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Scusa se non ti chiamo femminista e antifascista

http://www.youtube.com/watch?v=KtivGvrMaBI

Ieri abbiamo veramente letto di tutto. Angela Azzaro dice che chi le chiede come mai ha firmato l’appello per lasciare la piazza a casapound è poco liberale. Paola Tavella che dice che l’apologia di fascismo è superata nei "fatti". Alessandra di Pietro ovviamente è d’accordo. Di quest’ultima ricordiamo la bella intervista fatta su Gioia alle donne di Casapound dove lei descriveva questo fenomeno con "curiosità" e "simpatia". Poi c’è Anna Paola Concia, la deputata del pd che chiacchiera volentieri con casapound e che ci ha fatto sapere che in fondo non sono poi così malaccio.

Queste quattro donne pare vengano da sinistra, e per alcune parliamo di sinistra da centri sociali e non di robetta. Si dicono femministe ma con le femministe non riescono più a parlare.

Si è provato ieri a intavolare su facebook una discussione per chiedere perchè, come mai, che succede. Se la sono detta e cantata e quello che viene fuori è che evidentemente si sentono più a loro agio a parlare con casapound che con le femministe antifasciste.

Non è una cosa da poco ed è un fenomeno che va analizzato perchè ci sono responsabilità politiche e conseguenze.

La prima conseguenza che vediamo sul piano tangibile è la criminalizzazione delle femministe antifasciste definite "poco liberali", soviet, anacronistiche. Dunque queste donne si uniscono al coro delle tante carfagna & company che passano il tempo a parlare di noi come se fossimo una bestemmia.

La conseguenza immediatamente successiva è che nel tentativo di mantenere in vita il loro status di "femministe di sinistra" non solo spostano questo concetto a destra ma trascinano con sè, anzi sdoganano tutto il corpus domini di casapound.

Respingere indietro questo tentativo di annacquamento dei valori antifascisti (perchè l’antifascismo E’ un VALORE) non è solo un dovere ma una emergenza.

Ciascuna, è chiaro, può fare le scelte che vuole ma poi non si dica femminista e non si dica antifascista. Ci si assuma la responsabilità politica e intellettuale della scelta che si sta facendo. Non si dica che siamo noi ad avere capito male perchè proprio non ci siamo.

Il punto è che noi siamo ferme, sicure e con le idee chiare. Loro sono a fare la spola tra una riva e l’altra e sono un po’ confuse. Da quando la "confusione" è diventata chiave di sdoganamento politico della destra questa gente così confusa mentre balzella e piroetta tra una iniziativa femminista e una capatina a casapound si comporta come caronte. Trascina i fascisti da quel limbo dove giustamente la legge e la costituzione li avevano relegati e li presenta al mondo come fonte di nuova saggezza e di nuove virtù.

E’ un capolavoro che sa di truffa e sa tanto di "good-l’indifferenza del bene", gran film che consigliamo a queste donne di vedere.

Noi lo sappiamo che il fascismo si serve di "intellettuali" o sedicenti tali per farsi sdoganare. Noi lo sappiamo quanto possa sembrare "più libertario" piazzarsi tra gli indecisi. Ma la cultura libertaria non è fatta di spranghe a chi prova ad attacchinare manifesti di sinistra, a chi si esprime in modo diverso, a chi esiste a prescindere dagli squadristi.

La cultura libertaria ti invita ad assumerti una responsabilità collettiva, ti mette di fronte alla realtà, te la fa ascoltare anche se tu non hai voglia di sentirla perchè ogni volta che pronunci una parola, una frase, che getti sul fuoco la gente con cui pretendi di manifestare nelle piazze, tu stai facendo un danno a tutti noi e lo stai facendo anche a te.

L’assenza di libertà sta dall’altra parte ed è inutile che fate finta di non sapere e che fate revisionismi osceni per non assumervi la responsabilità storica delle vostre scelte. 

Chiedetelo a quelli di casapound di fare un documento per la libertà di manifestazione ed espressione della sinistra, dei centri sociali di sinistra, delle femministe antifasciste. Chiedete a loro di essere "tolleranti" e poi spiegateci perchè a milano, roma, napoli, palermo, ovunque, tra un convegno su evola e un’altro con dell’utri, fanno tutt’altro.

Dopodichè vi invitiamo a leggere il commento di paola che ci ricorda perchè esiste il reato di apologia di fascismo e perchè NON è assolutamente superato dai fatti.

In generale, con tutto il rispetto, si potrebbe concludere con un:

scusa se non ti chiamo femminista;

scusa se non ti chiamo antifascista,

scusa se non ti do l’opportunità di spacciarti per una di sinistra, femminista, antifascista.

Mi inquineresti il dibattito e mai come in questo momento c’è bisogno di chiarezza.

Leggi anche:

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Posted in Anticlero/Antifa, Fem/Activism, Omicidi sociali, Scritti critici.


One Response

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  1. anna says

    Circa l’appello per i “signori” di casa Pound vorrei ricordare alle
    “signore” se dicenti di sinistra (che a questo punto secondo il mio infimo
    parere non sono NEANCHE moderate di sinsitra ma semplicemente hanno messo a
    riposo il cervello ed il buon senso) che esiste la Legge Mancino

    Gazzetta Ufficiale n. 97 del 27 aprile 1993 Convertito in legge, con
    modificazioni, dalla L. 25 giugno 1993, n. 205 (G.U. n. 148 del 26 giugno
    1993, ) – (Legge Mancino) –

    che all’Art.2 così recita:

    1. Chiunque, in pubbliche riunioni compia manifestazioni esteriori od
    ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni,
    associazioni, movimenti o gruppi di cui all’articolo 3 della legge 13
    ottobre 1975, n. 654,* è punito con la pena della reclusione fino a tre anni
    e con la multa da lire duecentomila a lire cinquecentomila.

    2. È vietato l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche
    alle persone che vi si recano con emblemi o simboli di cui al comma 1. Il
    contravventore è punito con l’arresto da tre mesi ad un anno.

    * la legge del 1975 ratificava e rendeva esecutiva anche in Italia la
    convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di
    discriminazione razziale

    **

    Il diritto di esprimere pareri è sacrosanto, la censura fa schifo e non
    serve, NON sono nè sacre nè sante la violenza, la violenza verbale, la
    menzogna, l’incitamento all’odio razziale, l’incitamento alla violenza.

    Affermare oggi, come mi pare di aver capito abbiano fatto le se dicenti
    donne di sinistra, che, tutto sommato, in Italia non costituiscono problemi
    nè il maschilismo violento, nè il neofascismo nè la xenofobia, nè
    l’omofobia, nè l’islamofobia nè l’antisemitismo significa solo una cosa:

    queste donne NON vivono la cruda quotidiana realtà del Paese.

    Che si provino a vivere per un giorno come minoranza e poi mi dicano se è
    cosa buona e giusta difendere la libertà di diffondere merda che i razzisiti
    violenti si prendono anche perchè NESSUNO a nessun livello li fa tacere.