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Sei una donna “forte”? Tuo marito ti può maltrattare!

Appena letta: una sentenza di cassazione che è una bestemmia.

La moglie "forte", che resiste, che non abbassa gli occhi, che sopravvive e nonostante tutto è viva, continua ad esistere, e dimostra un carattere forte rispetto alle violenze che subisce, secondo la cassazione, questa moglie qui, si può maltrattare.

Il marito, condannato precedentemente ad una pena di otto mesi, è stato assolto perchè "nonostante le botte lei non si intimoriva". L’articolo dice che lui l’avrebbe maltrattata per tre anni e a sua difesa il marito ha sostenuto che non si può parlare di "maltrattamenti" se lei non era per nulla intimorita ma solo "scossa, esasperata, molto carica emotivamente".

E la cosa grave non è che un marito qualunque affermi cose del genere per difendersi ma che un giudice gli creda e produca l’ennesima sentenza a difesa degli uomini e contro le donne.

Una sentenza del genere stabilisce perciò non solo cosa può essere considerata violenza domestica e cosa no, ma punisce le donne se sono reattive e non si lasciano piegare, se continuano a guardare dritto negli occhi il proprio carnefice e se, ancora, non si suicidano, non si lasciano ammazzare.

Per essere creduta dunque devi presentarti in tribunale con l’aureola? Moribonda? Viene giudicato anche il carattere delle donne?

Bisogna proprio dirlo: non ci aspettavamo nulla di diverso, dopo tanto assistere a centinaia di donne sterminate dai mariti, mentre tentavano una difesa, sentirsi dire poi che la donna che sopravvive non merita neppure di essere riconosciuta in quanto vittima è veramente troppo.

—>>>Bollettino di Guerra, per seguire le violenze maschili quotidiane contro donne e bambini

Posted in Corpi, Omicidi sociali, Pensatoio.


5 Responses

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  1. paola says

    Vorrei dare un’informazione utile alle donne vessate da uomini prevaricatori e violenti che sono spaventate dalle difficoltà e dalle spese che richiederebbe l’adire a vie legali, cioè presentare una denuncia, intentando una causa, patrocinata da un avvocato o da un’avvocata : prima di tutto, cercatevi un’avvocata, e se non la conoscete, rivolgetevi ad una delle organizzazioni che si occupano di donne, fatte da donne. In secondo luogo, le spese processuali, compresa la parcella dell’avvocat*, sono a carico di chi perde la causa, e quindi saranno a carico, se l’avvocat* sarà stato professionalmente competente, a cura del vessatore denenciato.

  2. bruna says

    certo le sentenze vanno lette con attenzione, peccato che non siano così accessibili gli atti del dibattimento. Comunque giratela come vi pare la “donna forte” ha preso legnate per anni, ha fatto denunce che poi ha ritirato quindi così forte non era… non abbastanza forte da aprire la porta di casa ed incontrare a tu per tu il carnefice che aveva appena denunciato.Forse è considerata forza rivolgersi al pronto soccorso, poteva pure raccontare che era caduta, che sfrontata è stata a dire la verità! sicuramente è considerato carattere forte quello che le ha consentito di non suicidarsi, di sopravvivere.
    Mi chiedo se per le SS i sopravvissuti ai lager avevano anch’essi caratteri forti… forse si!
    Per quanto mi riguarda il mio ex-marito, molto violento, è stato assolto perchè si è difeso dicendo che io lo minacciavo con la scopa e quindi lui era costretto a difendersi mandandomi ripetute volte al taumatologico, riducendomi a 39 kg, derubandomi dei beni dei miei genitori, facendomi lavorare per 18 ore al giorno senza soluzione di continuità, costringendomi a “dormire” con lui che aveva un coltellaccio da sgozzo sotto il cuscino e ogni tanto puntato alla mia giugulare e infine cercando di farmi internare in una clinica psichiatrica… ebbene il giudice (donna) disse: ma scusi perchè lei non lo ha denunciato volta per volta? saranno oltre un centinaio le sue accuse…doveva fare un centinaio di cause, perchè solo quando è riuscita a vivere in un posto in cui lui non c’è lo denuncia? Certo così andavo pure a fare la mignotta per pagare 100 cause.
    La verità è che i magistrati ci prendono in giro, la violenza è da condannare sempre; se uno fracassa le ossa ad un altra persona non c’è giustificazione che tenga, l’ha fatto e se ne assume le responsabilità.
    Essere uccise dai propri partner è la prima causa di morte nelle donne dai 20 ai 40 anni.

  3. Gioia says

    bè, questa .. hehee… coraggiosa sentenza stabilisce senza ipocrisia quel che è di default nel pensiero istintivo maschile: avere una propria autonomia (perché questo sottende un carattere “forte”) per le donne è reato.
    Per fortuna non tutti gli uomini sono più così involuti ma è come l’entropia: sempre lì si tende, quella è la tendenza naturale; che per me si combatte in 2 modi: con l’amicizia reciproca tra donne e la quota rispettabile di maschi che pur esiste, e per il resto con la vigilanza costante.

  4. Arguzia says

    Ottimo.
    Quindi noi dobbiamo ogni santo giorno lottare contro una società maschilista, un mondo del lavoro maschilista, uno stato maschilista e ora contro la Cassazione maschilista.
    Mi chiedo quale sarà il prossimo passo. Magari il rogo per chi non sa piangere in modo abbastanza convincente?

  5. Valentina says

    Non sarebbe la prima volta che la Corte di Cassazione si lascia andare a decisioni tanto misogine quanto giuridicamente assurde (vedi la c.d. sentenza dei jeans).
    Però, per esperienza diretta, prima leggerei la sentenza: sia il dispositivo (potrebbe avere annullato con rinvio imponendo alla Corte d’Appello di motivare meglio la condanna, è una questione di giusto processo) che la motivazione (la linea difensiva può essere ignobile finchè si vuole, ma se la si respinge va detto perchè).
    Ricordate i casi apparentemente agghiaccianti tipo “meno grave lo stupro se la minore non è più vergine”? In realtà la sentenza non diceva affatto così: imponeva semplicemente alla Corte d’Appello di motivare il perchè avesse ritenuto di escludere l’attenuante speciale della “minore gravità”: purtroppo, finchè esiste tale attenuante, la sua mancata applicazione va giustificata, se invocata dalla difesa. Diffido del maschilismo di molti giudici, ma diffido altrettanto della corsa al sensazionalismo e delle competenze giudiziarie dei giornalisti.
    Mah, speriamo davvero che si tratti di un caso simile.