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Identikit di un cyberstalker: la provocazione come metodo del violento!

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/gallery/77/cyberstalking.jpgIl cyberstalker è un individuo molesto. Se i cyberstalkers sono più d’uno e agiscono in branco la questione non cambia.

Continuate a tenere a mente che la violenza sulle donne praticata sul web è altrettanto grave tanto quanto quella realizzata nel mondo reale.

Il cyberstalker immagina sempre di essere al servizio di una causa superiore. Si sente un impavido guerriero in una crociata contro di voi. Immagina che voi gli dobbiate qualcosa, che dobbiate considerarlo meritevole di tanta attenzione. Se non volete essergli amica allora potrebbe immaginare di volere diventare una specie di “degno nemico” e per farlo sguainerà la spada e trafiggerà virtualmente tutto ciò che vi riguarda di modo che voi gli prestiate attenzione.

Noi sappiamo che questo al massimo può indurvi uno sbadiglio, che vi procurerà fastidio e che infine diventerà una forma di persecuzione violenta che non può che essere considerata tale.

Ma il cyberstalker riterrà di poter immaginare di essere un vostro interlocutore ed esigerà delle risposte che voi NON dovrete dargli.

Ricordate sempre di non cadere nelle provocazioni di un cyberstalker, non giocate al suo gioco, non vi lasciate trascinare e coinvolgere nel suo modo morboso di relazionarsi. Lui ha dei grossi problemi, voi no.

Con il web 2.0 tante persone immaginano di poter meritare il patentino di opinionisti dell’ultima ora e in effetti non c’è nessuno che abilita il vostro senso critico a distinguere le opinioni affidabili da quelle non affidabili. Siete voi che dovete selezionare tra l’infinita mole di informazioni che il web vi elargisce giorno dopo giorno.

Il web 2.0, facebook in testa, regala una specie di illusione: quella di poter essere dunque vicini ai vostri miti, di poter parlare con loro alla pari, di poter perfino essere molesti con loro, di poter snocciolare opinioni come se rimaneste sullo stesso piano.

Questo web 2.0 è un terreno alquanto fertile sul quale proliferano cyberstalkers di ogni genere, mitomani, mediocri individui, minuscole larve che nella vita non vengono prese sul serio neppure dal fruttivendolo quando vanno a fare la spesa. Sono individui che nel web cercano riscatto, che tentano di lasciare una traccia nella storia, immaginando basti pubblicare quattro righe di commento insultante in un blog o su facebook per definirsi qualcosa di più degli esseri anonimi che restano.

È abbastanza frequente vedere lo sforzo immane che fanno questo genere di individui per popolare i forum, i profili, i commenti di discussioni lanciate da impiegati del famoso tal dei tali o da persone che comunque non conoscono affatto. Sembra quasi che immaginino davvero di poter essere ascoltati, si arrabbiano se nessuno gli risponde e infine cominciano una strategia fatta di provocazioni che dovrebbe superare l’esclusione con dispetti, diffamazioni, molestie, insulti e via così.

La dinamica del cyberstalker è del deficiente che non accetta un rifiuto, l’egocentrico che non accetta l’idea che qualcuno possa non voler avere a che fare con lui, possa non trovarlo interessante, intelligente, possa non avere la minima intenzione di interloquire con un nulla che non è stato, non è e non sarà mai niente.

In fondo è anche abbastanza semplice e sarebbe semplice liberarsene se non fosse che il cyberstalker è appunto un cyberstalker che vi obbligherà a fare una denuncia.

La provocazione del cyberstalker, ovvero di un soggetto che vive le relazioni solo nella sua fantasia, possono avvenire in mille forme.

Egli può tentare di colonizzare il vostro spazio web, blog, pagina fb, altro, può mandarvi mail, può attivare una pagina fb o un blog apposta per insultarvi, minacciarvi e diffamarvi, può assediarvi nel suo spazio immaginando di avere diritto a chissà quale risposta.

Per farlo potrebbe basarsi su vostre affermazioni o su vostre azioni (ricordate: voi create, agite, vivete e lui invece no, dunque tenterà solo di distruggere quello che voi siete in grado di fare).

Se voi avete detto che preferite i capelli rossi lui inizierà una elucubrazione fantasiosa per denunciare il fatto che siccome non avete detto che comunque anche gli altri colori di capelli valgono attenzione allora voi siete delle persone che discriminano, che so, il verde, il biondo, il castano, il bruno.

Poi costruirà, nella sua totale follia, la giustificazione per diffamarvi. Scriverà sovente che dato che voi non rispondete alla sua provocazione, dunque non scendete a patti con lui, non lo considerate degno di una risposta (voi rispondereste ad uno stalker?) dunque confermate la sua “ipotesi”. E insisterà con questo dato al punto da armare altri amici, il branco, per colpirvi e provocarvi ancora fintanto che voi non gli risponderete, anche solo per dirgli che lo avete denunciato per stalking.

Lui è una specie di animale allo stato brado, si accontenta anche di uno sputo, immagina che la vostra espressione fatta di disprezzo e profondo ribrezzo sia l’equivalente della passione amorosa più intensa. Per lui non conta il fatto che vi ha devastato le giornate, che vi ha procurato un danno biologico, vi ha distratto dalla vostra professione e vi ha fatto sprecare tempo prezioso che avreste potuto trascorrere allegramente con la vostra famiglia.

Come non bastasse il cyberstalker potrebbe voler alzare il tiro e dunque per colpirvi userà qualunque mezzo.

Immaginate che lo stalker abbia deciso che l’oggetto della sua attenzione sia uno scrittore. Facciamo finta che si tratti di Stieg Larsson.

Il cyberstalker, che certamente non eccelle in genio creativo e non è in grado di formulare pensieri intelligenti, potrebbe pubblicare una provocazione nella quale sostiene che il romanzo “uomini che odiano le donne” sia da segnalare alla postale perché in qualche modo istigherebbe a una qualche forma di violenza, legittima difesa, contro uomini che odiano le donne.

Immaginiamo l’imbarazzo di Stieg Larsson nel dover constatare quanto possano essere infinitamente stupidi certi uomini. Immaginiamo anche il sollazzo da polluzione mattutina di questo cyberstalker mentalmente infantile che immagina di aver trovato il modo per inchiodare Stieg Larsson e attirare così la sua attenzione.

Tale metodo è tipico dei serial killer, di quelli che vengono definiti in chilometri di serie tv dove esistono dei folli che immaginano che il crimine consegni loro la patente per essere stimati e apprezzati da chiunque. Una sorta di delirio che produce vittime e che alla fine comunque li porta dietro le sbarre, con tutti i distinguo vs le istituzioni totali ma anche con tutta la comprensione per le sbarre.

Il cyberstalker e il suo branco, tutti perfettamente identificabili per le decine di tracce che lasciano nel web, gli ip,  commento dopo commento, le stesse frasi ricopiate su ogni pagina pubblica, anche con differenti nickname, ma con un solo stile ineguagliabile, tenteranno ancora di distrarvi dalla vostra vita, dalle vostre azioni, dai vostri interessi. Tenteranno di attrarvi nel loro pantano.

Qualunque sia il motivo o la modalità  con la quale i cyberstalkers vi hanno fatto violenza non dovete mai e poi mai cedere alla provocazione e andare a interloquire con loro.

I motivi sono vari. Tra questi: fareste esattamente il loro gioco; vi ficchereste nella tana del lupo.

Una tana del lupo virtuale è un forum, un sito, un qualunque spazio 2.0 che viene gestito dalla famigliola dei cyberstalkers come fosse la tela di un ragno.

I cyberstalkers generalmente attirano nella tela il soggetto che vogliono molestare (“vieni a confrontarti con noi… hai paura a confrontarti con noi?”) per schedarlo. Ogni vostra visita lascerà il vostro ip, lascerà tracce di voi che potranno sfruttare, violando la vostra privacy con il vostro consenso perché avranno facoltà a trattare i vostri dati “per gli usi del sito” e gli usi del sito sono pessimi. Lasciare un commento per dimostrare che voi siete tanto più intelligenti dei vostri molestatori non è dunque per niente una cosa furba.

Ricordate che uno dei sistemi che i cyberstalkers usano è la “postale”. Vi segnaleranno alla postale per opinioni che non condividono, reincarneranno gli inquisitori alla savonarola per eliminarvi dalla faccia della terra, resusciteranno perfino himmler all’occorrenza per deportarvi nel regno virtuale dei reietti.

I lager virtuali esistono e sono le persone come loro a crearli, realizzando isolamento attorno a voi, diffamandovi e continuando una opera costante di minaccia e intimidazione che secondo il loro punto di vista dovrebbe portarvi a rifugiarvi altrove.

Voi non potete tollerare la persecuzione di qualunque genere. Questo è quello che potete fare per difendervi:

– fare attenzione alla vostra privacy (non distribuite vostre foto come caramelle, non divulgate dati sensibili, siate prudenti per la vostra sicurezza, anche se un cyberstalker che è anche un tecnico sa come ottenere illegalmente informazioni riservate);

– denunciare pubblicamente quello che vi sta succedendo. Il silenzio è il miglior complice del vostro persecutore;

– copiare, fare screenshot di tutto quello che dice di voi e raccoglierlo in ordine progressivo;

– tenere un diario in cui registrate data, ora, luogo virtuale, e la descrizione delle molestie;

– certificare il danno biologico che vi ha provocato;

– non rinunciare ad andarverne da quella che ritenete casa vostra (in questo caso quella virtuale) perché lui l’ha invasa con la sua presenza. È lui che deve andarsene perché no vuol dire no e se resta in un luogo in cui non è gradito è stalking;

– prendere tutto il materiale che avete, trovare un buon avvocato, presentare una denuncia.

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