli che dicono che diffonderanno notizie su di te. Tue foto. Tuoi video. Esattamente come fa la mafia e ogni altra lobby di potere che pratica la schedatura, il dossieraggio e il fair game come mezzo di persuasione e di intimidazione di massa.

Ci sono quelli che ti dicono che non appena tu li denunci ti denunceranno per calunnia, diffamazione e via di questo passo. Lo stesso fanno i mafiosi, di qualunque genere. Ti minacciano di querele ad ogni piè sospinto perchè la libertà d’opinione per la mafia non è un diritto e la libertà di difendersi da un abuso per un ex marito o un ex fidanzato non rientra nelle regole scritte.

Se tu vai avanti con la tua battaglia, se non ti spezzi, se non ti fermi, allora si concretizzano le minacce a piccole dosi. Più che altro sono metodi di persecuzione che mirano a minare il tuo equilibrio. Possiamo definirlo stalking ma è anche qualcosa di più.

Sono veri e propri avvertimenti. Atti di presenza sul tuo territorio. Telefonate. Intercettazioni illegali. Pedinamenti reali e virtuali (pensate al cyberstalking). Veri e propri atti di disturbo per allontanarvi dal vostro intento originario, per farvi perdere tempo, serenità.

Questa fase è fatta di cose che sono tipicamente descrivibili come gli atti riparabili sempre con un “stavo scherzando”. Sono quelle riprove di molestia fatte per farti diventare matta ma che se le denunci l’avvocato del carnefice ti dice che sei una paranoica.

Piccole cose: la ruota della macchina scoppiata, la vernice dell’auto rigata, la colla nella serratura della macchina o della porta di ingresso di casa. Piccole cose, sempre di più e di più in una provocazione costante perchè il violento immagina così di attirare la vostra attenzione e di farvi reagire giacchè è questo che vuole.

Dopo la vostra reazione si rifugerà nel suo pianeta vittimista, dirà che non è vero niente, che non l’ha fatto apposta, che stava esercitando un suo diritto, che ha una qualche giustificazione morale per fare quello che fa e se gli arriva una denuncia si inferocisce perchè quello che voleva è avervi sotto mano e voi invece non gli date neppure l’onore di una chiacchierata di straforo. Tutto quello che può fare è spiarvi. Tutto quello che può fare è compiere un crimine dopo un altro e andare avanti immaginando che tutto vada bene, senza sapere che nel frattempo le denunce camminano e che qualunque cosa faccia aggrava solo la sua posizione.

La mafia usa la diffamazione per intimidire e farvi tacere. Userà finanche il furto di identità, vi invia mazzi di fiori, cartoline, lettere, messaggi in codice, qualche proiettile, una testa di animale morto.

Ma lo fa anche un ex marito e personalmente mi ricordo la sensazione perchè un animale morto ce l’ho presente, e con un sorcio morto in bocca fu pure più significativo, sebbene per ragioni di mafia pubblica perchè per quella privata ho rischiato di morire di ben altra morte.

Poi c’è la fase punitiva, quella del momento in cui il mafioso o l’uomo che è stato vostro marito o il vostro fidanzato, non hanno più niente da perdere. Perchè li avete abbandonati, avete detto pubblicamente che non volete avere niente a che fare con loro. Li avete denunciati. Avete messo in mezzo altra gente, obiettiva, che loro non possono manipolare, alla quale non possono fare credere le sciocchezze che pensavano di poter fare credere a te. Possibilmente li avete anche fatti condannare, per un senso di giustizia personale, dove giustizia non c’è mai perchè alla fine comunque l’unica colpevole della questione, quella che pagherà lo scotto per le scelte fatte siete sempre voi.

Allora c’è la vendetta, la punizione, le minacce si concretizzano e tu puoi saltare in aria con il tritolo o morire ammazzata a coltellate per la via. Si tratta sempre e comunque di piccole e grandi mafie, potere di gestione delle vostre vite che se vi ribellate immaginano di potervela sempre fare pagare. E tutto si svolge con gli stessi sistemi di complicità: associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione a delinquere di stampo femminicida.

Dimenticavo che ci sono quelli che prima di andare in giudizio ti chiamano da parte per dirti che in fondo tu vuoi sopravvivere e che puoi ripensarci, potrebbe essere conveniente per te e quel “conveniente” è il prezzo di un’altra schiavitù. Sono quelli che tentano le “mediazioni” che per le famiglie si chiamano “mediazioni familiari” dove c’è perfino una specie di senzale della svendita dei tuoi diritti in una trattativa tra colonizzatore e colonizzata, dove l’uomo ti propone un patto che non rispetterà mai, e ti offre una specie di riserva indiana dei tuoi diritti dove non riuscirai ad avere gratis neppure l’aria da respirare.

Ecco, se superi quella fase e vai avanti nella tua lotta per la libertà allora la fase successiva è la vendetta. Si può compiere in molti modi. Ci sono quelli che ammazzano le ex mogli o le ex fidanzate. Quelli che lottano strenuamente per togliere i figli alle donne. Quelli che hanno il potere di non farti più lavorare, avere un colloquio, niente. Quelli che ambiscono a non vederti esistere e resistere da nessuna parte, ovvero ti vogliono morta, se non sul piano fisico almeno sul piano economico e sociale.

La stessa cosa fa la mafia. Ti ammazza o ti riduce sul lastrico, ti chiude tutte le porte, come te le chiude la massoneria, le lobbies, i gruppi organizzati che ti fanno lavorare solo se ripeti a memoria quelle quattro idiozie che stanno scritte nelle loro bibbie. Se non conosci non lavori e la vita è lunga. C’è sempre tempo per vendicarsi per chi sa aspettare.

Le vendette durano all’infinito, non finiscono mai, perchè non si finisce mai di pagare per la libertà che ti sei conquistata. Fanno di tutto per farti pensare che era meglio prima, che era meglio quando era peggio, che era meglio se facevi parte del clan, familiare, lobbistico o mafioso.

Le donne non lo sanno perchè quando conduci una battaglia per la tua libertà non ti rendi conto di quello che ti aspetta in seguito. Bisogna essere consapevoli che la libertà è difficile tenersela perchè conquistarla è un attimo.

E’ difficile farla percepire come una cosa fondamentale alle nuove generazioni, a quelle che la ritengono una cosa scontata. E’ difficile farla percepire come un titolo di merito, qualitativo, che caratterizza i soggetti che sono stati in grado di guadagnarsela con le unghie e con i denti.

Perchè quello che vediamo oggi è invece tutto il contrario: gente che criminalizza chi lotta per la propria libertà, catto-fascisti che ti insultano e dicono che se vuoi essere libera da un matrimonio che ti ha fatto schiava allora non hai “il senso della famiglia”. La libertà non è un valore. Nella nostra società la libertà è una “colpa”. Una specie di crimine da pagare a vita perchè non puoi certo permetterti di restare libera impunemente.

La libertà costa tanto, quasi quanto costa la verità, ed entrambe sono tenute ben strette da chi continua a rincoglionirvi di programmi di intrattenimento e di comunicazione manipolata, allo scopo di farvi vivere in una società orwelliana dove l’oppressione è considerata la normalità.

Chiedo: davvero voi sorelle pensate di essere libere? Davvero pensate che non ci sia bisogno di ribellione, lotta, femminismo?

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio, R-esistenze, Scritti critici.


3 Responses

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  1. meli says

    Come diceva John Lennon: woman is the nigger of the world…

  2. Cristinna says

    Ricordatevi che le DONNE non sono né fasciste né comuniste. Sono DONNE. Punto e basta. Aderire ad una ideologia maschile significa aderire comunque a chi ha voluto – mai potuto – cancellarci.

  3. Angela says

    C’e bisogno di tanta solidarietà tra sorelle, di lotta, di non abbassare mai la guardia, di essere fiere di noi stesse in quanto donne, di ribellione, di consapevolezza di noi stesse, di concretezza…non arrendiamoci, mai!