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Un decalogo per Faith, la donna stuprata che l’Italia ha riconsegnato ai suoi carnefici!

[Foto di Helena Almeida]

A proposito della donna nigeriana che era stata condannata nel suo paese per essersi legittimamente difesa dal suo stupratore, arrivata in italia aveva subito un altro stupro, la denuncia le è costata l’espulsione e il rimpatrio nel suo paese dove l’aspetta l’impiccagione per essersi difesa da uno stupro.

Lo stupro, per chi avesse le idee un po’ confuse, è reato contro la persona e non contro la morale. Paragonabile all’omicidio, minimamente paragonabile ad alcuna offesa all’amor proprio di taluni maschi ancorati alla logica della vendetta violenta per gelosia o per rifiuto di accettare la fine di una storia.

Faith, così si chiama la donna, ha ispirato un decalogo scritto dalle Donne Pensanti, da inviare ad alcuni indirizzi che loro riassumono QUI. Questa una risposta che le è stata data. Questo il parere dell’avvocato della donna a proposito delle motivazioni addotte dalla questura (le ha definite "pretestuose"). Noi condividiamo il decalogo che ci sembra utile alla comprensione di quanto è avvenuto. Buona lettura!

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Il decalogo

  • Faith ha 23 anni e quattro anni fa  ha ucciso un potente
    connazionale, per difendersi dai suoi tentativi di violenza sessuale.
  • E’ stata condannata a morte nel suo paese (che non contempla per le
    donne l’attenuante della legittima difesa).
  • E’ scappata dal paese che la vuole morta.
  • Si è rifugiata a Bologna credendo di essere al sicuro.
  • Hanno tentato di violentarla nuovamente.
  • Ha denunciato il suo aggressore.
  • E’ stata fermata dalla Questura.
  • E’ stata rimpatriata nel suo paese.
  • In questo momento forse è già stata impiccata.

  • E’ l’elenco puntato che riassume la vita di una donna di soli
    23 anni
    . Dieci punti che pesano come se fossero 10.000 E’
    difficile seguire i dedali della Giustizia ma ancora più difficile
    comprenderne il disegno quando proprio questa si trasforma in
    Ingiustizia. La costituenda Associazione Donne Pensanti,
    che ha sede proprio a Bologna, la città nella
    quale Faith aveva scelto di cercare rifugio
    , quella stessa
    città che ha deciso di rimpatriarla nonostante una condanna a morte,
    chiede al Comune di Bologna di considerare la gravità del provvedimento
    di espulsione ordinato per Faith Aiworo. Il provvedimento, che equivale
    ad una sentenza esecutiva di messa a morte di una donna che scappava per
    sopravvivere non colpisce solo Faith.

    Apre, infatti, un pericoloso precedente che intimidirà e
    zittirà tutte quelle donne che in situazione di irregolarità, volessero
    denunciare una violenza subita nel nostro paese, nella nostra città.
    Come
    cittadine, come Associazione, come donne esprimiamo il nostro sconcerto
    davanti alla decisione presa dalle autorità competenti in materia nel
    comune di Bologna. Esistono casi in cui la Giustizia,
    quella che ancora si chiama tale perché difende i diritti umani, deve
    saper ponderare, prendere tempo, valutare il singolo caso cercando la
    via che difende prima di tutto i diritti sanciti dalla nostra
    Costituzione. Esistono casi di In-Giustizia in cui i
    provvedimenti vengono applicati perentoriamente, ciecamente,
    irrevocabilmente.

    Donne Pensanti è dalla parte della Giustizia.

 

Posted in Fem/Activism, Iniziative, Omicidi sociali, Precarietà.