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Censura? Prima le donne e i bambini!

Ne avevamo già accennato ma lo ricordiamo ancora invitandovi a leggere il post di "Un altro genere di comunicazione" che ne parla.

Claudia Mori ha prodotto sei puntate contro la violenza sulle donne per la rai. Sei puntate consegnate alla regia di altrettante grave registe.

La Rai però decide che ne censura due: la prima parla di tratta delle nigeriane e non si capisce davvero come possa disturbare qualcosa che ricorda l’orrore della tratta. A meno che non ci sia un grande imbarazzo e una contraddizione rispetto all’esistenza di una legge che punisce le persone in quanto straniere e che le rinchiude dentro i Cie, i nostri lager per immigrati, anche se vittime della tratta. 

La seconda parla di pedofilia e qui davvero non comprendiamo. Perchè mai dovrebbe essere proibito nella Rai parlare di atti di pedofilia? Perchè mai nell’italia che è colpita da decine di casi di pedofilia al giorno, ad opera di uomini di qualunque estrazione sociale e di qualunque professione, interessati a bambini e bambine e a ragazzine di appena 10/11/12 anni per realizzare cose inqualificabili? Perchè mai l’italia si scopre prudente su questo punto mentre c’è chi addirittura in parlamento presenta un emendamento per depenalizzare la pedofilia di lieve entità?

Di opinioni incredibili sulla pedofilia che corrono in rete ne abbiamo lette tante ma non imaginavamo che la Rai considerasse davvero la pedofilia come un tabù, relegandola alla sfera del non detto, delle cose di cui non si deve parlare, lasciando le vittime di pedofilia sole in un paese in cui la televisione di stato si vergogna di affrontare l’argomento a chiare lettere per denunciare lo scempio che le vittime subiscono.

La pedofilia non è un reato contro la morale. Si tratta di un reato contro la persona e le persone hanno il diritto di sapere, così come le vittime hanno il diritto divedere che la cultura contribuisca a creare a ttorno a loro un clima di solidarietà sociale invece che di prudente silenzio. Il silenzio in ogni luogo fa rima con omertà e complicità culturale. Perciò vorremmo sapere perchè la rai non vuole parlare di pedofilia.

Una cosa di cui la rai ha parlato ieri nottte, al tg3, è invece la violenza sulle donne [guarda]. C’era il ministro carfagna che elencava i miracoli fatti dal governo contro la violenza sulle donne, dei quali le donne però non si sono accorti, e che in ogni caso ricordava quali sono gli strumenti dei quali può fruire ogni donna per difendersi. Ha usato la legge sullo stalking a paravento di una legge contro la violenza domestica che non c’è – come esistono in francia e in spagna, per esempio – e poi ha vantato l’organizzazione della conferenza internazionale contro la violenza sulle donne nell’ambito del g8, conferenza che, lo ricordiamo, concluse che l’unica violenza maschile da combattere è quella delle altre etnie.

In termini di comunicazione però la carfagna è risultata convincente. Calma, sorridente, di fronte ad una bianca berlinguer con tono determinato che la riportava a discutere della materia sulla quale era stata chiamata ad esprimersi. Non ci è piaciuto che nel primo intervento le si dicesse di esprimere opinioni a comportamenti stagni. Spesso nello spazio notte del tg3 vediamo rappresentanti maschili chiamati ad esprimersi perfino su altre costellazioni presenti nell’universo.  

La giornalista Serdoz ha poi condotto una intervista ad una donna maltrattata. Albanese, con un figlio, massacrata di botte per cinque anni, anche quando era incinta, con un marito italiano che la ricattava con lo strumento priviglegiato in questi casi: ti tolgo tuo figlio. E dal racconto torna chiaramente tutto il senso di isolamento che deve provare una donna senza una famiglia accanto, senza amici, straniera e dunque completamente affidata all’uomo con cui vive e che la massacra di botte. Una donna fragilissima e ricattabile alla quale il marito diceva "chi vuoi che ti creda? chi vuoi che creda ad una come te?", una come lei, una straniera, una che non avrebbe trovato supporto per fronteggiare il marito italiano dal quale doveva proteggersi. 

La cosa più coraggiosa che ha fatto? Denunciare. Il perchè lo spiega bene. Aveva paura di ripercussioni. Aveva paura di morire. Perchè è questo che prova una donna costantemente vessata da un marito violento. E’ sottoposta ad atti di terrorismo quotidiani e ha paura di morire. Cosa che come sapete molto spesso avviene. In questo caso lei ha fatto in tempo ad andarsene, denunciare ed essere protetta da un centro antiviolenza. Dopo la casa protetta però non sa dove andare, ha paura, si trova ad affrontare una vita difficilissima.

Sapete quello che ci fa più rabbia? Che mentre queste donne terrorizzate sono rinchiuse da qualche parte per sfuggire ai loro persecutori questi ultimi possibilmente appaiono in televisione senza contraddittorio a rilasciare interviste per parlare male delle loro ex esigendo la custodia dei bambini. 

Come è possibile che ci siamo ridotti a questo punto? Come è possibile che le donne non abbiano tutele? Come è possibile che possano esistere simili contraddizioni? Così come è inspiegabile che le donne vittime di violenza, straniere, rischino di finire dentro un Cie. 

Perchè nessuna di queste domande è stata fatta al ministro Carfagna? 

—>>>Ricordate la censura che stanno subendo le donne contro la violenza maschile sulle donne sul web. Ultima pagina oscurata su facebook è quella in memoria delle vittime del mostro del Circeo.

Posted in Fem/Activism, Omicidi sociali, Pensatoio.