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A proposito della donna che “induce” il proprio femminicidio

Rappresentazione della donna che induce al proprio femminicidio secondo l’opinione delle organizzazioni in difesa del maschio violento.

Innanzitutto bisogna chiarire che non si tratta di una donna ma di una bestia, di una cosa. Meglio: è la madre dei figli del maschio, quindi incidentalmente da considerarsi come interferenza alla continuità del seme patriarcale.

Le organizzazioni in difesa del maschio violento sono di due categorie di pensiero: la prima nega che la violenza sia mai avvenuta. E se c’è il cadavere comunque il maschio non c’era, non era lì, semmai passava per caso.

Chi dice di averlo intravisto insanguinato ripercorrere la strada del paese, con lo sguardo un po’ perso e le mani ancora piene di sangue, sicuramente mente o è un affiliato al blog femminismo a sud. Pagato direttamente da noi per dichiarare questa cosa. 

Non ve l’avevamo detto? Ovvio che no. Allora sappiate che disponiamo di uno speciale fondo per testimonianze false per inchiodare i maschi che ci stanno sulle ovaie.

L’altra corrente di pensiero è tuttavia costretta a discorrere dell’avvenuto femminicidio quando – per esempio – esso è avvenuto con presenza di testimone (una assistente sociale) e con evidente premeditazione (il coltello nella borsa).

In quel caso bisogna specificare che è sicuramente la donna che ha indotto il delitto su lei stessa. Anzi si è voluta assicurare di persona che tutto andasse come programmato.

Ha innanzitutto chiamato l’ex marito per dirgli di portare con se il coltello, quello buono con la punta affilata, così facciamo prima. Poi ha afferrato la di lui mano e se l’è conficcata sul corpo mentre lui visibilmente resisteva a cotanta induzione. Infine la donna, circa alla trentesima coltellata, è ritornata in vita per pregare l’ex marito di concludere l’opera con le 50 coltellate concordate. Cinquanta. Non una di più e non una di meno, perchè queste donne che "inducono" al proprio femminicidio su queste cose sono parecchio fiscali.

La donna che induce al proprio femminicidio ha delle pessime abitudini. Innanzitutto lascia il marito, così, dall’oggi al domani, senza aspettare nessuna autorizzazione. E questo è veramente malvagio.

Poi pretende pure che l’ex marito non la cerchi più, non la chiami e se lui lo fa osa denunciarlo per stalking.

E come si permette costei di denunciare per stalking colui che l’ama così tanto da non riuscire a lasciarla in pace?

La donna istigatrice infine è talmente cattiva e violenta con il suo ex che riprende a vivere invece che stare chiusa in casa come farebbe qualunque santa donna. Quelle più cattive osano avere anche dei rapporti sessuali. Completi. Alcune si limitano al petting, ma sono cattive lo stesso perchè già un episodio di petting vale almeno dieci coltellate.

E’ lei stessa a stabilire il catalogo per le punizioni corporali che merita. Risposta all’ex senza gentilezza: un mese di persecuzione. Risposta all’ex con freddezza e incazzatura: almeno un anno di persecuzione. 

Vita serena con lavoro e figli da mantenere, vale uno strangolamento. Vita felice con lavoro, figli, nuovo partner, vale almeno una sventagliata di mitra sul lavoro, sui figli, sul nuovo partner e su di lei.

Per tutto il resto c’è master-napalm. Perchè la soddisfazione di farsi ammazzare non ha assolutamente prezzo!

—>>>Ogni riferimento a fatti, cose e persone è assolutamente casuale!

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Posted in Fem/Activism, Narrazioni: Assaggi, Omicidi sociali, Pensatoio.