Il cyberstalker, come abbiamo detto, si serve di insulti, diffamazioni, minacce, intimidazioni e/o provocazioni per perseguitarvi.
La tecnica dello stalking può essere esplicita o subdola, se non svelata e denunciata, ed è nell’omertà e nel sistema di complicità che tutela il violento che prolifera il meccanismo di persecuzione fintanto che lo stalker, quando scoperto e accusato, non rigira la frittata.
La distorsione e la mistificazione sono i suoi principali strumenti di difesa. Quello che gli sfugge è che la violenza sul web non è invisibile e non avviene nel segreto di una stanza così come uno stupro o un episodio di violenza domestica reale.
Quello che succede sul web è scritto. Le tracce restano impresse chiaramente sul suo pc, sul vostro (nel caso in cui vi ha mandato messaggi), sul server provider, su milioni di spazi che esistono e che non cancellano una virgola, per quanto lui possa anonimizzare il suo browser o immaginare di non essere identificato mai.
Quello che succede nel web parte da un ip, da una utenza telefonica, da un account mail che qualcuno ha attivato (che arriva al vostro account mail passando per il provider che vi da connettività e che registra il vostro traffico in uscita e entrata), da un account facebook che per quanto fasullo corrisponderà sempre all’ip di chi lo ha creato o all’account mail che è servito per crearlo, da una registrazione ad un forum per la quale sono stati lasciati dei dati, da una serie di indizi che messi assieme costruiscono l’identità dello stalker, la sua origine web, il suo stile, le sue motivazioni, la sua residenza.
Quello che succede nel web non è archiviabile come “falsa accusa” come spesso avviene quando si lascia libero uno stupratore, un picchiatore della moglie o un pedofilo perché il suo avvocato l’ha aiutato a farla franca accusando la vittima di aver mentito (la parola della vittima contro quella del suo perennemente impunito carnefice) semplicemente perché nel web ci sono mille occhi e mille testimoni che non possono cancellare le tracce di quanto accade.
Considerata la capacità media dei cyberstalkers di crackare i server di siti internazionali per cancellare i propri dati diciamo che non hanno proprio alcuna possibilità.
Quanti sono gli stalkers che immaginano di poter restare anonimi creando account falsi su facebook? Avete una vaga idea di come funzioni il social network? Di come vengono archiviati gli ip? Della profilazione che viene fatta degli utenti?
Non cancellerebbero i vostri dati neppure se li pagaste perché per loro rappresentano una ricchezza.
Quanti sono gli stalkers che attivano falsi account facebook usando false mail attivate su hotmail, yahoo, gmail, etc? Immaginate davvero che questi colossi abbiano interesse a cancellare i dati per fare un favore agli stalkers?
Quanti sono quelli che attivano blog diffamanti su blogspot o altre piattaforme appartenenti a grossi gruppi? Immaginate davvero che cancellino i dati di provenienza (l’ip, l’account email usato)?
Quanti sono quelli che usano account mail elargiti e alimentati da provider “amici”? Non contate sulla loro discrezione perchè se si presenta da loro la postale hanno l’obbligo, e non sempre avvisano i loro utenti, di consegnare i dati e se non hanno dati disponibili comunque vengono intercettati per arrivare all’origine dell’account o degli account che interessano.
Il cyberstalker può anche dire una montagna di menzogne, può anche dire di essere vittima della sua REALE vittima, ma di fatto non potrà mai dimostrarlo e in più potrà essere accusato di calunnia per simulazione di reato.
Le vittime di cyberstalking devono sapere che, a meno che il vostro cyberstalker non sia un genio della tecnica in grado di fare partire dal vostro pc dei messaggi che voi non avete mai mandato (e può essere dimostrato anche questo) il cyberstalker non può dimostrare di essere vittima di niente dato che:
– voi non avete mai varcato la soglia della sua mail;
– non avete mai varcato la soglia del suo forum;
– non avete mai varcato la soglia del suo blog neppure per rispondere con un commento alle sue provocazioni;
– non avete mai varcato la soglia della sua pagina facebook;
– non lo avete mai degnato di considerazione e semmai vi fosse capitato, per una volta di interloquire con lui, avete comunque usato parole e tono inequivocabilmente diverse (si conserva traccia anche di quello che avete detto voi).
E’ proprio difficile per il cyberstalker dire che la sua vittima sta mentendo semplicemente perché non può dimostrare nulla di più della documentazione della quale esiste una traccia e ciò che può produrre come prova, forse, è soltanto la serie di possibili messaggi di esasperazione che la sua vittima avrà lasciato altrove per reagire in qualche modo all’aggressione subita.
Stalking, censura, aggressione, diffamazione, tutti i possibili reati contro la persona praticati via web non possono avere alibi.
Deve essere vostra cura dunque:
– fare attenzione alla vostra privacy (non distribuite vostre foto come caramelle, non divulgate dati sensibili, siate prudenti per la vostra sicurezza, anche se un cyberstalker che è anche un tecnico sa come ottenere illegalmente informazioni riservate);
– denunciare pubblicamente quello che vi sta succedendo. Il silenzio è il miglior complice del vostro persecutore;
– copiare, fare screenshot di tutto quello che dice di voi e raccoglierlo in ordine progressivo;
– tenere un diario in cui registrate data, ora, luogo virtuale, e la descrizione delle molestie;
– certificare il danno biologico che vi ha provocato;
– non rinunciare ad andarverne da quella che ritenete casa vostra (in questo caso quella virtuale) perché lui l’ha invasa con la sua presenza. È lui che deve andarsene perché no vuol dire no e se resta in un luogo in cui non è gradito è stalking;
– prendere tutto il materiale che avete, trovare un buon avvocato, presentare una denuncia.
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