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Bangladesh e Italia: medesima cultura contro le donne!

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In Bangladesh una ragazzina di 16 anni lo scorso 17 gennaio è stata punita con una pubblica flagellazione perché lo stupro di cui è stata vittima è stato considerato adulterio. La ragazza, probabilmente per vergogna e paura, non aveva detto a nessuno di essere stata stuprata. Però è rimasta incinta a seguito dello stupro e poichè pochi mesi dopo la violenza si è tenuto il suo matrimonio con un uomo di un villaggio vicino, il marito insospettitosi ha denunciato tutto e chiesto il divorzio.

I leader del suo villaggio hanno deciso che lei doveva essere punita per essere stata stuprata, e hanno deciso per 101 frustrate più una multa ingente da pagare per suo padre. La ragazza, mentre veniva frustata, è collassata a terra mentre lo stupratore è stato perdonato in gran fretta e adesso vive tranquillo senza macchia e senza pena nel villaggio.

Detta così sembra che tale vicenda non ci appartenga, perché legata ad una cultura tribale maschilista e patriarcale. "Quelli sono indigeni, mica sono evoluti come noi? E’ una cultura maschilista, cosa ti aspettavi? Vabbè sono “primitivi”".

Queste più o meno sono le espressioni che accompagnano tale notizia, e a parte il loro carattere razzista, sono anche condizionati da anni di colonialismo che hanno fatto credere a noi occidentali di essere i più evoluti di tutti, i più moderni e civili. Secondo molti e molte noi occidentali potremmo essere fonte d’ispirazione democratica e civile per tutti/e. A me però viene da ridere.

Questa storia riguarda anche noi, riguarda la nostra cultura e perfino il nostro quotidiano perché questa ragazzina è stata vittima di una cultura sessista e patriarcale che è presente, ahinoi, in tutti i popoli. I punti in comune sono tantissimi. Innanzitutto lei è stata stuprata, e questo è frutto di una visione della donna come oggetto e di una cultura fallocentrica in cui all’uomo è concesso tutto, dato che è venerato come un dio. Anche da noi certi uomini si sentono i padroni dei corpi delle donne, anche qui gli stupri sono all’ordine del giorno.

La ragazzina dopo lo stupro non denuncia per vergogna e forse per paura di una eventuale punizione. Lei come noi sa che la colpa ricadrà sulla donna, perché noi siamo le “provocatrici” e quindi ciò che ci accade è sempre considerato colpa nostra. Frasi come “Poteva starsene a casa e non uscire a quell’ora di notte da sola… Eh ma aveva la minigonna… Non doveva salire su quella macchina… Era meglio se non beveva tutti quegli alcolici” sono ricorrenti quando si parla di stupro. Tutto serve per deresponsabilizzare lo stupratore e colpevolizzare la donna vittima di stupro.

E così poi si giustificano le frustrate in Bangladesh e le ingiurie, l’esclusione, le minacce che le donne che denunciano uno stupro in Italia sono costrette a subire. A volte c’è un’intera comunità che ti perseguita perché hai denunciato per stupro dei ragazzi o degli uomini definiti “perbene”.

Le comunità, ovunque ci si trovi, tendono a normalizzare tutto, qualunque atto, per quanto orribile, deve rientrare nella norma, ci deve essere una spiegazione che lo giustifichi (gesto folle, lapsus, provocazione, ed ecc.) e impedisca alla comunità di affrontare il vero problema, quello culturale. E’ la cultura maschilista-patriarcale la causa delle violenze sulle donne. E un’ennesima conferma la si ritrova infine nella multa al padre della ragazzina. Lei è trattata come una proprietà del padre, come d’altronde accadeva per mia mamma, le sue sorelle e mia nonna.

Troppo spesso ci si dimentica che in Italia fino al 1975 in cui ci sarà la riforma del diritto di famiglia, c’era il pater familias che aveva poteri enormi sulla moglie e i/le figli/e, e fino al 1981 c’era il delitto d’onore che rendeva la donna oggetto dell’uomo in quanto contenitore del suo, e ripeto suo, onore. Inoltre fino al 1996 la violenza sessuale era considerata crimine contro morale, solo il 15 febbraio dello stesso anno verrà riconosciuta come reato contro la persona.

Quanto questa storia ha in comune con noi? Anche il ripudio del marito è molto attuale. Le donne hanno sempre dovuto compiacere l’uomo per non essere mandate via di casa, e non perché gli piacesse farlo, bensì perché costrette da un’esclusione nel mondo prima dell’istruzione e poi del lavoro. Oggi possiamo studiare e lavorare, ma gli impedimenti persistono e aumentano. La conciliazione è lì su di noi, pende come una spada di Damocle e le conseguenze si notano.

Tuttora le donne subiscono violenze perché non sanno come affrontare il problema, soprattutto se hanno figli/e. Non ci sono molti servizi che le aiutano e quelli che esistono vengono danneggiati e resi insufficienti dai continui tagli. Poi ci sono le leggi come quella sull’affido convidiso e le malattie inventate come la PAS che rendono un vero incubo la vita delle donne che denunciano violenze su di sè o sui/lle figli/e.

Questa vicenda quindi ci ricorda che le donne, ovunque si trovino, sono considerate oggetti, proprietà, corpi di cui disporre e da sacrificare sempre e solo per salvaguardare il maschio. Ed è per questo che lo stupro viene associato alla poca civilizzazione di questa o l’altra cultura, e mai al maschilismo.

Ma quando i politici, la comunità e la chiesa la smetteranno di tali ipocrite, dannose, oscene giustificazioni?     

Posted in Omicidi sociali, Pensatoio, Scritti critici.


4 Responses

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  1. sara says

    profondamente d’accordo con tutto quello che avete detto

  2. mara says

    no infatti. in italia le ammazzano e vanno sul sicuro. per non parlare della finezza di quelle donne squartate e sepolte in giro per i prati o buttate nei fiumi dagli ex fidanzati o ex mariti. sono proprio delle personcine a modo questi uomini italiani.

  3. Giovanni 59 says

    Vorrei far notare che in Bangladesh alcuni uomini gettano per vendetta acido in faccia a donne che li respingono sfigurandole per sempre …
    In Italia questo non succede.

  4. Luisa Vicinelli says

    Bellissimo il paragone, e per chi dice: le frustate non sono paragonabili alle ingiurie, rispondo: aspettate un attimo, quando la nostra società civilizzatrice porterà la sua democrazia in tutto il mondo, finalmente anche le donne del Bangladesh potranno usufruire dell’emancipazione, che in soldoni significa: qualche tutela in più per le donne “regolari” o quasi che non saranno più frustate dalle istituzioni e isolate dalla comunità, ma che potranno finalmente continuare a lavorare e a mandare avanti la famiglia mentre il marito a casa le picchia e spesso le uccide, proprio come da noi
    E la domanda retorica finale ha solo una risposta: i politici, la comunità e la chiesa non smetteranno mai di giustificare esplicitamente o in modo subdolo tali comportamenti perchè la loro esistenza in questo sistema patriarcale si basa sull’assoggettamento delle donne, sarà quindi meglio organizzarci per la nostra liberazione, ovunque e insieme, onde evitare transfert freudiani