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Denunciare o scegliere l’omertà? Questo è il problema!

Avete presente la trasmissione di Barbara D’urso? Quella che va in onda il pomeriggio con un impasto di balletti populisti, belle parole, dio/patria/famiglia e fenomeni dell’umana specie?

Oggi nel circo erano comprese anche le testimonianze di alcuni padri separati accompagnati da avvocati e rappresentanti di associazioni che si occupano della questione. C’era anche la rappresentante di una associazione di mamme separate che fa parte del cartello che promuove il condiviso. Nessuna testimonianza di madre a parte quella di una signora al telefono che per toni ed esasperazione sembrava riassumere tutti i clichè che in questi casi taluni trovano utile veicolare sulle donne: arrabbiate e vendicative.

I due uomini hanno affermato di non sapere il perchè della separazione, e siamo curiose di sapere perchè in questo genere di interviste non lo sanno mai, poi non si spiegavano perchè le loro figlie, adulte, perfino sposate, non volessero avere a che fare con loro. Infine denunciavano la loro precarietà a contorno di un servizio che parlava come sempre della mensa per i poveri di milano che ospita alcuni uomini nella stessa situazione. Niente di niente sulla povertà delle madri sebbene siano un milione e mezzo le madri in miseria in tutta italia. Niente di niente sulle donne poverissime, le madri ridotte alla fame e che non sanno dove sbattere la testa per sopravvivere e fare crescere i loro figli. Per i padri alcune amministrazioni hanno predisposto alloggi pagati con soldi pubblici. Per le madri invece niente.

Immancabile l’intervento della D’Urso che si professa donna contro la violenza sulle donne, che abbiamo visto in tante trasmissioni in cui assieme alla mussolini e alla santanchè invitavano le donne a denunciare, denunciare, denunciare con il piglio di chi parla di "certezza della pena" e pene durissime per qualunque forma di offesa. 

Stavolta l’appello ci è sembrato diverso: ha detto che se anche ci sono dei "dissapori", rancori e così via con l’ex marito in ogni caso una donna dovrebbe preferire sempre chiudersi in bagno a sbraitare da sola piuttosto che farsi mai sfuggire un lamento con i figli. Le madri, ha detto testualmente – devono sempre tenere alto su un piedistallo i padri -.

Vorremmo capire nel caso in cui i "dissapori" derivassero da violenze, maltrattamenti e stalking, come si concilia l’appello alla denuncia e quest’ultimo al silenzio.

Vorremmo capire – e immaginiamo di no – se per la D’Urso sarebbe normale negare l’evidenza di fronte ai figli. Ci piacerebbe sapere, e immaginiamo che sia differente, quale sia la sua opinione nel caso in cui un bambino si trovasse ad assistere alle violenze che il padre infligge alla madre. In quel caso la madre cosa dovrebbe fare? Mentire? Scegliere l’omertà diventando complice di un carnefice? Fare crescere il bambino nell’insicurezza e nella sfiducia più totale nelle proprie capacità di comprensione e di percezione della realtà che vive? Educarlo a non percepire la violenza per quella brutta cosa che è?

Siamo certe che Barbara D’urso sarebbe d’accordo con noi che bisogna innanzitutto specificare bene che una cosa sono "i dissapori", targati in quanto lievi incomprensioni e strascichi di una separazione, e un’altra cosa sono gli episodi di violenza domestica, che siano loro stessi a subirla o meno, che già di per se’ segnano duramente la vita dei bambini.

Perchè dunque quando si parla di questi argomenti si omette di parlare di violenza domestica? Perchè Ci sono sempre e solo uomini o donne che non contraddicono le affermazioni fatte e non si invita mai un contraddittorio che racconti l’entità e la gravità degli episodi di violenza domestica che sono spesso causa di separazioni?

Perchè non si invita mai qualcuno che racconti perchè alcuni figli non vogliono vedere i padri? Se si ha voglia di approfondire, certo.

Posted in Fem/Activism, Misoginie, Omicidi sociali.