Quando si vuole fare informazione o contro informazione le parole hanno un peso, così come lo hanno riferimenti puntuali e citazioni precise. Quando le parole si usano intenzionalmente a caso o a sproposito la volontà è fare disinformazione.
Per fare un esempio utilizzeremo un termine che ultimamente sembra andare per la maggiore in certi circoli intellettual-conservator-altruistici, così intellettuali da non formalizzarsi sulle regole grammaticali e tanto conservator-altruistici da dover difendere a tutti costi l’umanità, anche con metodi illegali, da una minaccia minacciosa! Qual’è questo pericolo che incombe sulla perfetta armonia che regna nel fantastico mondo colonial-capitalista-patriarcale?
Questi benefattori ci mettono in guardia da (udite, udite!) le nazi-femministe!
Ed ecco qui apparire il nostro neologismo prediletto che ci servirà come dimostrazione di quanto è facile e rapido mistificare la realtà senza dare spiegazioni.
Intanto quello che salta agli occhi è che questa è una parola composta, abbiamo in realtà due termini differenti (che ci azzeccano come il sale nel caffè). Il primo, "nazi-" sembrerebbe in questo caso voler assumere valore qualificativo, ossia connotare in qualche modo il termine che precede. Eppure qualcosa non torna. Indubbiamente con "nazi" il riferimento è al nazionalsocialismo tedesco (altrimenti il termine sarebbe stato ad esempio neo-nazi nel caso si volesse far riferimento ai movimenti della nuova destra), una ideologia politica il cui sviluppo e le cui dinamiche si inseriscono in margini storici-economici-culturali ben determinati ampliamente studiati e delineati dalla storiografia contemporanea, oltre che dagli studi di teoria politica, ideologia politica, comunicazione politica, sociologia delle masse e chi più nè ha più nè metta. Insomma una cosa come il nazismo non è che non si studia! Magari certe cose a volte tendiamo a non dirle proprio tutte per intero ecco, però il grosso si sa… ad esempio non tutt* hanno avuto l’opportunità di venire a conoscenza del fatto che nei campi di concentramento nazisti c’erano, oltre alle moltissime donne ebree, anche tante donne non ebree punite per non essere ariane (come le donne gitane), lesbiche (e quindi "inutili" dato che la loro sessualità non era rivolta al maschio ariano), o politicamente dissidenti contro il regime che imponeva un modello di donna al servizio della nazione e del potere, ineccepibile angelo del focolare e instancabile fattrice di nuovi, guarda un po, giovani ariani.
Ma andiamo avanti e contestualizziamo anche la seconda parola, perchè non ci piace usare paroloni e non spiegarli.
Femminismo: evvai la so! Una premessa è d’obbligo perchè i falsi miti ci puzzano di stereotipo=violenza=rogo. Il suffisso -ismo nella lingua italiana non ha sempre la funzione di declinare il soggetto in estremismo, ma di creare una categoria da un nome comune astratto (ad esempio, in termini molto generali, femminismo= ciò che concerne la questione femminile).
Il femminismo non è facilmente definibile, sono molteplici i movimenti sociali, le teorie politiche, le filosofie che ne fanno parte. Probabilmente l’elemento che riunisce tutte queste differenti evoluzioni e sfumature del femminismo è la lotta comune ad un sistema che si fonda su privilegi e discriminazioni, una lotta indirizzata al sistema in generale o solo ad alcuni dei suoi elementi constituenti. In questo sistema esiste un livello zero di normalità su cui si fonda il potere, la società e la cultura dominante. Questo elemento di riferimento è l’uomo, maschio, bianco, occidentale, eterosessuale, di classe media, sano e virile. A partire da questo livello zero in cui risiede il privilegio tutto ciò che si discosta rappresenta l’inferiore, il malato, l’anormale, il babau. Vogliamo fare una lista per identificare questi soggetti pericolosissimi per l’ordine, che vanno assolutamente controllati, curati e quando ciò non è possibile, eliminati?
Ne citiamo solo alcun* (quelli che non elenchiamo ma vogliono riconoscersi in questa lista si facciano avanti, che c’è posto per tutt*): i gay e le lesbiche (soprattutto quell* che vorrebbero avere dei diritti sociali e magari anche dei figli), le donne che denunciano violenze, quelle che sono in gamba e vogliono decidere che fare della propria vita, le donne in quanto donne, i/le transessuali, i/le transgender, glie intersex, i disertori del maschilismo, i lavoratori e le lavoratrici migranti e quell* precari. Mmmm… Sembrerebbe un sacco di gente!
Ma, ai lettori e alle lettrici attente sorgerà a questo punto una domanda: ma la maggior parte di queste persone non sono forse le stesse che i nazisti rinchiudevano nei campi di concentramento? Bingo!
Dare delle naziste alle femministe è come dare del colonialista a Gandhi!
Tentare di ottenere una vittoria screditando un avversario politico denota pochezza intellettuale.
Provare a farlo accozzando parole a caso giocando sui sentimenti che queste evocano è ridicolo, offensivo per noi e per il pubblico a cui vi rivolgete, che presupponete essere ignorante e privo di spirito critico.