Skip to content


I maschilisti vogliono toglierci i centri antiviolenza

Ancora una pagina web fake che si chiama in un modo e che mira a parlare male dei soggetti in questione. Questo è il whois ip della pagina che da ora in poi dirà falsità sui centri antiviolenza italiani. Qui un post riassuntivo che racconta quanti sono i domini che lo stesso soggetto ha comprato per censurare l’opinione e l’azione politica di donne e femministe.

Annuncio della nuova pagina e programma politico ispiratore, come spesso accade, sta scritto nella pagina fb fake gestita da maschilisti.

1] Scrive falsità sulle femministe. In ogni caso non si capisce cosa c’entri questo con la dimensione dei centri antiviolenza italiani che supportati da istituzioni compiono un lavoro impareggiabile per salvare la vita a tante donne.

2] Quando un marito "litiga" con la moglie: se la picchia, la minaccia, la perseguita, la stupra, attenta alla sua vita in vari modi, mettendo a grave rischio anche l’equilibrio dei bambini che devono essere protetti da qualunque scena di violenza, allora quelle donne devono essere immediatamente protette. Non a caso l’iter normalmente è: la donna va a in pronto soccorso o va a denunciare le violenze e poi viene trasferita in una casa protetta. L’idea fantasiosa che i centri antiviolenza possano essere essi responsabili di "divorzi conflittuali" è a dir poco esilarante. Sono i mariti violenti responsabili di divorzi conflittuali. Il soggetto potrebbe creare un sito padri&maritiviolenti.it in cui spiega come un uomo NON violento può tranquillamente fare felice la sua famiglia evitando di trasferire su di essa tutta la violenza di cui troppi uomini sono capaci.

3] Il terzo punto è davvero interessante: sostituire i centri antiviolenza con "servizi di supporto alle famiglie e di mediazione gestiti da operatori professionali"? Si riferisce forse ad un simil progetto di smantellamento dei consultori che vogliono smantellare in Lazio? I mediatori "professionali" sarebbero quelli istituiti con legge dell’affido condiviso e riconosciuti da corsi "professionali" ispirati alle "nuove" politiche sull’affido? Si pensa ad un servizio di conciliazione familiare in cui le donne con i lividi vengono obbligate a restare con i mariti violenti? Dunque dove devono andare a chiedere tutela le donne picchiate e perseguitate? Come fanno a proteggersi? Le lasciamo morire tra le braccia dei loro assassini in nome del "bene della società" (di quale società si parli poi non si capisce)?.

Ovviamente non condividiamo una sola parola di quanto scritto. Così come non condividiamo la criminilizzazione costante che viene operata contro le donne che lottano contro la violenza sulle donne e tutti i tentativi per nascondere l’emergenza che miete vittime (donne e bambini) per mano di uomini assassini.

Queste proposte si sintetizzano con una sola frase: i maschilisti vogliono togliere alle donne ogni punto di riferimento per salvarsi la vita.

Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali.


7 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. Silvana says

    Ci vuole più di una persona per imbastire una polemica. Prendo le distanze da quello che è solo un attacco strumentale.
    D’ora in poi mi chiamo Silvana, magari la piantano.
    Hanno le idee confuse su nomi, persone e concetti.
    Mi scuso con le ragazze, ovviamente non era mia intenzione farmi attaccare qui per un caso.

  2. mara says

    siete pregati di non spostare polemiche facebookkiane qui.
    non c’è nulla di delatorio in un pronome personale, che viene sostanziato solo da chi se ne lamenta. resta il fatto, parlando in generale, che in sicilia la parola delazione – generalmente intesa come riferita alle “spiate” fatte ai nazisti per gli ebrei, gli stranieri e i “fuori norma” o ai padroni per gli operai scioperanti (e qui mi pare non ci sia ne gli uni ne l’altro) – è funzionale alla parola omertà e l’omertà, ovvero la complicità verso chi compie azioni delle quali non vuole assumersi alcuna responsabilità, non è un articolo che noi vendiamo nelle nostre bancarelle all’ingrosso. e nessuno può dirci come gestire le nostre bancarelle.
    resta anche che noi filtriamo i contenuti solo sulla base di alcune caratteristiche elencate sopra. ciò significa che non abbiamo alcuna responsabilità circa il loro contenuto. ps: i gruppi facebook contro la violenza sulle donne chiudono perchè i maschilisti non sopportano che vi siano altri luoghi di discussione a parte i propri.
    pps: prendiamo atto anche noi del fatto che qualunque pretesto è buono per dedicare, nuovamente, “attenzioni” non richieste al nostro blog.

  3. Licia says

    Scusatemi se mi prendo uno spazio di risposta qui. Mi hanno avvertita di un post fatto prendendo questo screenshot.
    Vorrei dire a chi ci legge che so che ci legge e che se io fossi chi pensano, non sarei così stupida da usare un nome familiare.
    Prendono una cantonata, come sempre.
    Io sono su fb e leggo quello che passa in tutte e due le pagine (come tutti) ma credere che le persone che si interessano alla cosa siano solo una (in buona sostanza) è ridicolo.

  4. ........... says

    Bell’esempio di virtu’ delatoria quello di xxxxxx !
    Ne terremo conto!
    Fatto è che la xxxxxx non spiega con la sua analisi perché la pagina fake gestita da xxxxxxx abbia meno della meta’ di iscritti dell’altra.
    Sara’ forse perché la signora Licia è troppo intenta nelle segnalazioni che non nella proposizione di contenuti appetibili?
    Affari suoi… ma non è certo con queste premesse (gia’ salvato tutto) che potrete chiederVi ancora “Perché le pagine delle donne vengono chiuse”.
    Nel senso che chi di segnalazioni vive, di segnalazioni… ecc. ecc.
    Ad Majora.

  5. Licia says

    C’è una questione fondamentale: le pagine facebook vanno a punti. Cioè, più iscritti ci sono, più commenti ci sono, più “mi piace” più è alto il punteggio e più segnalazioni servono. Quando si segnala, non bisogna iscriversi e men che meno commentare. Io ce la sto mettendo tutta ma persino far disiscrivere la gente è difficile perché le persone cliccano solo in base al titolo e non si soffermano granché sui contenuti delle pagine.

  6. Tiziana says

    E se facessimo una colletta per comprare i domini .it dei nomi del nostro “movimento”?

  7. Marzia says

    Non so quante volte ho segnalato la pagina…
    evidentemente non la VOGLIONO chiudere!